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Autore: thewhitetiger1994    22/11/2021    0 recensioni
[Tom Holland]
Mariachiara è una ragazza con la testa sulle spalle. Ragionevole, intelligente, carismatica. Ed è normale. Più o meno... più meno che meno più. Specialmente se si tratta del suo idolo, Tom Holland.
Ma non è ingenua, né stupida.
Dunque, la domanda principale che la tormenta in questo momento è come abbia fatto a finire durante l'orario scolastico in centrale di polizia con uno sconosciuto per disturbo alla quiete pubblica. Sa solo che spera di essere in un sogno troppo elaborato della sua fervida mente. E che presto potrà svegliarsi e tornare alla normalità.
Ma la signora Sfortuna chiamata anche destino non è della sua stessa opinione. Anzi, per smuovere la sua vita, crede che sia necessario anche un secondo incontro con questo sconosciuto. Ed un terzo, un quarto, un quinto... finché le cose non si complicano da sole, iniziando ad intrecciare un filo impossibile da districare.
Mary sa chi è Stranger. Ma questo basterà a salvare il loro rapporto dalla verità? Perché quando una persona è sé stessa e non lo è, quando è doppia come la cornice di un quadro di cui è protagonista, dove si cela la bugia?
Nel suo volto, forse. Nella sua anima, sicuramente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Non è possibile!!".

Guardo sconvolta la scena che mi si apre davanti: non sono gli unicorni volanti, né le mie caramelle preferite che spuntano dal terreno come piccole erbette magiche a turbarmi. E nemmeno la frase scabrosa appena detta da Legolas ad Aragorn.

No, il mio problema è su un altro livello, molto più personale e doloroso: i miei occhi, ora, non possono fare a meno di continuare a guardare questa scena, uno pseudo bacio alla Hayez solo molto meno romantico e con molta più lingua. Ho dimenticato, forse, di aggiungere disgustoso.

Perché quello è il mio ragazzo, dei sogni, e la faccia di quella tipa gli è attaccata alla bocca manco fosse una ventosa ambulante. Non avere idea di chi sia la ventosa non mi preclude quella sensazione di tradimento che mi affligge la mente per causa sua.

Il mio ragazzo, poi...

Ok, forse non sarà proprio mio mio. Ho scoperto che, purtroppo, in una relazione entrambe le parti devono quantomeno... conoscersi, ecco. Ed io posso elencare non so quante cose su di lui, ma è abbastanza sicuro che questo soggetto traditore invece non sappia niente di me.

O forse immaginerà che in un paesino sperduto nei pressi di Verona ci possa essere una tra le sue tante fan. Ma il punto non è questo: nonostante io stessa sappia che tutto ciò fa parte di un sogno ben congegnato dalla mia stupida ed autolesionista mente, sopratutto perché stargli così vicino sarebbe davvero un miracolo se accadesse nella realtà, è comunque triste vederlo con un'altra, beatamente inconsapevole anche solo della mia esistenza, figuriamoci dei miei sentimenti.

Se proprio non saprà mai chi sono io, almeno vorrei che fosse gay... o asessuato ancora meglio... o forse così perderebbe un po' del suo sexy charm? No, no sognatrice che non sei altro, non ci pensare nemmeno. Blocca all'istante ogni riferimento ai suoi addominali.

Ma il problema rimane. La mia testa bacata lo sta immaginando con quella sconosciuta senza volto.

Mi avvicino a loro, e ad ogni mio passo quel giardino un tempo felice e scabroso si trasforma in un bianchissimo yacht di lusso; sarebbe un sogno da favola se non fosse per quei due guastafeste. Siamo immersi nel nero, unico puntino luminoso in un mare ondeggiante di oscurità, manco stessi impersonando Alina è questo fosse il Nonmare; e lo chiamerei un puntino abbastanza tremolante, perché lo yacht traballa a tal punto da sembrare che si stia spaccando a metà. I miei passi diventano pesanti, il pavimento sembra fatto di gelatina ed inizio a sentire uno strano ronzio.

Sono quasi arrivata alla sua spalla, finalmente la sfioro e lui si gira a guardarmi affranto. Proprio in quel momento lo yacht si spacca a metà. Ora, dovevo aspettarmelo: la mia fortuna non ha mai fatto molti punti contro la squadra di Sfortuna. Anzi diciamo che forse ha vinto una volta contro un milione.

Quindi perché mi sorprendo tanto di star vivendo una versione horror del Titanic?

Mi aggrappo alla prima cosa che trovo tenendomi stretta più che posso, ma un grido mi fa girare violentemente la testa, giusto in tempo per vedere il mio amato affondare con una mano alzata ancora verso il cielo, verso di me, ad invocare il mio aiuto.











 

SBAM.

La luce artificiale accesa da un qualche demonio del regno terreno mi colpisce forte, insieme all'infernale cigolio degli scuri che pian piano si aprono, rivelando un mattino ancora chiaro e mite.

"Tesoro, buongiorno! Ti ricordi, vero, che è l'ultimo giorno delle vacanze invernali? Muoversi, su!". Io odio mio padre; lo adoro, ma la mattina presto lo odio con tutto il cuore. Così come al momento nutro un profondo risentimento per la scuola, i miei amici ed una nuova giornata da affrontare, che mi fanno allontanare da queste belle coperte calde.

L'unica nota positiva è l'essermi svegliata da quell'incubo; dovrò riferirlo al più presto a Gaia e trascriverlo nel quadernetto. Sarebbe da dimenticare ma chissà, forse vuol dire qualcosa di confortante. Ecco, forse questa è un po' un'esagerazione, ma lei probabilmente mi dirà un sacco di cose assurde che mi faranno venire in mente un possibile allaccio con la realtà ed io mi illuminerò con nuove teorie; si vedrà.

Ora, però, mi devo concentrare sull'unico obiettivo che conti davvero: non perdere il bus. La corsa contro il tempo che fanno nella maggior parte degli Indiana Jones che hanno girato? Io la faccio ogni santo giorno.

Mi vesto in fretta e furia dopo aver ingurgitato latte e biscotti per colazione, lavata di denti, sistemata ai capelli, prova allo specchio di sorrisi e occhiatacce e voilà! Pronta. Ok, forse mia madre mi sta minacciando da quindici minuti di buttare giù la porta del bagno se non esco subito per concedere anche a lei il tempo di prepararsi, dunque potrei averci messo un po'; però insomma lavoro compiuto!

I taralli come mia adorata merenda ed unico mezzo di sostentamento per la giornata, e pront... ho dimenticato qualcosa. Lo sento. Lo percepisco.

L'acqua! Corro a riempire la borraccia e, già che ci sono, prendo un altro pacchetto di taralli. Insomma, conoscendo Sara, probabilmente l'avrà dimenticata di nuovo e verrà ad elemosinare dalla sottoscritta. E visto che anche io ho uno stomaco da mantenere, non voglio morire di fame dandola tutta a lei, quindi direi che la soluzione migliore è aumentare la scorta.

Esco di casa urlando un saluto, che probabilmente avrà sentito tutto il vicinato ma non loro, e ricordandomi a stento la mascherina; la ruba-merende ha detto che è in ritardo e prenderà il bus successivo, dunque oggi sono sola. In questi rari momenti, mentre maledico dentro di me mia sorella perché può svegliarsi più tardi visto che ha la scuola vicina, trovo anche il tempo di sfoltire le liste su youtube piene di video ancora da guardare.

Con Gaia ho imparato che esistono due tipi di persone: quelle come me, normali, che cercano di smaltire le montagne di cose che mettono in lista e che ne aggiungono ogni giorno di nuove; poi ci sono le pazze, tipo lei. Quelle persone che non cercano di finire una lista, ma di aggiungere sempre più cose per vedere se c'è una fine. Lo fa con quelle di Amazon, YouTube, Wattpad e non so cos'altro.

Io credo di aver perlomeno sfiorato più e più volte il limite di questa sezione di video. Non avere mai tempo è una buona scusa in realtà, ma non ho giustificazioni per la montagna di video di attori che sommergono tale lista.

Mi diverto un mondo ad ascoltare le storie sulle figuracce dei miei interpreti preferiti, le loro battute, le bonarie prese in giro e i finti spoiler... forse anche troppo.

Quando alzo gli occhi per vedere la strada, sono arrivata molte più fermate avanti di quanto pensassi; siamo fermi vicino ad una piazzetta di marmo bianco, contornata ai lati da alberi e spiazzi d'erba. Dovrebbe essere... oddio! È piazza Isolo! Scendo al volo e cerco disperatamente di risolvere la situazione. Ormai sono ad almeno una decina e passa di minuti di camminata da scuola e anche prendendo un ipotetico bus che ipoteticamente dovrebbe passare in questo esatto momento farei tardi; mancano meno di tre minuti alla campanella ed ormai si staranno chiedendo dove sono.

Scrivo sul nostro gruppo dal nome strambo, informando i miei amici del ritardo ed evitando così la sfilza di messaggi che mi sarebbe arrivata per sapere se sono ancora viva e cosa sia successo.

Bene, Mary! Gambe in spalla e su con la vita: lato positivo, perdi un'ora di matematica. Oh, che dispiacere immenso.

Mi giro per iniziare una forsennata corsa verso scuola, già sapendo che entro duecento metri avrò il fiatone e inizierò a camminare a passo più lento del solito. Al massimo farò i restanti arrancando; l'importante è provarci, no? Il risultato è solo un dettaglietto di poco conto.

Oggi, però, sembra che la signora Sfortuna, mia grande amicona di vecchia data, voglia lavorare a tempo pieno e fare pure gli straordinari. La paga: grasse risate a spese delle mie disavventure e della mia sanità mentale.

Sono sulla linea di partenza, l'arbitro immaginario nella mia testa è pronto a dare il via e... proprio in quel momento, sento una mano toccarmi la spalla. Sono colta di sorpresa e faccio un improvviso scatto indietro, sbilanciandomi e cadendo di botto.

Auch. Il mio povero fondoschiena. Il mio povero zaino pieno del peso del mondo. La mia povera schiena! Preparo un'occhiataccia da professionista, pronta a dirne quattro alla persona che mi ha fatto prendere quello spavento, per poi scapparmene di corsa, quando vedo chi è stato.

Davanti a me c'è un ragazzo bruno, con occhi che catturano subito ed il resto del volto coperto dalla mascherina. Ad essere figo, lo sembra anche senza togliersi la mascherina.

Ma belloccio o meno, se mi becco il Covid chi lo dice a mia mamma? Sarebbe capace di prendersela anche con la persona più tenera del mondo, in quel caso. Altro che Elinor; Merida non avrebbe avuto modo di lamentarsi in quel modo di sua madre, se avesse mai assistito ad una sfuriata della mia.

"Ma che fai? Distanziamento! La conosci questa parola??". Gli urlo contro e lui mi guarda completamente spaesato, per poi iniziare a fissare altre persone come se volesse andarsene al più presto da me.

Ma non sarà uno di quei pazzi che vanno in giro a diffondere il Covid? O un negazionista? Oddio mi ha già contagiata? Ora so come si sente una bomba batteriologica, e non è bello, non è per niente bello!

Appena si allontana verso un altro passante prendo il telefono e chiamo la polizia, avvertendoli della situazione. Mi ci vogliono attimi infiniti per ricordare che il numero è statale ed è a tre cifre, 113; a detta dell'operatore telefonico, dovrebbero arrivare in pochi minuti, e io dovrei avvertire le altre persone di allontanarsi dal soggetto.

Io? Cosa devo fare per avvertire gli altri, scusa? Mettermi ad urlare?

Lo vedo toccare la spalla ad un'altra persona, che come me inizia a dirgli di stare lontano.

Bene, se vuole la guerra, che guerra sia. Ai combattenti non è mai importato di salvaguardare la propria dignità.

"Tutti via da quel tizio! Allontanatevi da lui! Sta cercando di contagiare tutti!! Via via via!". Le persone intorno a me iniziano a rendersi conto della situazione e scappano via dalle vicinanze del ragazzo, mentre il signore che è stato appena toccato sembra essersi pietrificato.

Io resto vicino al fiume, non mi azzardo ad attraversare la strada e portare via il signore. Sento già le sirene della polizia in lontananza, stanno per arrivare.

Ma proprio in quel momento il ragazzo sembra rendersi conto della situazione e si dirige infuriato verso di me, gli occhi che mi avevano affascinato poco fa che sembrano emanare scintille di rabbia.

"What did you shout? What's going on? I just wanted to know which way the Arena is!"-ah, non è italiano, ma un turista- "You didn't have to do that! If you have recognised me, just ask for a picture!"

Riconoscerlo? Non è che per caso è un personaggio famoso? Lo guardo meglio. I pochi tratti del viso che riesco a notare mi fanno tornare alla mente un volto, ma i miei neuroni sono troppo sconvolti e non riesco a fare bene il paragone; inoltre, sono troppo distratta da quegli occhi e riesco a vedere appena sotto ad essi, per quanto la mascherina è alzata.

Un attimo. Wait a minute.

La mascherina!

Ah!

Non la porterebbe se volesse contagiare tutti, giusto?

Doppio ah: la polizia è arrivata.

Le persone intorno a noi iniziano ad indicare il poveretto che ho appena scoperto essere vittima dei miei vaneggiamenti, ed io inizio a raccogliere le forze per spiegare tutto il pasticcio appena combinato.

"Sentite, in realtà ho commesso un terribile errore...". Comincio, mettendo le mani avanti con un risolino imbarazzato.

"Sei tu la ragazza che ci ha avvertiti?". Chiedono loro, ignorando il mio tentativo di spiegazione.

"Si, ma...".

"Bene, vieni con noi". Io li guardo, e adesso so che è la paura a colorarmi lo sguardo. Cos'ho fatto? È un personaggio così influente nel suo Paese che l'hanno già riconosciuto e vogliono portarmi via dalla sua vista per non fargli perdere altro tempo? Mi farà chiudere in prigione a vita per così poco? Oddio oddio oddio. Perché non ho preso la fermata giusta?

"Anche tu ragazzo. Hai un po' di cose da spiegare". Uh. Almeno è nella mia stessa situazione.

Potrebbe passare per un pensiero sadico, oh angioletto che vive nella mia testa e prende punti per la mia vita nell'aldilà, ma non lo è. Sono solo contenta che nessuno dei due è solo in questa faccenda, ecco. Segnatelo, prego.

Ci scortano verso due macchine della polizia diverse- almeno questo, e se fosse davvero un pazzo?!- ma ciò non mi salva dall'occhiataccia che il ragazzo mi lancia prima che possa entrare nel veicolo.

Ripeto, vuole la guerra? In parte questa situazione è colpa sua. Più o meno. E guerra sia.

Gli lancio anch'io un'occhiataccia, sorprendendolo. Sarà pure uno straniero, ma gli sguardi sono un linguaggio universale: beccati questa sconosciuto, beccati questa sfortuna!

Una volta dentro la macchina della polizia però l'inquietudine si fa strada nel mio cuore. Guardo i poliziotti seduti davanti.

Ecco. Ora sì che mamma mi uccide.

 

   
 
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