Anime & Manga > The promised neverland
Segui la storia  |       
Autore: ruka_019    21/11/2021    1 recensioni
Emma, Ray e Norman un anno e mezzo dopo essersi rincontrati, vivono in un proprio villaggio con tutta quanta la loro famiglia. Emma è ancora senza memoria, ma i suoi ricordi vivono di quelli dei suoi compagni. Tra le montagne, in normali giornate, alle prese con la vita di studenti e studentesse in un mondo dove sono al sicuro, molti di loro ancora riportano nella mente ferite di un passato che non riescono a dimenticare.
Dal testo:
"La giornata al Villaggio inizia alle sei in punto con gli orologi di tutti gli chalet che risuonano per le pareti in legno e i camini a sbuffare fuori fumo, anche in primavera. Chris non ha perso l'abitudine di gridare l'orario di sveglia, correndo in giro e dimenticando di mettersi i vestiti pesanti passando da struttura a struttura, collezionando così sgridate e raffreddori. Usciamo per fare colazione già vestiti, Ray ci mette sempre un po' di più ad alzarsi dal letto, conto i minuti per capire che tipo di giornata sarà oggi. Gli ci è voluto un quarto d'ora. La media è di otto minuti."
Note: LGBTQ+; omofobia/transfobia tra personaggi; salute mentale (PTSD, depressione, disturbi alimentari, disturbi d'ansia)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Emma, Norman, Nuovo personaggio, Ray
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quella notte giurai che saremmo stati insieme, per tutta la vita…

-Norman.- Violet mi saluta con una mano, mentre la raggiungo e uno accanto all'altra ci avviamo verso la stazione. -Sai che non c'era bisogno che mi accompagnassi?- mi fa notare con uno sguardo di ilarità.

Di Violet so decisamente poco, negli ultimi anni ho imparato a conoscere in prima persona la famiglia che Emma ha accolto e da cui si è fatta accogliere. Lei con quella sua forza luminosa e sovrumana, i sorrisi che ad un certo punto hanno imparato a mascherare il dolore sotto di essi e la sua capacità di unire le persone. Violet è sempre rimasta sulle sue, il carattere pungente di Ray su una spigliata sicurezza e testardaggine.

Sorrido tranquillo. -Non è questo. Sto andando a prendere Ray e già che ci siamo, volevo chiederti una cosa.

Violet mi guarda sorpresa, ma lei sembra il genere di persona che preferisce avere il controllo di una conversazione, quindi si affretta a ricomporsi. -Il famoso Minerva che deve chiedere qualcosa a me?

Ricambio con un ghigno. -A quanto pare non sono poi così importante come mi facevano sembrare.

-Nah, hai fatto qualcosa di davvero incredibile.- smette di guardarmi e si stringe nelle spalle.

-E comunque,- ribatto con le guance rosse -nessuno mi chiama più così.

-Che c'è ti mette a disagio?

Alzo gli occhi al cielo, questa conversazione per lei sarà molto più divertente che per me. La banchina è piccola e completamente vuota, mentre il tabellone ci segnala tra pochi minuti l'arrivo del treno diretto in città.

-Visto che ci siamo, c'è una cosa che volevo chiederti. Non devi rispondere necessariamente, se ti mette a disagio.

Violet mi lancia solo un'occhiata veloce, poi si appoggia al muro alle sue spalle. -Vai pure, se posso rispondere lo farò.

Sento la pressione sul petto e una conosciuta stretta nella pancia, mentre inspiro con il cuore che accelera al ritmo dei miei respiri. -Okay, allora. Tu come… come hai capito che ti piacessero le ragazze?

-C'è una ragione specifica per questa domanda?- chiede lei con un sorriso divertito.

-Puoi… puoi solo rispondere, se vuoi?

Sento il suo sguardo su di me e la bocca che si prepara per una risposta probabilmente tagliente, poi invece sembra cambiare idea, sospira. -E va bene, ma poi voglio la mia risposta.- continua senza darmi il tempo di replicare -In realtà non c'è mai stata una vera e propria rivelazione. Io semplicemente sapevo anche da piccola che i bambini non mi interessavano. Non dico che debba essere così per tutti, forse intorno ai… dieci anni? Si più o meno è quando sai ho definitivamente capito che quando sarei stata adottata… beh voglio dire, non c'era nessuno ad adottarci, ma ecco semplicemente sapevo che nella mia idea in futuro c'era un'altra ragazza e non un ragazzo. Tutto qui, per farla breve.

E lo è davvero, breve. E con un sospiro riconosco che non era quello in cui avevo sperato, non c'è niente che assomigli alla mia esperienza, o a quella di Ray. Solo una sfilza di nuove domande. -Quindi insomma per te è stato facile.

Violet si stringe nelle spalle, poi compie quei passi che ci separano dalla linea gialla, mentre il treno entra in stazione con un fischio. -Direi di sì. Anche se ho sempre avuto la sensazione che non ne potessi parlare, tutto diceva che il mio futuro sarebbe dovuto essere con un maschio. E a Goldy Pond ho semplicemente smesso di pensarci.

-E con Ruth?

-Eh, con Ruth.- mi scruta e sento il suo interesse direttamente sulla mia pelle -Non so se lo sai, ma Ruth non è la prima con cui ho provato ad uscire. In realtà mi incuriosisce che improvvisamente tu sia così tanto interessato, non pensavo.

Abbasso il capo, mentre ci sistemiamo in una parte isolata del vagone. -Non lo ero. Ma sto… sto cercando di capire qualcosa.

-Riguarda…?

La interrompo prima che possa proseguire, con le guance rosse. -Qualcuno si è dichiarato a me, prima pensavo fosse del tutto impossibile per me ricambiare. Ho capito i suoi sentimenti da un po' credo e all'inizio volevo fare come se nulla fosse, sarebbe stato più facile lasciare aperta la questione perché io non potevo corrispondere quei sentimenti. Però… poi mi sento strano quando sono con lui, è che vorrei costantemente… abbracciarlo, tenerlo per mano e… mi sono allontanato. Questo lo ha spinto a dichiararsi e io mi sto chiedendo se la mia è solo una forte amicizia e quindi il mio non volerlo far soffrire o… o altro.

Violet non dice niente all'inizio, sta ferma in silenzio, guardando fuori dal finestrino. Non è il genere di persona da pensare molto, in questo ricorda Emma, lei nella vita non si ferma a riflettere, agisce, parla, i pensieri sono semplici, diretti, immediatamente corrispondenti ad azioni dettate da istinti e una primitiva forma di logica empirica. Questo silenzio macchinoso è qualcosa che per persone come Emma e Violet so essere estremamente raro, il momento in cui raggiungono un punto critico in una situazione che avevano previsto facile, e qui dimostrano il loro non essere affatto superficiali, solo con un sistema di conoscere e interagire diverso da quello di qualcuno come me o come Ray, che pensiamo, certe volte troppo, fino a fonderci il cervello.

Raccolti i suoi pensieri, mi lancia uno sguardo, ma poi osserva fuori dal finestrino. -Sai quando ho conosciuto Ruth volevo solo fare esperienza. Non volevo un rapporto stabile, non sono il tipo da cercare una compagna per la vita, non rifiuto quel genere di rapporto, solo penso che arrivi con il tempo. Mi va bene divertirmi nel mentre, capisci? Abbiamo perso così tanto tempo, e ho visto tanta vita venire persa lungo la strada. Io sono qui perché qualcuno è morto e lo accetto, quindi ho deciso che avrei vissuto al massimo, sperimentato, mi sarei impegnata. Quindi sono uscita con delle ragazze, niente di eclatante, solo uscite, abbiamo mangiato, parlato, le ho tenute per mano, magari qualche bacio. Ruth non è che mi piacesse più di tanto, voglio dire Bea mi era piaciuta parecchio, di Ruth sapevo a malapena il nome. Lei in classe è molto silenziosa, parlava solo con la sua migliore amica. La prima volta che ci siamo rivolte la parola era per un progetto scolastico.

-Perché me lo stai raccontando?

-Perché Ruth non è come me. Non aveva esperienze di nessun tipo e di certo non aveva idea di cosa significasse piacere a qualcuno o che qualcuno piacesse a lei. Io ero una buona amica con cui aveva avuto una sorta di legame istantaneo. Ed è cresciuta con la convinzione che le piacessero solo i ragazzi. A dir la verità ancora pensa che i ragazzi le piacciano, potenzialmente. Però era buffo, perché con me ci provava spudoratamente senza rendersene conto. Abbiamo flirtato per settimane e per lei era solo amicizia. A me andava anche bene, te l'ho detto Ruth non era speciale, era solo divertente passare il tempo insieme ed era quello che volevo, che fosse divertente. E poi la sua amica mi ha preso da parte e mi ha detto che io le piacevo, ma lei non riusciva a capirlo, e per me le cose sono cambiate. Ruth non ha passato sempre dei bei momenti e forse se fosse stata una delle altre le avrei dato il mio supporto, ma sarebbe finita lì, non sarebbe stata una relazione in cui impegnarmi. Però Ruth non era le altre, ed è diventata importante. E poi ha voluto conoscere voi ed era la prima persona che voleva, nonché la prima persona che qualcuno di noi porta a casa, nel senso. Quindi ora Ruth potrebbe davvero essere quel rapporto per la vita. Lei è riuscita a venire a patti con i suoi sentimenti per me, a volte è ancora tanto insicura, ma insomma c'è tempo per quello.

Smetto di guardarla e mi concentro sul mondo fuori dal finestrino. -Cosa c'entra con me?

-Sei tu che mi hai chiesto di me.- ride, però è una risata che dura poco -Sai, Norman le persone non devono essere importanti da subito. Il colpo di fulmine non è per tutti. Le persone spesso diventano importanti. E non perché fanno qualcosa, ma perché cambiano qualcosa in te. Non so cosa ti fa pensare che quello che provi sia solo amicizia e non sono qui per dire se lo è o non lo è.

-È che io ho sempre amato Emma.- ammetto, non è la prima volta che lo dico, ma mai con questi termini, non capendo davvero cosa ciò significa -Capisci lei è il mio colpo di fulmine. L'ho solo sempre amata. E sono confuso.

Violet sbuffa, e mi guarda interrogativa. -Perché ora ti piace un ragazzo? È questo il problema?

Vorrei che fosse facile spiegarlo, per lei sembra tutto semplice, per me non è così, come si spiega a qualcuno che ciò che dà per scontato in questo modo per me non lo è altrettanto? -Sì. Non… non è qualcosa a cui ho mai pensato. Per me non è semplice e se scopro che non mi piace?

-Hai solo paura.

Emetto frustrazione in un verso gutturale. -Ho paura, cosa c'è di male? Lui… lui è una persona a cui comunque tengo, tantissimo. Se… non voglio che finisca con il ferirci a vicenda. Non posso ferirlo di nuovo.

La ragazza alza gli occhi al cielo. -Ma a Ray lo hai detto?

-Non ho parlato di Ray.

-Avanti, vogliamo fare questo gioco?

-Non gliel'ho detto.- cedo.

-Parlagliene. Lascia che sia anche lui a decidere. Forse è quello che gli devi, più che la tua protezione.- sembra solo esasperata, però sul viso campeggia di nuovo un sorriso accennato.

Mi gratto la testa. -Ma io non so se mi piacciono i ragazzi.

-E allora?- fa un gesto di noncuranza con la mano -Io lo so da sempre, ma mica vale per tutti. Ruth anche è cresciuta credendo di essere etero. Non lo è. Probabilmente neanche Ray si è mai posto il problema se gli piacessero o meno i ragazzi. Se sei abituato a pensarti con una ragazza probabilmente ti fa strana l'idea di stare con un uomo, ma non vederla come un ragazzo in generale a caso. Qui non stiamo parlando di un estraneo. Con Ray l'idea ti stranisce?

Ci ho pensato a lungo, Ray è sempre stato solo il mio migliore amico, il ragazzino introverso con uno sguardo sempre serio. Mi ero abituato alla sua presenza nella mia vita, finché ad un certo punto era diventato scontato, averlo, parlarci, scontati la sua espressione così neutrale, il suo non piangere mai, leggere sempre, non ridere, non ricordo di averlo mai visto sorridere in orfanotrofio. Per me era normale, normale come che potesse piacermi solo Emma perché era una bambina con la a, perché le facevano indossare gonne sotto le camicie. Emma che sprizzava gioia aveva catturato ogni mia attenzione, lei era stata una continua avventura, Ray la sicurezza del tornare in camera e trovarlo nella stessa stanza ad un letto di distanza con tanti altri fratellini intorno. Poi era venuto meno tutto, poi c'era stata la fuga e la prima volta in cui avevo visto davvero cosa fosse celato dietro la maschera d'indifferenza che Ray si era costretto ad incollare sul viso da troppo piccolo, con troppe conseguenze, troppo a lungo. Rincontrarsi dopo due anni era successo nel momento sbagliato, ma Ray era diventato bello, bello come Emma, che aveva sviluppato lineamenti definiti e taglienti sul viso e aveva perso un orecchio, su di lui i tratti infantili aspri si erano addolciti in un viso gentile, un viso che non somigliava per nulla al bambino con cui ero cresciuto. E Ray aveva pianto, Ray che non piangeva mai, mi aveva abbracciato in lacrime, inumidendo anche i miei di occhi. Quando Emma è sparita le cose sono cambiate, in me, in lui, tra noi, ed è successo qualcosa. Lui ha cambiato qualcosa in me, non è stato più l'abitudine di averlo accanto, è stato un po' il lottare per continuare a vederlo ogni giorno e un po' il ricordarmi costantemente quanto fosse bello svegliarsi e solo vederlo davanti a me. Volevo solo averli entrambi, non mi è mai importato come, non me lo sono mai chiesto, volevo solo che ci fossero entrambi. Quindi la verità è che pensarmi con Ray ad un certo punto non è più stato strano e io non so quando è successo, ma è successo.

-Non credo. Non mi stranisce l'idea di stare con lui.

Violet sorride soddisfatta. -E allora dovresti dirglielo. Digli quello che hai detto a me.

Tremo un po', perché è tanto. -Quindi lui potrebbe piacermi? Anche se è un ragazzo, anche se finora mi è piaciuta solo Emma?

-Ma sei scemo?

Rido. -Lo prendo per un sì.

Quando Ray apre la porta, salutando con un'espressione stanca Melissa, mi tiro in piedi dalla sedia su cui l'ho aspettato, attendendo di essere visto. Si volta verso di me, lo sguardo all'inizio basso, un po' scuro, poi i suoi occhi incontrano i miei e il sorriso che si apre sul suo viso è bello, o forse è solo bello vedere la sorpresa felicità dentro di lui accenderlo come era tanto tempo che qualcosa non lo illuminava così.

Mi avvicino e leggo titubanza nel linguaggio del suo corpo, mentre senza pensarci troppo gli circondo i fianchi con le braccia. -Ciao, va bene se sono venuto?

-Sì. Sì certo.- sento l'entusiasmo nella voce -Hai aspettato molto?

Mi stacco e gli scompiglio i capelli, poi gli sposto un po' la ciocca dal viso, per poter incontrare entrambi i suoi occhi scuri. -Ma cosa vai dicendo. Ti dispiace aspettarmi tu? Volevo parlare un attimo con Melissa.

Ray è colto di sorpresa, aggrotta le ciglia e riflette sull'informazione, poi si stringe nelle spalle. -Certo, nessun problema. Ti aspetto qui?

Gli faccio un cenno d'assenso e sto per voltarmi, ma la verità è che ho odiato ogni minuto dell'ultimo periodo, ogni volta che ho solo voluto stringerlo, toccarlo e ogni volta che me lo sono impedito, mi sono ripetuto che fosse sbagliato, che a me piaceva Emma e non potesse piacermi Ray, che dovevo smetterla o sarebbe sembrato qualcosa che non era reale. E continuo a chiedermi il senso di quei pensieri, il senso di impormi una lontananza fisica che è stata una lama nel petto, il senso della sofferenza che gli ho inferto, senza che avesse un senso. E non devo sentirmi sempre in colpa se Ray sta male, Ray starà male ancora a lungo, ma sta già iniziando a stare meglio e non è stata colpa mia, non essermi accorto, è stato solo parzialmente merito mio il fatto che ora siamo qui. Però se oggi è dovuto venire da Melissa è stata colpa mia, il mio averlo tenuto lontano, averlo costretto a nascondermi quei sorrisi, che prima mi dedicava senza secondi fini, per paura, è stata colpa mia. Quello che posso promettere è che mi farò perdonare. Un giorno, a partire da oggi.

-Ray.

Quindi lo chiamo e lui si gira, prima che possa dire nulla lo stringo a me, molto più forte che in precedenza. Lo afferro per la maglietta che è a maniche lunghe e lo fa sudare e gli circondo le spalle con le braccia, siamo alti più o meno uguali, ma lui nella mia presa è ancora magro, leggero, potrei spezzarlo, corpo e mente, lui se lo lascerebbe fare da me. Ma ho giurato che ne avrei avuto cura. Di ogni cosa, degli incubi, delle notti difficili e poi di quelle facili, di quelle che potrebbero farlo piangere comunque, anche se va tutto bene, forse proprio perché va tutto bene. Avrò cura di lui. Quindi lo stringo forte, e lui rimane lì impalato, confuso e vorrei ridere, ma sento solo lacrime, perché, dio, mi è mancato. E un Dio sopra di noi forse non c'è, non c'è mai stato, ma se ci fosse allora pregherò perché questo possa durare il più a lungo possibile.

-Norman?- Ray ha il tono titubante, incerto.

Non ricambia la mia stretta, ma non serve, mi stacco da lui con un sorriso e lo sguardo leggermente appannato. -Va bene, aspettami qui. Ci metto un attimo.

Lui annuisce, ma poi mi prende la manica tra le mani. -Sei… va tutto bene?- chiede, guardandomi negli occhi.

-Mhmh, va tutto bene. Ti voglio bene.- rispondo -Tu?

Ancora sembra confuso da me, incerto su cosa io gli stia chiedendo davvero, ma poi anche lui sorride. -Sì, tutto perfetto. Ti voglio bene, Norman.

E ogni tanto so che il mio nome lo pronuncia solo perché gli piace come suona. Io non aggiungo altro, busso alla porta socchiusa, oltre la quale Melissa dentro sta sistemando dei documenti, mi lancia uno sguardo, sempre luminosa, mi mette quasi soggezione quel sorriso onnipresente.

-Ciao, Norman.

-Buong… volevo dire, ciao Melissa. Disturbo?

Lei scuote la testa, facendo ondeggiare la cascata di capelli biondi. -Affatto, affatto. Vuoi sederti?

Ci penso, sedermi non era nei piani, in realtà non sono neppure sicuro di cosa sono venuto qui a dirle. Però accetto. -Non rimarrò molto, Ray mi sta aspettando fuori.

-Ho immaginato.- inizia lei, aprendo lo stesso taccuino che le ho visto in mano più volte. -Puoi parlarmi di quello che vuoi, l'ho detto a te ed Emma, siete liberi di venire per parlare con me. Anzi soprattutto se le cose dovessero diventare pesanti per voi, avete tutte le ragioni per contattarmi.

-Lo so, grazie, in realtà non sono qui per questo. Non per Ray in particolare. Forse già lo sa… sai? Comunque ho fatto un casino questi ultimi due mesi con lui.

Lei aspetta il mio silenzio prima di parlare. -Norman non sono qui per giudicare le tue azioni, lo sai questo? Ti senti responsabile per qualcosa che è successa?

Annuisco. -Sì. So che tutto questo non è colpa mia, ma io ultimamente l'ho trattato così male, senza accorgermene neanche e lui è stato male di nuovo e ha pensato che mi facesse schifo… è solo…- mi prendo la testa tra le mani -ho passato così tanti anni a dirgli che gli avrei dimostrato il contrario e poi mi sono comportato così, mentre lui era più vulnerabile.

-Lui, Ray?

Non so quando dire il suo nome sia diventato faticoso, forse quando Ray invece ha cominciato a ripeterlo solo per il gusto di farlo. -Non so perché mi sono allontanato.

Melissa mi guarda negli occhi un secondo. -Pensi che Ray ti dia la colpa di questo?

-Non penso, ma non è indicativo.- mi stringo nelle spalle -Lui incolpa se stesso di tutto.

-E non è quello che stai facendo ora tu?- Melissa ha un sorriso inquietante sul volto, è la sensazione che per anni ho provato guardandomi allo specchio notando il genere di persona che ero diventato -Mi hai detto che sai che questo- fa un ampio gesto della mano includendo se stessa -non è colpa tua. Eppure ora mi dici che ti senti responsabile per qualcosa che riguarda Ray e questo.

Premo due dita sugli occhi. -Ma io ho sbagliato.

-Può essere. Ma tutti sbagliamo, anche Ray sbaglia, questo non vuol dire che i vostri sensi di colpa siano sempre sani. C'era qualcosa che ti spaventava?- Melissa non finge di non sapere cosa sia successo e forse da una parte ne sono sollevato.

-C'era. Ma non sono più spaventato. Io… Melissa, pensi che potrei stare con Emma e Ray?

Lei scrolla le spalle. -È quello che vuoi?

Era l'unica cosa che ho desiderato per tutta la vita. -Penso di sì. Non lo so, è quello che voglio, ma ho paura perché quello che provo per Emma non è come quello che provo per Ray.

-Pensi che se lo fosse avresti meno paura?

-Forse.

-Beh Norman, stare con loro due non renderà i sentimenti per entrambi uguali, lo sai questo?- mi spiega lei -Non devo darti io il permesso di stare con Ray ed Emma, non è a me che devi chiederlo.

-Ho capito.- ammetto un po' sconfitto, so che sto cercando tutte le risposte nei posti sbagliati.

Melissa si alza e gira intorno alla scrivania avvicinandosi. -Norman, cosa vuoi davvero sapere da me?

Abbasso il capo, torcendomi le dita delle mani. -Pensa che possiamo essere felici insieme? Ray sarebbe felice? Sono così stanco di vederlo soffrire.

-Di nuovo, è una risposta che non posso darti per Ray né per Emma, ma posso dirti che da fuori il vostro rapporto esiste già. Non state costruendo qualcosa di nuovo.- ha la voce calma e il tono basso, mentre il mio respiro si spezza -Sarebbe solo l'ufficializzazione che non dovete affrettarvi a fare, arriverà con il tempo comunque, probabilmente. Le relazioni possono essere complicate, Norman. Ogni rapporto in cui c'è affetto può essere complicato. Ma se vuoi solo la mia opinione non professionale, penso che possiate essere davvero felici insieme. Avete tutti gli strumenti per rendervi felici.

Mi alzo. -Grazie, ancora. Posso rubarti un fazzoletto?

Melissa ride. -Prendi pure.

Fuori Ray sta leggendo un libro per la scuola. Quando mi vede non ci diciamo nulla, andiamo in silenzio fino alla stazione e lì veniamo raggiunti da Vincent, Barbara e Cislo che sono finalmente tornati a casa. Il viaggio è breve quando ad aspettarci sulla banchina dall'altra parte c'è il resto della nostra famiglia. C'è Emma, a cui siamo mancati, perché viene da noi e ci abbraccia entrambi. Dobbiamo piegarci per stare alla sua altezza. Ha quel suo sorriso sul volto e le guance arrossate dal sole degli ultimi giorni.

Le accarezzo qualche ciocca in testa. -Ti sono cresciuti i capelli.

Lei mi guarda confusa e poi ride. -Senti chi parla.- ribatte passandomi le mani tra le mie ciocche chiare per scompigliarli.

Io la tiro un po' verso di me, una mano sul suo viso, che scivola lì dove non c'è più l'orecchio, fino a intrecciare le dita tra le sue ciocche mosse. Appoggio il viso in mezzo ai capelli e inspiro il suo odore, ed è sempre bastato questo. Averla, con o senza ricordi, perché lei è in tutto e per tutto la bambina con cui ho vissuto e poi la ragazza che mi ha salvato la vita più di una volta.

La sera arriva con calma, tingendo il cielo di più colori di quanti ne possiamo immaginare. Giochiamo insieme ad alcuni degli altri finché c'è ancora luce. Quando si iniziano a vedere le stelle il sole è ormai sparito dietro i picchi delle montagne e ai piccoli è intimato di rientrare per non prendere freddo. L'umidità della sera è gelata ed Emma, appoggiata a me, trema leggermente. La faccio spostare ed entro dentro il nostro Chalet. Dall'armadio del corridoio prendo un vecchio telo, mentre dalle nostre camere tre coperte per ripararci dal freddo della notte. In cucina quasi tutti i più grandi stanno lavorando per la cena, mi avvicino ed è Anna a passarmi un vassoio con tre tazze ancora vuote.

-Siete sicuri che non sia un problema?- mi informo per l'ennesima volta.

Gilda alza gli occhi al cielo. -Ma per favore. Vai da loro e state tranquilli per oggi, noi ci vendicheremo nei prossimi giorni.- ci prende in giro.

Sorrido. -Grazie a tutti.

Ray ed Emma mi stanno aspettando abbracciati nello stesso punto in cui li ho lasciati. Poso davanti a loro il vassoio e accendo prima la candela della lampada esterna che ho portato con me, poi sistemo il telo a terra accanto al nostro albero e passo a tutti e due le coperte che ho preso da casa.

Ray mi guarda con la fronte aggrottata. -Che stai facendo?

-Secondo te?- ribatto io con una risata divertita, scompigliandogli i capelli.

Ci sediamo come siamo abituati a fare, io e Ray con la schiena contro il tronco e le spalle che si toccano ed Emma, che di solito è tra di noi, sdraiata su una delle nostre gambe, questa volta si siede a gambe incrociate davanti. La cioccolata calda è buona anche in estate lì, Emma si sporca il naso e tutte le mani mentre cerca di afferrare i marshmallow, che le sono stati messi sopra, scottandosi le dita. A Ray invece rimane il segno della panna sopra le labbra.

Emma lo guarda e si mette a ridere. -Ti sono venuti i baffi.

Ray si pulisce, le guance rosse d'imbarazzo. -Senti chi ha parlato.

La ragazza gli fa la linguaccia, ma poi si pulisce e mi guarda. -Allora per cos'è tutto questo?

Mi stringo nelle spalle. -Era tanto tempo che non guardavamo le stelle insieme.

Emma mi fissa un po' immobile e silenziosa, non sta sorridendo, c'è qualcosa nel suo sguardo. Quando eravamo piccoli una volta eravamo sgattaiolati fuori dalle nostre camere e ci eravamo messi a guardare attraverso le grate della sala da pranzo il cielo stellato fuori dalla finestra. Non avevamo visto quasi nulla, così ci eravamo promessi che quando fossimo cresciuti e fossimo usciti di lì lo avremmo visto davvero il cielo, insieme. Ci saremmo incontrati ancora, avremmo trovato un prato su cui sederci e nel buio di una notte d'estate avremmo guardato le stelle e basta. Emma una volta aveva detto che le sarebbe piaciuto lanciare in aria una lanterna con un desiderio, ma si era rifiutata di dirci quale fosse.

-Quando succederà ve lo dirò. Ora è un segreto.- aveva detto, con il suo sorriso malandrino e portandosi un dito alle labbra come ad intimare il silenzio.

Non ce lo ha mai più detto. E chiederlo non ha più senso, perché non se lo ricorderebbe. Chissà, dentro mi piace credere che quel desiderio, almeno un po', si sia realizzato, o anche solo uno dei suoi tanti sogni.

La prima volta che ci siamo seduti sotto il cielo è stata precisamente un anno fa. Era notte, aveva piovuto tutto il giorno e non avevamo potuto lavorare agli Chalet. Quando è calata la sera e sono arrivate le cicale e i grilli a cantare inni alla notte, Emma ci ha trascinati fuori, perché le nuvole si erano diradate, in poche rimanevano a tingere dei riflessi di rosa il cielo ad ovest, sopra le nostre teste la sua volta era di un blu cobalto con piccoli punti luminosi che per la maggior parte apparivano e sparivano ad intermittenza. Un anno fa le cose non erano come adesso. E posso sentirlo dentro l'anima che sono cambiate. C'è una sicurezza diversa a saturare l'aria tra di noi.

-Beh è bello sta sera il cielo.- conferma Emma.

Ray si stringe nelle spalle continuando a bere piano. -È solo cielo. Non c'è niente di speciale nelle stelle, non sono diverse dal sole, sono molto più lontane e la loro luce lampeggia a causa dell'atmosfera.

Emma non sembra ferita o risentita dalle sue parole, posso vedere il suo sorriso ombreggiato dalla tremolante luce della candela, rivolto alle stelle. -È così però… non pensi di essere speciale per poter essere qui a guardarlo? Io penso di esserlo, perché solo due anni fa lo vedevo da sola. E ora ci siete voi.

La fisso con una punta di dolore e uno sguardo d'affetto. -Questo è il futuro che abbiamo scelto.- dico solo, non ne voglio un altro, voglio loro, solo loro.

-È decisamente un bel futuro.- Emma chiude gli occhi, come a voler ascoltare la voce della notte tra i sussurri del vento e i lamenti delle cicale.

Ray è silenzioso, il suo sguardo malinconico, fissa prima Emma, poi la terra e alla fine quel cielo che è così diverso dal cielo sotto cui siamo cresciuti. -C'è una cosa che non vi ho mai detto.

-Cosa?- gli chiedo guardando il suo profilo, netto contro la notte.

-Nostra madre era anche la mia madre biologica.

Non vedo il motivo per dircelo, eppure allo stesso tempo mi sento confuso, un po' frastornato da questa informazione. -Dici… dici davvero?

-Sì. Lo so da quando sono piccolo, ricordavo di mia madre ed era Isabella e ricordo la canzone che mi cantava. Lei non l'ha mai cantata con nessun altro.

Emma lo guarda ma a lei non sembra toccare, forse perché non ricorda, o forse solo perché è Emma. -E quindi? Era nostra madre e basta Ray. Nel bene e nel male. Sai penso che sia arrivato il momento di riappenderla al muro, se voi ve la sentite. E vorrei una volta, ma non oggi, che mi parlaste di lei. Come si deve.

Un giorno alcuni mesi fa Emma si è arrabbiata, ricordo che era la prima volta che l'avevo sentita infuriarsi. Non aveva detto nulla all'inizio mentre i bambini le parlavano di Isabella, ma quando si era allontanata e le avevo chiesto se stesse bene lei si era arrabbiata e aveva urlato. La sua voce non l'avevo mai sentita così, forzata per tirare fuori rabbia. Emma non è mai stata tagliata per la rabbia. Lei è più per l'amore, la gioia, la speranza. Quella rabbia era stata solo la piccola ombra di un dolore che io non posso capire. Perché io di mia madre ho un ricordo a cui voler bene e da odiare.

-Va bene.- le sorrido e le faccio spazio in mezzo a noi.

Emma non si è mai fatta attendere. Non si fa lasciar indietro neanche adesso, si stende e si accoccola contro di noi, la copriamo meglio con la coperta, le tazze a terra dimenticate e vuote, solo quella di Ray ha ancora un po' del suo contenuto. Piccoli passi. Gli sorrido e lui ricambia, poi entrambi ci concentriamo su Emma, che se ne sta sdraiata a pancia in su e guarda il cielo.

Si tira su all'improvviso, con un colpo di reni. -L'avete vista?!- esclama indicando il cielo.

-No, cosa?- chiede Ray seguendo la direzione a cui punta il dito di Emma.

-Una stella cadente.

Io la abbraccio da dietro e me la porto contro, lei non si ribella. -Esprimi un desiderio.

Emma ride. -E cosa devo desiderare. Ho già tutto.

Arrossisco e lo stesso succede a Ray, che nasconde il viso, girandolo lontano da noi. Emma però è troppo presa dal suo cielo e dalla sua stella che è arrivata e sparita nella sua vita durata un singolo istante, per notarlo.

Inspiro l'aria fredda che brucia la trachea prima di parlare. -Sapete, Ray è stato onesto, lo sarò anche io. Ho pensato a quello che mi avete detto ieri. In realtà sono mesi che ci penso. E io voglio stare con voi. Non mi importa come, voglio solo stare con voi due. Tutta la vita.

Emma si gira per guardarmi negli occhi, di nuovo con l'attenzione su di noi. -Aspetta, che intendi?

-Che, mh… io vi amo. Nel senso che sono… innamorato di voi. E non dobbiamo iniziare una storia, non dobbiamo fare niente. Ma ricambio i vostri sentimenti. E non mi importa come, ma ho tutta l'intenzione di vivere la mia vita con voi.

Ray anche si è voltato verso di me. -Tutta la vita?

Sorrido. -Tutta la vita, Ray. Se continuerete a scegliere me.

Ci guardiamo e c'è questo silenzio, ma non ne ho paura, non ho paura di cosa ne seguirà, non ho paura di nulla ora. Ora ci sono loro e siamo vivi e abbiamo tutta la vita davanti e siamo qui in questo mondo. E il nostro destino ce lo siamo scritti da soli. Giorno per giorno da quando siamo scappati. Non renderemo conto a nessuno, mai più. Nessun Dio. Nessun demone. Nessun essere umano. Questa è la nostra famiglia, l'unica a cui renderemo conto e per cui vivremo come abbiamo vissuto fino ad ora.

-Per tutta la vita.- Emma allunga i due mignoli nella nostra direzione, io e Ray ci lanciamo uno sguardo e glieli intrecciamo ai nostri.

Poi anche io allungo il mio verso di lui. -Per tutta la vita.

Ray ricambia e a quel punto inizia a piangere. -Per tutta la vita.

Ed è d'obbligo abbracciarci. E poi baciarci. Forse dovremmo chiedere, chi vuole essere il primo, chi dovrebbe baciare chi. Ma Emma non si fa questi problemi, si avvicina e preme le sue labbra contro le mie. Io la accarezzo lì dove c'era un orecchio e ora c'è una treccia a coprirne il vuoto. La tengo vicina a me facendo scivolare la mano sul suo collo e accarezzandole la linea della mandibola. C'è una stretta nel mio stomaco, che è forte, dolorosa, e che piano piano si allenta, naufragando nel calore delle sue labbra sulle mie. Poi lei si stacca, lentamente, le guance arrossate. Guarda Ray e si sporge per avere un bacio anche da lui. Questa volta è l'altro a completare la distanza che li separa e a lasciare che le loro labbra si uniscano. Li guardo e, solo quando si sono già staccati, con le mani di Emma ancora sulle guance di Ray e quelle di Ray che stringono forte l'erba a terra, mi rendo conto che non c'è stato un solo istante di gelosia in me. Ray ha lo sguardo un po' perso e le labbra umide che riflettono i bagliori della lampada. Emma ha i capelli un po' scompigliati, le guance rossissime e un sorriso di quelli che se ci fosse un sole da fare impallidire ci riuscirebbe, lei da sola. E allora so che li amo. Tutti e due. Che se il mondo ha un senso è perché lo sto abitando con loro.

-Cosa ne dici Ray, adesso un po' ne vale la pena?- Emma lo chiede e lei ha un modo tutto suo di fare queste domande a Ray, non c'è malizia, non c'è un secondo fine, solo la speranza che un giorno a quella domanda Ray risponderà un sì sicuro e non esisteranno più giornate in cui penserà il contrario.

Ray annuisce. -Ora sì. Io…- e vedo il momento in cui arriva il biasimo per sé stesso, il momento in cui capisce che a quella domanda c'è ancora un ma.

Io ed Emma non abbiamo più paura di quel ma, abbiamo vinto tante volte, vinceremo ancora quando dovremo combattere.

Lo fermo, una mano sulla sua spalla. -Non devi spiegarci. Lo sappiamo. Un giorno lo vedrai come lo vediamo ora noi.

E Ray ha davvero un bel sorriso, un sorriso che adesso vorrei baciare, ora che ci sono solo le stelle ed Emma a testimoniare della mia vita e del mio amore, ma non ce la faccio.

Ray mi guarda e per qualche motivo io so che lui sa. Si morde un labbro con i denti. -Norman, posso baciare anche te?

Il cuore batte forte, Emma mi accarezza la nuca sui capelli corti e quando le dita ci passano contropelo ho un brivido lungo la schiena. È solo Ray davanti a me. È Ray. -Sì.

Quando mi bacia non c'è assolutamente niente di strano o di sbagliato. È una pressione sullo sterno e le farfalle nello stomaco. Ray è più sottile di Emma, le labbra si sentono di meno, preme poco, così sono io ad afferrarlo e portarlo un po' più vicino a me. E quando ci stacchiamo ridiamo. Emma di nuovo in mezzo a noi e noi sdraiati accanto a lei, circondandola, tenendola vicina e tenendoci vicini.

-Vi amo.- sussurra anche Ray.

Poi c'è di nuovo silenzio e quasi mi pesa romperlo. -Emma, devi sapere una cosa. Ray già lo sa.

-Dimmi.- lei mi guarda, ma è tranquilla, mi accarezza il petto con le mani.

-Sai le medicine che mi hanno dato a Lambda? Quelle che avrebbero potuto uccidermi?

Annuisce, e ora c'è paura nel suo sguardo e nella sua stretta sulla maglietta. Anche Ray mi stringe, lui non ha paura, mi sorride e c'è tristezza nel suo sguardo, ma anche altro, il tacito accordo con cui mi sosterrà. Tutta la vita.

-Beh quando siamo arrivati qui hanno fatto degli esami, prima che iniziassero i test per i farmaci per annullarne gli effetti. E… ed è venuto fuori che mi hanno reso sterile, hanno reso sterili tutti noi del progetto originale. Era uno degli effetti collaterali a quanto pare. Hayato e quelli delle fattorie sperimentali di produzione di massa fortunatamente non hanno avuto nella somministrazione i farmaci che hanno danneggiato noi. Quindi… sì. Tutto qui.- sussurro con la voce un po' gracchiante senza guardarla -Non è niente di che. Non poter avere figli miei, non è esattamente la prima cosa a cui penso ora come ora. Solo perché così tu lo sai. Pensavo fosse giusto che tu… insomma lo sapessi. Visto che stiamo insieme.

Emma mi abbraccia e la sento tremare. -È davvero tutto okay, Norman? Ti va davvero bene così?

-Te l'ho detto, non è niente di che. Sono vivo e ho voi. Ho i nostri fratelli, non ho bisogno di poter…

-Norman. Non ti ho chiesto questo.- mi blocca lei stringendomi un po' di più -Va bene se a te non importa davvero, ma hai il diritto di starci male. Ti hanno tolto la possibilità di avere dei figli, non devi volerli per forza per poter soffrire, lo capisci?

-Mhmh.- dico solo mentre sento le lacrime lasciare i miei occhi, non so perché sto piangendo, c'è un po' di sollievo perché l'idea di come mi avrebbe guardato dopo averlo saputo mi preoccupava, e un po' piango anche per me, perché ci hanno tolto tanto, non hanno fatto altro che toglierci per tutta la vita. Perché noi non eravamo nulla, perché renderci sterili non faceva alcuna differenza per loro, non eravamo più che animali da poter castrare chimicamente per i loro esperimenti. La nostra vita non ha mai avuto valore per nessuno.

Ray cerca per quel che può di abbracciare sia me che Emma. -Per noi non cambia la persona che sei, lo sai vero?

Annuisco e le mie labbra involontariamente si distendono in un sorriso. -Lo so.

Emma mi asciuga le guance dai segni delle lacrime, poi mi fa un sorriso. -Adesso. Raccontatemi una storia. Una storia su di noi.

A quel punto il sorriso mi apre il viso, ancora più di prima. -Va bene, allora ti racconterò di una notte a Grace Field.

E gliela racconto guardando Ray, che abbassa le palpebre e sorride anche lui. Il viso verso il cielo. Racconto di una notte molto simile a quella, una notte in cui abbiamo avuto il privilegio di essere solo bambini, una notte in cui Ray di nascosto nel buio della casa sorrise. Una notte in cui Emma espresse un desiderio che non conosceremo mai, ma che evidentemente si è avverato ad un certo punto. E forse non importa saperlo se ora non ha più nulla in più da desiderare. Le racconto di quella prima notte in cui ci siamo amati ancora prima di farlo davvero e in cui abbiamo giurato di appartenere gli uni agli altri. Per tutta la vita.

~~~

Note dell'autore: okay... Ehm chiedo scusa per il giorno di ritardo... Se non si fosse notato sono cronicamente in ritardo nella vita. Quindi siamo qui, con ufficialmente l'ultimo capitolo, ma la settimana prossima, penso giovedì a questo punto, arriverà l'extra. Passando al capitolo, all'inizio sarò onesto, non mi convinceva assolutamente per nulla, forse è perché le fini mi spaventano, chissà. Comunque fatto sta che non mi convinceva per niente, poi invece quando sono arrivato alla fine e ho scritto le ultime parole ero letteralmente lì con il cuore a mille IO. Sapevo solo che fosse la conclusione che aspettavo di leggere ecco, ed è una perfetta chiusura ad anello con le ultime frasi che richiamano quelle del primo capitolo. Tutto questo l'ho scritto in una cosa come un mese, che è il tempo per me più breve in assoluto, gli ho dedicato giorni e alle volte notti, sapere che è sostanzialmente finito mi riempie di malinconia. Ma è anche bello essere riuscito ad essere qui e pubblicarlo. Okay, nella speranza che sia piaciuto anche a voi e che chissà magari abbia emozionato qualcuno (uno ci spera sempre), ci vediamo con l'extra finale per chi è ancora qui a leggere!

ps. Parentesi, chiedo scusa per eventuali errori nella battitura, ho fatto più attenzione possibile, ma settanta pagine di word da controllare sono faticose, quindi spero mi perdonerete...

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > The promised neverland / Vai alla pagina dell'autore: ruka_019