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Autore: Ciarax    22/11/2021    0 recensioni
Famiglia.
Una parola semplice, la teoria è lì, chiara e limpida, ma la verità è che Max non sa cosa dovrebbe fare quando deve venire a patti con il suo concetto di "famiglia"
Se non si parla di legami di sangue, lei ha trovato la sua famiglia in Switch: un piccolo robot quadrupede costruito con le sue mani quando aveva solo quindici anni, rimasto al suo fianco fin da quel momento.
Costruire e capire come funzionano i suoi progetti è una delle sue più grandi passioni, poiché essere un'inventrice è la cosa che ama di più e vedere nascere le sue invenzioni è un'emozione indescrivibile ogni volta. È questo e la testardaggine che la contraddistingue che la porteranno a trovare qualcun altro da considerare come la sua famiglia, quando qualcosa di alieno riesce nel semplice intento di dare quello che l'essere umano non è riuscito anche con i propri simili.
È forte.
Ma anche il ghiaccio, per quanto solido possa sembrare, è impossibile sapere a quanta pressione resisterà prima di frantumarsi in mille pezzi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bumblebee, Nuovo personaggio, Optimus Prime
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2


«Da cosa siete alimentati?» domandò di punto in bianco Max prendendo di sorpresa Ironhide che abbassò lo sguardo leggermente diffidente ma perlopiù sorpreso.

«I suoi livelli sono normali. Non ha paura» si intromise Ratchet al fianco dell'altro Autobot passando uno dei suoi scanner sul corpo di Max che ridacchiò alla sensazione di solletico improvvisa.

«Sono in pericolo?»

«No»

«E allora perché dovrei avere paura?» sia Ratchet che Ironhide furono presi alla sprovvista da quella schiettezza e Ratchet si abbassò lentamente.

Seguendo le indicazioni di Max che se la ritrovò a pochi passi mentre lo osservava curiosamente e con attenzione da ogni punto, anche se la differenza d'altezza non aiutava. Girò attorno all'Autobot un paio di volte, rischiando anche di far cadere Switch dalla sua spalla e di inciampare in uno dei piedi dell'enorme robot tanto era assorta a contemplarlo sul suo funzionamento.

«Posso?» domandò poi educatamente indicando la mano di Ratchet e facendogli così capire se potesse guardarlo più da vicino.

Ratchet non disse nulla ma abbassò lentamente la mano a terra permettendole così di salire e una volta assicuratosi che non avrebbe rischiato di farla cadere, si rialzò. Chiuse leggermente le dita in modo da impedirle di sporgersi eccessivamente e si ritrovò silenziosamente divertito da quel suo atteggiamento curioso e istintivo che non mostrava la minima paura nei loro confronti.

L'atteggiamento che aveva riscontrato in Sam e Mikaela al contrario era molto più cauto e guardingo come se si aspettassero di venire attaccati da un momento all'altro. Lui non era mai stato particolarmente amante degli esseri umani anche se era molto interessato alla biologia del loro pianeta e come delle creature organiche fatte per la maggior parte di acqua potessero muoversi e creare una così grande varietà di tutto.

Accennò un minuscolo sorriso quando la vide tenersi le mani al petto per evitare di toccarlo senza permesso e Ratchet gradì immensamente quella accortezza, annuì in approvazione quando lei gli rivolse poi uno sguardo implorante. Vide il volto di Max illuminarsi di gioia quando prese ad osservarlo con muto stupore e adorazione, passò le mani delicatamente sul metallo mentre ne controllava il funzionamento e Ratchet assecondò i suoi movimenti che guidavano con una gentilezza assoluta le enormi dita metalliche; tracciò con le dita i pistoni e i cavi che sporgevano leggermente dagli arti superiori e si sorprese del tepore emanato dal metallo che fungeva da esoscheletro, colorato con la stessa verniciatura della sua versione Hummer.

«Siete una meraviglia» mormorò alla fine estasiata, prendendo mentalmente nota di come ogni pezzo si unisse all'altro e del loro funzionamento generale. Max notò una scintilla di divertimento negli occhi artificiali di Ratchet e sorrise leggermente imbarazzata, sedendosi comodamente sulla sua mano senza alcuna paura di cadere.

«È altrettanto sorprendente vedere come sei stata in grado di costruire un essere così» replicò lui di rimando, indicando il piccolo robot sulla spalla dell'umana.

«Già l'avete detto più di una volta ma Switch non è niente di particolare, non è vivo come lo siete, ovviamente, voi» rimarcò Max con testardaggine, e in effetti aveva ragione nella sua testa. Quegli Autobot non erano solo un ammasso di metallo e circuiti che eseguiva comandi prestabili o che avevano una qualche vaga sorta di intelligenza, era vivi, in grado di ragionare e provare emozioni come lei e ogni altro essere vivente su quella Terra. Switch non era così, era in uno stato talmente primordiale da neanche poter venire considerato vagamente vivo, e ci sarebbero voluto chissà quanti decenni per poterlo definire tale, specialmente se aveva accesso solamente ad una così poca potenza di calcolo.

«La scintilla nel nostro petto ci mantiene in vita, è la sede dei nostri ricordi e delle nostre personalità – spiegò Ratchet mentre riportava Max a terra, che ridacchiò alla scena di Ironhide puntare i suoi enormi cannoni su un minuscolo chihuahua, -è considerabile come il vostro "cuore" umano»

«Sei parecchio curiosa, lil'miss» la prese di sorpresa Jazz facendola girare con uno scatto.

L'Autobot argentato era tra i più piccoli e anche il più agile tra tutti loro e, onestamente, quello che le incuteva meno timore anche con il tono gioviale che sembrava avere. Max rimase interdetta da quel suo modo così naturale di parlare ma probabilmente avevano imparato a parlare utilizzando internet o chissà quale altra risorsa a loro disposizione.

«Non mi capita tutti i giorni di incontrare enormi robot così interessanti» esclamò lei alzando le spalle noncurante, accennando un sorrisetto divertito.

Jazz ridacchiò, «Mi piaci, ragazzina»

Le richieste disperate di Sam le giunsero alle orecchie quando vide Optimus girovagare intorno al giardino e continuando a chiedergli di fare in fretta, iniziando a mostrare segni di impazienza nel trovare quegli occhiali.

«Oh! Hey, there she go... such a cutie, right?» Max accennò un sorriso divertito a quella canzone e si avvicinò a Bumblebee che curiosava nel piano inferiore, piegato a carponi per terra.

La sua testa era alla stessa altezza della ragazza e i suoi occhi slittarono immediatamente sul piccolo robot che era sulla spalla di Max, Bumblebee emise un cinguettio incuriosito e prese a stuzzicare Switch con la punta di un dito metallico. Max alla fine prese e gli porse il piccolo robot che adagiò con cautela sul palmo aperto della mano dell'Autobot che seguiva meravigliato ogni suo movimento.

Con la coda dell'occhio notò sempre di più come Optimus stesse iniziando a perdere la pazienza con il comportamento agitato di Sam che, evidentemente, non doveva avere un grande ordine in camera sua per perdere quel paio di occhiali che sembravano tanto importanti.

«Se vuoi posso provare a dargli una mano. Ho visto quanto siete di fretta» lo chiamò Max battendo delicatamente la mano sul piede dell'Autobot per attirare la sua attenzione.

Prime abbassò la testa nella sua direzione e la squadrò per un attimo prima di accennare un sorriso di ringraziamento, «Lo apprezzerei molto, più tempo perdiamo e più i Decepticon hanno un vantaggio»

«Allora è meglio se ci diamo una mossa, è difficile che il vostro arrivo passi inosservato» esclamò lei di rimando pensando di setacciare il piano inferiore magari pensando ad un modo di entrare di soppiatto nella casa. Certamente era una soluzione migliore che farsi trovare all'improvviso in camera di Sam assieme anche a Mikaela.

La situazione sarebbe stata imbarazzante anche senza il suo intervento.

Neanche il tempo di poter entrare dalla porta secondaria lasciata aperta che un tremendo scossone fece tremare la terra sotto i suoi piedi, facendola finire a terra dopo aver perso l'equilibrio. L'intera energia elettrica dell'isolato era saltata lasciando le case e le strade senza luce elettrica, piombando nel buio.

Max sospirò sentendo vagamente le voci concitate di Ironhide e Ratchet che doveva essere probabilmente stato l'autore di quel casino.

...

L'energia elettrica era ritornata ma ora il problema era un altro, e ben più grave.

I federali di un settore sconosciuto avevano circondato la casa, costringendo Max ad entrare in casa dei Witwicky mentre veniva spintonata da due agenti decisamente poco amichevoli. Il gracchiare dei diversi contatori geiger risultava fastidioso e quando poi glielo puntarono contro la lancetta schizzò tra i valori più alti mai registrati, ammanettarono i tre ragazzi e in meno di cinque minuti si ritrovarono dentro un furgone blindato schiacciati sui sedili posteriori.

L'agente di fronte a loro sembrava soddisfatto di quel bottino e la conversazione tra i due adolescenti e quel Simmons per poco non fecero urlare Max dalla frustrazione. Detestava trovarsi lì, schiacciata come una sardina in un posto che non le apparteneva e con le mani bloccate dietro la schiena.

Anche mentre Sam tentava di convincere il federale che la sua denuncia di furto era stato un caso isolato e per nulla connesso alle recenti attività extraterrestri che erano state rilevate nella città, Max sentì un paio di manette aprirsi prima che anche quelle che bloccavano le sue mani rilasciarono immediatamente la tensione sui suoi polsi. Rivolse un silenzioso sorriso di ringraziamento a Mikaela che ricambiò prima di rispondere acidamente a Simmons che ghignò divertito dal suo temperamento.

«E tu -disse poi rivolgendo la sua attenzione a Max che gli rivolse uno sguardo inviperito da sotto una ciocca di capelli neri, -Max Cohen, giusto? Piccola inventrice pazza, non mi sorprende che sei stata adottata così tante volte. Dov'è adesso la... cos'è? La quinta fami...» non fece in tempo a finire la frase che il furgone sobbalzò con una brusca manovra di arresto.

Qualcosa fece tremare l'intero veicolo che venne poi afferrato dal tettuccio e alzato da terra, Sam e Mikaela urlarono qualcosa spingendosi in avanti e trascinando Max con loro. Il metallo cedette sotto la tensione e tutti finirono bruscamente a terra ma ancora all'interno del blindato completamente aperto come una lattina.

L'enorme testa di Optimus era a pochi passi da loro e un moto di sollievo attraverso Max mentre sentì anche gli altri Autobot raggiungere Prime e circondare i veicoli.

«Signori, lasciate che vi presenti il mio amico... Optimus Prime» ghignò Sam ancora ammanettato mentre le due ragazze uscirono lentamente dal veicolo.

Max si sorprese nel notare come gli agenti federali non fecero una piega, probabilmente erano al corrente della vita su altri pianeti ma trovarsi faccia a faccia con un enorme alieno metallico doveva sortire un qualche effetto. Una volta uscita si diresse verso il medico Autobot che sembrava stringere qualcosa in mano, abbassandosi poi al suo livello e lasciando che Switch accennasse qualche timido movimento sulla sua mano.

«Ecco dov'eri finito. Grazie Ratchet» esclamò poi tenendo il piccolo robot sulla sua spalla e rimanendo al fianco dell'Autobot.

«Qualcosa ti turba» commentò Ratchet scansionandola rapidamente e facendola ridacchiare per un attimo alla sensazione di solletico che ogni volta le procurava.

«La gente ha la lingua lunga certe volte, -si zittì quando vide le placche del volto metallico contrarsi in un'espressione corrucciata e si affrettò a spiegare, -parla senza sapere quando è il momento giusto di stare zitti. Si impicciano di cose che non li riguardano»

Ratchet annuì anche se tenne un occhio sulla ragazza che era vicino a lui ma che attenta non lo sfiorava affatto, ricevendo nuovamente il suo silenzioso e sincero apprezzamento.

Troppo presa a rimuginare per i fatti suoi, Max a malapena si accorse del grido di Ironhide che con un colpo a terra riuscì a far depistare un paio di furgoni neri in rapido avvicinamento e senza che potesse protestare si sentì afferrare da un'enorme mano metallica. Emise un piccolo grido di sorpresa quando vide Ratchet trasformarsi rapidamente attorno a lei che si ritrovò in pochi secondi rannicchiata sul sedile del passeggero, la cintura di sicurezza che per poco non la soffocava tanto era stretta.

Sfrecciando e cercando di depistare i federali, Max si accorse presto di Ironhide al loro seguito e vedendo come la situazione non stesse migliorando decise di fare qualcosa, sciogliendo la cintura e prendendo posto da parte del guidatore.

«Lasciami guidare, so dove possiamo nasconderci. Conosco queste strade a memoria, Ratchet» supplicò la ragazza prima che l'Autobot potesse protestare. Si sentiva in colpa per quelle sue maniere brusche e non avrebbe voluto surclassarlo in quel modo ma sentiva l'urgenza di dover trovare immediatamente un nascondiglio per lei e per loro.

Con un paio di svolte riuscirono a depistare l'unico veicolo blindato che li stava inseguendo, nascosti com'erano in una strada secondaria.

«Si stanno allontanando» le comunicò Ratchet tramite la radio, riaccendendo il motore e facendo tirare un sospiro di sollievo a Max che accennò un sorriso tirato.

«Scusa per prima»

«Ci hai salvato, non scusarti»

Max sperò che anche gli altri fossero riusciti a sopravvivere e sfuggire in tempo agli agenti del Settore Sette che sembrava essere particolarmente informato sugli alieni.

«Credi che gli altri staranno bene?» domandò lei con una punta di paura.

Ratchet non rispose e si avviò silenziosamente con Ironhide poco fuori dalla città.

 

   
 
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