DISCLAIMER'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di Don Alemanno o di BardoMagno, nè offenderla in alcun modo" Questo capitolo è
ambientato anni dopo le vicende narrate
nel fumetto, per la precisione nell’agosto 2020. Il motivo vi
sarà chiaro solo
leggendo fino alla fine. Ovviamente, i personaggi sono più
grandi. Sospendiamo
per un momento ciò che è la serie canonica e
immaginiamo che tutto è finito
bene, il mondo non è finito e le nostre divinità
proseguono le loro esistenze
tranquille ma libere dalla prigionia di Esqueleto. Credo di aver
sfiorato il
punto di massima cretineria fandomica, ma spero che sarete clementi.
Buona
lettura!
***
“Non
c’è davvero
altro
modo?” chiese titubante Mordecai, cercando di tenere la voce
il più basso
possibile, con la speranza che Emanuel lo sentisse comunque. Il ragazzo
ne
aveva passate di tutti i colori, in quegli ultimi anni, ma ormai era
riuscito a
ritagliarsi il suo angolino di normalità, soprattutto da
quando era uscito da
Esqueleto sano e salvo, cosa per nulla scontata. Certo, doveva fare i
conti col
fatto di non essere (di non essere mai
stata) una persona normale e di avere un passato abbastanza
ingombrante, ma Mordecai
pensava di aver raggiunto, finalmente, un suo equilibrio, sia mentale
che nella
vita quotidiana. Invece, eccolo a irrompere, di nascosto,
nell’appartamento di
uno sconosciuto, motivato, suo malgrado, da intenzioni criminali.
“Temo di no”
replicò piattamente Emanuel mentre avanzava
senza far rumore. Ciò che erano sul punto di fare sembrava
non fargli né caldo né
freddo.
“Ma basterebbe
parlargli… dirgli di ritirare la
pubblicaz…”
obiettò, leggermente più baldanzoso, il biondo.
“E con quali argomentazioni
vorresti convincerlo?” lo
interruppe il moro.
“Beh, se
l’alternativa è u-ucciderlo…”
“In pratica, vorresti
minacciarlo di morte” .
“No, certo che no! Sarebbe
più… un avvertimento!”.
Alejandro, in testa al gruppetto con
l’espressione di chi si
trovava lì perché invitato, replicò in
modo pratico “In fondo, abbiamo mezzi
piuttosto adatti non solo per convincerlo a ritirare quella canzone, ma
anche
per farlo tacere. Voglio dire, non ci vuole molto a convincere un
essere umano
che siamo divinità azteche e che sarebbe meglio per lui fare
quello che gli
chiediamo”.
“E tu lasceresti testimoni
in giro?” gli chiese, scettico,
il moro.
“Pensi che qualcuno gli
crederebbe, se andasse in giro a
dire che le divinità azteche lo hanno minacciato di
morte?”
“Francamente, preferisco
che nessun umano sappia di noi. Men
che meno un fumettista che prende per i fondelli divinità di
altri culti”.
“Veramente prende per i
fondelli il fan club di quei culti.
Alcune vignette sono piuttosto spassose. Devo ringraziare Alma di
avercelo
segnalato”.
“Emanuel, ma allora tu
preferiresti ricorrere ad un
omicidio?!” pigolò indignato Mordecai, decisamente
non interessato ai lavori di
quel povero diavolo che, temeva, avrebbe passato, di lì a
poco, un bruttissimo
quarto d’ora.
“Ti ho seguito per questo
motivo, giusto? Tu non ti
sporcherai le mani con questo lavoretto, non ne avresti il coraggio. E
allora
ti sollevo io dall’incarico” concluse, con una nota
di rimprovero, Emanuel.
“Anche se non capisco
perché ci siamo dovuti portare dietro
anche lui”
indicò Alejandro.
“È una missione
troppo importante per ignorarla! Diciamo che
sono venuto a dare supporto morale al nostro serpentello con le
piumette
arruffate per lo spavento” denigrò deliberatamente
l’essenza divina di Mordecai,
ma quest’ultimo non ci diede minimamente peso, preferendo
rispondere ad
Emanuel.
“Devo farlo io…
Alma ha incaricato me di farlo… le devo un
favore”.
“Mordecai, non posso
credere che tu abbia chiesto di nuovo
un favore a Mictlancihuatl!
L’esperienza di cinquecento anni fa non ti è
bastata?” sbottò il moro. Nel frattempo
Alejandro, che non si perdeva una sillaba della conversazione, verificava
l’eventuale presenza di altre forme
di vita nell’appartamento.
“Il peso di un debito va
pagato da chi lo ha contratto… lei
è stata categorica su questo” almeno, quella
lezione Quetzalcoatl l’aveva
imparata bene, sebbene ai suoi danni e ai danni di tutto il pantheon
azteco.
“Giusto, ed è
esattamente questo il motivo per cui anche tu
sei qui in Italia con me… parteciperai al delitto.
È sufficiente”.
“E questo mi riporta alla
domanda iniziale: non possiamo trovare
un altro modo? Emanuel, come hai ridotto in silenzio Jason, non
potresti fare
la stessa cosa con quel fumettista?”
“Peccato che ridurlo al
silenzio non raggiunga il peso del
debito che hai contratto con quella niña.
La prossima volta, ti prego, evita
di
chiedere alla Signora del Regno dei morti
di salvare una vita,
così lei non ti
potrà chiedere di toglierne una
per
bilanciare!”
“Ma non è andata
così…”
“Per come avevi formulato
la richiesta, Alma ha fatto ciò
che avevi chiesto. Ha tirato fuori quella tua compagna
d’università che si è
stupidamente persa nelle catacombe di Parigi, succursale europea del
Mictlan.
L’ha salvata, e questo, alla fine, lo avevi compreso anche
tu”.
“Però non
è giusto” ciò che aveva detto il moro
era corretto,
ma ricordare l’epilogo di quell’episodio fece
tornare il magone a Mordecai.
“Giusto o meno,
è stata chiara con te nel paventare le
possibili conseguenze, se quella canzone dovesse diffondersi
ulteriormente e
giungere alle orecchie di Dorian”.
“Non posso credere che
Dorian farebbe davvero mutare il
virus del Covid 19 per un motivo così stupido!” si
lamentò il biondo. “È solo
una canzonetta italiana, e loro stanno in America! Dorian potrebbe non
sentirla
mai! La canta un tizio che non è nemmeno un cantante, ed
è stata creata da un
gruppo semisconosciuto che canta parodie! Alma l’ha sentita
solo perché è
venuta qui in vacanza con la sua famiglia!”
“Una canzonetta che prima
finirà nel dimenticatoio, meglio
sarà per tutti” sentenziò il moro, col
chiaro intento di chiudere il discorso “Ridicola
o meno, non è un caso che l’abbiano resa pubblica
proprio nel cinquecentesimo
anniversario della caduta dell’impero azteco!”
ribatté severamente il moro,
svelando alla fine cosa aveva scatenato la sua irritazione in tutta
quella
storia.
“Guarda che quel
simpaticone ha aumentato il tasso di
mortalità di alcune epidemie per molto meno. E se sua moglie dice che potrebbe sentirsi
sufficientemente offeso per
quella canzone da creare una variante di Covid che farebbe rimpiangere
l’influenza
spagnola, la peste e il vaiolo messi insieme, io le credo”
Alejandro si
interruppe, pensieroso “Ma se ci teneva così tanto
a scongiurare tale
eventualità, perché non ci ha pensato lei
stessa?” chiese Alejandro.
“Perché
deve studiare per il test
d’ingresso all’università e non
può permettersi distrazioni. O almeno così dice
lei”.
“Ehi,
guarda che l’università è
importante!”
“Ma
non mi dire” commentò
Emanuel, rammentando le seghe mentali del biondo sull’esame
che non aveva
potuto dare, poiché appena intrappolato ad Esqueleto, e
quelle peggiori, una
volta tornato libero, sulla tesi di laurea che non riusciva a scrivere
in modo
perfetto come avrebbe voluto.
“Comunque, la canzone era
pure orecchiabile” proseguì
Alejandro, guadagnandosi
un’occhiata
truce da parte del moro
“però…” si interruppe.
Però… non
avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura l’enorme
fastidio, e anche qualcosa di più,
che
Alejandro aveva provato nel sentire lo sparo nel bel mezzo della
canzone.
Quello sparo aveva fatto da spartiacque tra l’ironia della
canzonetta e l’irrispettosa
rievocazione della morte dell’ultimo tlatoani
dei Mexica, Montezuma II, con successiva messa a ferro e fuoco dei
territori
mesoamericani. Era caduto un impero millenario, diamine! Gli Spagnoli
avevano
mandato nell’oblio una nobile cultura e spedito nel
dimenticatoio tutti loro.
Poi, cinquecento anni dopo, arrivavano cinque idioti a prendere per il
culo i
Mexica… non intenzionalmente, chiaro, ma ciò non
rendeva meno fastidioso il suo
risentimento. Huitzilopoctli non avrebbe provocato una pandemia per una
cosa
del genere, ma la tentazione di farla pagare agli ideatori della
canzone c’era
tutta. Sarebbe stato quasi solidale con Dorian, nella malaugurata
probabilità
che arrivasse ad ascoltare, e non apprezzare,
Cerveza
y latifondo.
“Però, guarda la
cosa in quest’ottica, Mordecai:
sacrifichiamo una vita per salvarne milioni”
tagliò corto Emanuel, colmando il
silenzio di Alejandro.
“Come ai vecchi tempi ♥
” concluse Alejandro, segretamente grato per
quell’allontanamento dai suoi cupi
pensieri. Non avrebbe ammesso neppure quello.
“E la sua morte
farà da monito ai cantanti di quella band
affinché non cantino più quella
oscenità, se non vogliono fare la stessa
fin…”il
rumore della serratura bloccò definitivamente le parole del
moro.
“Ma
che caz..?
Le ultime cose che Don Alemanno vide,
subito dopo essere
entrato in casa, furono una saetta azzurra e piccoli uccelli infuocati
balzare
fulminei verso il suo petto, accompagnati da un verso stridulo e
strozzato
dello sconosciuto biondo. Non ebbe nemmeno il tempo di mettere a fuoco
il volto
dei suoi aggressori, ma una cosa gli era chiara, mentre cadeva a terra,
sebbene
non sapesse chiarire il motivo di quella certezza. Quei tizi non erano
fanatici
cristiani o musulmani.
******************************************
Note necessarie
Dunque, sveliamo l’arcano.
Anzitutto, Don Alemanno è una
persona reale. Lo stimo e non gli auguro niente di male, anche se nella
storia
che avete appena letto è schiattato male. Sono sicura che
è una persona
intelligente e, semmai venisse a conoscenza di questa storiella scema,
non si
offenderebbe, ma confesso di temere alcuni suoi sostenitori, che reputo
meno
intelligenti di lui. Quindi, vi prego, che non vi venga in mente di
taggarlo. Dovete
sapere che, quest’estate, BardoMagno e Don Alemanno hanno
cantato una canzone,
Cerveza y latifondo, che narra, in modo goliardico, la conquista
dell’Impero
azteco da parte degli Spagnoli. Premetto che l’ho adorata,
eh. Non ai livelli
di Norwegian Raggaeton dei Nanowar of Steel, che narra in modo
altrettanto
goliardico le imprese vichinghe, ma è carina e orecchiabile.
Avevo chiesto se era
stato un caso che l’uscita
della canzone fosse vicina al cinquecentenario della caduta di
Tenochtitlan,
Don Alemanno mi aveva risposto che “Il caso non esiste,
Adrienne”. È
stato più forte di me, mi sono subito
chiesta come avrebbero reagito le divinità azteche se
avessero sentito questa
canzone e mi sono scritta da sola la risposta! Probabilmente non
l’avrebbero
presa bene. Forse Alejandro avrebbe apprezzato il ritmo, ma gli autori
di
Calaca, se non ricordo male, avevano scritto che aveva il terrore delle
armi da
fuoco. Vedere il
videoclip dove “Montezuma”
viene
“ucciso” con un’arma da fuoco,
probabilmente, lo avrebbe irritato moltissimo. Emanuel avrebbe
detestato la
tempistica scelta per il rilascio della canzone e Mordecai si sarebbe
imbarazzato per essere stato citato nel testo senza permesso.
Perdonatemi se ho citato il Covid,
d’altronde il periodo
storico che stiamo vivendo è questo e le epidemie erano
ritenute provocate
dalla furia delle divinità (non direttamente da
Mictlantechutli, ma suppongo
che possa influenzarne il grado di mortalità).
Il cenno alla storia delle catacombe
di Parigi è volutamente
criptico: mi serviva un motivo per indurre proprio Mordecai ad essere coinvolto in un
omicidio ma ho
pensato a tal punto nel dettaglio a tale motivo che potrebbe nascere
un’altra
piccola fic a sé stante. Se vi va, la scrivo, altrimenti
lascio perdere.