Don't know why, don't know where to begin
Don't know what is or isn't happening
Don't know how, my head's in such a spin
Is yours in one too, baby?
*
Il suo sorriso non era strumento di affetto, di serenità, di qualcosa. Era un coltello in mezzo ai denti, il gelo di un vuoto senza ritorno, una cancrena. Lo era sempre stato. Quella sua disgustosa compassione era sempre stata quanto di più vicino alla disperazione avesse mai toccato.
Come si fa ad odiare qualcosa di tanto bello? Ad amare qualcosa di tanto orribile?
Bevve dal fondo dei suoi occhi ogni goccia di quel niente senza sapere se lo desiderasse davvero, come una dipendenza, uno sfizio, un'abitudine. Quanto è facile sentirsi a casa nel farsi del male, pensava.
"Lo sapevi?"
Lui smise di sorridere, come se la domanda lo offendesse, come se la risposta fosse troppo amara.
"Tu lo sapevi?"
Lei esalò un respiro troppo lungo per non nascondere dolore fisico.
"Che sarei tornata?"
Provò a chiederselo con onestà, come se potesse scegliere di mentirgli, come se potesse anche solo pensare di non rispondergli.
"Speravo di averlo solo immaginato. Di non essere mai stata qui. Che tu non esistessi davvero".
Lui rise, e la sua risata era la cosa più dolce e crudele nell'intero universo.
"Sciocca ragazzina".
Eccolo, quel dolore. Lo sentiva premere le tempie come se volesse infrangerle il cranio. Lo sentiva a ondate costanti fra lo sterno e l'ombelico, come se il cuore le fosse sprofondato nella pancia. Si afferrò l'addome come se potesse raccogliere la nausea fra le mani, ma la sentí colare fra le dita e rifluirle addosso con rinnovata intensità: incandescente, umiliante, inevitabile.
Lui la osservava inespressivo torcersi e ansimare, in un giudizio silenzioso.
"Hai esagerato, ieri sera?" le chiese con naturalezza.
Lei gettò la testa oltre il parapetto e vomitó.
Una mano le raccolse i capelli dalle spalle e se li avvolse fra le dita, l'altra le si posò sulla fronte, lieve, fredda. La sostenne in silenzio mentre le boccate si susseguivano sconquassandole le interiora. Una, due, tre.
La pressione le spinse le lacrime fuori dalle orbite.
Quattro, cinque.
Tremava, senza sosta, con le sue mani fra i capelli e la faccia bagnata.
Sei, sette.
"Cosa non hai digerito?" le chiese.
Otto.
Non credeva di essere in grado di rispondere. Ma se lui chiedeva, significava che ne era in grado.
"Dieci anni".
Un sussulto e un sospiro: stava sorridendo di nuovo.
Nove.
"Tutto fuori" le ordinò.
Dieci.
*
La Chiave di Do.
Tutto fuori
https://www.youtube.com/watch?v=M9fo-o5OUpQ