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Autore: NightWatcher96    21/11/2021    2 recensioni
Izuku arrossisce, buttandogli le braccia intorno al collo. "Non mi abituerò mai a essere chiamato così".
"Dovrai abituarti, invece…" ripete l'altro, le mani che volano su quel corpo tanto amato. "… Principessa".
Hanno passato così tanto, due incubi che hanno visto la fine dove ognuno hanno fatto affidamento sull'amore e su una promessa che li ha guidati verso la luce di un futuro radioso insieme.
No!Quirk - BakuDeku - Future!Age
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless

Strano che io scriva esattamente ciò che mi viene in mente. Sono fortunata. Questa storia non ha i Quirk, non ho scritto alcun nome della città, lascerà a voi lettori immaginare un po' il tutto.
Ma non trattengo nessuno, detto questo Enjoy!!



 

La lettera è arrivata, Katsuki la guarda in piedi e pugni stretti: quel foglio con il timbro del Giappone lo infastidisce ma non può affatto sottrarsi. Fa parte dell'esercito, sapeva che prima o poi sarebbe andato in guerra ma non pensava in un paese tanto lontano e per così tanto tempo.

Tre lunghi anni. E chissà se ritornerà vivo e vegeto.

Sospira ancora, inghiotte preziosa aria: deve farsi coraggio e andare dal suo promesso sposo, Izuku Midoriya, della casa a fianco. Lo sente quasi ridere con quella voce celestiale, si immagina quei morbidi ciuffi smeraldini che incorniciano le gote lentigginose e gli conferiscono un aspetto meravigliosamente androgino. 

Si permette un sorriso ma sa che è solo questione di tempo prima che tutto diventi un'agonia.

Bussa alla porta, non aspetta molto ed entra. A complicare il suo deciso coraggio è la presenza di sua madre Mitsuki, suo padre Masaru e Inko-san, genitrice di Izuku, il suo meraviglioso fidanzato da circa sei anni ormai.

"Oh, Kacchan! Ti stavamo aspettando per la cena!" cinguetta felice Izuku, prendendogli una mano tra le sue più piccole e candide. 

Il biondo gli concede un morbido bacio sulla fronte e un altro più dolce e lungo sulle piccole e soffici labbra, imprimendo a fondo quel viso che probabilmente non vedrà più per molto tempo. Cerca di essere speranzoso, di pensare che nonostante tutto tornerà e si sposerà con il suo Deku.

La cena sembra normale ma per Katsuki è molto pesante; l'allegro chiacchiericcio degli adulti è come un brusio di sottofondo, non si concede di guardare nessuno, neanche il suo meraviglioso fidanzato al suo fianco. 

"Non ti piace la cena, Kacchan?" chiede Deku con un fil di voce.

Katsuki gela un po', spostato brutalmente via dai suoi pensieri e nega dolcemente, sospirando.

"Sono stato convocato in guerra".

Il silenzio piomba gelido nella sala da pranzo, raffreddando quel calore dai toni caldi e aranciati di pochi attimi fa. Katsuki tira fuori la lettera dalla tasca del suo pantalone e la porge sul tavolo, dove Izuku è il primo a leggerla e a volgergli occhi ampi e vitrei di lacrime.

"T-tre anni…" pigola, tremando. "Starai via per tre anni".

"Non posso sottrarmi al mio dovere, Deku" tenta di dire Katsuki, inginocchiandoglisi dinanzi con una mano sulla piccola guancia fiammeggiante. Gli cancella una lacrima, offrendogli un sorriso. "So che mi aspetterai e che quando tornerò ci sposeremo".

Izuku annuisce, il labbro inferiore trema ma niente gli impedisce di buttarsi su quel petto scolpito e leggermente abbronzato per inspirare a fondo il profumo inconfondibile del suo amato che si permette di lasciar trapelare una lacrima. Si baciano ancora una volta, si dedicheranno un'ultima notte di passione.

Poi, la partenza. La più dolorosa giornata che Katsuki mai si sarebbe dimenticata…

 

Troppe morti. 

Troppi corpi dilaniati.

Il cuore sobbalzante nel petto, la ricerca di bunker anti-bombe, i suoi amici che sparivano l'uno dopo l'altro fino alla fine, fino alla vittoria schiacciante sull'altra potenza militare che decise dopo ben quattro anni di ritirare le truppe e liberare la striscia di terreno appartenuta per anni e anni al piccolo popolo dalla pelle rossa.

Combatterono stringendo i denti, fino alla liberazione, agli elicotteri e carri armati che vennero a prenderli superando il deserto, per finalmente medicare i feriti e contare, purtroppo, anche le vittime. 

Cosa erano le medaglie al valore rispetto alla vita?

 

E' un giorno di pioggia quello che accoglie il ritorno a casa di quegli eroi; gli sembra essere passata un'eternità e se non è mai impazzito in quegli attimi di follia tra bombe e sangue addosso lo deve solo al suo Izuku.

Katsuki è alla fermata del treno, sotto una stazione che si sembra splendida, anche se non è cambiata molto in quattro lunghissimi anni. Alcuni suoi amici gli poggiano una mano sulla spalla, dandogli un sorriso accennato. 

Eijiro, Denki, Shoto, Tenya e altri di cui ora non ha voglia di ricordare, sono i pochi sopravvissuti con poche ferite e molte cicatrici visibili sotto quelle divise militari che ha imparato ad odiare. 

"Siamo a casa, Katsuki" si concede Eijiro.

Il biondo annuisce e non mormora nulla alle lacrime dell'amico dai capelli scuri e non vermigli che colano lungo le sue gote un po' pallide e sfregiate da alcune cicatrici fresche. 

Poi guarda verso l'uscita di quella stazione modica e vede i suoi genitori; suo padre sorride gentilmente, alto e magro come lo ricordava con forse qualche capello bianco alle tempie, sua madre sembra molto segnata, molto più magra, con un cardigan bianco che l'avvolge come un mantello. I capelli sono poco più lunghi e biondi, sempre ribelli. Non è affatto un sogno, sente il cuore martellargli nel petto per tante emozioni indefinite.

Lo abbracciano dolcemente, diventando più stretta intorno al suo corpo che non sente niente e Katsuki si permette di versare un paio di lacrime sulle loro spalle, tremando un po'. 

I suoi amici se ne vanno, lasciandolo godersi quel silenzioso abbraccio che segna veramente la fine di un lungo incubo.

"Bentornato a casa, figliolo" sorride suo padre, con gli occhi lucidi.

Sua madre gli fa una carezza sul viso, facendo attenzione a un paio di tagli sulle guance scarne. Cerca di non fissare la cicatrice che serpeggia sul collo, che si annida sul pettorale sinistro e un'altra sul suo rene sinistro. Se non gliel'hanno asportato è un miracolo.

"Devi raderti la barba, Katsuki" si concede la donna, con un sorriso umido.

Kacchan annuisce, non gli da molto fastidio, è appena accennata e ruvida ma poi si rende conto che quella rimpatriata è decisamente incompleta. In quattro anni lui e Izuku si sono sempre scritti ma negli ultimi mesi, prima del suo ritorno, non ha più saputo nulla di lui.

"Dov'è Izuku?" chiede il giovane ventenne con un fil di voce.

Lo vede chiaro come il sole quel lampo di tristezza balenare negli occhi dei suoi genitori che lo invitano a seguirli fino alla tanto mancata auto rossa a quattro posti. 

Raggiungono prima la strada principale come per tornare a casa per poi deviare verso il centro della città verso l'ospedale e Katsuki ha un mezzo colpo al cuore quando lo conducono a un reparto che non ha bisogno di spiegazioni.

"Si è ammalato due anni dopo che sei partito per la guerra, ha smesso di scriverti quando è peggiorato. Si pensa che siano stati lo smog e il suo sistema immunitario debole. Io dico che parte della colpa è anche della nostalgia" racconta sua madre, di spalle, mentre bussa piano alla porta bianca.

Inko-san apre e si permette di affondare le braccia intorno all'alto Katsuki che ricambia, gettando immancabilmente un occhio sul lettino dinanzi a lui dove una magra e piccola figura riposa con flebo, elettrodi e una mascherina dell'ossigeno sul viso. La donna è ingrassata molto in questi anni ma non ha perso la sua bellezza.

"Bentornato a casa, Katsuki-kun" sussurra. Si porta al capezzale del lettino, accarezzando la testa coperta da un berretto nero e aranciato di Izuku che si desta piano. "Tesoro, c'è una sorpresa per te".

Quando i loro occhi si incrociano non hanno la stessa reazione; Izuku piange, sfilandosi la mascherina dal viso e tendendogli le magrissime braccia per implorarlo con quel sorriso felice e sollevato di stringerlo e non lasciarlo più. Katsuki si rende amaramente conto che il suo amato è molto malato e che è una malattia che non da molte speranze di vivere. 

Lui è tornato da un incubo, ora Deku lo sta vivendo. Che beffardo, il destino.

Suo padre gli spinge piano la schiena e lui non perde tempo: abbraccia Izuku con tutto se stesso e insieme piangono in silenzio. Tutto è finito, sono insieme come promesso quattro anni prima e niente e nessuno li separerà più. 

"Ora possiamo sposarci" sono le parole di Katsuki. 

"Pensavo che non sarebbe mai accaduto" ammette piano Izuku, lasciandosi rimettere disteso.

"Ora tocca a te, pensa a guarire. Ti starò vicino, Deku. Tu non mollare".

Izuku annuisce, stringendogli ancora una mano nel chiudere gli occhi. Non vorrà addormentarsi con la paura che è solo un bel sogno.

 

Le loro fedi dorate brillano insieme, cozzando leggermente mentre le dita si intrecciano insieme. Il tramonto s'irradia all'orizzonte e rende quel metallo ancora più lucente, a suggellare il loro amore coronato finalmente. 

Sono su un terrazzino di un piccolo appartamento nella zona più rurale, affacciati per godersi quelle stupende distese d'erba e alberi profumati. Sembra tutto così irreale.

"Sono felice" inizia Izuku, appoggiandosi con la testa sulla spalla di Katsuki. "E' grazie anche a te che ho potuto sconfiggere la malattia e non morire. Mi stavo lasciando andare, avevo paura che non ti avrei mai più rivisto".

Quel maledetto cancro al polmone destro… Katsuki ricorderà per sempre il calvario di Izuku e se hanno scelto di vivere in campagna è per evitare che fumo e smog possano mettere di nuovo a dura prova il suo dolce sposo.

"Non ci lasceremo mai più, te lo prometto. Oramai siamo una cosa sola" sono le parole di Katsuki.

Lo volta piano, si concede un attimo per guardarlo dolcemente e imprimere nella mente quel volto pallido che sta migliorando, le occhiaie che svaniscono sempre di più e il piccolo corpo non più magro da morire. Poi lo bacia: Izuku non oppone resistenza, lo abbraccia al torace, con le loro labbra che danzano in una sinfonia di gioia e d'amore, mentre il tramonto si spegne dolcemente in una nuance bluastra.

Sarà una sera stellata per loro due. 

E domani vivranno un altro giorno come felici sposi.

Katsuki si stacca, mordendo un po' quel morbido labbro inferiore: il cavallo dei suoi pantaloni sta diventando stretto e l'erezione più che visibile. Attento ma senza alcuno sforzo solleva tra le braccia la sua dolce metà e tornano in camera da letto. Non si accontenterà solo di un bacio. 

Vuole, anzi, vogliono molto di più.

Katsuki adagia Izuku sul letto, nel buio rischiarato dalla pallida luna bianca. Si perde in quegli occhi smeraldini che ardono di vita e d'amore: potrebbe guardarli all'infinito.

"Farò piano, te lo prometto".

Izuku si alza un po', con un braccio a sostenergli il busto e gli accarezza il viso con la mano libera . "Voglio che tu mi dia tutto te stesso. Ho bisogno di sentire tutto di te, voglio tutto di te, voglio che siamo una cosa sola, Kacchan…".

Il biondo sorride un po' spavaldo premendo insieme le loro fronti. 

"Oh, non mi tratterrò..." ridacchia, facendolo stendere dolcemente su quel morbido letto. "... se è questo ciò che vuole la mia principessa".

Izuku arrossisce, buttandogli le braccia intorno al collo. "Non mi abituerò mai a essere chiamato così".

"Dovrai abituarti, invece…" ripete l'altro, le mani che volano su quel corpo tanto amato. "… Principessa".

Hanno passato così tanto, due incubi che hanno visto la fine dove ognuno hanno fatto affidamento sull'amore e su una promessa che li ha guidati verso la luce di un futuro radioso insieme.

"Ti amo, Kacchan…" sussurra Deku. 

"Ti amo anche io, Deku…".

Sono stati divisi per quattro lunghi anni e un altro anno del calvario di Izuku ma ora sono insieme e se c'è una cosa che non smetteranno di fare in questo mondo è amarsi.

Perché l'amore è la promessa più forte in assoluto, è la strada più ardua da percorrere ma per un cuore impavido arrivare al traguardo è raggiungere qualcosa di meraviglioso eterno.

 

The End

  
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