Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: fiorediloto40    17/11/2021    0 recensioni
- Perché non ti amo - la frase, così dolorosa per chi stava ascoltando, uscì dalle labbra del bel cavaliere della Vergine con la facilità di chi non prova sentimenti, nemmeno un briciolo di pietà per la persona di fronte a lui.
Mu, in piedi davanti a lui, rimase pietrificato davanti alle parole prive di emozioni di colui al quale già da tempo aveva affidato il suo cuore. Un cuore che ora, come se nulla fosse mai accaduto, veniva gettato con noncuranza come fosse spazzatura.
I personaggi non sono miei, ma appartengono a Masami Kurumada.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Aries Mu, Gold Saints, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I giorni che avevano preceduto il sabato erano trascorsi senza grandi scossoni.
 
Mu era rimasto nella fucina del tempio dell’Ariete quasi tutto il tempo; solo in tarda mattinata scendeva al Colosseo per allenarsi, ma, al termine, rientrava immediatamente nel suo tempio per dedicarsi alla riparazione delle armature. Nonostante gli piacesse condividere quei momenti con i compagni, negli ultimi giorni cercava di trascorrere insieme agli altri cavalieri il minor tempo possibile, per non dover subire la loro curiosità; inoltre, il fatto che la Vergine presidiasse gli allenamenti come sempre, lo rendeva più turbato di quanto volesse. Date le circostanze, preferiva senza ombra di dubbio il lavoro alla fucina, che gli dava modo di pensare e dissipare i suoi dubbi.
 
Shaka, dal canto suo, non si era azzardato a disturbare il primo guardiano. In più di un’occasione avrebbe voluto parlargli; più di una volta si era avventurato fuori dal suo tempio per andare a trovare Mu, ma a metà strada era sempre ritornato sui suoi passi. Dopo che il suo istinto gli aveva già fatto commettere una colossale sciocchezza, fare pressioni sul suo compagno non lo avrebbe di certo aiutato a mettere ordine tra i suoi pensieri. Tuttavia, non riusciva a trattenere il bisogno disperato di poterlo almeno vedere, e così ogni mattina si recava agli allenamenti, limitandosi a guardare l’amore della sua vita da lontano, con i suoi bellissimi zaffiri rigorosamente chiusi; se li avesse aperti anche solo per un istante, avrebbero rivelato tutto il rimpianto che il cavaliere portava nel suo cuore.
 
Questo, ovviamente, non era passato inosservato agli occhi dell’Ariete, tuttavia, decise che avrebbe affrontato il suo partner solo quando avesse avuto le idee ben chiare su se e come continuare la loro relazione.
 
Nel frattempo, Aphrodite era riuscito a convincere, cosa che gli era costata un bel po' di fatica, il vecchio Ariete all’idea che i cavalieri d’oro uscissero insieme il sabato sera; per il Patriarca, il fatto che tutti gli ori lasciassero sguarnita la custodia del Santuario era inammissibile, e Aphrodite dovette ricorrere a tutte le scuse che conosceva (anche quelle che non conosceva) per dissuaderlo. Tuttavia, una volta esaurito il repertorio di scuse, fu costretto ad ammettere i problemi che di recente avevano turbato le vite dei cavalieri dell’Ariete e della Vergine, quale pretesto per poter offrire loro una serata riconciliatrice.
 
Alla menzione del suo discepolo, per il quale nutriva un affetto smisurato, oltreché un vago senso di colpa per il suo comportamento durante la guerra santa, Shion cedette alla richiesta di Aphrodite; tuttavia, questo valse al primo guardiano la visita inaspettata del suo maestro.
 
Mu stava martellando un pezzo dell’armatura di Seiya, borbottando su quanti danni quel ragazzo potesse fare anche in tempo di pace, quando avvertì, con sorpresa, il cosmo del suo maestro annunciarsi all’ingresso del tempio. Senza indugiare ulteriormente, si tolse il grembiule di pelle, e, indossando la tunica che aveva abbandonato sul logoro divano della fucina, corse ad accogliere Shion.
 
- Buonasera Maestro - disse Mu inclinando leggermente il capo in segno di rispetto - entrate, prego...- fece cenno di seguirlo.
 
Shion seguì il suo allievo senza dire nulla. Dentro di sé non poteva evitare di compiacersi nel vedere ciò che Mu era diventato. Aveva sempre sospettato che un giorno quel bambino dolce e ubbidiente sarebbe diventato un Ariete di valore, ma avere la possibilità di vederlo con i suoi occhi, lo rendeva immensamente orgoglioso.
 
Dopo essersi accomodato sul divano del soggiorno, Shion rifiutò il tè che Mu gli aveva offerto, desiderando andare subito al punto.
 
- Mu, per prima cosa, non sono più il tuo maestro, quindi ti chiedo di chiamarmi semplicemente con il mio nome - il suo tono era morbido, lo sguardo viola puntato sul suo ex allievo.
 
- Ma ... voi sarete sempre il mio Maestro! - rispose Mu sorpreso.
 
Sospirando, Shion fece un piccolo sorriso - Va bene Mu... se non vuoi chiamarmi per nome non farlo, ma almeno dammi del tu. E prima che tu possa obiettare - aggiunse vedendo l’accenno di protesta che stava per uscire dalle labbra del cavaliere - non sono più il tuo maestro perché tu non sei più il mio allievo... sei il cavaliere d’oro dell’Ariete, e, a mio modesto parere, forse il migliore che abbia mai indossato quest’armatura... se io che ti ho insegnato a parlare con le armature dico che non ho mai visto Ariete così felice come al tuo fianco, puoi solo credermi... -.
 
Quelle parole, pronunciate con sincerità dal suo maestro, furono un balsamo per lo spirito di Mu - Grazie Maestro, di tutto... - si prese un momento per assorbire le belle parole di Shion prima di aggiungere - e sì, cercherò di darv...darti del tu! -.
 
- Ascolta Mu, ti chiederai perché sono venuto - lo sguardo di nuovo fisso sulle iridi smeraldo che lo guardavano con preoccupazione ed attesa - non è mia intenzione intromettermi nella tua vita privata, ma è giunto alle mie orecchie il fatto che ci sono dei problemi nella tua relazione... -.
 
Mu sospirò un po' seccato - Maestro, non dovet... non devi preoccuparti di queste cose, hai già tanto da fare con il tuo lavoro, non voglio darti inutili pensieri! - immaginava che la notizia sarebbe arrivata anche al suo maestro ma non avrebbe mai pensato che gli potesse interessare. Inoltre, era diventato un adulto ormai da tempo, ed era in grado di risolvere da sé i suoi problemi.
 
Shion studiò attentamente le reazioni del cavaliere intuendo i suoi pensieri - Mu, ascoltami bene... tutto ciò che ti riguarda per me è importante. È naturale che io sia affezionato ad ognuno di voi, dopotutto vi conosco da quando eravate molto piccoli... tuttavia, l’affetto che provo nei tuoi confronti è molto simile a quello di un padre per suo figlio...ti ho cresciuto Mu, ho visto i tuoi primi passi, ho ascoltato le tue prime parole - Mu sorrise ascoltando le amorevoli parole di Shion, ma non disse nulla per non interromperlo - e quindi mi sento in dovere di intervenire se lo ritengo necessario... -. Pur non sapendo nel dettaglio che cosa fosse accaduto, Shion non faceva fatica ad immaginarlo, conoscendo gli attuali cavalieri come nessun altro.
 
Sistemandosi meglio sul divano il Patriarca continuò - Non nego di non avere molta simpatia per Shaka... non ho nulla da ridire su di lui come cavaliere, è indubbiamente uno dei più forti... tuttavia, come tuo partner mi lascia perplesso. Sarò sincero...avrei preferito qualcun altro al tuo fianco, qualcuno meno problematico e più umile - incoraggiato dal silenzio di Mu, che si limitava a guardarlo attentamente, continuò - ma... mi rendo conto che il cuore non sceglie a chi appartenere, ed anche provandoci per mille anni non riuscirai ad estirpare i tuoi sentimenti, se sono sinceri. Indubbiamente nessuno meglio di te sa cosa fare, ma tieni a mente di non cadere negli stessi errori che rimproveri al tuo partner... - Mu aggrottò i tika sulla fronte in un’espressione interrogativa - ...se Shaka deve imparare ad accettare la sua natura umana, allo stesso tempo devi farlo anche tu, accettando il fatto che possa sbagliare... -.
 
Lo sguardo fisso su un punto immaginario, Mu incassò le parole del suo maestro, dovendo ammettere con sé stesso che aveva pienamente ragione. Si era lasciato sopraffare dal dispiacere; non accettando il fatto che anche Shaka potesse commettere degli errori, stava contraddicendo quello che gli rimproverava... in poche parole stavano commettendo lo stesso errore!
 
Lasciandolo ai suoi pensieri, Shion si diresse verso l’uscita di quella che, in un tempo lontano, era stata la sua casa; passando accanto al vaso di Pandora in cui riposava l’Ariete, non poté evitare di fare un piccolo sorriso quando percepì il sentimento di serenità che emanava dalla sua vecchia armatura...ci aveva visto giusto ancora una volta!
 
Nel frattempo, Milo e Camus si erano incontrati durante i giorni che erano seguiti alla loro riconciliazione; pur non essendo andati oltre i baci e le carezze furtive, avevano parlato molto, e, insieme, stavano coltivando un’armonia che non avevano mai avuto in passato, in parte a causa dell’atteggiamento freddo dell’Acquario, in parte anche a causa degli atteggiamenti infantili di Milo, che non aveva accettato pienamente la natura dell’uomo che amava.
 
Quando Camus mise Mu al corrente di quanto stesse accadendo tra lui e Milo, l’Ariete si mostrò sinceramente contento per il suo amico. Dopo aver raccolto i suoi sfoghi, asciugato le sue lacrime, e ascoltato il suo dolore, non poteva fare altro che augurare al suo amico il meglio, che, nonostante le alterne vicissitudini, era proprio l’amore dell’ottavo guardiano.
 
Giunto finalmente il sabato pomeriggio, Mu e Camus stavano conversando amabilmente quando raggiunsero il tempio di Aphrodite all’ora concordata. Dopo aver alzato leggermente il loro cosmo per annunciarsi all’ingresso ed avendo ricevuto una risposta affermativa dal padrone di casa, entrarono rispettosamente in attesa di essere ricevuti.
 
- Ahhhhhhh! - urlò il sempre composto Camus, quando una figura a lui sconosciuta, avvolta in una vestaglia di seta color crema, comparve in soggiorno emergendo dalle stanze private. 
 
Il viso coperto da una poltiglia verdognola, i capelli raccolti in giganteschi bigodini, la figura ignota avanzò verso i due cavalieri.
 
- Che diavolo ti prende Camus? Che sta succedendo? - chiese allarmato Aphrodite guardando il viso sconvolto dell’Acquario, mentre l’Ariete cercava con difficoltà di soffocare una risata.
 
- Aphrodite??? - sorpreso, il francese sgranò gli occhi.
 
- Chi altri si sentirebbe così libero in casa mia?! - chiese Dite allargando le braccia - e tu, Mu, che hai da ridere? - disse puntando il dito verso l’interessato.
 
- Niente, niente... - Mu cercò di ricomporsi - stavo ridendo di... di... dell’espressione di Camus! - mentì il tibetano.
 
- Sì certo, di Camus... - una smorfia adornò il bel viso dello svedese - per vostra informazione, sappiate che anche chi nasce meravigliosamente bello come me ha bisogno di qualche trattamento per rimanere tale! - il mento alzato, puntò un dito contro i suoi amici - Rimpiangerete di aver riso di me quando sarete vecchi e avvizziti! E adesso venite con me... non vi ho fatti venire qui per dare spettacolo! -.
 
I due dorati cercarono di trattenere le risate mentre seguivano il dodicesimo guardiano nelle sue stanze private. Il tempio di Aphrodite, sebbene mantenesse la sobrietà richiesta a tutti cavalieri, rispecchiava indubbiamente i gusti del suo guardiano... c’erano molti specchi, anche lungo i corridoi, inoltre le rose del guardiano abbellivano ogni angolo della casa, diffondendo il loro profumo in maniera discreta.
 
- Non sono velenose! - spiegò Dite, vedendo la perplessità sul viso dei suoi amici, che, in silenzio per non essere scortesi, sospirarono sollevati.
 
La stanza di Dite aveva al suo interno un enorme guardaroba, cosa che non sorprese affatto Mu né Camus. 
 
Cominciando a gironzolare intorno ad ognuno di loro, lo svedese prese mentalmente nota delle misure dei due cavalieri, riflettendo su cosa potesse valorizzarli. Indubbiamente il dodicesimo guardiano era conscio di avere a che fare con due notevoli esemplari di bellezza maschile, ma, avendo caratteristiche differenti, pensava molto seriamente a come enfatizzare i loro tratti più significativi. 
 
Mu e Camus avevano una vaga idea di cosa stesse facendo Dite, tuttavia, Mu manifestò la sua perplessità - Non vorrei essere inopportuno Dite... ma Deathmask sa che sei qui con noi? -.
 
- Hmmm? - concentrato sul suo lavoro, Dite sentì a malapena la domanda del tibetano - Maschera? Ah... sì, sì, certo, non ho segreti per il mio amore! Andrà insieme agli altri, ci vedremo direttamente al locale! - dopodiché continuò con il suo compito, alternandosi tra la stanza ed il guardaroba, dal quale prendeva alcuni pezzi per studiarli e poi decidere se metterli sul letto o riporli nell’armadio. Aveva preso sul serio quella missione!
 
In realtà Deathmask non aveva fatto salti di gioia nel sapere che Dite sarebbe arrivato più tardi per “vestire” i suoi amici, tuttavia si convinse a malincuore quando lo svedese gli spiegò ciò che aveva in mente. Nonostante i suoi atteggiamenti spesso esuberanti, Deathmask era conscio del fatto che agisse senza malizia e per il bene dei suoi compagni.  Inoltre... la verità è che non avrebbe mai potuto negare nulla a quello svedese folle che gli aveva rubato il cuore... ma per il suo bene e la sua serenità era meglio che Dite non lo sapesse!
 
Inutile dire che l’Ariete e l’Acquario passarono molto, molto tempo nelle stanze di Aphrodite... quando ebbe finito le sue opere d’arte, come le chiamò, batté le mani felicissimo - Siete meravigliosi! - un sorriso soddisfatto splendeva sul suo bel viso.
 
I due cavalieri si ammirarono l’un l’altro... indubbiamente Dite aveva fatto un ottimo lavoro, tuttavia, la loro modestia gli fece venire il dubbio che l’amico avesse esagerato.
 
- Dite... - Mu si manifestò per primo - non sarà...troppo? - chiese il tibetano vedendosi riflesso in uno degli specchi della stanza. Camus allargò le braccia ad indicare di essere d’accordo con Mu.
 
- State scherzando vero? - chiese Dite sorpreso - voglio proprio vedere se sarà troppo, quando un indiano sostenuto e uno Scorpione vivace vi salteranno addosso strappandovi i miei poveri vestiti di dosso! - aggiunse con un sorriso malizioso.
 
- Dite! - Camus, esasperato, si coprì il viso con le mani.
 
- No! Non toccarti... o rovinerai il trucco! - disse un allarmato Aphrodite correndo verso l’amico per valutare i danni - Beh, per fortuna è tutto a posto, questi cosmetici mi sono costati una fortuna, ma devo dire che ne è valsa la pena! - poi rivolgendosi ad entrambi - Bene ragazzi, ora devo pensare a me, quindi sciò... ci vediamo più tardi ok? - disse strizzando un occhio.
 
Mu e Camus alzarono gli occhi al cielo... l’attesa sarebbe stata lunga!
 
Tre ore dopo, Camus e Aphrodite stavano aspettando Mu, che era andato a prendere la sua auto, fuori dal Santuario. Gli altri cavalieri erano già partiti in direzione della capitale, concordando di vedersi direttamente all’interno del locale, dove avrebbero cercato di trovare un tavolo abbastanza grande per poter stare tutti insieme. L’Acquario nutriva ancora forti perplessità sul suo aspetto, a suo dire, eccessivamente vistoso, ma il guardiano dei Pesci era più che soddisfatto del suo lavoro.
 
Distratti dalla loro conversazione, non si accorsero di un’auto nera che pochi istanti prima si era fermata vicino a loro. I finestrini, oscurati, non lasciavano intravedere nulla al suo interno.
 
- Wow Camus! - disse Dite dopo aver notato l’elegante auto che, ferma lì da alcuni minuti, non accennava a muoversi.
 
- Porsche Panamera! - esclamò il francese - Gran macchina! -.
 
- Ma perché non si muove? - chiese Dite cercando inutilmente di scorgere all’interno.
 
- Forse aspetta qualcuno... - rispose Camus incrociando le braccia, poi, guardando l’orologio - ma che fine ha fatto Mu? -.
 
Mentre i due cavalieri cercavano all’orizzonte una traccia del loro amico, uno dei finestrini dell’auto nera si abbassò, rivelando una testa di capelli color lavanda che si sporse verso di loro - Vi decidete a salire o vogliamo rimanere qui tutta la notte? - chiese Mu sorridendo.
 
Dite e Camus spalancarono gli occhi. Questa non se l’aspettavano! Come accidenti faceva Mu, un ex eremita che fino a poco tempo prima viveva in uno sperduto luogo delle cime himalayane, ad avere una macchina come quella?!
 
Ancora storditi dalla sorpresa di qualche istante prima, i due dorati salirono a bordo dell’auto, Camus si accomodò di fianco al guidatore, Dite su su uno dei sedili posteriori. Finalmente partirono in direzione della capitale.
 
Mentre il tibetano sorrideva della reazione meravigliata dei suoi amici, Dite e Camus rimasero in silenzio, ancora sotto shock, finché il francese ebbe il coraggio di parlare.
 
- Mu...perdonami se te lo chiedo, ma... - Camus non voleva essere scortese, ma non sapeva come formulare quella domanda senza offendere l’amico.
 
Comprendendo la sua difficoltà, Mu fece la domanda al posto suo.
 
- Vuoi sapere come posso permettermi quest’auto? - la voce calma, serena, come sempre, Mu non si sentiva affatto offeso. Al posto loro avrebbe fatto la stessa domanda.
 
Camus annuì con il capo prima di emettere uno stringato - Sì! -.
 
Dite, al contrario, fu più loquace - Mu, tesoro, non è che io voglia farti i conti in tasca, ma... lo stipendio che percepiamo è lo stesso per tutti! Per carità, non mi lamento...ma onestamente nessuno di noi potrebbe permettersi un’auto del genere! - alzò le spalle sconcertato.
 
- Beh... in realtà anch’io farei la stessa domanda, quindi rilassatevi! - sia Camus che Dite tirarono un sospiro di sollievo - È vero, la paga è la stessa per tutti, e su Saga possiamo dire tutto... ma onestamente è sempre stato puntuale con i pagamenti... però... dimenticate che riparo armature da quando avevo sette anni; inoltre, quando ero in Jamir, facevo anche lavori di oreficeria... se a tutto questo aggiungiamo che il mio stile di vita è sempre stato alquanto frugale, non è così impossibile che abbia messo qualcosa da parte...no? - concluse sorridendo.
 
- In effetti...beh...anch’io non mi posso lamentare... - Camus pensò che il ragionamento del suo amico avesse senso. Considerato il fatto che anche lui aveva passato la maggior parte del suo tempo in Siberia vivendo una vita modesta, aveva messo da parte una bella somma che gli avrebbe permesso di vivere tranquillo quando avesse lasciato l’armatura dell’Acquario al suo allievo.
 
- Quindi io sono l’unico qui che non ha niente?! - esclamò Dite, provocando l’ilarità dei suoi amici.
 
- Dopo aver visto il tuo guardaroba, direi che sei l’unico che in questi anni ha investito i suoi soldi... - rispose Camus con una smorfia ironica.
 
- Spero che almeno Maschera abbia pensato al nostro futuro... - rifletté ad alta voce Dite sconsolato, provocando nei due cavalieri seduti davanti un’altra risata.
 
Passata una buona ora parlando degli argomenti più vari, non da ultimo l’agognata riconciliazione tra l’ottavo e l’undicesimo guardiano, i tre dorati arrivarono finalmente a destinazione. Dopo aver affidato le chiavi dell’auto al parcheggiatore del locale, i tre amici si diressero verso l’entrata del club. 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: fiorediloto40