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Autore: elenabastet    18/11/2021    2 recensioni
Un anziano soldato racconta qualcosa di sé ad una giovane conversa che è andata a fargli visita, e non solo che oggi è il suo compleanno. Forse un antefatto di In tempo.
Genere: Angst, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IL COMPLEANNO DEL SOLDATO

 

Rating: toni tristi, malinconici, richiami alla Storia.

Fandom: Lady Oscar.

Riassunto: Un tributo ad Alain, partecipa al contest per il suo compleanno. Forse un antefatto della mia fanfiction In tempo.

 

Avevo cominciato da poco come conversa presso le Dame di Carità: in quella Parigi piena di miseria del 1829, c’erano tanti poveri di cui occuparsi, in teoria bisognava non fare distinzioni, ma in pratica c’era chi riusciva a discriminare, non andando a casa di chi gli stava antipatico.

In particolare ce ne era uno che in tante detestavano, un soldato che nominava il nome di Dio invano troppo spesso ed era volgare, diceva cose offensive alle donne e contro il nostro sovrano Carlo X.

Ma bisognava portare qualcosa anche a lui, in quell’autunno brumoso e freddo, e così Agnés, la nuova arrivata, cioè io, dovetti sacrificarmi per tutte.

Quel soldato abitava all’ultimo piano di una casa povera ma decorosa, anche se dicevano che era maledetta dal fantasma di una ragazza morta suicida tanti anni prima, ma erano storielle senza fondamento.

Mi rispose subito quando gli bussai:

“Vi ringrazio di essere passata a trovarmi, sorella”.

Gli avevo portato del pane, un cavolo e due patate, ma lui mi disse che aveva di che mangiare.

“Sono solo, date questo cibo a chi ha figli da sfamare, la mia vita non è stata benedetta da questo. Piuttosto, oggi è il mio compleanno, ho vissuto troppo a lungo, ma ho un bicchiere di vino rosso da offrirvi, se non va contro i vostri principi”.

Lo accettai, faceva freddo e volevo scaldarmi, e gli augurai buon compleanno.

“Sono troppi gli anni che ho sul groppone, c’è chi se ne va troppo presto e chi continua a vivere per un tempo infinito, cercando di capire se ne è valsa la pena che loro si siano sacrificati rinunciando a amore e felicità. Per questo non riesco a credere nel vostro Dio, sorella”.

Stetti in silenzio, avrei dovuto indignarmi ma capii che aveva sofferto tanto, del resto non era la prima volta che sentivo questo e c’erano sempre delle motivazioni per questo, anche se non dovevo condividerle. Mi guardai attorno per vedere se c’era della biancheria da portare a lavare in convento, ma era tutto pulito e ridotto all’essenziale, il soldato doveva aver mantenuto la disciplina dell’esercito anche adesso che era in congedo.

Notai però in un angolo della stanza un fazzoletto appoggiato disteso, che avrebbe dovuto essere giallo, ma era sporco di un colore rosso scuro. Feci per prenderlo per portarlo a lavare, e di colpo il soldato cambiò atteggiamento:

“Questo non lo toccate, non voglio che lo tocchiate!”

“Ma signore, è sporco, lo vedete anche voi...”

“Come osate, stupida ragazzina? Questo non è sporco, come vi permettete? Via, andate via, e portate con voi il vostro bigottismo di merda! Donnette stupide, pensate di sapere tutto e invece non sapete niente!”

Mi ferì, e anche tanto, aveva cambiato atteggiamento così di colpo, sembrava un altro e per un attimo ebbi paura e capii perché le altre non lo volevano frequentare. Uscii di fretta, sbattendo la porta, pensando che non sarei tornata lì nemmeno per tutto l’oro del mondo.

Iniziai a scendere le scale velocemente, scuotendo la testa e interrogandomi sui limiti della carità cristiana. Ad un tratto, sentii dei passi pesanti dietro di me: era lui, il soldato.

“Sorella, perdonatemi se potete. Ma quel fazzoletto per me è sacro, come voi avete le reliquie dei vostri santi, io ho quello dei miei. Solo che i miei di santi sono esistiti davvero, erano angeli, anzi, e hanno camminato su questa Terra”.

Mi girai, arrabbiata e vidi dolore e lacrime sul suo volto.

“Quello sporco, come dite voi, e come diceva un’altra vostra consorella, è il sangue versato dalle due persone che ho amato di più dopo mia madre e mia sorella. Il mio migliore amico e la donna che amavo, servì per cercare di salvare la vita a lui quando fu ferito e lo portai a cavallo con me, e per pulire il volto a lei quando fu colpita dai fucili. Sono morti per la libertà e la giustizia, io esigo che siano rispettati”.

“Mi spiace per il vostro amico e per la vostra amata...”, dissi io.

Lui scosse la testa, triste:

“Io la amavo, ma lei amava il mio migliore amico. Loro erano due eroi, sono morti nei giorni della Bastiglia, sognavano un mondo migliore per loro e per il loro amore, e per tutti noi. Anche per voi sorella, anche se non eravate ancora nata all’epoca”.

“E ci sono riusciti a costruire questo mondo migliore?”, chiesi io, con un tono amareggiato nella voce.

“Voi cosa ne dite sorella? Erano giovani, belli, innamorati, con degli ideali, e di loro mi rimane solo quel fazzoletto. Ne è valsa la pena? Non sarebbe stato meglio se fossero vissuti insieme per i fatti loro felici e contenti, quel poco o tanto che avevano da vivere?”

Gli chiesi scusa per essere stata inopportuna, lui mi perdonò e gli augurai buon compleanno. Capii quel giorno che non bisogna mai giudicare chi abbiamo davanti, perché non sappiamo cosa abbia visto e passato, ma solo cercare di amarlo in nome anche di chi è più in alto di noi, ma anche per migliorare noi, per essere più umani e compassionevoli.

Non vidi più quel soldato, di cui seppi solo in seguito il nome, Alain de Soissons, uno degli eroi della presa della Bastiglia del 1789. Seppi che l’anno successivo partecipò da eroe alla sommossa di luglio, e si sacrificò per salvare due ragazzi in cui forse rivide i suoi amici morti. Prego ogni giorno il Signore per lui, per il suo migliore amico e per la donna amata da entrambi, perché siano in pace, perché credo che se lo siano meritati.

  
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