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Autore: sab2fab4you    26/11/2021    1 recensioni
Abbiamo conosciuto Dan e Hana come i migliori amici di Ben e Lily, ma è arrivato il momento di raccontare la loro storia.
Dan è il classico genio ribelle, si sente incompreso e inadatto. Troppi demoni gli scavano dentro senza lasciargli via d'uscita, è intrappolato da sé stesso. Poi c'è Hana, che diventa uno spiraglio di luce nell'oscurità del ragazzo. Dietro la sua facciata da ragazza con la testa fra le nuvole si nasconde una persona che porta sulle spalle un peso molto più grande di lei. Saranno l'uno la salvezza dell'altro, perchè infondo sono due anime che stavano solo aspettando di incontrarsi.
***
ESTRATTO DAL CAPITOLO SETTE:
"Nessuno dei due disse una parola, continuarono a guardarsi e a capirsi. Erano diversi come il giorno e la notte, questo lo sapevano, eppure c’era qualcosa che li legava ed era proprio per questo che in un modo o nell’altro continuavano ad attrarsi."
***
AAA: NON E' NECESSARIO LEGGERE IL VOLUME 1
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo dieci
 
Should this be the last thing I see
I want you to know it's enough for me
'Cause all that you are is all that I'll ever need



I'm so in love







Dan


Nei miei vent’anni di vita non avevo mai provato niente per nessuno, neanche una cotta, e fino a qualche tempo fa pensavo che quello che c’era stato fra me e Angie ci andasse vicino ma ora sapevo che non era così.


Perché il modo in cui mi sentivo quando ero con Hana era ogni volta una scoperta.


Posai un piede a terra per prendere la rincorsa, il vento mi fece scivolare via il cappuccio dalla testa e un brivido mi percorse la schiena.


Ma una volta che realizzi che ti piace qualcuno, qual è il prossimo passo da fare?


Ti confessi, idiota” disse una vocina nella mia testa e il solo pensiero mi fece perdere l’equilibrio proprio mentre stavo cercando di far roteare lo skate. Finii con il sedere per terra, e non fu per niente piacevole.


Sconsolato, afferrai lo skateboard e ritornai sulle gradinate della pista. Come se le fitte al coccige non bastassero, sentivo anche il naso pizzicare.


<< Ti ho fatto una foto mentre cadevi >> esordì Ben quando mi accomodai accanto a lui.


<< Tu e questa maledetta macchina fotografica >> mi lamentai.


Ripensai alla mostra fotografica a cui avevo partecipato prima di iscrivermi alla John Stokes High School, Ben aveva dedicato il suo progetto a Lily. L’ennesima dimostrazione d’amore nei suoi confronti e l’aveva fatto senza vergogna. Ben era quello che non aveva paura di piangere avanti a lei, non temeva i suoi sentimenti ma li esprimeva nei modi più disparati, non glielo avevo mai detto ma lo ammiravo tanto.


Io invece ero un vigliacco che riusciva solo a tenersi tutto dentro.


Inspirai profondamente prima di parlare, << Ben, quando hai detto a Lily che l’amavi… tu… ecco, sapevi lei cosa provava? >>.


Gli lanciai uno sguardo prima di iniziare a fissarmi le maniche del giubbotto, il ragazzo non staccò gli occhi dallo schermo della macchina fotografica neanche un secondo.


<< No, ero quasi sicuro che mi odiasse >> rispose, come se niente fosse.


<< Non hai avuto paura? >> mi morsi nervosamente l’interno della guancia.


Lo sentii ridacchiare, << mi sentivo di morire, ma è stato meglio così >> e mi guardò negli occhi << non sarei riuscito più a tenerlo dentro >>.


Sbuffai pesantemente, non avevo idea di cosa fare per andare avanti.


<< Che c’è, ti devi dichiarare a qualcuno? >> mi canzonò, provocando da parte mia un bel “COSA?” come risposta.


Ma non finì qui, perché dopo qualche secondo delle voci familiari ci costrinsero a girarci verso di loro.


<< Bella raga’ >> salutò Lily, Hana al suo fianco si limitò a sventolare una mano.


I miei occhi incontrarono quelli della ragazza e il corpo si mosse da solo, mi alzai di scatto boccheggiante ma non dissi nulla.


Hana, Lily e Ben mi guardavano come se fossi impazzito.


AHCHOO!” e menomale che mi coprii il viso, perché la vista del moccio penzolante era piuttosto disgustosa. Mi allontanai dal gruppetto con le orecchie fumanti di imbarazzo.


Non potevo credere che avevo anche solo pensato di confessarmi ad Hana quando la sua presenza bastava a farmi comportare come un cretino.


All’improvviso vidi un braccio spuntare dalle mie spalle e sapevo già chi fosse senza neanche voltarmi, recuperai il fazzoletto dalla mano di Hana e solo quando mi pulii per bene mi girai verso di lei.


<< Grazie >> borbottai, ero sicuro di avere ancora le orecchie bordeaux.


<< Ti sei preso un raffreddore per colpa mia, vero? >> la ragazza partì come un treno, << non avrei dovuto costringerti a correre con la neve… >>.


<< No! >> poggiai entrambe le mani sulle sue spalle, “passerei anche cento ore sotto la neve con te” pensai ma ovviamente non lo dissi, << è solo una stupida allergia >> mentii spudoratamente dato che non soffrivo di nessuna allergia.


Sentii i muscoli della ragazza rilassarsi per poi realizzare che la stavo ancora mantenendo e stavolta ad infiammarsi furono le guance.


<< Sai, c’è una cosa c-che, uhm ti volevo chiedere >> gesticolai con una mano mentre con l’altra mi grattavo nervosamente la nuca, << sono molto indietro con fisica e non ho seguito l’ultima lezione >>.


Sospirai per poi arrivare finalmente dritto al punto << mi puoi aiutare a studiare? >>.


Hana balzò come una molla << sì, sì! >> esclamò mentre batteva le mani, il suo sorriso mi scaldò il cuore.




**


Hana


Non sapevo come avrei aiutato Daniel dato che ero arrivata alla conclusione che il mio cervello smetteva proprio di funzionare quando ero con lui. E ora eravamo a casa sua, sebbene non fosse la prima volta che stavamo da soli in qualche modo il fatto di trovarmi chiusa dentro quattro mura mi rendeva nervosa.


<< … non odiarmi, ma mi puoi rispiegare la formula? >> pigolò il ragazzo, aveva la testa poggiata su una mano e mordeva nervosamente il tappo della penna.


Trattenni una risata alla vista di un Daniel spogliato della sua compostezza stoica, pensai che gli mancasse poco per strapparsi tutti i capelli dalla testa. Era chiaro che le materie scientifiche non erano il suo forte, dentro di me sapevo che lui era il tipo che amava la letteratura e la filosofia. Aveva l’animo dell’artista, sensibile ma incompreso dal resto del mondo.


Una volta che finii di spiegargli il fenomeno anomalo dell’acqua attraverso tutta una serie di operazioni matematiche, Daniel fissò il libro per un minuto buono prima di scompigliarsi i capelli.


<< Non ho capito niente >> pronunciò e stavolta non riuscii a non ridere.


<< Non-Non ridere! Questi sono fenomeni naturali che accadono da prima che l’uomo nascesse, come fanno ad essere regolati da equazioni? >>.


<< Direi… di fare … una pausa >> sghignazzai.


Daniel mi guardò serio e per un momento temetti che stesse per fare una delle sue solite sfuriate perché si era sentito preso in giro, ma poi vidi le sue labbra incurvarsi in una smorfia e infine si unii a me.


Quel meraviglioso sorriso gengivale che raramente dipingeva il suo viso mi fece perdere dei battiti.


<< Vado a prendere un po’ d’acqua, vuoi qualcosa? >> scossi la testa ma nel momento in cui si alzò lo seguii silenziosamente in cucina.


Oggi c’era qualcosa di diverso in lui, era molto più rilassato e sembrava quasi di buon umore. Gettai un occhio verso le tre porte che davano sul salone, consapevole che dietro una di esse ci fosse la camera di Daniel. E io volevo assolutamente vederla.


Ero avida di conoscere ogni sua sfumatura, volevo entrare a far parte del suo piccolo mondo e fargli compagnia per poi costruire un muro attorno a noi e rimanere da soli. Era troppo egoistico da parte mia?


<< Non ti avvilire troppo per fisica… è una materia difficile e io non è che sia bravissima a spiegare >> inserii il discorso mentre il ragazzo cercava l’acqua nel frigorifero.


<< Non è assolutamente vero, tu vai bene così come sei >> e mi guardò come se dietro quelle parole ci fosse altro, << sono io che ho la testa dura >>.


Sorrisi puntando lo sguardo sulla punta dei piedi, non sapevo mai come interpretare ciò che diceva perché mi sembrava sempre che ci fosse un doppio significato e più ci passavo del tempo assieme, più mi chiedevo: gli piaccio o è solo gentile con me?


Mi accostai a lui, il cuore iniziò ad aumentare di battiti perché sapeva già ciò che stavo per fare, Daniel mi guardò sorpreso dalla vicinanza, era ancora con la bottiglia in mano.


Iniziai a giocare con le dita, << posso vedere la tua camera? >> dondolai sui talloni mentre lo fissavo in attesa di una risposta.


Sei una sfacciata” pensai dopo che la preoccupazione di essere stata troppo invadente mi colpì.
Daniel si coprì la bocca con una mano e abbassò lo sguardo, per un secondo mi parve di scorgere un impercettibile sorriso sulle sue labbra ma non ne ero certa. Lo vidi dimenticarsi totalmente dell’acqua e farmi cenno di seguirlo.


<< Mi dispiace, è un po’ disordinata… >> e aprì la porta centrale.


La stanza non era grande e come mobili aveva solo un letto, una cassettiera e una scrivania. Avanzai al centro di essa e mi guardai intorno: la parete sulla quale si appoggiava la testiera del letto era tappezzata di disegni, alcuni fatti con gli acquerelli mentre altri a matita, c’erano appesi addirittura dei quadri. Dal lato opposto, quello occupato dalla scrivania, si ergeva una libreria che occupava tutto il muro. Infine, le restanti pareti erano decorate da vari graffiti, e vicino alla finestra c’era un cavalletto con sopra una tela ancora bianca.


Inspirai a pieni polmoni il profumo di quella stanza, tabacco e acqua di colonia misto a un altro aroma molto più dolce. Ritornai a quando avevo indossato la sua giacca e una sequenza di brividi mi percosse la schiena.


C’erano libri poggiati su ogni superficie disponibile, oltre che a stare sistemati sulla libreria. Mi avvicinai ad essa eccitata di scoprire Daniel cosa leggesse: più di uno scaffale sorreggeva volumi di autori dal cognome impronunciabile, riuscii a capire che si trattava di letteratura russa solo quando lessi il nome di Tolstoj. Spostai lo sguardo per poi scoprire infiniti testi sulla poesia, per lo più francese, ma non era finita qui; Austen, le sorelle Brontë, Shelley e Wilde e tanti altri giganti della letteratura inglese. E infine singoli titoli di autori scollegati fra loro fra cui Stephen King, Murakami e Ian McEwan.


<< Incredibile >> mormorai attonita, forse più a me stessa che a Daniel.


Mi girai per guardarlo e lo trovai appoggiato allo stipite della porta a fissarmi, aveva la punta delle orecchie bordeaux.


<< Mi piace leggere >> constatò l’ovvio con quella affermazione.


Ripresi a curiosare sfacciatamente nella sua intimità e stavolta mi concentrai sui suoi lavori. Notai che i soggetti dipinti sulle tele erano completamente diversi da quelli fatti con l’acquerello; i primi avevano colori scuri e spenti, i tratti dei disegni erano spesso imprecisi quasi come se volesse renderli grossolani di proposito. Notai che c’era sempre lo stesso personaggio, cioè un mostriciattolo dalla testa deforme e l’espressione infelice. Gli altri invece ritraevano paesaggi che pian piano andavano sfumando in disegni astratti, erano colorati e vivi, semplicemente unici.


<< Dan, sei straordinario… io-io non ho parole! >> esclamai.


<< Grazie >> rispose timidamente, mi aveva raggiunta ma non si fermò accanto a me, piuttosto preferì rimanere fermo alle mie spalle.


<< Quello sono io >> puntò il protagonista di una delle tele.


<< Perché sei… così? >> e mi girai, sperando di non averlo offeso.


<< Perché mi sento in questo modo la maggior parte delle volte >> e abbassò lo sguardo sospirando ,<< sono una persona malinconica, Hana. Passo più tempo a rimuginare sul fatto che sono un disadattato con una visione troppo cinica della vita che a respirare >>.


Poggiò le mani sulle mie spalle per poi farmi girare, come aveva fatto qualche sera prima al Bearpit, << ma qualche volta anch’io vedo il mondo a colori e quando capita cerco di imprimerne la gioia così da ricordarla >>.


Ero senza fiato, sentivo la presenza di Daniel dietro di me ed ero tentata dal fare un passo indietro e far scontrare la mia schiena contro il suo petto. Il profumo di quella stanza, i libri, i disegni, lui mi stava dando alla testa. Era una persona così intensa e dalle emozioni profonde, solo chi aveva tanto da dire riusciva ad esprimersi in questo modo. E questa fu la conferma del fatto che Daniel era una persona completamente diversa da quello che sembrava.


<< Sai, ho scritto una cosa… non ho mai avuto il coraggio di dartela… >> il ragazzo prese a frugare in uno dei cassetti della scrivania per poi cacciare fuori il suo diario.


Lo raggiunsi pian piano ma rimasi a debita distanza quando si mise a sfogliarne le pagine. Lo sentii strappare un foglio per poi porgermelo, << non so se definirla poesia ma- >> inchiodò i suoi occhi nei miei << l’ho scritta pensando a te la sera del tuo attacco di panico >>.


Ma quel pezzo di carta non lo accettai, << voglio che sia tu a leggerla per me >>.


Daniel si grattò la nuca imbarazzato e dopo aver preso un bel respiro procedette.


<< “Proteggi te stessa, sempre, perché non ti meritano.
Proteggiti perché sei speciale, dal cuore puro e fuori dal normale
e so che ti fa male perché hai tanto da dare al mondo.
Pensi sempre il meglio degli altri
ma non pensare mai che tutti siano come te,
perché nessuno può esserlo” >>.


Tra poco il cuore mi sarebbe esploso dal petto, ero quasi certa che Daniel riuscisse a sentirne il battito tanto che era veloce. Lo raggiunsi, i miei occhi sempre fissi nei suoi, e feci scontrare le nostre mani, questo contattò mi provocò non poche farfalle nello stomaco. Sentivo la testa leggera, gli amici non si comportavano così, non si scrivevano poesie. Agganciai due dita attorno al suo indice, decisi che era arrivato il momento di essere presuntuosa e credere che quello era stato il suo modo di confessarsi.


<< E’ bellissima, la amo >> le parole mi uscirono in un sussurro.


<< Sono… sono davvero contento >> sembrava che stesse affannando.


Lui aveva scritto quelle parole pensando a me, ancora non riuscivo a farmene una ragione.


<< Ma hai sbagliato solo una cosa >> questa volta gli strinsi tutta la mano, << c’è qualcuno che mi merita >>.


Daniel inspirò profondamente per poi chiudere gli occhi, si chinò verso di me e poggiò la sua fronte contro la mia.


<< Sei sicura? >> il suo fiato mi colpì la faccia, ormai ero più rossa di un peperone.


<< Mh-mh >>.


All’improvviso si liberò dalla mia presa e al contempo fece cadere a terra il foglio di carta solo per poter prendere il mio viso fra le mani e guardarmi. Quelle iridi onice che spesso parlavano anche quando Daniel non diceva nulla ora stavano brillando. Pensai che non ci fosse cosa più bella.


Dan fece scorrere il pollice prima contro la pelle della mia guancia e poi lo passò sulle labbra. Iniziai a fare fatica a controllare il respiro. Infine, si sporse ancora di più verso di me e per qualche secondo le nostre bocche si scontrarono.


Questo bastò a mandarmi in estasi. Sentii come delle scariche elettriche attraversarmi tutto il corpo, dalla testa ai piedi per poi ricominciare il circolo.


Fu un bacio casto e fugace perché poi Daniel si staccò ed ebbi l’impressione che lo fece per vedere come stessi. Mi aggrappai alle maniche della sua felpa per fargli intendere che non mi sarei mossa da lì.


Mi baciò una seconda volta e fu molto più deciso. Venni travolta dalla morbidezza delle sue labbra che ora si muovevano velocemente sulle mie. Non sapevo bene cosa stavo facendo dato che non avevo mai baciato nessuno, ma sperai che stesse provando le stesse sensazioni che stavo provando io.


Gli cinsi la vita con le braccia e mi beai del calore di quell’abbraccio che tanto avevo desiderato. Un nuovo stormo di farfalle prese a vorticare nel mio stomaco quando Daniel mi solleticò le labbra con la lingua. Con una mano prese ad accarezzarmi i capelli, districandoli delicatamente con le dita.


Al contrario di quello che si poteva pensare, Daniel fu delicato in ogni suo movimento. Mi accarezzava gentilmente le labbra con la lingua e le sue mani erano ancora perse nella cascata di capelli. Mi persi nella dolcezza delle sue braccia che mi stringevano come se fossi la cosa più preziosa che esisteva sulla faccia della terra.


Poi si staccò ed entrambi ci guardammo come se non potevamo credere a ciò che era appena successo. Mi sentivo elettrica, eccitata, viva.


Vidi Dan spalancare gli occhi e portarsi le mani sulla bocca, << oh, cazzo >>.


E prima che potessi chiedergli cosa intendesse, la porta della sua camera venne spalancata violentemente e il nostro abbraccio si sciolse bruscamente.


<< Idiota, ti sto chiamando da mezz’ora! >> urlò Ben, << Hana! Non sapevo che ci fossi anche tu >>.


La consapevolezza del bacio mi colpì peggio di uno schiaffo. Avevo baciato un ragazzo, avevo baciato Daniel.


<< Oh, stavo giusto per andare via >> inciampai nei miei piedi e caddi rovinosamente a terra, << stavamo studiando fisica >> dissi distrattamente.


Daniel si fiondò ad aiutarmi e lessi nei suoi occhi il mio stesso imbarazzo.


Più veloce di un fulmine raccolsi tutte le mie cose, << che stupida, questo non è il mio quaderno >>.


<< Hana… >> tentò il ragazzo.


<< Io…cioè, tu… uhm noi ci vediamo al ristorante >> giuro che mi sentivo fumare anche la punta dei capelli.


<< Ciao, Ben! >> urlai, troppo forte dato che il ragazzo si trovava nel soggiorno con noi.


Io e Daniel ci guardammo di sfuggita prima che mi fiondassi fuori dal suo appartamento, la magia del nostro momento era svanita e ora c’era solo un pesante e forte disagio.




**


Ciao!


Scrivere questo capitolo non è stato affatto semplice, non ho avuto neanche un momento libero in queste due settimane e infatti ho scritto ogni qualvolta avessi cinque minuti. Devo essere sincera, avevo altre idee per il loro primo bacio, ma mentre scrivevo mi sono resa conto che si era creata l’atmosfera perfetta e quindi eccoci qui! Spero davvero che il capitolo vi piaccia.


Un bacio

 
   
 
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