Serie TV > Xena
Segui la storia  |       
Autore: Faust    27/11/2021    1 recensioni
Vi racconterò della morte di Xena, e della disperazione di Gabrielle. Del Dio della Guerra che provò a separarle e della Dea dell'Amore che provò a riunirle. Molti Dei e molti Demoni si intrecciano in questa storia, ma anche molti eroi. Ascoltate quindi con attenzione, perché sarà l'unica volta che sentirete questo racconto. Il racconto di due guerriere con una sola anima e dell'eroina più nobile fra gli eroi, che un'anima non l'aveva affatto.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Aphrodite, Ares, Gabrielle, Xena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2 Farm
2.



Gli occorreva della terra vergine, mai toccata da mano mortale o immortale.
Non era così facile.
L'umanità aveva il vizio di esplorare e di raggiungere ogni angolo più remoto del mondo conosciuto.
Gli venne mente solo un luogo dove poteva essere certo di trovare quella rara merce, ma era distante, avrebbe perso altro tempo... Certo, nessuno più lo stava seguendo, ormai, ed il rituale era talmente complesso che era decisamente meglio fare le cose attentamente o ne sarebbe rimasto ucciso.
Si recò sull'Etna.
Sulle pareti del vulcano, vicino alla cima, avvolta da fumo e vapori tossici, certamente nessun mortale era mai arrivato. E agli immortali quel luogo non interessava.
Con un colpo secco frantumò una grossa lastra di lava fredda. Gli occorreva il terreno sottostante, la sabbia nera protetta dalla colata. Nessuno prima di lui l'aveva toccata, ne era certo.
Ne prese il più possibile e tornò ad Anfipoli.
Mischiò attentamente la terra vergine e l'argilla con acqua pura.
La consistenza tiepida del materiale, che scivolava pastoso tra le dita, era la prova che aveva ottenuto la giusta mistura e cominciò a plasmare il corpo di un essere umano a grandezza naturale.
Iniziò dalla testa, per poi proseguire con il busto, i fianchi, le braccia e infine le gambe.
Non occorreva essere precisi, abbozzò solamente le forme.
La parte complessa risiedeva nel pronunciare le giuste formule, nel modo corretto, per ogni parte del corpo.
Se avesse sbagliato in quella fase se ne sarebbe accorto solo a fine rituale e avrebbe rischiato la vita per niente.
Uscì in cortile, il sole stava tramontando, ormai, e scavò una buca profonda nel terreno. Vi sistemò la sua creazione, anche se con qualche difficoltà visto l'elevato peso, e stava per cominciare a ricoprirla di terra, quando si accorse di aver saltato un passaggio.
Tornò al tavolo da lavoro sul quale aveva plasmato quel corpo e prese un frammento di pergamena. Un banale frammento di pergamena. Da quello dipendeva tutto.
Sguainò la propria spada e si punse la cima dell'indice, poi, con il proprio sangue, tracciò dei simboli arcaici.
Li rilesse più volte, per essere certo di aver scritto correttamente -Vita...- Un sorriso sarcastico gli si dipinse sul volto. Un'altra banalità.
Tornò alla fossa e si chinò sulla sua creazione, fece un'incisione col pugnale sul petto della statua e vi pose dentro il cartiglio, ricoprendo il tutto con altra argilla. Ne avrebbe sistemato l'aspetto in seguito.
Riempì la fossa col terreno apena smosso e tracciò un cerchio di sale tutto attorno alla buca, prese il libro su cui era trascritto il rituale e cominciò ad enunciarne le 231 parole.
Ognuna aveva un significato preciso e andava declinata in cinque modi differenti, rendendo lunga ed estenuante la pronuncia dell'incantesimo.
Ordine, cadenza e ritmo dovevano poi essere perfette e sincronizzate con i suoi passi. Se avesse sbagliato anche solo una lettera, la sua stessa esistenza sarebbe stata annullata immediatamente.
Proprio per la sua pericolosità quel rituale non veniva utilizzato da millenni e considerato proibito e il suo frutto, un abominio.
Trascorse tutta la notte a leggere, ripetere e camminare in cerchio...Quando finì di declinare l'ultima parola, si fermò.
La terra smossa cominciò a tremare, la superficie sembrava quasi respirare, finchè una mano, grigia come l'argilla, uscì dal terreno, seguita poi dal resto del corpo.
Davanti a lui ora si ergeva un essere a malapena umanoide, dalle fattezze deformi e rocciose.
Ce l'aveva fatta, era riuscito ad animare un Golem.
La creatura se ne stava ferma e immobile davanti a lui. Si capiva che non era un'essere vivente. Non si avvertiva alcuna presenza, non respirava, non si muoveva.
Stava fermo, fissandolo con orbite vuote, in attesa di un ordine.
La parte difficile era completa, ora toccava alla parte importante.
Il vero motivo che lo aveva spinto a fare tutto questo.
Ordinò al Golem di stendersi a terra, fuori dal cerchio e questi ubbidì, sprofondando per qualche centimentro nel terreno soffice, per via della sua mole.
Il creatore tornò al tavolo, prese un altro pezzetto di pergamena e feritosi di nuovo, scrisse ancora con il proprio sangue.
Qualcosa tutt'altro che banale questa volta, il suo obiettivo: "Xena".
Prese una manciata di argilla avanzata e tornò sui suoi passi, chinandosi accanto alla testa della creatura e incidendone la fronte con il pugnale. Nascose anche questo cartiglio nella cavità creata e la ricoprì con l'argilla fresca, poi, prelevò un pizzico di ceneri dall'urna e la mischiò in un vaso, con la stessa acqua pura utilizzata per sciogliere l'argilla, cospargendone quel corpo grezzo e deforme, ma facendo attenzione a non usare tutto il liquido.
L'aspetto della creatura iniziò a mutare. Mani e piedi ottenero le dita, le gambe divennero affusolate e toniche, la pelle bronzea, il volto armonioso e i capelli corvini e setosi.
Era perfetta, in ogni dettaglio.
-Alzati.- Gli ordinò.
La creatura eseguì il suo ordine, rigidamente, poi lo seguì in casa, in obbidienza ad un suo cenno.
La fece stendere sul letto, che scricchiolò sonoramente e si mise al suo fianco, ammirando la sua opera.
Ora toccava all'anima. Niente di più facile con i suoi poteri.
Bevve dal vaso la mistura rimanente e si chinò su di lei, baciandola con passione.
Sentì la lingua della creatura, dura come roccia, diventare soffice. La pelle scaldarsi e il suo petto sollevarsi ritmicamente con il respiro.
Perfetto, c'era riuscito, aveva legato l'anima della sua prediletta a quel nuovo corpo.
Xena era tornata finalmete in vita.
Terminò il bacio, soddisfatto. Lui, il grande Ares, si era spinto dove nessuno aveva mai osato.
Non solo aveva creato un Golem, ma gli aveva pure dato un'anima, creato la perfezione ed una nuova vita.
Era pari suo Padre, anche lui era un Creatore, ora.
Rimase fermo per qualche secondo, aspettando che iniziasse a muoversi.
Le articolazioni erano ancora innaturalmente rigide e tese, forse ci sarebbe voluto del tempo.
Sfinito, nonostante fosse un Dio, si coricò accanto a lei e si addormentò, cercando di recuperare le forze.


Si materializzarono davanti alla fattoria, dietro a dei cespugli e restarono in osservazione, nel silenzio più assoluto.
Tutto era sospeso, non un uccello che cantasse o una foglia che si muovesse. Tutto innaturalmente immobile.
Gabrielle impugnava un sai nella mano sinistra e il Chakram nella destra. Non sapeva ancora come avrebbe fatto, ma le sarebbe bastato recuperare l'urna e fuggire, con l'aiuto di Aphrodite.
All'improvviso Ares uscì, fermandosi sul portico della casa.
-Le erbacce non muoiono mai. Vero, Gabrielle?- Disse iracondo.
La guerriera uscì dal suo rifugio, mentre la Dea restò nascosta -Lasciala andare, Ares.- Teneva la guardia alta, non si sarebbe fatta cogliere ancora di sorpresa.
-Prenditela, non me ne faccio più nulla.- Disse seccamente.
-Cosa vuoi dire?- Chiese confusa. Perchè fare tutto quello per niente?
-Quella cosa non è Xena.- Si avvertiva del disgusto nella sua voce.
-Cosa hai fatto?!-
-Vieni a vedere. Anche tu, Aphrodite- Disse l'uomo, rientrando.


L'interno della fattoria era stato risistemato dall'ultima volta che era stata lì con Xena e Ares.
Probabilmente, dopo aver recuperato i suoi poteri, il Dio li aveva utilizzati per velocizzare i lavori, ma tutto era rimasto semplice e spartano, come quando c'erano loro.
Le risultava difficile non ricordare i momenti trascorsi assieme. Le sembrava anche di aver legato un pochino con Ares in quel periodo, ma la sua imboscata ad Alessandria l'aveva fatta ricredere.
-Certo che i tuoi gusti non li capirò mai, fratello- La Dea dell'Amore si guardava attorno, sopraffatta da tutto quello sfoggio di mediocrità plebea.
L'uomo le scortò fino alla camera da letto e si fermò accanto alla soglia chiusa, facendo loro segno di procedere.
Gabrielle si mise di lato alla porta e aprì con cautela, senza entrare, non sapendo se aspettarsi un altro tiro mancino, mentre il Dio sbuffava spazientito.
Al centro della stanza, silenziosa e in penombra, c'era ancora il letto che avevano condiviso e, coperta da pelli di lupo, una donna che dormiva prona, con lunghi capelli corvini adagiati sulla schiena nuda.
Gabrielle sussultò e si volse a guardare Aphrodite, che ricambiò il suo sguardo, stupita.
-Non può essere- Si rifiutava di crederci, non era possibile. Certamente i suoi occhi la stavano ingannando.
-Invece sì. Quasi.- Rispose infastidito l'uomo. -Ho usato le ceneri di Xena e un antico rituale.-
-Hai creato un Golem?! Fratello non ti facevo così perverso...- Lo redarguì la Dea, tra il disgustato e l'allibito.
-Aphrodite, solo perchè sei mia sorella...Non pensare di poter restare sempre impunita.- La minacciò.
-Cos'è un Golem?- Chiese spazientita Gabrielle.
-In pratica è un simulacro. Un fantoccio animato tramite cartigli incantati e con le fattezze della persona di cui si usa il sangue o le ossa. In questo caso le ceneri.- Spiegò la Dea. -Ma è una pratica pericolosa e non si usa più da millenni.-
-E se tu avessi riportato con te il suo spirito, ora sarebbe lei. Viva e vegeta. Invece è una pallida imitazione, priva di autonomia.- Aggiunse Ares.
-Non capisco...- La voce dell'aedo si incrinò di sospetto.
-Non era il suo fantasma quello che ti seguiva. Solo una patetica condensazione del tuo ricordo di  lei.-
Si sentì sprofondare. Lo spirito della compagna che l'aveva sostenuta per tutte quelle settimane alla fine era solo un'illusione?
-Ne sei sicuro fratello? Mi sembra proprio lei a guardarla...-
-Ne sono certo. Da quando l'ho creata è rimasta immobile, finchè non siete entrate nel mio giardino. La vicinanza con Gabrielle è ciò che le dà vita, altrimenti è solo una statua tiepida.- Disse amaramente.
La bionda restò in silenzio, non sapeva come reagire. Forse era meglio per lei non capire appieno la situazione o avrebbe rischiato di impazzire per il dolore.
La sua compagna era effettivamente persa.
Per sempre.
Ignorò le due divinità che continuavano a discutere tra loro e si sedette al tavolo, vicino al focolare spento.
Il vuoto della morte l'aveva raggiunta, infine.
-Hai usato tutte le sue ceneri?- Li interruppe all'improvviso, alzando la voce.
L'uomo la guardò infastidita -No, il minimo indispensabile-
-Devo riportarle alla tomba di famiglia.- Solo una lacrima le scivolò sul volto. Aveva rimandato quel compito nella convinzione di star viaggiando ancora assieme a lei, ma stando così le cose non aveva più senso procrastinare -Gliel'ho promesso- Aggiunse.
-Tu non hai idea della situazione, vero?!- La investì a parole il Dio della Guerra, ma Aphrodite lo interruppe toccandogli la spalla e facendogli cenno, con decisione, di non aggiungere altro. Poi fu lei a rivolgersi alla donna -Gabrielle, vuoi che ti aiuti ancora?-
La guerriera non ci mise neanche un secondo a decidere. Scosse il capo rifiutando la proposta della Dea -No, ti ringrazio. Credo che sia meglio fare da sola, questa volta.-
-Noi dobbiamo parlare di un paio di cose, ritorneremo appena finito. Tu aspettaci qui, intesi? Potremmo metterci qualche giorno, ma resta qui.- La voce dolce di Aphrodite quasi la supplicò, rendendole impossibile rifiutare.
Una volta ottenuta la sua parola, le divinità sparirono.
Non era ancora rimasta da sola da quando era successo. Aveva sempre con sè Xena, o quella che credeva che lo fosse, o i marinai della galea, poi, Aphrodite. Ma adesso non c'era più nessuno sguardo da cui nascondersi.
Posò la fronte sulle braccia conserte sul tavolo e cominciò a piangere disperatamente, scossa da violenti tremiti.
Quella volta era davvero finita.


Dopo un tempo che parve eterno, una mano dolce, nel silenzio della stanza, si posò sulla sua testa. Riscuotendola dai suoi pensieri.
-Non piangere, Gabrielle- La voce calda, profonda e triste, costrinse la bionda a sollevare di scatto il capo, incrociando i suoi occhi azzurri.
Sentì il cuore spezzarsi nel petto.
-Non posso vederti così- Aggiunse la donna mora, avvolta nella pelle di lupo, inginocchiandosele accanto.
-Xena...- Scosse la testa, costringendosi a pensare che quella che aveva davanti non era che una copia. -Devo. E' ciò che è giusto.- Trattenere ancora il dolore dentro di sè avrebbe finito col distruggerla.
La mora la abbracciò con trasporto -Lo so, ma l'amore che provi per lei mi spinge a fare tutto ciò che posso, per non farti soffrire.-
-Tu sai cosa sei?- Chiese, asciugandosi le lacrime col palmo della mano.
La mora annuì, nel suo sguardo c'era dolore -So tutto quello che sai tu e provo tutto quello che provi tu, ma il mio modo di agire ed esprimermi è dato dal tuo ricordo di Xena dentro di me.-
Le braccia forti della copia della guerriera erano calde, la pelle morbida e bronzea e poteva sentirla respirare. Solo il suo profumo era diverso "Sembra un essere umano vero, non un fantoccio." pensò.
-Ti ringrazio- Sorrise amaramente la mora.
-Puoi leggermi nel pensiero?-
-Sì. Te l'ho detto, provo tutto quello che provi tu.-
La bionda si sciolse dall'abbraccio, rimettendosi in piedi e allontanadosi di qualche passo, turbata. Non si aspettava che quel legame fosse così profondo.
-Posso evitare di fartelo notare, se preferisci.-
La bionda annuì, la situazione era troppo strana.
-Posso anche evitare di farmi vedere da te, se pensi che sia meglio...- Aggiunse con timore, distogliendo lo sguardo.
La guerriera rimase in silenzio, riflettendo -No, sarebbe ingiusto. Tutto questo non è colpa tua.- Non voleva ferirla, nonostante vederla le straziasse il cuore.
-Gabrielle, ascolta bene.- Le si avvicinò -Sono felice solo se tu sei felice...E farei qualsiasi cosa per aiutarti- La mora posò una mano sulla sua spalla e si chinò leggermente in avanti, per guardarla negli occhi. La somiglianza con Xena era terribile, il loro linguaggio del corpo...Identico.
La bionda portò istintivamente la mano su quella dell'altra, riflettendo. Doveva tenere a mente che non aveva davanti lei.-Mi abituerò-
-Ti ringrazio- Sorrise mestamente. -Vado a cercare qualcosa di più adatto da indossare di questa pelliccia- Si congedò e tornò verso la camera da cui era uscita.
Gabrielle tornò a sedersi. Tutto era molto bizzarro, addirittura pazzesco, ma la situazione era quella e aveva promesso di restare fino al ritorno di Aphrodite. Doveva cercare di reagire.
-Dovremmo cercarti un altro nome- Non chiamarla Xena l'avrebbe aiutata a separare i ricordi dalla realtà.
-Mel?- Si sentì rispondere dalla camera.
-No, meglio qualcosa di completamente nuovo.-
Poco dopo la copia tornò nella stanza -Posso andare bene così?- Indossava dei pantaloni di cuoio intrecciato, infilati dentro ai calzari e una casacca lisa, scura e senza maniche -Sono gli unici vestiti non suoi che ho trovato.- Aveva anche legato i capelli in un lunga treccia.
-Grazie per averci pensato-
-Di niente. Allora? Il mio nome?- Sentiva che la bionda stava girando attorno a una buona idea.
-Einai.
Significa "E' "- Spiegò la bionda.
-Mi piace.-
Sorrise, come se non ne avesse già conosciuto il significato.
Se
mplice, diretto, racchiudeva in una sillaba tutto ciò che era, non avrebbe potuto pensare ad un nome migliore. Le altre ipotesi che aveva sentito formarsi nella mente di Gabrielle giravano tutte attorno a quel concetto, ma suonavano peggio.


Calò la notte. La ragazza cenò con i prodotti della fattoria, mentre Einai non ne aveva bisogno. L'avrebbe fatto se fosse stato necessario, ma sarebbe stato uno spreco e l'altra non insistè.
Si coricarono nell'unico letto disponibile, dopo aver indossato abiti più comodi per la notte e si coprirono con le pellicce.
-Vuoi... Che ti abbracci?- Aveva sentito il formarsi di un pensiero indefinito al riguardo.
-Meglio di no.- Doveva abituarsi.
-Capisco quello che provi, puoi confidarti o sfogarti con me. Io sono Einai, tua amica.- Era combattuta tra il desiderio di confortarla e la paura che l'altra aveva di non riuscire a staccarsi mai più dal ricordo di Xena.
-Non offenderti, non riesco ancora a separare del tutto te da lei- Erano troppo simili.
-Lo capisco...Buona notte- Si voltò sul fianco, dandole le spalle. Chissà come sarebbe stato. Avrebbe dormito ancora? Avrebbe fatto gli stessi sogni di Gabrielle o se lei non fosse riuscita ad addormentarsi avrebbe passato la notte e rincorrere i suoi pensieri? Non aveva idea di cosa sarebbe successo, chiuse gli occhi e aspettò.
-Buona notte- Rispose l'altra.


"Sboccia l'alba sulla tua pelle addormentata..." Si svegliò, sentendo questi versi nella sua mente. Non aveva sognato o avvertito nulla fino a quel momento, forse la notte era stata solo sua.
Si portò una mano al viso e sentì la voce nella sua testa zittirsi. -Buongiorno- Si stirò, allungando bene braccia e gambe, poi si mise a sedere.
-Buongiorno- Gabrielle stava finendo di vestirsi.
-Sei riuscita a dormire?-
-Sì. Mi sono svegliata poco fa.-
-Oh, quindi quando dormo non sento quello che pensi. Strano.- Anche lei si alzò e cominciò a indossare gli abiti scelti il giorno precedente.
Gabrielle provò sollievo nel sapere che almeno i suoi sogni sarebbero rimasti solo suoi.
-Prima stavi pensando a lei?- Chiese Einai.
-Sì...- Ammise timidamente.
-Sembrava molto bello. La tua capacità di tradurre ciò che stai guardando in versi è affascinante. Mi dispiace che gli altri non possano assistere a questo tuo processo mentale.-
-Grazie.- La bionda arrossì per l'imbarazzo. Non le era mai stato detto niente del genere. Per forza, nessuno prima d'ora le aveva letto la mente.
Avrebbe dovuto imparare a controllare anche quello.
-Scusa, farò più attenzione a fare finta di niente d'ora in poi.- Rispose la mora.
-Scusami tu, è complicato-


****

Note dell'autrice:
Buon giorno e buon sabato!

Grazie per aver letto fin qui. Fatemi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole <3
Colgo l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia fedele Beta Reader. Grazie mille!
A sabato prossimo!

P.S. Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete chiacchierare o fare domande, non esitate!


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Xena / Vai alla pagina dell'autore: Faust