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Autore: adrienne riordan    21/11/2021    1 recensioni
[La calaca de azùcar]
La vita a Esqueleto sembra tranquilla ma non lo è affatto. A farne le spese saranno i suoi abitanti, quelli nuovi, quelli vecchi e... quelli antichi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di Don Alemanno o di BardoMagno, nè offenderla in alcun modo" Questo capitolo è ambientato anni dopo le vicende narrate nel fumetto, per la precisione nell’agosto 2020. Il motivo vi sarà chiaro solo leggendo fino alla fine. Ovviamente, i personaggi sono più grandi. Sospendiamo per un momento ciò che è la serie canonica e immaginiamo che tutto è finito bene, il mondo non è finito e le nostre divinità proseguono le loro esistenze tranquille ma libere dalla prigionia di Esqueleto. Credo di aver sfiorato il punto di massima cretineria fandomica, ma spero che sarete clementi. Buona lettura!

***

 

“Non c’è davvero altro modo?” chiese titubante Mordecai, cercando di tenere la voce il più basso possibile, con la speranza che Emanuel lo sentisse comunque. Il ragazzo ne aveva passate di tutti i colori, in quegli ultimi anni, ma ormai era riuscito a ritagliarsi il suo angolino di normalità, soprattutto da quando era uscito da Esqueleto sano e salvo, cosa per nulla scontata. Certo, doveva fare i conti col fatto di non essere (di non essere mai stata) una persona normale e di avere un passato abbastanza ingombrante, ma Mordecai pensava di aver raggiunto, finalmente, un suo equilibrio, sia mentale che nella vita quotidiana. Invece, eccolo a irrompere, di nascosto, nell’appartamento di uno sconosciuto, motivato, suo malgrado, da intenzioni criminali.

“Temo di no” replicò piattamente Emanuel mentre avanzava senza far rumore. Ciò che erano sul punto di fare sembrava non fargli né caldo né freddo.

“Ma basterebbe parlargli… dirgli di ritirare la pubblicaz…” obiettò, leggermente più baldanzoso, il biondo.

“E con quali argomentazioni vorresti convincerlo?” lo interruppe il moro.

“Beh, se l’alternativa è u-ucciderlo…”

“In pratica, vorresti minacciarlo di morte” .

“No, certo che no! Sarebbe più… un avvertimento!”.

Alejandro, in testa al gruppetto con l’espressione di chi si trovava lì perché invitato, replicò in modo pratico “In fondo, abbiamo mezzi piuttosto adatti non solo per convincerlo a ritirare quella canzone, ma anche per farlo tacere. Voglio dire, non ci vuole molto a convincere un essere umano che siamo divinità azteche e che sarebbe meglio per lui fare quello che gli chiediamo”.

“E tu lasceresti testimoni in giro?” gli chiese, scettico, il moro.

“Pensi che qualcuno gli crederebbe, se andasse in giro a dire che le divinità azteche lo hanno minacciato di morte?”

“Francamente, preferisco che nessun umano sappia di noi. Men che meno un fumettista che prende per i fondelli divinità di altri culti”.

“Veramente prende per i fondelli il fan club di quei culti. Alcune vignette sono piuttosto spassose. Devo ringraziare Alma di avercelo segnalato”.

“Emanuel, ma allora tu preferiresti ricorrere ad un omicidio?!” pigolò indignato Mordecai, decisamente non interessato ai lavori di quel povero diavolo che, temeva, avrebbe passato, di lì a poco, un bruttissimo quarto d’ora.

“Ti ho seguito per questo motivo, giusto? Tu non ti sporcherai le mani con questo lavoretto, non ne avresti il coraggio. E allora ti sollevo io dall’incarico” concluse, con una nota di rimprovero, Emanuel.

“Anche se non capisco perché ci siamo dovuti portare dietro anche lui” indicò Alejandro.

“È una missione troppo importante per ignorarla! Diciamo che sono venuto a dare supporto morale al nostro serpentello con le piumette arruffate per lo spavento” denigrò deliberatamente l’essenza divina di Mordecai, ma quest’ultimo non ci diede minimamente peso, preferendo rispondere ad Emanuel.

“Devo farlo io… Alma ha incaricato me di farlo… le devo un favore”.

“Mordecai, non posso credere che tu abbia chiesto di nuovo un favore a Mictlancihuatl! L’esperienza di cinquecento anni fa non ti è bastata?” sbottò il moro. Nel frattempo Alejandro, che non si perdeva una sillaba della conversazione,  verificava l’eventuale presenza di altre forme di vita nell’appartamento.

“Il peso di un debito va pagato da chi lo ha contratto… lei è stata categorica su questo” almeno, quella lezione Quetzalcoatl l’aveva imparata bene, sebbene ai suoi danni e ai danni di tutto il pantheon azteco.

“Giusto, ed è esattamente questo il motivo per cui anche tu sei qui in Italia con me… parteciperai al delitto. È sufficiente”.

“E questo mi riporta alla domanda iniziale: non possiamo trovare un altro modo? Emanuel, come hai ridotto in silenzio Jason, non potresti fare la stessa cosa con quel fumettista?”

“Peccato che ridurlo al silenzio non raggiunga il peso del debito che hai contratto con quella niña. La prossima volta, ti prego, evita di chiedere alla Signora del Regno dei morti di salvare una vita, così lei non ti potrà chiedere di toglierne una per bilanciare!”

“Ma non è andata così…”

“Per come avevi formulato la richiesta, Alma ha fatto ciò che avevi chiesto. Ha tirato fuori quella tua compagna d’università che si è stupidamente persa nelle catacombe di Parigi, succursale europea del Mictlan. L’ha salvata, e questo, alla fine, lo avevi compreso anche tu”.

“Però non è giusto” ciò che aveva detto il moro era corretto, ma ricordare l’epilogo di quell’episodio fece tornare il magone a Mordecai.

“Giusto o meno, è stata chiara con te nel paventare le possibili conseguenze, se quella canzone dovesse diffondersi ulteriormente e giungere alle orecchie di Dorian”.

“Non posso credere che Dorian farebbe davvero mutare il virus del Covid 19 per un motivo così stupido!” si lamentò il biondo. “È solo una canzonetta italiana, e loro stanno in America! Dorian potrebbe non sentirla mai! La canta un tizio che non è nemmeno un cantante, ed è stata creata da un gruppo semisconosciuto che canta parodie! Alma l’ha sentita solo perché è venuta qui in vacanza con la sua famiglia!”

“Una canzonetta che prima finirà nel dimenticatoio, meglio sarà per tutti” sentenziò il moro, col chiaro intento di chiudere il discorso “Ridicola o meno, non è un caso che l’abbiano resa pubblica proprio nel cinquecentesimo anniversario della caduta dell’impero azteco!” ribatté severamente il moro, svelando alla fine cosa aveva scatenato la sua irritazione in tutta quella storia.

“Guarda che quel simpaticone ha aumentato il tasso di mortalità di alcune epidemie per molto meno. E se sua moglie dice che potrebbe sentirsi sufficientemente offeso per quella canzone da creare una variante di Covid che farebbe rimpiangere l’influenza spagnola, la peste e il vaiolo messi insieme, io le credo” Alejandro si interruppe, pensieroso “Ma se ci teneva così tanto a scongiurare tale eventualità, perché non ci ha pensato lei stessa?” chiese Alejandro.

“Perché deve studiare per il test d’ingresso all’università e non può permettersi distrazioni. O almeno così dice lei”.

“Ehi, guarda che l’università è importante!”

“Ma non mi dire” commentò Emanuel, rammentando le seghe mentali del biondo sull’esame che non aveva potuto dare, poiché appena intrappolato ad Esqueleto, e quelle peggiori, una volta tornato libero, sulla tesi di laurea che non riusciva a scrivere in modo perfetto come avrebbe voluto.

“Comunque, la canzone era pure orecchiabile” proseguì Alejandro,  guadagnandosi un’occhiata truce da parte del moro “però…” si interruppe.

Però… non avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura l’enorme fastidio, e anche qualcosa di più, che Alejandro aveva provato nel sentire lo sparo nel bel mezzo della canzone. Quello sparo aveva fatto da spartiacque tra l’ironia della canzonetta e l’irrispettosa rievocazione della morte dell’ultimo tlatoani dei Mexica, Montezuma II, con successiva messa a ferro e fuoco dei territori mesoamericani. Era caduto un impero millenario, diamine! Gli Spagnoli avevano mandato nell’oblio una nobile cultura e spedito nel dimenticatoio tutti loro. Poi, cinquecento anni dopo, arrivavano cinque idioti a prendere per il culo i Mexica… non intenzionalmente, chiaro, ma ciò non rendeva meno fastidioso il suo risentimento. Huitzilopoctli non avrebbe provocato una pandemia per una cosa del genere, ma la tentazione di farla pagare agli ideatori della canzone c’era tutta. Sarebbe stato quasi solidale con Dorian, nella malaugurata probabilità che arrivasse ad ascoltare, e non apprezzare,  Cerveza y latifondo.

“Però, guarda la cosa in quest’ottica, Mordecai: sacrifichiamo una vita per salvarne milioni” tagliò corto Emanuel, colmando il silenzio di Alejandro.

“Come ai vecchi tempi ” concluse Alejandro, segretamente grato per quell’allontanamento dai suoi cupi pensieri. Non avrebbe ammesso neppure quello.

“E la sua morte farà da monito ai cantanti di quella band affinché non cantino più quella oscenità, se non vogliono fare la stessa fin…”il rumore della serratura bloccò definitivamente le parole del moro.

“Ma che caz..?

Le ultime cose che Don Alemanno vide, subito dopo essere entrato in casa, furono una saetta azzurra e piccoli uccelli infuocati balzare fulminei verso il suo petto, accompagnati da un verso stridulo e strozzato dello sconosciuto biondo. Non ebbe nemmeno il tempo di mettere a fuoco il volto dei suoi aggressori, ma una cosa gli era chiara, mentre cadeva a terra, sebbene non sapesse chiarire il motivo di quella certezza. Quei tizi non erano fanatici cristiani o musulmani.

 

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Note necessarie

Dunque, sveliamo l’arcano. Anzitutto, Don Alemanno è una persona reale. Lo stimo e non gli auguro niente di male, anche se nella storia che avete appena letto è schiattato male. Sono sicura che è una persona intelligente e, semmai venisse a conoscenza di questa storiella scema, non si offenderebbe, ma confesso di temere alcuni suoi sostenitori, che reputo meno intelligenti di lui. Quindi, vi prego, che non vi venga in mente di taggarlo. Dovete sapere che, quest’estate, BardoMagno e Don Alemanno hanno cantato una canzone, Cerveza y latifondo, che narra, in modo goliardico, la conquista dell’Impero azteco da parte degli Spagnoli. Premetto che l’ho adorata, eh. Non ai livelli di Norwegian Raggaeton dei Nanowar of Steel, che narra in modo altrettanto goliardico le imprese vichinghe, ma è carina e orecchiabile.  Avevo chiesto se era stato un caso che l’uscita della canzone fosse vicina al cinquecentenario della caduta di Tenochtitlan, Don Alemanno mi aveva risposto che “Il caso non esiste, Adrienne”.  È stato più forte di me, mi sono subito chiesta come avrebbero reagito le divinità azteche se avessero sentito questa canzone e mi sono scritta da sola la risposta! Probabilmente non l’avrebbero presa bene. Forse Alejandro avrebbe apprezzato il ritmo, ma gli autori di Calaca, se non ricordo male, avevano scritto che aveva il terrore delle armi da fuoco. Vedere  il videoclip dove “Montezuma”  viene “ucciso” con un’arma da fuoco, probabilmente, lo avrebbe irritato moltissimo. Emanuel avrebbe detestato la tempistica scelta per il rilascio della canzone e Mordecai si sarebbe imbarazzato per essere stato citato nel testo senza permesso.

Perdonatemi se ho citato il Covid, d’altronde il periodo storico che stiamo vivendo è questo e le epidemie erano ritenute provocate dalla furia delle divinità (non direttamente da Mictlantechutli, ma suppongo che possa influenzarne il grado di mortalità).

Il cenno alla storia delle catacombe di Parigi è volutamente criptico: mi serviva un motivo per indurre proprio Mordecai  ad essere coinvolto in un omicidio ma ho pensato a tal punto nel dettaglio a tale motivo che potrebbe nascere un’altra piccola fic a sé stante. Se vi va, la scrivo, altrimenti lascio perdere.

 

  
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