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Autore: Ciarax    24/11/2021    2 recensioni
Le stelle cadenti hanno un significato positivo e costituiscono un'imperdibile occasione per esprimere un desiderio, quando brillano e illuminano il cielo immerso nell'oscurità, ignari che quello non è che il riflesso pallido della loro esistenza.
Quello che le persone ammirano con tanta adorazione non è che il residuo, la scia di quella che una volta bruciava di passione, la stessa passione che si era lentamente spenta in Alexis. Solo l'ombra di quello che alimentava il suo spirito libero.
Era difficile immaginare un incontro tanto casuale da essere in grado di ribaltare la sua visione della vita, alimentando silenziosamente quella piccola e flebile fiamma nel suo petto.
Dal testo:
'Alexis Nyla Allen. Vent’anni. Studentessa. Questo era quello che chiunque avrebbe potuto leggere sul quel maledetto pezzo di plastica che racchiudeva semplicemente parole. Parole che non dicevano assolutamente niente di lei, di ciò che era o pensava.'
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V
 
                              This'll be the last time I'll have to hide
                              Living for the moment
                              When I come alive
 
Impiegò parecchio tempo a ritrovare il motivo per cui aveva imparato ad apprezzare una buona oretta di corsa nei giorni liberi. Dopo il cambio repentino e finalmente la possibilità di ricominciare da sola, l’unica maniera di scaricare la tensione erano quelle dannate sigarette di cui si era liberata per poco più di tre mesi. Prima di ricaderci di nuovo e serrare la mascella ogni volta che sentiva l’istintivo bisogno di intossicarsi con uno di quei minuscoli impacchi di puro veleno.

Correre era una di quelle attviità che le era impossibile da programmare, semplicemente si cambiava e con le solite cuffie alle orecchie si lanciava fino a che aveva fiato in corpo. Uno dei pochi momenti in cui aveva seriamente l’impressione di poter mettere ordine nella propria vita ad ogni passo che aumentava la sua distanza di percorrenza. Il fiato corto e i polmoni che bruciavano dopo un tale sforzo erano un piacevole rimando, sfiancandosi fisicamente riusciva a far tacere anche i pensieri ostinati che le occupavano la mente quando era preoccupata.

Quel sabato era forse uno dei primi giorni in cui le temperature si erano nuovamente rialzate abbastanza da permetterle di non portarsi dietro nulla di più pesante di un paio di leggings e una maglia a maniche lunghe. Per una volta si era decisa a non costeggiare semplicemente l’enorme parco nel centro di Manhattan ma di avventurarsi all’interno di Central Park.

Per una volta aveva bisogno di avere della vita attorno a sé.

Aveva divorato i chilometri senza accorgersene, mentre la musica aveva più volte ricominciato nella sua playlist preferita e si ritrovò a battere i passi sul terreno al ritmo dell’assolo di chitarra elettrica nella parte instrumentale. Il cadenza serrata che le faceva a malapena tenere il ritmo con i propri pensieri. Ben sollevata di riuscire a muoversi senza che la caviglia le dolesse in alcun modo, il pensiero dell’incontro decisamente fuori dall’ordinario di una settimana prima lo aveva ben fissato sopra i suoi fogli da disegno, sparsi in giro per il suo appartamento.

Fu solo dopo aver superato il verde cuore di Manhattan di almeno un isolato che Alexis decise di rallentare fino a fermarsi del tutto. Si piegò leggermente in avanti mentre procedeva con lenti e profondi respiri nel tentativo di riprendere fiato e di far scendere il battito del cuore che sentiva pompare forsennatamente nel suo petto. Sentiva i muscoli rilassarsi finalmente dopo lo sforzo prolungato alla quale aveva sottoposto il suo corpo e i vento gelido che le arpionò il collo scoperto l’aiutò a raffreddare il volto arrossato. Un impercettibile sorriso si fece strada sulle sue labbra dopo che prese un ultimo, profondo repiro.

Non c’era la presunzione di dire che quella scarica di adrenalina autoindotta le avesse risolto i problemi, ma almeno aveva la flebile illusione di aver messo un minimo di ordine nel caos che sentiva essere la sua vita in quel momento.

Lasciò le cuffie nell’incavo del collo e proseguì per un po’ a passo lento, godendosi la tranquillità di quel pomeriggio inoltrato in cui il sole già iniziava a salutare lo skyline di New York. Si passò una mano tra i capelli umidi, portando all’indietro una ciocca troppo corta per la coda che si era fatta e si beò della leggerezza che sentiva nel petto, libera di poter respirare a pieni polmoni senza la sensazione di atroce asfissia. Non aveva particolari pnsieri per la testa e le parole del ritornello di Come alive le ritornarono alla mente, cnticchiandole a bassa voce.

Alexis si bloccò dopo neanche una cinquantina di metro da quando aveva iniziato a camminare, poggiando la mano sul fianco destro che sentiva nuovamente prudere e tirare a causa dell’alta umidità portata dai giorni precedenti. Il tessuto delicato della maglia fece ben poco per alleviarle il fastidio, limitandosi a non peggiorare. Lo prese come un inequivocabile segnale per girare i tacchi e tornarsene filata a casa per un bagno caldo decisamente meritato ma qualcosa attirò il suo interesse. O meglio qualcuno.

Più di qualcuno in realtà. Erano due le voci che sentì provenire distrattamente da una delle stradine che si affacciavano a quella principale su cui si trovava lei.
Ingoiando il nodo in gola improvvisamente formatosi, pensò bene di girare all’istante e allontanarsi quanto più velocemente possibile ma si bloccò. Una delle voci le giunse chiara e limpida al suo orecchio, ci mise qualche secondo ma la ricollegò velocemente. Alexis sgranò gli occhi quando un brivido lungo la schiena la percorse fino alla punta dei piedi. Passò indecisa il peso da una gamba all’altra prima di guardarsi per un attimo intorno, libera da ogni sguardo indiscreto, dirigendosi verso la stradina che aveva attirato il suo interesse.

Fece capolino dall’angolo dell’edificio, avanzando con cautela nel vicolo illuminato tenendosi l’avambraccio destro stretto al petto in un moto radicato ed istintivo. Il fastidio al fianco si era trasformato in un irritante pulsare continuo, seguito dall’avambraccio destro che sentiva bollente sotto il proprio tocco. La sua parte razionale era consapevole di come quella reazione non fosse altro che la paura di ripetere lo stesso incontro dell’ultima volta, quando il vicolo in cui si stava addentrando era mal illuminato come quello della volta prima. Ma la sua parte irrazionale non poteva fare altro che inondarla di spiacevole ondate di paura con l’unico istinto a gridarle di girare i tacchi e allontanarsi il prima possibile.

«Lo avrei messo a terra in un secondo!» fu la feroce protesta che raggiunse le orecchie di Alexis quando notò un inconfondibile quanto coriaceo carapace gigante a meno di una decina di metri da lei, che le dava le spalle.

«E avremmo rischiato di venire scoperti, solo perché ti senti tanto superiore da poter pensare di fare tutto da solo…» replicò l’altro alzando di poco la voce ma zittendosi man mano che avvertì una terza presenza vicino a loro. Sguainò una delle due katane saldamente ancorate dietro il suo carapace e azzerò con un balzo la distanza che lo separava dall’ospite inatteso prima di accorgersi che non era altro che la strana ragazza della settimana prima.

Alexis arrancò indietro all’improvviso, presa alla sprovvista dallo scatto repentino ma inconsapevole della direzione verso cui indietreggiava, finì con lo sbattere la schiena al muro. Aderì perfettamente alla parete che aveva dietro di sé, mentre sentiva il battito forsennato del proprio cuore risuonarle prepotentemente nelle orecchie. Serrò istintivamente gli occhi mentre il respiro le si mozzò in gola anche se nulla si mosse attorno a lei. Aspettò qualche istante nel completo silenzio mentre sentiva il suo respiro accellerato ripercuotersi nel vicolo come se tutto il mondo si fosse improvvisamente acquietato.

Aprì timidamente un occhio e sentì tutta l’ansia accumulatasi nel suo corpo venire ributtata fuori con il profondo respiro che ne conseguì. Davanti a lei non c’era nessun pazzo di turno che si divertiva a fare il ninja, o qualcuno pronto ad aggredirla, di nuovo. In quel momento in effetti i tratti rettiliani della creatura di fronte a sé, l’eccentrico lembo di stoffa azzurro a ricordargli il nome di Leonardo.

La tartaruga di fronte a lei la osservava con una punta di divertimento, aveva rimesso a posto da un pezzo la fidata arma da taglio ed era indietreggiato di un paio di passi, rispettoso. Raffaello rimase invece al suo posto, poco più indietro di Leonardo. Rivolse un’occhiata contratta ad Alexis ancora rannicchiata a terra ma non emise un fiato, ancora risentito per l’ennesima litigata. Non capiva proprio perché si ostinassero a metterlo in coppia con Leo quando tutti e quattro sapevano quanto poco buon sangue scorresse tra i due, quando non erano solo diversi nel modo di affrontare i nemici ma agli antipodi nei tratti caratteriali.

«Stai bene… Alexis… è bello rivederti» disse impacciato Leonardo, non trovando esattamente le parole. Normalmente era difficile farlo cadere in una situazione in cui non fosse lui stesso sicuro di cosa dire, sempre con qualcosa di adatto e certo. Scrollò poi leggermente le spalle quando avanzò di un paio di passi misurati, porgendo la mano ad Alexis per aiutarla ad alzarsi.

Accettando leggermente titubante l’aiuto, Alexis si rimise in piedi pulendosi i vestiti sporcatisi quando si era buttata a terra senza pensarci due volte. Si accorse poi in quel momento della temperatura di Leonardo, decisamente più calda confrontata con la sua mano infreddolita dal troppo tempo passato fuori a correre senza una giacca a ripararla adeguatamente dal vento.

«Sto bene, sto bene -ripeté un paio di volte prima di accorgersi di un dettaglio, -ma dove sono… Michelangelo e Donatello, giusto? Siete da soli?» domandò improvvisamente accorta della mancanza delle altre due tartarughe. Non venire accolta dall’entusiasmo del più giovane la fece quasi sentire in colpa.

Leonardo annuì leggermente prima sentire i passi pensanti del fratello dietro di sé. Girò un poco la testa rivolgendogli uno sguardo duro da sopra la spalla, sguardo che venne recepito e prontamente ignorato da Raffaello, decisamente più concentrato sull’umana  dall’aspetto decisamente più minuto rispetto a loro.

Non poteva dirsi particolarmente esaltato nel vederla, Raffaello era lungi dall’anche solo ammettere una simile cosa, era piuttosto vero il contrario invece. Non c’era la stessa ostilità innata che aveva provat la prima volta che l’aveva vista, disagio nato essenzialmente dal sentirsi violati in quella che doveva essere la parte più intima della loro vita. La loro casa era stata violata da un’umana che, a dispetto di quello che si sarebbe aspettato, non aveva avuto un comportamento normale, statisticamente parlando.

Aveva trovato Alexis come una semplice ragazzina capitata di lì per caso, per quanto potesse risultare improbabile che qualcuno sano di mente si butti in una profonda esplorazione delle fogne di New York. Decisamente inusuale quando poi la più grande leggenda metropolitana riusciva a scoraggiare anche i più audaci. Gli alligatori delle fogne sapevano incutere un certo timore tra gli umani.

Raffaello colse di nuovo lo sguardo attento di Alexis su di sé, come la prima volta che si erano visti. Lui non si era presentato, ancora risentito di quella violazione imperdonabile soprattutto da parte di chi li avrebbe sicuramente giudicati come degli scherzi della natura se non peggio. Giudizio che non era arrivato da parte della ragazza, che al contrario era rimasta molto più controllata del previsto, impossibile capire se stesse tremando per il freddo a causa dei vestiti bagnati oppure per la paura ma poco importava.
Li aveva trattati come esseri viventi, lo sguardo curioso su di loro mentre li aveva scrutati a dovere e centrati in poco tempo. Non era certo una reazione che si sarebbe aspettato e, oonestamente, non riusciva ad accettarlo.

Lo stesso atteggiamento di Alexis in quel momento era un riflesso esatto di quello di Leonardo e il suo, erano tre semplici individui di cui non c’era assolutamente nulla di anormale. Tutti quanti sembravano ignorare deliberatamente la palese anormalità della situazione ma non sembrò necessario rompere quella piccola bolla venutasi a creare.

Fu in un secondo momento che Raffaello colse lo sguardo di Alexis cadere sui Sai che portava saldamente ancorati alla cintura in vita. Non doveva averli notati prima. Gli occhi verdi erano completamente ipnotizzati e seguivano con attenzione la forma sinuosa di quelle armi, ne ripercorreva il profilo con attenzione al limite del maniacale.

Solo quando lo sguardo si spostò poi su di lui, incrociando il suo sguardo, si accorse del sorrisetto che le increspava le labbra morbide.

«Cosa c’è, vuoi rimbeccarmi di nuovo di volervi solo scattare una foto?» domandò retoricamente Alexis, anticipando qualsiasi cosa stesse per dire Raffaello.

L’unica risposta di cui la degnò fu un semplice sbuffo mentre incrociò le braccia al petto e voltò lo sguardo dall’altra parte. Un mezzo sorriso divertito increspò le labbra di Alexis che rimase ammaliata dal tentativo di affrontare una situazione come quella nel modo più infantile che l’essere umano potesse conoscere: indignarsi senza un motivo valido e mettere il broncio. Perché proprio di un broncio si trattava l’espressione corrucciata di Raffaello, chiuso in quel comportamento infantile che cozzava in modo terribilmente dilettevole se paragonato all’importanza delle sue dimensioni nient’affatto contenute. Se la durante il loro primo incontro aveva avuto l’impressione che fosse Michelangelo il più giovane del quartetto, in quel preciso momento la situazione sembrò essersi ribaltata.

Per una frazione di secondo dubitò persino di aver sbagliato a cogliere i segnali del suo atteggiamento.

Ma non aveva sbagliato affatto. E aveva colto in pieno quando anche quella volta intuì come il problema fosse l’immenso bisogno di provarsi e mettersi in esame. Avere qualcuno costantemente pronto a tarparti in ogni eccesso non era esattamente la sensazione di libertà che aveva bisogno di provare, sensazione acuita in modo atroce dalla testardaggine cronica e radicata nel suo carattere.

Raffaello storse leggermente la bocca, irritato, «Mi sembra di sentire di nuovo Leo. Me ne basta uno come lui»

A quella frase calò il silenzio tra i tre, silenzio in cui Raph osservò Alexis e Leonardo scambiarsi uno sguardo di totale attonimento. Si erano visti solamente in due occasioni ma parve palese decretare come il loro modo di fare fosse estremamnte compatibile e simile tra loro, cosa che non fece altro che irritare ancora di più Raffaello, già stufo di doversi sorbire i continui ammonimenti per ogni decisione presa di testa. Non aveva decisamente bisogno della prima umana di turno anche a ricordargli una cosa simile.

«Bene, - esclamò semplicemente Leonardo, ignorando l’ultimo commento del fratello e molcelando un’improvvisa espressione compiaciuta e soddisfatta, -visto che ti senti sempre all’altezza di poter agire da solo, questa è una buona occasione per dimostrarlo, Raph. Riportala sana e salva a casa» e con quell’ultimo ordine Leonardo si dileguò prima di poter anche solo sentire i pensieri di protesta nati immediatamente nella testa di Raffaello.



--- Note ---
Note di corsa che sono in ritardo per l'Uni... capitolo un po' più lungo del solito e spero di mantenere questa lunghezza, avrei preferito aggiungere qualche dialogo in più ma descriverli mi stava prendendo tantissimo e ho preferito lasciarlo un pelo più introspettivo del previsto. Non vedo l'ora di vedere l'evolversi della storia con il mega progetto in arrivo. >/////<

Ciarax
   
 
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