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Autore: MaryFangirl    17/11/2021    0 recensioni
Kaede Rukawa soffre. La sua pena e il suo dolore sono così evidente che tutti i membri della squadra dello Shohoku se ne rendono conto, ma non sanno il motivo. Il primo a scoprirlo sarà inaspettatamente il suo eterno rivale.
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Era già un po' tardi, quasi le sei, ma non aveva alcuna fretta, così continuò a camminare lentamente, così vicino all'acqua che di tanto in tanto le onde raggiungevano i suoi piedi nudi. Quando raggiunse i gradini di pietra che portavano alla clinica dove era stato curato per l'infortunio alla schiena, si fermò a guardare il mare un'ultima volta.
 
-Se questo posto ha qualcosa di buono, è questa spiaggia meravigliosa.-
 
Girandosi per salire i gradini, si rese conto che una figura stava correndo verso di lui. Non gli ci volle molto a riconoscerla.
 
-Ancora quella volpe puzzolente?- pensò seccato. Avrebbe potuto ignorarlo e dirigersi verso la clinica, ma senza sapere perché aspettò immobile che la volpe lo raggiungesse.
Quando ciò avvenne, Kaede si fermò e si sporse leggermente in avanti, le mani appoggiate sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato.
 
“Sembri molto stanco, volpe” disse beffardo, “anche se non mi sorprende, so che non riesci a sopportare tutti i 40 minuti di una partita”
 
“Doaho...” disse semplicemente Kaede una volta raddrizzatosi.
 
“Maledetta volpe! Chi stai chiamando doaho?”
 
“Vedi qualche altro doaho da queste parti?”

A quel punto lo avrebbe preso a pugni se non si fosse ricordato in tempo di essere in via di guarigione e che una rissa avrebbe solo allungato la sua permanenza nell'odiosa clinica. Quindi si limitò a grugnire e senza dire altro cominciò a salire le scale.
 
“Come va la riabilitazione?”
 
La domanda inaspettata lo bloccò. Si girò di nuovo, stupito, e fissò gli occhi blu del ragazzo.
 
“C-come dici?” fu l'unica cosa che riuscì ad articolare.
 
“Ti ho chiesto”, Kaede prese fiato, la corsa lo aveva effettivamente lasciato esausto, “come va la riabilitazione”
 
“E perché vuoi saperlo?” domandò sospettoso. Kaede non rispose, scrollò le spalle. “Abbastanza bene” mormorò infine.
 
“Mi fa piacere. Spero che ti rimetta presto, la squadra ha bisogno di te”
 
Lo guardò scappare via, rimanendo completamente sbalordito da quelle parole. Se le sue orecchie non l'avevano tradito, il suo più grande rivale gli aveva appena augurato un pronto recupero. E inoltre...
 
-Io...ho sempre pensato che tu non mi volessi in squadra...-
 
Ma non era quello che Kaede gli aveva lasciato intendere, la sua voce era sembrata del tutto sincera. All'improvviso si sentì miserabile ricordando tutte le volte in cui avrebbe voluto che fosse stato lui a infortunarsi per essere al suo posto.
Non ebbe altra scelta che ammettere che forse, tutto sommato, Kaede era una persona migliore di lui.
 
^ ^ ^ ^
 
Plaf!
 
Una botta interruppe i suoi ricordi.
 
“Ahia! Posso sapere che stai facendo, Ayako?” si lamentò Hanamichi.
 
“Posso sapere che stai facendo tu, Hanamichi Sakuragi?” chiese la manager principale dello Shohoku, “è da due minuti che palleggi una palla immaginaria!”
 
La faccia del ragazzo divenne dello stesso colore dei suoi capelli quando si rese conto che era vero. Si alzò e andò a cercare la palla che era caduta a pochi metri da loro.
 
“A che stavi pensando?” chiese Ayako molto curiosa quando lui tornò accanto a lei. Non era consueto che il numero dieci si perdesse nei suoi pensieri.
 
“A niente”

“Allora concentrati sugli esercizi di base!”
 
“Non mi servono...”

“Non ricominciare con la stessa storia”

“Ma è vero, sono un tensai...”

Ayako concluse la discussione con una seconda sventagliata. Mentre Hanamichi tornava a far rimbalzare la palla inginocchiato a terra, rivolse di nuovo uno sguardo alle porte della palestra. Hanamichi guardò di sbieco la manager, sapendo a cosa stava pensando. O meglio, a chi. Era la prima volta che Kaede Rukawa mancava a un allenamento.
 
-Che gli sarà successo?- pensò Ayako.
 
“Noi andiamo” disse Hisashi avvicinandosi accompagnato da Ryota.
 
“Vi manca molto?” chiese il capitano.
 
“No” rispose Ayako guardando l'orologio, “ancora cinque minuti e ce ne andiamo anche noi”
 
“Va bene. A domani”
 
“A domani...” mormorò, sorpresa che Ryota non si fosse offerto di aspettarla.
 
-Mi ignora da giorni- pensò tristemente mentre li osservava uscire dalla palestra, -forse si è stancato di me...-
 
E cosa si aspettava? Ryota si era dichiarato quasi due anni prima e lei l'aveva respinto. Anche se non poteva fare a meno di sentirsi delusa al pensiero che lui si fosse già arreso.
 
-Se solo sapessi la verità...-
 
“È ora?” chiese Hanamichi, rompendo il silenzio che si era formato da qualche minuto.
 
“Sì” rispose la ragazza, guardando di nuovo l'orologio. Hanamichi si alzò e salutò Ayako prima di dirigersi verso le docce. La manager rimase ancora un po' a riflettere, mentre la sua preoccupazione era divisa tra l'indifferenza di Ryota e l'assenza di Kaede.
 
^ ^ ^ ^
 
Hanamichi odiava tornare a casa da solo, ma quel giorno Yohei non era rimasto all'allenamento perché aveva da lavorare e Ayako viveva nella direzione opposta alla sua. Inoltre le giornate si erano già accorciate molto e l'oscurità crescente rendeva più triste la sua camminata solitaria.
Pensò ad Haruko e si sentì peggio. La seconda manager dello Shohoku a malapena gli parlava da quando le aveva dichiarato i suoi sentimenti ed era diventata la ragazza numero 51 a rifiutarlo. Ma stranamente non lo aveva colpito così tanto come temeva, ciò che lo feriva di più era che apparentemente aveva perso la sua amicizia.
 
Un suono familiare attirò la sua attenzione. Proveniva dal campetto dall'altra parte della strada.
 
-Qualcuno si allena a quest'ora?- pensò, stranito, -non c'è praticamente alcuna luce.-
 
Si avvicinò alla recinzione che circondava il posto e riconobbe il ragazzo che stava giocando anche se gli voltava le spalle.
 
-Rukawa?-
 
Senza fare rumore, andò all'ingresso. Non capiva cosa ci facesse la volpe lì. Perché non era andato all'allenamento? Tutti lo avevano scusato perché pensavano che non stesse bene, ma quello scemo era lì ad allenarsi da solo.
 
-Chi crede di essere? Preferisce allenarsi da solo che con noi?-
 
“Rukawa!” lo chiamò avvicinandosi, molto arrabbiato.
 
Kaede si voltò sentendo il suo nome e Hanamichi si bloccò di colpo quando vide il suo viso. Era rigato di lacrime.
 
-La volpe...piange?-
 
Il ragazzo usò il dorso della mano per asciugarsi la faccia e andò a recuperare la palla che aveva appena lanciato a canestro, mentre Hanamichi lo fissava con stupore. Kaede mise la palla nel borsone che aveva lasciato a lato del campetto e, prendendola in spalla, andò verso l'uscita. Hanamichi realizzò che Kaede intendeva andarsene senza dire nulla e lo afferrò per il braccio mentre gli passava accanto, costringendolo a fermarsi.
 
“Ehi, volpe...che ti succede?” chiese preoccupato.
 
Kaede non rispose, si limitò a girare la testa per guardarlo. Il cuore di Hanamichi sprofondò mentre fissava quegli occhi abitualmente freddi e inespressivi, ora così triste e rossi di pianto. Rimasero così per qualche secondo, finché Kaede non si divincolò andare e finalmente parlò.
 
“Non è niente” mormorò, riprendendo a camminare.
 
Ma doveva essere qualcosa di serio se faceva piangere il ragazzo meno emotivo della prefettura, Hanamichi lo sapeva. Eppure non poteva pretendere che gliene parlasse, dopotutto non erano amici.
 
“Verrai all'allenamento domani?” chiese senza sapere bene perché, prima che si allontanasse troppo.
 
“Sì” rispose Kaede senza fermarsi.
 
Hanamichi osservò Kaede camminare finché non scomparve dietro un angolo. Si sentiva molto confuso dopo averlo visto in quello stato. Era arrivato a credere che Rukawa fosse...qualcuno incapace di mostrare una singola emozione diversa dalla passione che si leggeva nei suoi occhi quando giocava o durante gli allenamenti. Ma non era così. Rukawa era un essere umano come tutti gli altri, e lo aveva appena dimostrato.
Durante il resto del tragitto verso casa, non riuscì a togliersi dalla mente gli occhi lacrimosi del suo rivale.
 
-Il mio rivale? Che senso ha continuare a considerarlo mio rivale? Haruko mi ha già rifiutato, in questo senso ha vinto. E poi da quando mi ha detto quelle cosa in spiaggia non riesco più ad arrabbiarmi con lui. Mi piacerebbe tanto sapere cosa gli succede...forse potrei aiutarlo. Ma è impossibile, non me lo dirà mai. Non siamo amici. Non lo saremo mai.-
 
^ ^ ^ ^
 
Tornò a casa senza voglia di fare niente, tantomeno preparare la cena. Inoltre, non aveva affatto fame. Andò nella sua stanza, gettò la borsa della palestra a un lato e si lasciò cadere sul letto.
 
“Nonno...”
 
Aveva trascorso gran parte della giornata in ospedale. Quando era tornato a casa aveva visto che era tardi per andare agli allenamenti, e in ogni caso non ne aveva molta voglia comunque. Aveva paura di scoppiare in lacrime davanti a tutti. Aveva deciso di andare a esercitarsi per conto suo per distrarsi un po', ma si era comunque messo a singhiozzare senza riuscire a fermarsi. Era bizzarro...sei anni senza versare una lacrima e ora non riusciva a smettere...
 
E per di più, Sakuragi lo aveva visto. Come aveva desiderato che lo attirasse contro il suo petto, che lo confortasse, che gli dicesse che...sarebbe andato tutto bene, che non l'avrebbe lasciato solo...
 
-Solo-
 
Il telefono squillò e lui si alzò con riluttanza. Sicuramente era suo zio. Gli aveva già parlato al mattino, ma gli aveva detto che lo avrebbe richiamato per fargli sapere quando avrebbe potuto essere a Kanagawa per occuparsi del funerale.
 
-E sicuramente poi dovrò andare a Osaka con lui- pensò amareggiato, -l'ho visto solo un paio di volte nella mia vita e ora dovrà vivere con lui, un perfetto sconosciuto. Lasciare Kanagawa, lo Shohoku, la squadra...non rivedrò più il doaho...non lo vedrò più...e nemmeno te, nonno...-
 
Quando arrivò al telefono, la sua faccia era devastata dalle lacrime.

 

  
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