Serie TV > Wynonna Earp
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Autore: aurora giacomini    26/11/2021    1 recensioni
Nel buio qualcosa si muove, si nutre di oscurità e paura. Si nutre di colpe e rimpianti.
E' arrabbiata. Non ha pace.
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La pubblicazione riprenderà quest'autunno/inverno; questo è il piano :)
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nicole Haught, Nuovo personaggio, Waverly Earp, Wynonna Earp
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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La casa era immersa nel silenzio, disturbato solo da un suono irregolare: i tasti di un computer. Una lama di luce evidenziava il fumo e illuminava le mani di Wynonna. Le dita si muovevano veloci sulla tastiera che non aveva bisogno di guardare, infatti i suoi occhi -spalancati e secchi- erano fissi sul serpente nero che si allungava e spezzava sul bianco del foglio.

La cenere della sigaretta, che la donna aveva in bocca, rischiava di cadere, ma non sarebbe successo. Forse. Non successe. Wynonna si tolse la sigaretta delle labbra dischiuse e allungò la mano verso la lattina di RedBull che aveva di fianco. Approfittò della piccola pausa per spegnere il piccolo cilindro bianco.

Waverly, che era seduta sul piccolo divano a qualche metro da Wynonna, approfittò invece della pausa per parlarle:

“Non dovresti fumare così tanto... è la quinta che accendi in mezz'ora.” Non ottenne risposta: Wynonna aveva ricominciato a digitare.

Forse perché ha le cuffiette, ragionò, notando il filo bianco che pendeva dal collo di Wynonna per arrivare nell'angolo in basso del pc, dove il jack era inserito. Non poteva vederle le orecchie, perché Wynonna portava i lunghi capelli neri e mossi sciolti sulle spalle.

Waverly si chiese se fosse il caso di avvicinarsi e ripeterle quello che aveva detto. Decise che non l'avrebbe fatto. L'avrebbe lasciata in pace e sarebbe intervenuta solo se la donna avesse provato ad accendersene un'altra.

Rimase ad osservare Wynonna e il suo volto concentrato per qualche secondo. Si domandò cosa le passasse per la testa, in quei momenti; se si ricordasse del mondo esterno, se ricordasse che, oltre a delle mani e una bocca con cui fumare e bere, avesse anche un corpo. Pensieri sciocchi. Sciocchi pensieri di un giovedì mattina come molti altri. Be', non esattamente un giovedì qualunque: sarebbe arrivata la medium, quel giorno. Sempre che non avesse cambiato idea nel frattempo. Waverly le aveva inviato un'altra e-mail per ringraziarla, ma la medium non aveva risposto. Sembrava una di poche parole.

Riportò l'attenzione sullo schermo del cellulare. Stava leggendo una fan-fiction su una delle sue attrici preferite: le avventure di una donna che scopre un mondo fatto di vampiri e demoni. Una storia un po' contorta in cui non avrebbe mai immaginato l'attrice. Ma del resto è questo il punto delle fan-fiction, no? Vedere come i personaggi che amiamo possano muoversi in diversi scenari, ambientazioni, universi e situazioni a seconda della fantasia dell'autore. E' questa la cosa divertente, altrimenti basterebbe relazionarsi unicamente alla storia o ai personaggi originali di un'opera più grande. *

Anche Wynonna aveva cominciato scrivendo fan-fiction; erano quasi tutte su una serie TV degli anni '80 che l'aveva incantata. ''Faccio pratica'', soleva dire, ''così un giorno il mio inglese e le mie abilità saranno abbastanza buone da poter proporre qualcosa a una casa editrice. E poi mi diverto a scrivere di personaggi che amo, metterli in situazioni assurde. Così assurde, che a volte non centrano nulla con l'opera originale''. E ci era riuscita: era diventata una scrittrice di romanzi.

Waverly si chiedeva spesso quanti degli autori di fan-fiction di cui leggeva aspirassero a scrivere romanzi, un giorno. Quanti di loro ci sarebbero riusciti?


 

Wynonna era abbastanza soddisfatta del risultato che stavo ottenendo, o per lo meno, del risultato di quei primi tre capitoli.

Aveva sentito Waverly dire qualcosa a proposito del fumo -la playlist era finita e lei aveva scordato di farla ripartire, immersa com'era nel suo lavoro-, ma poi si era dimenticata di risponderle.

Aveva messo da parte progetti incompleti per dedicarsi completamente a una nuova opera; un genere che le piaceva molto, sopratutto da ragazza, ma di cui non aveva mai scritto: il Gotico.

Romanzo Gotico, pensò senza smettere di digitare, elementi romantici fusi all'horror. Una storia d'amore immersa in oscurità e paura. Ci siamo. Medioevo; Castelli; Segrete; Cimiteri; Luoghi cupi, bui e tenebrosi. C'è. Fra poco Mary passeggerà fino a raggiungere il cimitero immerso nella nebbia. Incontrerà William, e questo mi porta a rispettare lo step successivo: pene d'amore. William è un personaggio ambiguo, dannato, preda di ossessioni e passioni. Mistero, ambiguità, dannazione. Conflitti interiori senza soluzione. Ho tutto. Devo solo mettere ogni pezzo al suo posto. Non devo esagerare: non deve diventare la parodia di un Romanzo Gotico!

Cosa pensa Mary quando lo vede? Devo descrivere le sue sensazioni su di lui, magari appoggiandomi all'ambiente esterno... La nebbia era... no... la nebbia gli bagnava appena la pelle chiara; la faceva risultare ancor più pallida e smorta. Aveva gli occhi di chi aveva appena versato lacrime. Will- Wynonna fu costretta ad interrompere i suoi ragionamenti, perché Waverly le si era messa di fianco. Forse le aveva anche parlato, non ne era sicura.

“Una macchina sta entrando nel cortile. Penso sia lei.”

Wynonna riportò gli occhi sullo schermo, verso l'angolo in basso a destra, dove le cifre digitali le dissero che erano le 3:15 del pomeriggio. Eppure, l'ultima volta che aveva controllato l'ora non era neppure mezzogiorno. Era successo di nuovo, si era persa nel suo mondo. Lo interpretò come un buon segno: stava lavorando bene.

“Precedimi.” Rimise le dita sui tasti e gli occhi sulle parole. “Voglio concludere questo paragrafo. Ti dispiace?”

“Non c'è problema.” Capiva quanto importante fosse per sua sorella e, in più di un'occasione, aveva visto come un'interruzione fosse capace di cancellare ottime idee e far, di conseguenza, incazzare Wynonna. Inoltre, nel loro cortile c'era una medium, non certo un vampiro.

Perché ho pensato ai vampiri? Ah, giusto: la fan-fiction che stavo leggendo. Spero che l'autrice aggiorni presto: voglio vedere come farà Judi a uscire da quella situazione. Se uscirà mai viva da lì, certo. Conoscendo il modo di fare dell'autrice, so che non posso mai sapere come andrà a finire. Spero in un lieto fine, comunque. Spero che lei e Joe possano stare sempre insieme, nonostante le loro differenze. Anzi, le loro differenze li arricchiscono.


 

Waverly Earp aprì la porta d'ingresso.

Nel cortile anteriore c'era parcheggiata una piccola macchina rossa dall'aspetto piuttosto datato e dimesso. Non aveva mai visto quel modello. Forse è una macchina straniera, pensò. Ne ebbe quasi certezza quando guardò anche la targa: aveva la bandiera Europea.

Che strano.

Le portiere erano ancora chiuse e sembrava che la donna dietro al volante si fosse dimenticata di uscire. Forse stava cercando qualcosa. Waverly aveva difficoltà a vedere chiaramente l'abitacolo: la posizione del sole l'abbagliava e la neve non aiutava la situazione.

Improvvisamente si sentì a disagio: e se la donna la stesse fissando? Magari si chiedeva proprio perché Waverly se ne stesse in mezzo alla neve e al ghiaccio, a fissare lei.

Cosa doveva fare? Tornare in casa sarebbe stato maleducato. Avvicinarsi alla portiera del lato guida, invadente. Rimanere lì impalata, stupido. Perché quella donna non poteva semplicemente uscire dalla macchina? Era colpa sua se una situazione normale era diventata così imbarazzante!

Fa' qualcosa... la supplicò mentalmente.

Fu Waverly a fare la prima mossa, esasperata dallo stallo che si era creato -non per colpa sua.

Stando attenta a non scivolare sulla neve ghiacciata, si avvicinò al finestrino del lato guida. Il vetro era parecchio scuro e ciò rendeva arduo distinguere la figura all'interno. Aveva dato per scontato si trattasse di una donna, ma ora non ne era più così sicura. Distinse però due occhi, o quelli che sembravano degli occhi: erano fissi sulla casa.

Che tipa -o tipo- strana... pensò.

“Waverly, che stai facendo?”

Anche Wynonna era uscita, ma era rimasta sul portico con le braccia incrociate al petto; un po' per abitudine e un po' per proteggersi dal freddo.

Waverly si voltò a guardarla.

“Non ne sono sicura”, ammise. “Sto cercando di attirare l'attenzione della persona qui dentro, penso.” Indicò la macchina rossa: “Ma sembra troppo impegnata a guardare casa nostra...”

“Fantastico.” Wynonna estrasse il pacchetto delle sigarette e un accendino giallo. Si portò la sigaretta alla bocca. “Sapevo c'era qualcosa di strano. Era troppo perfetta.” Stava per dare fuoco alla carta sottile e al tabacco da essa contenuto, ma Waverly la rimproverò:

“Basta fumare! Non sei una ciminiera!”

Wynonna Earp socchiuse gli occhi; la mano ferma a pochi centimetri dal volto, con il dito pronto ad azionare l'accendino. Era preda di una lotta, forse di un dubbio esistenziale: fumare o non fumare, questo è il dilemma.

Non fumare, decise infine. Anche se contro voglia, rimise la sigaretta dentro il pacchetto e lo infilò in tasca.

“Perché non esce?”

“Non ne ho idea... forse sta male”, ipotizzò Waverly, decidendo fosse una donna. “Pensi che dovremmo controllare?”

In risposta, Wynonna scrollò le spalle.

“Il tuo intervento è stato fondamentale, Wynonna. Grazie mille!”

“Il sarcasmo, Waverly, lascialo a me”, le rispose con mezzo ghigno. “Prova ad aprire la portiera. Non penso ti salterà addosso per mangiarti.”

Waverly ebbe un brivido: Può essere un demone, come quello della storia? E se lo fosse davvero? Smettila di dire idiozie, Waverly, si disse, leggi troppe fan-fiction. Questa è la realtà e tu potresti star sprecando tempo prezioso. Se questa donna sta male, devi soccorrerla! Subito!

Prese un respiro profondo e aprì la portiera.

Due luminosi occhi nocciola la fissavano con curiosità. Occhi posizionati molto in alto, nonostante la donna -sì, perché era davvero una donna- fosse seduta. Doveva essere un metro e ottanta, minimo. Era graziosa e sembrava piuttosto giovane, forse aveva l'età di Wynonna. Portava i capelli rossi -più rossi della vernice della macchina, ma più scuri- legati in una coda di cavallo che a mala pena riusciva a tenerli tutti insieme, dal momento che non erano così lunghi.

Indossava una semplice camicia bianca -nonostante il gelo- e un paio di jeans blu.

“Noto che la cavalleria non è morta”, commentò tranquillamente la donna dai capelli rossi.

Be', pensò Waverly, non è sessista e sembra simpatica.

“Ciao. Tutto bene?”

Non le rispose, mostrò invece l'intenzione di uscire, così Waverly si fece da parte per farla passare.

La donna fece il giro della piccola macchina e aprì il bagagliaio, ignorando completamente Waverly, Wynonna e le buone maniere.

Waverly si voltò a guardare sua sorella, in cerca di consolazione o di risposte, forse entrambe le cose. Aveva sbagliato qualcosa?

Wynonna aveva due dita strette attorno alla sella del naso ed era evidente che stesse lottando per non scoppiare a ridere.

“Sto bene.”

Waverly sobbalzò dallo spavento e si voltò a guardare la nuova arrivata.

La rossa richiuse il bagagliaio e si buttò una valigia dietro la schiena, appoggiando il dorso della mano che stringeva la maniglia sulla spalla sinistra.

Le porse la mano libera: “Tu devi essere... Waverly.”

“Come fai a saperlo?” Si chiese se avesse scritto i nomi nella e-mail, ma non lo ricordava.

“Non hai la faccia di una che si chiama Wynonna.” Sembrava aver appena dichiarato la cosa più ovvia del mondo. Continuò a stringere la mano di Waverly nella sua e a guardarla negli occhi. “Sono Nicole. Andremo d'accordo, noi due.”

La stretta non era ancora stata sciolta; era durata abbastanza a lungo, ormai, da risultare imbarazzante e strana. Eppure, in quegli occhi nocciola, languidi e un po' tristi, non c'era traccia di disagio.

Che occhi tristi, pensò Waverly, sembra che stia per piangere o che abbia appena smesso. No, non è vero: non sono gli occhi di chi vuol piangere... sono gli occhi di chi è stufo di farlo... di chi si è rassegnato a vedere cose brutte, forse dolorose. C'era tempo per soffermarsi su quelle riflessioni, perché Nicole la tratteneva ancora. La sua mano è bollente e la stretta forte, ma non mi sta facendo male... Mi piace. Dovrei essere io a fare qualcosa? Non lo so. E poi, cosa voleva dire con ''andremo d'accordo, noi due''? Che tipa strana...

La mano di Nicole scivolò via con naturalezza, come se solo in quel momento fosse per loro giusto separarsi.

Waverly osservò la mano che aveva accolto la sua stringere quella di sua sorella.

“Piacere”, disse Wynonna. “Tu sei la medium. Nicole, se ho sentito bene.”

“Solo Nicole.” Anche la loro stretta durava ancora, ma non ancora abbastanza da essere strana.

Waverly si chiese se Nicole avesse qualcosa di strano da dire anche a Wynonna.

Ce l'aveva:

“Una scrittrice.”

“Come lo sai?”, inquisì l'altra donna, cominciando a mostrare disagio per il contatto con la mano della rossa che, decise, stava durando un po' troppo.

“Sguardo allucinato; occhiaie; odore di fumo di sigaretta; lieve tremore dato dall'eccessivo consumo di alcol, forse di caffeina. Sei una scrittrice. E dal momento che il tuo nome è Wynonna, immagino tu sia quella Wynonna.”

“Mi conosci?” Una strana luce, notò Waverly, brillava ora negli occhi di sua sorella. Conosceva bene quella luce, avrebbe voluto vederla più spesso.

La Resilienza del GhiaccioLe Vedove RidonoBlu come il Fuoco. Li ho letti tutti. Mi piace il tuo modo di fare, ma del tuo stile e dei tuoi lavori parleremo dopo.” Finalmente la lasciò andare e alzò gli occhi sulla facciata in legno scuro della casa: “Ha una storia molto lunga.” Abbassò lo sguardo di nuovo su Wynonna e i suoi occhi blu: “Saremo capaci di ascoltare?”

Waverly cominciò a provare un lieve fastidio: perché quella donna era diventata improvvisamente così loquace?

“Se non ascolti, non puoi raccontare”, affermò la donna dai capelli neri.

Nicole si limitò a sorriderle brevemente e bonariamente. Il suo corpo tremava leggermente in risposta al gelo che le circondava; piccoli spasmi dei muscoli che cercavano di irrorare meglio i tessuti di sangue, di guadagnare un po' di calore.

“Hai una bella valigia. Ci tieni gli oggetti del mestiere?”

“Anche”, assentì. “Ma più che altro ci sono i miei vestiti: starò qui con voi per un po'.”


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N.d.A: * Pensando a te che porti il nome il cui significato è: “colui che protegge i suoi uomini”. Ti voglio bene.

  
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