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Autore: meiousetsuna    17/11/2021    5 recensioni
Scritta per Leila91 *-*
Crowley sta per ricevere una visita molto fastidiosa, e decide che prima ha assolutamente necessità di mettere un po' a posto il suo appartamento.
Per lo meno deve eliminare certe cose davvero imbarazzanti...
un bacio dolce,
Setsy
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno, Pucciosina!
Uno scandalo a Mayfair

Chiunque fosse passato di fronte alle eleganti abitazioni dei fortunati residenti di Mayfair, la lussuosa zona a ovest di Hyde Park, si sarebbe aspettato di passeggiare su marciapiedi immacolati anche per l’alto standard di ordine delle vie londinesi. Ci sarebbero stati cancelli decorati da spirali di ferro battuto, piante ornamentali e qualche padrone di snobbissimi cagnetti di pure razze autoctone – magari vincitori di premi di bellezza – che raccoglieva coscienziosamente i rifiuti dei propri cocchini, probabilmente con una paletta d’argento di Sheffield. Ma dei volgari scatoloni di cartone!
Eppure erano lì, nella loro concreta bruttezza: marroncini, miseri e persino sciupati, un vero obbrobrio.
Se fosse stato presente un furgoncino dei traslochi forse il gesto marrano sarebbe stato perdonabile, ma nessun fattorino in divisa era sul luogo a risollevare il morale degli indignati residenti.
Quei cosi erano tanti, per giunta! Polverosi e disordinati, occupavano una buona metà del passaggio, e parevano aumentare a vista d’occhio. No, di più: per miracolo!
Un signore più distinto degli altri si fermò, non potendo sopportare l’affronto. Con aria decisa puntò dritto verso quello che doveva essere il proprietario dell’immondizia.
“Sir?”
Il ragazzo alto e magro che si stava sbarazzando delle scatole si girò con aria infastidita. Questa era percepibile nello scatto nervoso delle spalle e da una specie di curioso sibilo che per un attimo gli sfuggì dalle labbra. Che lo sguardo fosse seccato era impossibile stabilirlo, perché come tutti i giovinastri della sua generazione inforcava degli inutili occhiali neri, ridicoli visto il plumbeo cielo novembrino.
“Che c’è? Non ho tempo da perdere”.
Quale maleducazione! D’altronde era chiaramente un hippie, uno un po’ fuori tempo, ma il gentiluomo non faceva troppe distinzioni tra i sottogeneri. Gli abiti erano neri e vistosi, i capelli fiammanti troppo lunghi, e un tatuaggio a forma di serpente spiccava sulla tempia destra, per non menzionare che portava lo smalto. Se ci fosse stata ancora la signora Thatcher! Ai lavori forzati, altroché!
“Sarebbe così cortese da rimuovere questi… oggetti dal pubblico suolo?”
“Se fosse per me li avrei già smaterializzati, ma lo sa che giorno è oggi, eh? Il diciassette novembre, e c’è l’ispezione”.
Crowley, perché era di lui che si trattava, fissò l’uomo impettito ma confuso di fronte a sé come se fosse il più perfetto idiota mai incontrato in seimila anni sulla Terra, quindi in tutto il tempo disponibile.
Desiderò ardentemente schioccare le dita e fargli perdere la memoria, o almeno far sparire la vistosa piramide di scatoloni che aveva ammucchiato fuori dal suo domicilio, ma ormai li avevano visti in molti e la natura stessa della verifica che stava per subire gli impediva quello stratagemma.
Il demone Crowey è accusato di eccessivo uso di inutili miracoli diabolici che attirano l’attenzione dei nemici e degli umani. La sera del giorno diciassette un comitato scelto si recherà nella sua abitazione per un controllo”.
Se lo immaginava il gruppo di demoni selezionati! Quando fossero usciti avrebbe sterminato le mosche di Belzeebub con del comune insetticida, disinfettato la sedia dove Hastur si fosse eventualmente seduto e profumato l’aria con ‘Giorgio Armani pour homme’, visto che era il suo stilista preferito. Il suo prezioso trono di velluto era coperto da una foderina che lo faceva terribilmente somigliare a…
Dove aveva la testa quando aveva scelto quella ridicola fantasia tartan? Naturalmente – si arrese subito – aveva pensato al suo angelo come al punto di riferimento nei momenti peggiori. Era come se un’ala invisibile dalle piume candide fosse posata sul mobile a difenderlo dalla contaminazione. Peccato (mai termine fu più giusto) che in quanto abitante del paradiso lo stesso Aziraphale con ogni probabilità sarebbe stato il primo ad avere un attacco di allergia ineffabile all’idea di mettere piede nel suo covo di perdizione e malevolenza.
Se avesse chiesto il parere di quegli inetti vegetali che vivevano a sbafo a casa sua, Crowley sarebbe rimasto stupito. Bisognava considerare il romanticismo delle camelie, la fedeltà asfissiante dell’edera, l’attitudine teatralmente drammatica della kokedama, ma tutte loro pensavano nei loro cervellini colmi di clorofilla che lui ne fosse innamorato pazzo. Forse era per il loro rapporto di interdipendenza, ma quando tornava all’alba con aria stropicciata e un alone di pensieri tristi capivano che era a causa della mancanza del suo amico. Se avessero osato comunicare con lui muovendo le foglie nel linguaggio dei segni, avrebbero mimato un abbraccio. Ma ci tenevano allo loro vita, anche se, bè, si trattava solo di vegetare.
“Non comprendo” continuò a pontificare l’auto eletto Addetto alla Decenza Urbana “come un controllo, mi auguro non delle forze dell’ordine, abbia influenza sul suo diritto di insozzare il nostro bel quartiere”.
Quasi quasi l’idea dell’Apocalisse non era malaccio; alcuni umani erano davvero molesti. A Crowley non andava affatto di ucciderlo, voleva solo che si facesse i fatti suoi. Ma questo non era il genere di persona che poteva pagare o convincere in altri modi normali. Stava per sbottare in una serie di insulti, quando una voce dolcissima si manifestò alle spalle del disturbatore.
“Scusate, forse posso dare una mano”.
Il signore, ormai esasperato, si girò e in tre secondi eseguì una radiografia del nuovo bizzarro arrivato.
Era molto meglio, senza dubbio. Un taglio accettabile, nessun tatuaggio o piercing, un gusto classico nell’abbigliamento. La voce affettata, però, unita al tono di biondo troppo luminoso per essere naturale, lo classificava come il probabile fidanzato del sudicione. Forse Maggie era ancora troppo poco, doveva tornare la regina Vittoria.
“Non preoccuparti, angelo, basto io qui”.
Ecco, appunto.
“Ma certo, mio caro, però mi fa piacere aiutare; cinque minuti e il marciapiede tornerà in condizioni perfette, tutto al suo posticino”.
Crowley si sbracciò per far capire ad Aziraphale di non impegnarsi con quel tipo, che ora lo squadrava con minore astio.
“Sarebbe cortese, da parte sua, sir. Immagino di poter togliere il disturbo, allora”.
Due saluti ben diversi furono indirizzati verso l’estraneo; un inchino garbato da parte dell’angelo e un gesto di stizza da parte del demone.
“Caro, cosa stavi buttando?”
No, non poteva succedere.
“Ciarpame, ti ricordi cosa ti ho detto prima al telefono sulla visita che sto aspettando”.
“Ma certo, per questo sono qui, ero un pochino in pensiero. Forse ti va di cenare insieme, prima di dover ricevere i tuoi… colleghi. Intanto buttiamo queste scatole nel giusto modo, cosa c’è dentro?”
Una bugia era proprio il meno che un demone decente potesse dire, ma Crowley preferiva di no.
“Carta”.
“È davvero tanta! Hai controllato che non ci sia nulla che vorresti conservare?”
Pronunciate quelle parole, Aziraphale aprì il primo scatolone, restando a bocca aperta.
“Ma sono libri! E tu vuoi gettarli nella spazzatura. Sono stupito, ecco. Naturalmente li accoglierò io nella libreria, non ci hai pensato?”
“Angelo, lascia stare”.
Ma era troppo tardi. Con la passione che aveva per i tomi rari o antichi, Aziraphale aveva già tirato fuori una pila di testi e stava scorrendo i titoli.
‘Come allevare un anatroccolo felice’
‘Cento ricette di cupcake’
‘Storia dei Clan scozzesi e i loro tartan’
‘Scegli le tue piante d’appartamento ideali’
‘Diventa anche tu un sommelier di vini francesi’
‘Le regole del perfetto appuntamento romantico’.
Da quell’ultimo volume, cadde una piccola piuma bianca che fungeva da segnalibro. Il capitolo da ricordare elencava i migliori ristoranti di Londra, ovviamente col Ritz al primo posto.
Crowley tecnicamente non poteva arrossire, perché la sua pelle ambrata era bruciata dal fuoco, però con un briciolo di immaginazione Aziraphale seppe che era quello che stava accadendo internamente.
“Crowley… per una volta non importa, lascia tutto così. Resterò con te, oppure vieni a casa mia e lasciali ispezionare da soli, abbiamo cose più importanti da dirci. Sempre se ti va”.
Per tutta risposta Crowley avanzò con cautela verso l’angelo, con le mani in tasca a simulare noncuranza, per poi dargli un bacio a fior di labbra. Aziraphale non era d’accordo però: meglio un bacio profondo, godurioso e bagnato.
Un’ora dopo, due individui alquanto peculiari fecero la loro apparizione a Mayfair.
La prima era una donnina di un metro e mezzo, con un cipiglio fiero e dei disgustosi mosconi che le ronzavano intorno. Il secondo era un tizio col peggior caso di psoriasi mai vista a memoria d’uomo, e anche gli abiti lo classificavano come poco desiderabile nel quartiere.
“Abita qui Crowey? Si è proprio rammollito, è un posto imbarazzzzzante!”
“E quel cartello cos’è?” Hastur lesse con molta difficoltà, non aveva frequentato le scuole.
“Ho di meglio da fare, entrate per conto vostro, non mettete in disordine e leccatemi le pareti. Ciao”.
“Ma che vuol dire?”
“È italiano. Vuol dire “buon compleanno”.

Note: Il titolo è ovviamente una ripresa scherzosa di “Un scandalo a Belgravia”, di SherlockBBC

















  
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