Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: LorasWeasley    24/11/2021    3 recensioni
future|fic [ushiten]
"Fu così che Tendo si trasferì in Europa con le prime difficoltà nel comprendere la lingua, ma una volta superato quello scoglio riuscì a godersi quei mesi appieno.
Oltre che conoscere una nuova lingua, affezionarsi a quella città e conoscere i segreti dei pasticceri più bravi del mondo, quello che Tendo fece a Parigi fu amare Diane.
Diane era una piccola bambina di tre anni dai capelli rosso fuoco e uno sguardo combattivo dentro quei suoi occhi chiari."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tendo Satori, Wakatoshi Ushijima
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dolci rossi
 


Tendo non aveva saputo che avrebbe fatto il cioccolatiere nella sua vita fino a quando questo non divenne il suo lavoro.
Era iniziato quasi come uno scherzo, con un corso che frequentò subito dopo il liceo per passatempo prima di riuscire a trovare la sua strada.
Si appassionò a quell’arte più di quanto si sarebbe immaginato e ciò lo portò a diventare il più bravo della classe, con l’apertura di molte possibilità lavorative di fronte a lui.
Lavorò in diversi luoghi in quegli anni e nel 2023 fu preso per uno stage lavorativo pagato, di un anno e mezzo, in una delle pasticcerie più famose del mondo con sede a Parigi.
La sua relazione con il pallavolista Ushijima Wakatoshi andava a gonfie vele ed era tanto stabile che non si preoccuparono di quello che la distanza avrebbe potuto fare alla loro storia nei successivi mesi. Anzi, Ushijima era stato orgoglioso di quel traguardo fin dal momento in cui il rosso gliene aveva parlato ed era stato il primo a dirgli di partecipare e di non pensare a nient’altro se non il proprio futuro.
Fu così che Tendo si trasferì in Europa con le prime difficoltà nel comprendere la lingua, ma una volta superato quello scoglio riuscì a godersi quei mesi appieno.
Oltre che conoscere una nuova lingua, affezionarsi a quella città e conoscere i segreti dei pasticceri più bravi del mondo, quello che Tendo fece a Parigi fu amare Diane.
Diane era una piccola bambina di tre anni dai capelli rosso fuoco e uno sguardo combattivo dentro quei suoi occhi chiari. La prima volta che Tendo l’aveva vista, fu due settimane dopo che iniziò a lavorare in pasticceria.
Quel giorno stava facendo il turno serale e, arrivato al momento di pulire e chiudere, fu mandato a buttare la spazzatura sul retro.
Uno dei suoi colleghi gli aveva detto di ignorare chiunque fosse lì a chiedere elemosina e di non dover dare niente a nessuno. Tendo aveva corrugato la fronte per chiedere perché dovessero buttare tutti quei cornetti e quelle brioche se potevano fare del bene a chi ne aveva più bisogno, ma il suo collega gli aveva risposto che era la politica del locale, che se avessero iniziato a fare beneficenza il posto si sarebbe riempito di barboni e non avrebbe giovato agli affari.
Tendo avrebbe avuto tante cose da ridere su quella frase, ma era solo la sua seconda settimana e non voleva iniziare a dare problemi così presto. Seguì quindi le indicazioni del suo collega e andò sul retro a buttare la spazzatura.
Fu lì che vide per la prima volta Diane: era scalza, i suoi vestiti erano strappati e sporchi, la sua faccia era piena di fuliggine e i suoi capelli erano un intricato cespuglio rosso che avrebbero fatto tremare qualsiasi parrucchiere. La bambina stava rovistando all’interno di un cassonetto e, nel momento in cui sentì Tendo avvicinarsi, si voltò di scatto quasi ringhiando.
Si mise in posizione di difesa e lo guardò avvicinarsi con circospezione, pronta a fare una mossa se l’uomo avesse dato segno di volerla attaccare.
Tendo si sentì stringere il cuore a quella scena, avrebbe voluto dire alla bambina che stava bene, che non l’avrebbe mai e poi mai attaccata. Ma sapeva di non conoscere così bene il francese da riuscire a farsi capire, inoltre sapeva anche che non poteva farsi vedere da coloro per i quali lavorava.
Tuttavia, si sarebbe sentito male a non fare nulla, quindi lasciò il sacco della spazzatura in un posto che fosse accessibile alla bambina, lo lasciò anche leggermente aperto in modo che lei riuscisse ad arrivare a prendere parte del suo contenuto.
Sentì gli occhi della bambina sulla sua schiena fino a quando non tornò alla porta sul retro e, solo dopo che la loro distanza fu abbastanza, la sentì correre per prendere il cibo che le aveva lasciato.
Da quel giorno, ogni volta che Tendo faceva il turno notturno, si offriva sempre volontario per andare a gettare la spazzatura e conservava sempre una busta di cibo che lasciava per la bambina.
Fu solo dopo un mese di continui scambi del genere, che Diane si fidò abbastanza di lui da avvicinarsi e abbassare leggermente la guardia, fu anche in questa occasione che Tendo scoprì finalmente il suo nome.
 
Due mesi dopo, Diane iniziò a fargli domande ma sempre con uno sguardo prudente, come se volesse capire fino a che punto si potesse spingere.
-Cosa vuoi in cambio?- gli chiese una sera.
Tendo rimase sorpreso da quella domanda, non aveva mai pensato di chiedere qualcosa in cambio e non aveva pensato che una bambina di tre anni potesse pensare che doveva dargli qualcosa.
-Non voglio nulla, perché chiedi questo?
Lei diede un grande morso al cornetto che l’uomo le aveva portato e rispose con la bocca piena –La mia mamma dice che nessuno fa nulla per niente.
A Tendo si strinse il cuore, poi sorrise –Voglio solo che la tua pancia sia piena.
Lei lo guardò stranita –Perché?
-Posso sentirla brontolare da qui!- scherzò e Diane rise divertita per la prima volta in due mesi.
 
Dopo tre mesi, Diane aveva iniziato ad andare in pasticceria molto più volentieri e, non avendo paura di Tendo, aveva smesso di nascondersi. Questo aveva portato uno dei suoi colleghi, che per quella sera aveva buttato la spazzatura, a vederla e a cacciarla nel peggiore dei modi.
Quando Tendo era venuto a conoscenza della situazione, era rimasto con l’ansia e l’angoscia che la bambina si fosse fatta male e che, per paura, avrebbe potuto non tornare più.
Finito il suo turno, corse fuori e iniziò a cercarla in lungo e in largo chiamando il suo nome, quando la trovò sospirò di sollievo nel vedere che aveva solo le ginocchia sbucciate.
-Stai con delle persone cattive- gli disse la bambina incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo.
Tendo sospirò e si sedette al suo fianco –Non sono cattivi… solo… non capiscono.
Era difficile quella conversazione, era difficile spiegarle perché molte persone non volessero aiutarla, perché la guardavano e distoglievano lo sguardo disgustati. Soprattutto era difficile spiegarle questioni di economia e marketing, non avrebbe mai potuto farlo. Per quanto la bambina faceva discorsi da adulta, Tendo non doveva scordare che aveva solo tre anni.
-Anche le persone che stanno con la mia mamma sono cattivi.
Era la prima volta che parlava volontariamente della sua famiglia, più volte Tendo aveva provato a capire dove vivesse e come, che razza di persona fosse questa “madre” che la mandava in giro di notte da sola e in condizioni simili.
-Loro ti fanno male?
-No- lei scosse il capo –la mamma mi protegge.
Tendo avrebbe voluto fare di più per quella bambina, avrebbe voluto aiutarla e fare in modo che vivesse una vita degna di essere vissuta, fare in modo che potesse avere un futuro.
Ma cosa avrebbe dovuto fare? Aveva già una famiglia e sapeva bene che, se avesse provato a chiamare la polizia non gli avrebbero dato ascolto, perché non conosceva il luogo dove abitava o il nome della madre, l’unica cosa che aveva era la presenza della bambina che, tuttavia, sarebbe scappata nell’esatto momento in cui avrebbe sentito le sirene della polizia avvicinarsi.
Decise che si sarebbe soffermato a fare quello che poteva, così le domandò –Qual è il tuo dolce preferito?
Diane sembrò pensarci su, come se non avesse mai riflettuto davvero a quella domanda, poi rispose –Quella torta rossa!
Il cioccolatiere capì subito che stesse parlando della Red Velvet, ma rimase confuso perché non aveva idea di quando la bambina l’avesse mangiata, non era una cosa che si trovava facilmente tra i rifiuti e lui non gliel’aveva mai portata.
-L’hai mangiata?- le chiese.
Lei scosse la testa, poi sorrise –No, ma è come i nostri capelli, quindi è la mia preferita.
A Tendo si strinse il cuore a quella frase, infine le disse –Domani te ne porto un pezzo, tu aspettami sempre al solito posto ma nasconditi, fatti vedere solo da me, va bene?
Diane annuì felice, lo ringraziò e gli diede la buonanotte prima di correre a casa.
 
Tendo si affezionò a quella bambina. Non c’era giorno in cui non pensava a lei ed era sollevato ogni volta che pioveva o nevicava e non la trovava ad attenderlo sul retro del locale, se la immaginava nel caldo della sua casa insieme alla sua mamma e poteva solo sperare che fosse così.
Parlò di lei a Ushijima e gliela fece conoscere nella settimana, dopo sei mesi di stage, che il suo ragazzo riuscì a raggiungerlo. All’inizio Diane lo guardò con paura e sospetto esattamente come aveva fatto con lui, ma riuscì a calmarsi facilmente quando capì che era una brava persona.
-Dov’è il tuo giubbotto?- domandò quella sera Tendo nel vedere che la bambina era vestita più leggera del solito e tremava leggermente.
Diane alzò le spalle –La mamma non lo trova più.
Fu in quel momento che Wakatoshi, che fino a quel momento non aveva detto neanche una parola poiché non conosceva quasi nulla di quella lingua, si tolse il cappotto pesante e costoso e glielo mise sulle spalle.
La bambina era talmente piccola che questo le stava enorme e le strisciava a terra, ma era perfetto per la temperatura che stava fuori in quel momento.
Diane arrossì per quella premura, abbassò lo sguardo e sussurrò un grazie sincero.
 
Una delle cose più difficili del nuovo lavoro di Tendo fu iniziare a realizzare dolci rossi. Non era una cosa che qualcuno gli avesse espressamente chiesto, ma da quando Diane gli aveva detto che il suo dolce preferito era la Red Velvet perché dello stesso colore dei loro capelli, lui iniziò a cercare sempre cose nuove da poter fare solo per lei.
Non era per niente facile perché Tendo lavorava il cioccolato che al massimo poteva diventare rosa e non rosso, ma ci mise tutto il suo impegno e di volta in volta cercava di portarle cose differenti: fragole ricoperte di cioccolato, tartufi rossi, confetti, torte al cioccolato e lampone…
Era diventata una loro routine, così come lo era la chiamata che ogni giorno lui e Wakatoshi facevano nel raccontarsi le rispettive giornate nonostante le ore di differenza.
In una di queste Tendo era particolarmente depresso e, sconsolato, si ritrovò a sussurrare –Perché il destino è stato così cattivo con quella bambina?
Ushijima aveva sempre una frase di risposta alle sue paranoie, sempre, ma non quella volta.
 
Passò un anno, Diane fece quattro anni e Ushijima lo raggiunse in Francia. Lo fece perché il 2024 era l’anno in cui le olimpiadi sarebbero state disputate a Parigi, quindi i due poterono tornare a stare insieme ogni giorno. Inoltre, a Tendo mancavano pochi mesi prima della fine dello stage, quindi sarebbero tornati in Giappone insieme alla fine dell’estate.
Fu in una di quelle non più fredde sere che ogni cosa nello loro vita fu completamente stravolta.
Tendo era in ansia, erano già tre giorni che non vedeva Diane e la cosa aveva iniziato a farlo preoccupare. Era nel solito posto ad attenderla insieme a Ushijima che cercava di farlo calmare, quando la bambina li raggiunse trafelata mentre urlava il suo nome.
-Diane!- rispose il rosso in un misto di panico e sollievo.
-Aiutami!- la bambina si aggrappò disperata alla sua gamba e lo guardò con uno sguardo distrutto e pieno di lacrime.
-Che succede?- si preoccupò subito l’altro mentre si inginocchiava per essere alla sua altezza.
-La mia mamma non si sveglia più! Devi fare qualcosa! Ti prego!
I due uomini si lanciarono un semplice sguardo consapevole prima di iniziare a correre per seguire la bambina nella sua casa.
Chiamarla “casa” non era propriamente corretto, era più una specie di cantina con un tavolo, due sedie e un materasso rotto.
Sopra il materasso era stesa una donna con i capelli scuri che formavano un ventaglio intorno a lei, aveva gli occhi aperti e spenti, il volto bianco, le labbra aperte con un po' di schiuma intorno, in una mano stringeva una siringa e nell’altro braccio si riuscivano a vedere diversi buchi procurati da questa.
Nessuno dei due uomini ebbe bisogno di avvicinarsi per appurare che fosse morta.
-Fa qualcosa!- continuava a piangere Diane mentre gli stringeva i pantaloni.
E l’unica cosa che Tendo poté fare, mentre Ushijima annunciava che avrebbe chiamato la polizia e si dirigeva fuori per farlo, fu chinarsi e abbracciarla cercando di mostrarle tutto quell’amore che avrebbe dovuto avere al posto di quel dolore.
Fu difficile spiegare alla bambina di quattro anni che sua madre era morta e che non sarebbe tornata, ma fu ancora più difficile quando arrivarono gli assistenti sociali insieme alla polizia.
Diane fu presa da uno di loro e, nel panico, iniziò a urlare e scalciare. Morse l’uomo che la teneva stretta e, quando questo la lasciò andare per la sorpresa, provò a correre via. Ma fu afferrata da un suo collega e Tendo sentì la rabbia invaderlo nel vedere con quale poca delicatezza aveva strattonato il braccio della bambina.
-Lasciala- si intromise con voce fredda mentre li raggiungeva –ci penso io a calmarla.
L’uomo, probabilmente per paura di essere morso o preso a calci da quel piccolo demone rosso, fece come richiesto spingendola verso di lui.
Tendo la prese in braccio e provò a calmarla –Va tutto bene Diane, queste persone vogliono aiutarti, ti troveranno una casa e starai bene, non dovrai più uscire di notte per cercare da mangiare, starai bene.
Diane si aggrappò con disperazione a lui e iniziò a urlare –Non mi interessa! Non voglio andare con questi sconosciuti!
-Diane, piccola, non puoi vivere per strada…
-Se non posso stare con la mamma allora voglio stare con te!
Quell’urlo fece bloccare il respiro di Tendo nel suo petto. Diane voleva stare con lui.
Non sapeva cosa dire e non ebbe neanche bisogno di farlo perché fu Ushijima a intervenire.
-Diane- la chiamò serio –Tu vorresti davvero venire a vivere con noi?
La bambina fissò Ushijima, si strinse di più a Tendo e annuì velocemente mentre tirava su con il naso.
Fu tutto quello che al pallavolista bastò prima di voltarsi verso gli assistenti sociali e annunciare –Vogliamo adottare questa bambina.
Una delle donne lo fissò seria e rispose –Non sarà semplice.
-Allora mi dica come renderlo semplice.
Tendo fissò con amore il suo partner, erano momenti come quelli che gli ricordavano perché poteva essere solo lui e nessun altro.
Non importava quanto avrebbero dovuto lottare e quanti giorni sarebbero passati, se Wakatoshi si metteva in testa un obiettivo l’avrebbe raggiunto a qualsiasi costo.
Tendo sorrise con gli occhi lucidi, poi strinse di più la bambina e le baciò la guancia –Diventeremo i tuoi papà- la rassicurò in un sussurro –non avrai mai più un motivo per piangere, te lo prometto.

[2458 parole]
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: LorasWeasley