Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: charliotta    03/09/2009    0 recensioni
".......è una trappola! vattene!" urlò infine.
In un secondo sentì alle sue spalle un rumore di metallo, con tutta la forza che aveva in corpo Conan la scagliò a terra, mezzo secondo più tardi uno sparo.
La camera cominciò a girare, sentiva i suoni svanire, il dolore della botta la inondò.
Un tonfo, poco più il là, ruppe il silenzio. Si alzò sui gomiti, cercando di mettere a fuoco la scena, non avrebbe mai voluto farlo.....un urlo strozzato e acuto le uscì dalla gola eccheggiando in tutto il magazzino.
La sagoma era accasciata a terra, immobile, una chiazza nera si disegnava intorno a lui rapidamente.
"No!no!" gridò lanciandosi su di lui e prendedogli la testa tra le mani "no...vi prego...non lui!vi prego,no lui!"
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
la promessa                                                        LA PROMESSA


Eccolo ripercorrere la stada di tutti i giorni, quella che portava al liceo Teitan. Quella che aveva percorso migliai di volte senza curarsene più di tanto, ingnaro che nel futuro non sarebbe più capitato.Ignaro degli amici che non avrebbe più rivisto, i professori, e i giorni passati con lei..... non sarebbero più stati gli stessi.
Quel viso innocente e radioso si fece largo tra i suoi ricordi potente come un tornado, ma delicato come un fiore. Quel volto fragile e ferito, ferito da lui, dalla sua assenza e talvolta dal suo ritorno.
 Ed ecco che il ricordo più tagliente, come sempre, si animò davanti ai suoi occhi:
Un dolore acuto e improvviso gli perforò il petto, ondate di gelo si manifestavano in ogni angolo della sua anima, senza lasciargli uscire un respiro nè un gemito.
"ti prego, mi serve ancora un po' di tempo" pensò tra sè "Ran mi sta aspettando, non posso ritrasformarmi in Conan proprio adesso!"
La sua mano sinistra si appoggiò al vetro nel tentativo di sollevarsi, il volto riflesso nello specchio era pallido e debole, le pupille erano dilatate. Fu allora che notò qualcuno alle sue spalle: era basso, un metro e venti al massimo, gli occhi erano coperti da degli occhiali dalla forma quadrata, la lente gli impediva di vederne l'espressione. i suoi capelli erano arruffati, bruni. Fissava in continuazione il suo orologio come in attesa di qualcuno, o di qualcosa. Fermò il cronometro guardandolo duro. Allora lo riconobbe. Quella era la sua faccia, o perlomeno, lo era stata, perchè in quel momento lui non era Conan Edogawa. Era Shinichi kudo.
"cos....Ai! che cosa vuoi? perchè sei venuta fin qui....io.." un'altra fitta lo inondò. Più potente delle altre, la decisiva.
La sua vista cominciò ad annebbiarsi, Ai si stava togliendo gli occhiali. I suoi capelli ramati tornarono a splendere non appena strappò dalla testa la parrucca bruna. Lo guardava con insistenza attendendo che riprendesse conoscenza.
Respirò a fondo nel tentativo di metterla a fuoco, le ossa gli dolevano, e sentiva gli occhi bruciare.
Si sfiorò la nuca, le sue mani erano coperte da una stoffa blu, elegante, adatta alla serata, ma ormai troppo grande per lui. Si contrasse sfilando i piedi dalle scarpe enormi.
"bentornato!" disse Ai sorridendogli
"mettiti i tuoi vestiti, veloce" aggiunse lanciandogli addosso gli abiti che indossava fino a poco prima
"quanto....quanto è durato?" sussurrò lui affannato, quasi sorpreso di udire quella voce da bambino.
"venticinque ore" rispose impassiva
"credo che sia il massimo che può raggiungere, per ora"
La bambina si alzò dirigendosi verso l'uscita della toilette senza degnarlo di uno sguardo.
"meglio che ti sbrighi, qualcuno ti sta aspettando, di là" fu la sua ultima parola prima di chiudere la porta dietro di se .
"Ran!" gridò, ripercosso da quel ricordo.

Il salone era immenso, si poteva vedere tutta la città da quell'edificio, d'altronde, era uno dei ristoranti più costosi di Tokio.
Corse attraverso i tavoli dal quale si poteva ammirare il panorama, il luogo più romantico, dove aveva avuto intenzione di rivelarle tutto, ma ormai non sarebbe più successo.
Finalmente la vide. Era appoggiata contro la lastra di vetro, con la mano destra sotto il mento, sul viso un'espressione impaziente, era ovvio che lo aspettava da parecchio. L'eleganza del suo vestito era notevole,verde acqua leggermente sbiadito. Si era pettinata con i capelli all'indietro, in modo da poter risaltare il suo viso, che quella sera brillava più della luna. Sugli occhi non c'era alcuna traccia di trucco, non ne avevano alcun bisogno in fondo, data la bellezza che li caratterizzava. Non appena lo riconobbe tornò in posizione eretta.
"Conan, cosa ci fai qui?" gli chiese donandogli un sorriso.
esitò un attimo prima di rispondere,cercando un modo di dirglielo senza ferirla. Non esisteva.
"mi manda Shinichi" disse infine cercando di essere più spontaneo possibile.
"si scusa, ma è dovuto andare via con l'ispettore Megure. Spera che tu lo perdoni. Ecco, ha lasciato la sua carta di credito con il quale potrai pagare" le porse la carta d'oro sorridendo.
Quella che vide allora non fu la ragazza che conosceva.
Rimase impietrita dinnanzi a quella carta che stringeva tra le mani, si mordeva nervosamente il labbro inferiore cercando di trattenere le lacrime che facevano sintillare i suoi occhi chiari.
"mi ha lasciato di nuovo sola...." sussurrò.
La reazione di Ran lo spezzò in due..... la sua anima era divisa ta colui che voleva proteggerla e colui che voleva a tutti i costi riverlarle ogni cosa, compreso ciò che provava per lei.
 "Shinichi mi ha detto di dirti..."
"No!basta! non voglio sentire!tanto è un bugiardo!" gridò Ran tappandosi le orecchie con le mani.
Una serie di lacrime salate iniziarono a rigarle il volto scivolando lungo il mento e cadendo sul tavolo senza alcun controllo.
"giuro che orma non ne posso più di tutte le sue scuse...." sibilò a denti tretti.
Lui non poteva far niente, nient'altro che soffrire in silenzio in attesa che il dolore si placasse da se, ma non era difficile....era insopportabile.
"Ran!ran! sono qui, sono io!" avrebbe voluto gridare queste parole in eterno, avrebbe voluto abbracciarla, asciugarle le lacrime....ma non poteva.
"Shinichi mi ha detto di dirti....che un giorno lui starà accanto a te per sempre, tornerà da te anche a costo della sua vita, per questo motivo devi aspettarlo" alzò lo sguardo guardandola dritta negli occhi.
"vuole che tu lo aspetti con fiducia Ran, lui tornerà, l'ha giurato"
"Conan?" chiese una voce alle sue spalle.
Si voltò vedendo Ayumi che lo guardava perplessa.
"che ti prende? dove stai andando, questa non è la strada per la nostra scuola" disse indicando la via del liceo Teitan.
Si voltò indietro, aveva imboccato la via del suo liceo, senza neanche accorgersene.
"scusate, ero..." i suoi occhi caddero su Ai.
Dal modo in cui lo fissava doveva essere rimasta a guardarlo per parecchio tempo, ma non era lo sguardo che conosceva, quello duro e freddo che indicava la sua colpevolezza. Per la verità sembrava che lei non si fosse neanche accorta della sua distrazione. No, Ai aveva uno sguardo preoccupato e in qualche modo spaventato, aveva bisogno del suo aiuto, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
"...sovrappensiero..." terminò distrattamente.

Da quella mattina non gli aveva più rivolto la parola, da dopo che lui l'aveva svegliata dal suo incubo e le aveva chiesto cos'è che non andasse.
Rimaneva seduta, nel posto accanto a lui, mantenendo impassiva il suo silenzio agghiacciante.
Le si avvicinò cercando di sfiorarle la spalla
"Ai, mi vuoi dire cosa.."
"Tu, Edogawa!" intervenne improvvisamente la maestra.
Non aveva seguito la lezione fin dall'inizo, percui sentirsi chiamare lo fece sobbalzare. La maestra sembrò non accorgersene.
"Allora, hai mai sentito parlare di Shakespeare?" chiese.
Fece un sospiro, per fortuna conosceva già la risposta.
"Bè, William Shakespeare è stato uno dei più importanti drammaturghi di sempre, nonchè un poeta inglese, vissuto intorno al 1564. Delle sue opere facevano parte circa 38 sesti teatrali, 154 sonetti e una serie di altri poemi. Dopo la sua morte..."
Ai gli diede un calcio sotto il banco gelandolo con lo sguardo.
Si girò nuovamente verso la maestra che lo guardava pietrificata. Capì cosa voleva dirgli l'amica.
"o almeno, credo sia così....me lo aveva detto ieri il padre di Ran, perchè dice che non dovrei essere così ingnorante in fatto di poesia....ma la maggior parte di quello che mi ha detto non l'ho capito, era una roba complicata e incomprensibile" rise, forse in modo fin troppo infantile. La maestra gli restituì il sorriso tornando alla lavagna.
"Fa bene il detective Mouri a curarsi della tua educazione, lo dovrebbero fare tutti i padri" aggiunse cominciando a scrivere un'esercizio.
"il MIO lo fa" pensò tra sè.
"Idiota" sibilò Ai.
Il suono della campanella coprì la sua risposta.
La bambina prese la cartella precipitandosi in corridoio, cercando di ignorare il fatto che lui la stesse seguendo.
"Ai, si può sapere cos'hai?" urlò cercando di tenere il suo passo.
nessuna risposta.
"Haibara!" le afferrò il braccio per farla voltare. Con uno strattone si liberò ricominciando a camminare "lasciami stare Kudo!" bisbigliò
"Shino..." disse infine fermandosi immezzo alla folla di bambini.
Ai si voltò verso di lui fulminandolo con lo sguardo, lui sapeva benissimo quanto lei detestasse essere chiamata con il suo vero nome, tantomeno in un luogo pubblico.
Con tutta risposta lui le mostrò un sorriso maligno a  venticinque denti. Questo significava che aveva vinto quel round.
Ai sospirò e incominciò a camminare lentamente, in modo che lui la potesse raggiungere.
"allora? cosa c'è?" chiese nuovamente non appena la folla cominciò a dileguarsi.
Lei alzò le spalle "Sono nervosa, tutto qui. Sono un paio di notti che non riesco a dormire."
"a causa dei tuoi sogni?"
Ai rabbrividì. Ciò significava che aveva centrato nel segno.
Per un po' si limitarono a camminare, in silenzio. Lui palleggiava distrattamente sul ginocchio mentre lei fissava in continuazione il pavimento. D'un tratto si arrestò.
"dimmi una cosa....." sussurrò Ai.
smise di camminare anche lui,fermando il pallone con il piede.
"..tu..cosa faresti...se un tuo amico, una persona che tiene veramente a te...ti chiedesse di andartene, lasciarlo in un posto che tu sai essere pericoloso...abbandonarlo."
fece una pausa respirando a fondo.
"cosa faresti se sapessi che rimanendo non provocheresti altro che la morte di entrambi......mentre se te ne andassi  lo condanneresti comunque a una fine orribile"
Per la prima volta da quella mattina, Ai sollevò lo sguardo incrociando il suo.
".....cosa?....." ripetè tremante.
Conan prese la sua mano e la strinse tra le sue, lei lo guardò con un'espressione che non seppe riconoscere. Ma lo strinse anch'ella.
"io non ti abbandonerò mai, mai Ai, hai capito?" disse senza staccare i suoi occhi dagli azzurri di lei.
"anche se sapessi che rischio la vita, che forse non potrei fare più niente, non ti lascerei sola lo stesso.Sei mia amica."
Ai sussurrò qualcosa , ma fu talmente fievole la sua voce che lui non lo udì.
"è una promessa" aggiunse infine.



  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: charliotta