Dunque... scrivo questa specie di esperimento dopo essermi fatta un'indigestione di Amleto (versione cinematografica di Kenneth Branagh del 1996, soprattutto), dunque premetto che potrebbe risultare pesante... Però a me piace abbastanza com'è uscita, devo dire ^.^
Dedicata a tutto il My only desire SasuSaku/SakuSasu Italian Official Forum, chè se non ci fossi entrata non mi sarei mai rimessa a scrivere fanfiction ^.^
“Sul
serio, Fronte Spaziosa, ti giuro
che non te ne pentirai!” ripeté per la decima
volta Ino
Yamanaka, i bei capelli biondi raccolti attorno al capo come
un’autentica dama
medievale, con ancora addosso lo sdrucito paio di jeans che aveva
indossato durante
le prove— a cui le aveva letteralmente proibito
di assistere. A lei, Sakura, la sua migliore amica che aveva martoriato
per
settimane pur di convincerla ad assistere alla prima dello spettacolo
in cui
avrebbe recitato stasera (era stata lei che si era fatta inutilmente
pregare,
lo riconosceva… tanto lo sapeva fin da subito che non
sarebbe mai potuta
mancare ad un evento di tale importanza per Ino, no?), a lei
Ino aveva proibito l’ingresso durante le prove urlandole che
“è
una sorpresa, diamine!”, come se non l’avesse mai
nemmeno sentito nominare, lei,
l’Amleto. Questi artisti…
“Ti
credo sulla parola, ma non sarebbe il caso di
finire di vestirti, visto che mancano dieci minuti?”
biascicò con falsa
noncuranza gettando un’occhiata all’orologio.
Hinata Hyuuga, anch’ella
costretta da Ino ad assistere allo spettacolo, doveva essere
già in galleria ad
aspettarla, e lei non sapeva ancora nemmeno dove andare a cercarla: era
stata
sempre Ino a prenotare i posti per loro due, insistendo sulla
“sorpresa”… Se
non l’avesse conosciuta da una vita, Sakura pensò
che avrebbe potuto essere
alquanto spaventata da tanta insistenza.
“Oh,
cavolo! Dieci minuti?!” strillò la bionda,
portandosi le mani alla testa e rischiando così di
danneggiare seriamente
l’acconciatura su cui aveva passato le tre ore precedenti,
mentre frenetica
cercava con lo sguardo la veste di broccato che avrebbe dovuto avere
già
addosso. “Maledizione… Sakura, prendi posto,
sbrigati!” le urlò quando
finalmente l’ebbe trovata, fiondandosi a prenderla con la
rapidità di un falco
che avesse appena adocchiato una preda dopo giorni di digiuno.
“Ma
se sei—“ “CORRI! Non vorrai mica perderti
l’inizio?!”
La
ragazza alzò gli occhi al soffitto e si voltò
dopo essersi limitata a sibilare un “D’accordo,
d’accordo!” alquanto scocciato
nella direzione generale dell’amica, che aveva preso a tirare
il vestito fin
quasi a strapparlo nella fretta di infilarselo. Avrebbe semplicemente
chiamato
Hinata, sperando che non avesse ancora spento il cellulare, e—
“Ah..!
Sakura!” si sentì richiamare indietro prima
ancora di aver varcato la soglia del camerino, una nota di panico nella
voce
fin troppo squillante di Ino. “Mi raccomando con i posti, tu
hai il 10 ed
Hinata il 12, non fate casini!”
La
ragazza dai capelli rosa corrucciò un secondo la
fronte, iniziando davvero a
sospettare qualcosa di strano. “10 e 12? Ma scusa, non
stiamo—“
“SBRIGATI!!!”
*
Trovare
Hinata ed il suo posto a sedere fu molto più
facile di quanto avesse previsto, dato che erano entrambi in prima
fila… il che
la rendeva, se possibile, ancora più sospettosa riguardo a
cosa esattamente
stesse macchinando il cervellino arrugginito della sua migliore amica,
nonostante il mazzo di fiori (regalo dei suoi compagni di corso
all’Accademia
Teatrale) che le aveva tirato dietro per convincerla a raggiungere la
sala
fosse stato ben più che convincente.
Oh,
bhè… avrebbe dovuto aspettare la fine dello
spettacolo per farle il terzo grado ed eventualmente rimproverarla,
concluse
con tranquillità mentre salutava Hinata che, già
seduta diligentemente al posto
che Ino le aveva assegnato, si
stava
alzando per accoglierla.
Era
contenta, almeno, che Ino avesse convinto anche
lei ad andare a vederla… Vero, Sakura non si sarebbe persa
per nessun motivo al
mondo il debutto da attrice co-protagonista della sua migliore amica,
ma quando
la bionda le aveva detto che Choji, il suo ragazzo, non ci sarebbe
stato (“Quel
maledetto ciccione ha un’altra
gara
di cucina, oggi! Ma quando torna mi sente..!” erano state le
sue esatte parole,
se ricordava bene), aveva temuto di doversi sorbire oltre
tre ore di tragedia Shakespeariana tutta sola in quella sala
enorme… e in prima fila. Per fortuna c’era quel
buon cuore di Hinata.
“Sakura…”
la salutò quest’ultima con un breve cenno
del capo, cui la ragazza rispose con un sorriso più ampio e
caloroso di quanto
avrebbe fatto con chiunque altro. Lei ed Hinata seguivano insieme quasi
tutti i
corsi a Medicina, ma per quanto si conoscessero da anni e si vedessero
tutti i
giorni, Hinata continuava ad esibire un atteggiamento fin troppo
discreto
secondo Sakura, tanto da sconfinare quasi nell’etereo, cosa
che la ragazza
trovava alquanto inquietante: Sakura era decisa a tutto pur di portarla
a rilassarsi quel tanto che bastava
a non
far sentire lei
a disagio.
“Scusami
per il ritardo, Ino insisteva a blaterare
cose senza senso…” le sussurrò
ridacchiando mentre prendeva posto ad una
poltroncina di distanza come Ino le aveva
imposto (si, l’avrebbe rimproverata!, e si, le
sembrava tutto molto
sospetto… ma era comunque curiosa di sapere cosa
avesse in mente quella bionda isterica!, dunque avrebbe seguito le
istruzioni),
riuscendo nella ben poco ardua impresa di far scappare
all’amica un risolino di
cortesia accompagnato da un “Ma Sakura, lo sai che
l’ansia da prestazione è
micidiale, ce lo dice sempre anche la professoressa Tsunade!”
cui rispose a sua
volta con un sorriso consapevole. ‘L’ansia da
prestazione’… Hinata doveva
saperne più che abbastanza anche senza le raccomandazioni
della professoressa
Tsunade, dato il modo in cui si era sempre comportata intorno a
Narut—
Il
primo di tre rintocchi di campana si fece largo
nella sala ormai silenziosa, e Sakura si morse il labbro inferiore
quasi a
sangue, nemmeno temesse che a lasciargli il minimo spazio
l’urlo agghiacciante
che covava ormai da anni sarebbe scappato fuori proprio
adesso.
Naruto.
Naruto non era qui, adesso, era partito l’ultima volta tre
mesi prima, e come
sempre faceva periodicamente da tre anni a questa parte era partito
per—
“Chi
vive?” Tuonò una voce potente dal palco mentre
un ragazzone dalla faccia particolarmente minacciosa e armato di tutto
punto
faceva il suo ingresso in scena, e Sakura si sforzò di
mettere fine sul nascere
alle sue elucubrazioni focalizzando tutta la sua attenzione sullo
spettacolo,
la grande occasione della sua migliore amica Ino.
Lo
spettacolo deve continuare.
Ciel!,
Amour!, Liberté..!
Sakura
aveva soltanto vaghi ricordi scolastici
riguardo l’Amleto. Sapeva che era uno dei capisaldi della
letteratura inglese,
che conteneva un monologo (“Essere o non
essere..!”) famoso e ultra-citato in
ogni dove, che portava con sé una disquisizione infinita
sulla pazzia reale o
presunta, e bla, bla, bla… tutte cose che non le erano di
nessunissimo aiuto
adesso che stava cercando senza successo di ricordarne la trama.
Probabilmente
Hinata avrebbe saputo cosa dirle, dato che essendo l’erede di
una nobile e
secolare famiglia doveva aver ricevuto la migliore istruzione
possibile, ma non
aveva il coraggio di disturbare l’intero teatro solo per
avere anticipazioni
sulla storia che stava comunque per seguire… si sarebbe
arrangiata.
Ino
le aveva detto solo che avrebbe interpretato Ofelia,
la donna amata dal protagonista e personaggio che trovava
particolarmente
difficile da interpretare, prima di decidere che sarebbe stato meglio
che tutto
fosse “una sorpresa” per lei… dio solo
sapeva (se lo sapeva!) il
perché.
Così,
adesso, si ritrovava a scalpitare
dall’angoscia senza nemmeno sapere quale fosse il motivo
mentre, sul palco, un
manipolo di uomini in armi si lasciava terrorizzare da uno spettro fin
troppo
silenzioso. C’era qualcosa,
in
quell’opera, qualcosa che
non
riusciva a ricordare del tutto, qualcosa
che sapeva l’avrebbe—
Oh,
dio!
Lo sapeva. Lo sapeva, lo sapeva, lo sapeva! Sapeva che qualcosa le
avrebbe—dio, quanto l’avrebbe pagata Ino, questa..!
Se solo..! Se..!
Proprio
mentre stava per urlare (pubblico o non
pubblico) con tutta l’aria che i suoi polmoni potessero
immagazzinare, con sua
immensa sorpresa, senti una stretta sulla sua mano e si rese conto con
un
sobbalzo che mentre in scena erano entrati quelli che dovevano
rappresentare
l’intera corte (fra cui quel ragazzo..! Quel
ragazzo..!) Hinata, un’espressione decisamente preoccupata
dipinta sul viso
pallido, si era sporta sulla poltroncina che le separava per
stringergliela in
segno d’incoraggiamento. Sakura si trovò a
sorridere suo malgrado a quel gesto
tanto premuroso, nonostante la presenza di quel ragazzo pallido vestito
di nero
fosse a dir poco straziante.
Il
ragazzo che interpretava Amleto, contrariamente a
qualunque logica volesse il danese biondo e con gli occhi chiari, aveva
capelli
ed occhi neri come inchiostro di china, che spiccavano esageratamente
sulla sua
pelle lattea. Alto e regale, fasciato in un completo scuro che riusciva
ad
esaltare la sua figura sobria mille volte meglio di quanto avrebbe
potuto fare
qualunque colore sgargiante, il ragazzo (che, se ricordava bene, le
pareva di
aver sentito nominare da Ino come ‘Sai’) camminava
con aria grave per il palco,
esibendo l’espressione più corrucciata del suo
repertorio mentre quasi del tutto
dimentico della sua presenza il Re al suo fianco intratteneva la corte
con
discorsi fin troppo arzigogolati per essere seguiti davvero.
E
quell’espressione corrucciata…
Quell’espressione,
così simile alla sua,
Sakura sapeva
che l’avrebbe fatta sciogliere in lacrime a prescindere da
qualunque cosa sarebbe
accaduta prima della fine della serata, nonostante gli anni che aveva
passato a
cercare di fortificare il suo carattere. Alla
faccia della ‘sorpresa’, Ino… tu mi vuoi
morta.
Sempre
concentrata su quel ragazzo dall’aria
disperata che pareva così tanto simile a lui
e sostenuta dal calore morbido e confortante della stretta di Hinata al
suo
fianco, Sakura osservò impotente l’intera corte
sciamare fuori dalla scena
mentre il principe di Danimarca rimaneva solo a lamentare le sue
disgrazie per
venire poi raggiunto dai soldati di prima farneticanti del fantasma del
vecchio
re. Lo vide impallidire ancor più di quanto già
non fosse ed allargare gli
occhi quasi impercettibilmente, proprio come lui
faceva quando era spiazzato da qualcosa che non si aspettasse,
studiò la sua espressione assorta nel parlare con quello che
doveva
rappresentare il suo migliore amico Orazio (un biondino
inquietantemente simile
a Naruto), lo seguì con lo sguardo mentre tutti insieme
abbandonavano la scena
per lasciare spazio ad Ino nelle vesti di Ofelia ed a colui che avrebbe
interpretato la parte di suo fratello Laerte.
Ino
era brava a recitare, molto brava,
checché ne dicessero le decine di ragazze che
attribuivano soltanto alla sua bellezza la facilità con cui
le venivano
affidate parti in spettacoli importanti, e Sakura non riusciva proprio
a
capire, mentre la vedeva arrossire come una ragazzina inesperta ai
rimproveri
di Polonio suo padre, cosa fosse a
farle ritenere tanto difficile il suo ruolo, stavolta. In fondo, si
disse
mentre ancora una volta osservava la scena cambiare e Sai/Amleto
tornare sul
palco insieme ai suoi compagni ed essere raggiunto dallo spettro di suo
padre (Hinata
era tornata a stringerle la mano, silenziosa come un’ombra,
quasi avesse avuto
la facoltà di sapere in anticipo cosa e come
l’avrebbe scossa: “Sono qui”,
sembrava dirle quella stretta, “capisco cosa stai
passando.” E, si!, si
costrinse ad ammettere Sakura, nonostante le loro esistenze e le loro
condizioni fossero fondamentalmente del tutto diverse, Hinata pareva davvero capire cosa stesse passando
lei…), cosa poteva esserci di difficile per Ino
nell’interpretare una semplice
ragazza non troppo scaltra innamorata di—
“Se
mai hai amato il tuo adorato padre…vendica il
suo malvagio e snaturato assassinio!”
—di
un Vendicatore,
realizzò con un altro sussulto, la
stretta di Hinata, adesso, decisamente più forte di prima
mentre ancora tornava
a maledire internamente Ino e lottava per non lasciare andare
l’urlo rabbioso
che gridava chiedendo soddisfazione a gran voce dentro di
sé. Sapeva fin troppo
bene quanto fosse difficile amare un Vendicatore, addirittura per
un’attrice in
gamba come Ino.
*
Nell’ora
scarsa che era trascorsa dall’inizio dello
spettacolo, nell’arco di tutto il primo e parte del secondo
atto, Sakura aveva
concluso fra sé e sé che sì,
decisamente, Ino era davvero una stronza sadica
nei suoi confronti, per quanto nessuno le togliesse nulla come attrice.
Ormai
aveva addirittura lasciato andare la mano dell’amica al suo
fianco in favore
del bracciolo della poltrona, certa che avrebbe finito col
polverizzarle le
ossa se avesse continuato ad approfittare del conforto silenzioso della
mora,
mentre Ino, sul palco, reprimeva a malapena singhiozzi disperati nel
descrivere
a ‘suo padre’ la condizione del principe Amleto.
“…il
principe Amleto, col giustacuore tutto
sbottonato, senza cappello, le calze slacciate, ricadenti sui piedi
come catene,
pallido in viso, come la camicia, le ginocchia che battono tra loro, e
uno
sguardo così compassionevole, che pareva sortito
dall'inferno per venire a
spiegarmene gli orrori, mi viene innanzi...” stava dicendo la
bionda
stringendosi le mani all’altezza del cuore, visibilmente
distrutta, mentre con
suo sommo orrore a Sakura parve di vedere frammenti di suoi ricordi fra
i più
gelosamente custoditi sovrapporsi alla scena che si stava svolgendo
davanti ai
suoi occhi increduli. “M'ha afferrato il polso, e,
stringendolo forte, s'è
scostato per tutta la lunghezza del mio braccio, e, postasi una mano
sulla
fronte, così...”
“Lo
sapevo, io sono diverso da voi.”
“…s'è
messo a scrutarmi la faccia come uno che
volesse disegnarla.”
“D’ora
in poi, proseguiremo il cammino su strade separate.”
“È
stato a lungo in quella posizione, poi, di colpo,
mi scuote ancora il braccio e, accennando col capo in su e in
giù, tre volte,
emette un sì cupo sospiro, sì pietoso, da dare
l'impressione che dovesse
squassarlo e porre fine lì stesso alla sua vita.”
“Avevo
ragione, quella volta… tu sei noiosa.”
“Poi mi
lascia e s'avvia verso la porta, con la testa girata sulle
spalle—“
“Sakura… Grazie.”
Senza
riuscire ad ascoltare altro, Sakura si alzò e
si lanciò fuori dalla sala prima ancora che potesse finire
il secondo atto.
*
Sasuke
Uchiha era stato il ragazzo più amato del
liceo. Intelligente, atletico, con ottimi voti in qualunque
materia… bello,
soprattutto. Indicibilmente
bello. Crudelmente
bello.
Quasi
quant’era crudele il fatto che, per quanto
l’intera popolazione scolastica femminile si facesse in
quattro sperando in un
suo misero accenno di grugnito come risposta, il ragazzo non si fosse
mai
degnato di dar corda a nessuno. Nessuno.
Perché
una cosa da sapere riguardo Sasuke Uchiha era
che quel ragazzo era sempre stato
un
esiliato volontario dalla società. Sempre, da quando aveva
compiuto
otto anni. E, bhé, Sakura era stata costretta ad ammettere,
pensandoci, che con
un massacro familiare di quella
portata alle spalle solo un pazzo avrebbe potuto far finta di
niente… eppure..!
Eppure
lei sapeva benissimo che la sua era una
crudeltà a doppio taglio, per quanto la sfruttasse come
scudo da nuove sofferenze,
ed era questo ciò che la faceva star peggio. Nessun rifiuto,
nessun abbraccio
negato, nessun rimprovero duro era mai riuscito a ferirla tanto quanto
il
vedere quegli occhi d’ossidiana bruciare d’invidia
al vedere gli altri ragazzi
giocare a calcio in cortile ridendo fra loro.
Sasuke
Uchiha, i suoi capelli scuri, i suoi occhi di
brace, le mura di vetro che si era costruito attorno… erano
diventati la sua
ossessione, quasi. Voleva capirlo davvero,
voleva conoscerlo e non attraverso supposizioni personali, voleva sentirlo..!
E
poi, l’ultimo anno, erano arrivate le
esercitazioni di sopravvivenza in gruppo col professor Kakashi. E lei,
la
secchiona un po’ petulante ma più che motivata,
Sasuke e Naruto Uzumaki,
l’ultimo della classe ed il buffone amichevole per
eccellenza, tutti così diversi!,
erano stati messi nello stesso
gruppo.
Per
Sakura era stato come un sogno. C’erano volute
settimane, e, perché no?, forse mesi!, prima di riuscire a
sciogliere minimamente
quella corazza infrangibile che l’Uchiha aveva impiegato anni
a cementificare…
ma ce l’avevano fatta.
Lei
e Naruto, che all’inizio non avrebbe mai potuto
immaginare si rivelasse un tale amico sotto i suoi pallidi tentativi
spiritosi
di rimorchiarla, erano riusciti poco a poco ad entrare nel mondo
privato di
Sasuke, erano diventati amici. Amici.
Il Team 7. Ciò che, allora ne era stata certa, sarebbe stato
fra le cose più
importanti delle loro intere esistenze..!
Finché
era arrivato quel giorno: il
maledetto giorno in cui Sasuke, il maledetto
bellissimo Sasuke Uchiha aveva deciso di seguire ciò che
l’aveva aiutato in
tutti quegli anni a mantenersi lontano dal mondo; il giorno in cui
quell’idolo
di ghiaccio aveva deciso di sacrificare i primi legami che fosse
riuscito a
stringere da dieci anni a quella parte in favore della vendetta.
Sakura
ricordava parola per parola ogni singola cosa
si fossero detti quella notte, lei che aveva cercato di fermarlo, lui
che era
andato via comunque…
E
poi Naruto. Naruto, che aveva lasciato da parte i
sogni di grandezza che aveva sempre avuto per correre dietro a Sasuke
in
qualità d’investigatore prima e
d’infiltrato poi.
Erano
passati tre anni. Tre anni in cui il suo
migliore amico, Naruto, non riusciva a passare a Tokyo più
di due settimane
prima di partire verso altri lidi seguendo una nuova pista, tre anni in
cui lei
aveva sputato sudore e sangue nel tentativo di diventare un medico
decente e di
unirsi alla scientifica… per se stessa, ma anche per
ritrovare lui. Erano passati tre
anni in cui non
c’era stato giorno che non pensasse a lui almeno sul punto di
addormentarsi,
tre anni in cui Ino l’aveva affiancata senza esitazioni
cercando di impedirle
di sprofondare più di così nel baratro che le si
stava creando intorno, tre
anni in cui—
Ino
lo sapeva, questo, sapeva quanto diavolo avesse
sofferto, sapeva cosa le avrebbe fatto scattare dentro il vedere quello
spettacolo. Ino sapeva tutto, doveva
sapere anche questo..!
Che
colpo basso, Ino…
“Sakura…
Sakura..!”
Ci
vollero ben tre richiami da parte della delicata
voce di Hinata per strappare la ragazza alle sue riflessioni (se non
altro
poteva dirsi orgogliosa per essere riuscita a farle alzare la voce
addirittura
di un paio di decibel!), ed un intero minuto di respiri profondi per
mettere a
tacere i singhiozzi che avevano preso a squassarla senza nemmeno che se
ne
fosse resa conto.
“Grazie,
Hinata…” riuscì a sussurrarle
imbarazzata
quando finalmente si fu calmata abbastanza da riuscire a parlare.
Splendido,
non solo era riuscita a rovinarsi la serata per l’ennesima
volta, adesso
l’aveva rovinata anche a lei… e aveva davvero
lasciato la sala a metà atto?!
Ino avrebbe preteso la sua testa su un piatto d’argento,
sicuramente… se solo—
“Sakura,”
riprese Hinata dolcemente, posandole una
mano sulla spalla quasi avesse capito che stava di nuovo agitandosi per
qualche
motivo. Quella ragazza aveva il dono di capire subito chiunque avesse
davanti…
sarebbe stata una madre fantastica, pensò come presa da
un’illuminazione
improvvisa, se soltanto Naruto si fosse guardato intorno..!
“il secondo atto è
finito, abbiamo dieci minuti di pausa adesso. Hai tutto il tempo di
riprenderti… vuoi un tè?”
“Grazie
di cuore, Hinata.”
*
I
dieci minuti di pausa passati a chiacchierare con
Hinata erano stati rigeneranti quanto una gita alle terme: finalmente
era
riuscita a farla sciogliere abbastanza per i suoi gusti (anche se aveva
dovuto
rimetterci un bel po’ di amor proprio, scivolato via insieme
ai fiumi di
lacrime versati appena fuori dalla sala… ma pazienza, ne era
pur sempre valsa
la pena!), e adesso poteva dire quanto meno di sapere quanto la ragazza
potesse
essere davvero dolce sotto quella sua riservatezza (informazione che
avrebbe
passato con
nonchalance a Naruto non
appena l’avesse rivisto… aveva il vago sospetto
che il ragazzo avesse bisogno
di uscire di più con qualcuno che non fosse lei).
Senza
contare che, se non altro, adesso che Hinata
le aveva raccontato il resto di quel maledetto spettacolo sapeva cosa
aspettarsi ed aveva molte più probabilità di
restare abbastanza lucida da
strangolare Ino in camerino dopo la fine di tutto questo per averla
costretta a
guardare una tragedia sulla Vendetta,
fra tutte..!
Ma
per adesso, comodamente semi-sdraiata nella sua
poltroncina targata 10, la mano destra stretta dalla sinistra di Hinata
sulla
poltroncina vuota che le divideva (avrebbe anche dovuto farsi spiegare
l’assegnamento dei posti da quel Giuda della sua migliore
amica) ed il braccio
sinistro abbandonato sulla poltrona fredda e vuota che aveva
dall’altro lato,
si limitava ad attendere l’inizio del terzo atto:
l’atto del confronto/scontro
fra Ofelia ed il suo amato Amleto.
*
Il
famoso monologo, pressocché l’unica cosa che
Sakura avesse ricordato anche senza l’aiuto di Hinata, era
arrivato e passato,
con il pallido Sai (che la ragazza doveva ammettere fosse stato una
scelta
decisamente più che azzeccata… le ricordava
così tanto un vero
Vendicatore di sua conoscenza che non avrebbe potuto vedere
altri ad interpretare quella parte) che, libro alla mano mentre
passeggiava per
quella che avrebbe dovuto essere la galleria piena di libri del palazzo
di
Elsinore, era parso tanto preso dagli interrogativi posti dal suo
personaggio
da sembrare quasi troppo realistico. Ed ora, mentre il ragazzo si
zittiva
all’ingresso in scena di una Ino dall’aspetto
insolitamente angelico, Sakura si
ritrovò a ricambiare per la prima volta nella serata la
stretta confortante di
Hinata sulla sua mano: stava arrivando, la parte che pensava
l’avrebbe scossa
più di tutto il dramma, la parte che più le
avrebbe portato alla mente ricordi
dolorosi.
Stava
arrivando… ma lei sarebbe stata pronta, ora
che sapeva cosa avrebbe dovuto affrontare.
*
“Ti
amavo, una volta...” sussurrò, sul palco, il
ragazzo dagli occhi neri affilati come lame di pugnale, e quando Sakura
ricevette la stretta più forte di Hinata fu dolorosamente
certa di quanto
l’espressione di Ino che lo stava guardando, apparentemente
ferita, lottando
per non piangere fosse evidentemente lo specchio di quella che doveva
avere lei
stessa in quel momento.
Non
è reale, non è lui, non è lui..!
“In
verità, mio signore, me l’avete fatto
credere.”
vide la sua controparte bionda sussurrare di rimando al Vendicatore, le
mani
tremanti strette al petto mentre già le prime lacrime
iniziavano ad inumidirle
gli occhi chiari.
Nonèlui,nonèlui,nonèlui..!
“Bhè,
non avresti dovuto mai credermi! Non si può
innestare la virtù nel nostro vecchio ceppo senza che esso
non si faccia vivo:
io non ti amavo!” fu la gelida risposta del ragazzo, che pure
le parve
socchiudere gli occhi con aria quasi addolorata, umidi come di lacrime
trattenute e indicibilmente fissi.
Non.
È. Lui.
“Ancora
più ingannata..!” bisbigliò a volume
ancora
più basso Ino, il viso ormai completamente bagnato di
lacrime e la voce rotta
dai singhiozzi, e Sakura sentì distintamente qualcosa,
da qualche parte nel suo petto, tornare a spezzarsi.
“Perché
non mi dici niente? Perché stai sempre zitto e non mi
racconti mai nulla?”
“Vattene
in convento..!” urlò il Vendicatore, e
Sakura fu certa, mortalmente
certa!,
per un momento, che sarebbe di nuovo scoppiata a piangere, che quel maledetto urlo selvaggio le sarebbe
finalmente sfuggito dalle labbra, che sarebbe salita sul palco e
avrebbe—
“Sakura…
resisti, è quasi finita.” bisbigliò
invece
Hinata al suo fianco, tornando a stringerle la mano mentre, stavolta,
le
rivolgeva uno sguardo determinato e fiero che avrebbe fatto concorrenza
a
quelli di Naruto, talmente insolito sul suo viso da freddare la ragazza
dai
capelli rosa sul posto e costringerla a darle ascolto: limitandosi ad
imporsi
di fare respiri profondi per tenere sotto controllo le lacrime che
stava
scoprendo di avere sin troppo facili, Sakura rimase seduta al suo posto
mentre
osservava Amleto, in scena, dar di matto come mai aveva visto fare ad
un’altra certa persona…
come mai l’avesse visto lei.
Era
quasi sicura che Naruto non le avesse detto
tutto riguardo la prima volta in cui aveva seguito Sasuke.
Sul
palco, mentre lei si abbandonava alle sue
ipotesi su quanto Naruto le avesse taciuto, Sai aveva lasciato la scena con
l’espressione sconvolta di uno che fosse
appena uscito da un incubo, lasciando a terra una Ino singhiozzante.
“...Me
misera, che ho visto quel che ho visto, che
vedo quel che vedo..!”
*
“Ti senti
meglio?”
Il
calore gentile del tè che le correva giù per la
gola le sembrava quasi scioglierla come cera e plasmarla di nuovo
dall’interno:
non era per niente sicura che fosse una buona idea bere altro
tè in nemmeno due ore, considerando anche
l’agitazione che le
stava mettendo addosso quello spettacolo, ma questo passava il convento
e lei
aveva impellente bisogno di qualcosa di piacevole e confortante, a
questo
punto, quindi… “Molto meglio, grazie.”
Rispose pacatamente rivolgendo
l’ennesimo sorriso grato ad Hinata: se non ci fosse stata
anche lei non osava
pensare a come diavolo sarebbe stata alla fine della recita di Ino,
visto e
considerato che a quanto aveva capito la situazione non avrebbe fatto
che
peggiorare.
“Ino
è davvero brava.” Commentò pacatamente
la mora
sorseggiando il suo tè con la sua innata grazia invidiabile.
Davvero, più tempo
passava con lei e più Sakura era certa che Naruto fosse un
idiota a non averla
mai notata… d’accordo, era vero che non passasse
abbastanza tempo con loro da
tre anni a questa parte, ma, diamine!, conoscevano Hinata
dall’epoca delle
medie..!
E
per quanto ne sapeva lei, la mora era sempre stata
innamorata di Naruto. Ma a che diavolo pensava, all’epoca, da
non essersi
accorto di nulla?!
“Si,
molto brava… anche se credo preferisca fare
ruoli comici o quasi: mi pare che finora il suo preferito sia stato la
Nutrice
di Giulietta.” Ribatté senza troppo interesse
mentre continuava a rimuginare. Doveva
trovare il modo di far aprire gli
occhi a Naruto, assolutamente… “Anche Amleto mi
sembra bravo.”
Hinata
arrossì lievemente sulle gote, posando la
tazzina con un gesto che avrebbe fatto invidia ad una gran dama
francese e
senza produrre il minimo rumore. Maledizione, ma come diavolo faceva?!
“Sai-san
recita bene… ma certe battute non sono per lui.”
Commentò a bassa voce, quasi
ritenesse troppo scortese un commento del genere ed avesse paura di
farsi
sentire.
Sakura
annuì brevemente (oh, allora anche lei poteva
trovare difetti in qualcuno!) continuando a bere il suo tè.
In effetti, sentire
battute smaliziate come “Posso giacervi in grembo,
signora?” o “Vi costerebbe
un gemito smussarmi la punta” pronunciate con un tono
così… confuso
non era proprio il massimo del
realismo… ma forse la pensava così solo
perché non avrebbe mai immaginato
battute del genere nemmeno in bocca ad uno come Sasuke,
pensò mentre un brivido
le correva lungo la schiena.
Improvvisamente
il suo tè aveva un sapore ferroso e
imbevibile. Assolutamente imbevibile, ribadì a se stessa
mentre allontanava la
tazzina mezza piena con dei movimenti nervosi e secchi che nulla
avevano della
grazia principesca di Hinata. “Hinata, ma
tu…” iniziò poi frettolosamente, come
a voler cancellare dall’aria intorno a loro il gelo polare
che sembrava essere
improvvisamente sceso ad avvolgerla. “Tu… Non ti
manca Naruto?”
La
mora lasciò andare di schianto il cucchiaino, che
cozzando sulla ceramica della tazzina produsse abbastanza rumore da
compensare
il silenzio ostinatamente conservato per tutta la serata e Sakura si
sentì
distintamente la peggiore delle ingrate per aver sconvolto
così tanto l’amica
che l’aveva sorretta finora, ma il momento di sorpresa
finì com’era arrivato e,
contrariamente alle aspettative dell’altra, Hinata
rialzò il viso su di lei sorridendo,
anche se in modo un po’
triste.
“Bhè,
lui adesso è—”
Un
debole tintinnio proveniente dalla sala annunciò
l’inizio del quarto atto, fornendo ad Hinata
l’occasione di troncare il
discorso mentre sciamavano ai loro posti come tutti gli altri
spettatori.
*
Al
rientro in sala fu una luce quanto mai cupa, ad
accoglierle, e le chiacchiere sommesse dell’uomo calvo che
interpretava il re:
Amleto aveva accidentalmente ucciso Polonio, consigliere del re e padre
di
Ofelia, ed ora urgendo trovare riparo allo scandalo dilagante
l’uomo aveva
deciso di spedire il principe in Inghilterra per essere ucciso dai suoi
sicari.
Ofelia,
nel frattempo, rimasta a corte abbandonata
da padre, fratello ed amato sembrava essere impazzita ‘per la
morte del padre’,
a detta dei cortigiani, mentre da come le aveva spiegato Hinata la
quasi
unanimità dei critici puntava sul rifiuto di Amleto quale
causa della pazzia
della ragazza.
Sakura
sbuffò sottovoce, imponendosi di ricordare
che era pur sempre di un dramma scritto nel ‘600 che si
parlava, diamine!, e
cercando pertanto di non lasciare che la donna di scienza che era in
lei si
opponesse troppo cinicamente alla scena che stava per arrivare. Ma
c’era poco
da fare: Sakura era una donna di
scienza, un medico, maledizione!, e sapeva perfettamente che mai, mai, mai
e poi mai una simile motivazione avrebbe—
“Dove…
sta la
bellissima… maestà di Danimarca..?”
La
voce di Ino rimbombò per tutta la sala prima
ancora che la bionda fosse entrata in scena, l’acconciatura
perfetta che Sakura
l’aveva vista sfoggiare fino a pochi momenti prima
completamente disfatta,
l’abito di broccato tanto rovinato da esser quasi
irriconoscibile (la ragazza
non poté non domandarsi quanto stesse costando alla sua
vanitosissima amica Ino
il mostrarsi in pubblico a quel modo, lei che non osava tenere i
capelli in
disordine nemmeno davanti a Choji..!) e la camminata che era sembrata
lieve ed
aggraziata quanto quella di Hinata all’inizio dello
spettacolo ormai mutata in
un’accozzaglia di rigidi ed impacciati passi barcollanti.
Ma
la cosa che più sconvolse Sakura non fu quel
tipo di metamorfosi: quella se
l’era aspettata dal momento in
cui Hinata le aveva raccontato della pazzia di Ofelia. No,
ciò che la stava
spiazzando erano le sue parole,
parole sconnesse e piene di sofferenza e risentimento verso Amleto e verso la sua Vendetta, così
come la
sconvolgeva la reazione della regina stessa ad esse. Come poteva non capire..?
“Ma,
bambina mia, cosa significano questi… versi?”
chiese infatti la donna, abbassandosi con quella che a confronto con i
movimenti slegati di Ino parve essere una grazia inaudita verso la
ragazza
accasciata a terra con la schiena poggiata al muro.
“Voi
dite..? No..! Vi prego… Ascoltate!”
piagnucolò
la bionda sul palco, rigirandosi a terra con un’espressione
tanto pietosa da
commuovere un pezzo di marmo… e Sakura ebbe un bel dirsi che
una semplice
delusione amorosa non poteva portare addirittura alla pazzia, che era
solo una
recita o che fosse lontana da lei… L’espressione
che Ino stava usando, la piega
che avevano assunto le sue labbra, persino il modo in cui i suoi occhi
lucidi
brillavano alla luce fittizia del palcoscenico era..! Ino stava
interpretando Sakura
così come l’aveva vista dalla
partenza di Sasuke ad ora. “E’ andato, è
morto, signora! E’ morto, è andato!
Sul capo ha una zolla di prato… e sui piedi un
sasso.”
E
Sakura non poté che restare impietrita
nell’osservare un’altra se stessa così vera,
così Sua!,
strisciare ai piedi della regina madre che, quasi terrorizzata, cercava
di
consolarla inutilmente, e lacrime amare non poterono che tornare a
sgorgare dai
suoi occhi, tanto era presa da ciò che stava accadendo
davanti ai suoi
occhi..!, mentre Ino seguitava a pugnalare la coscienza sua
e della regina-attrice bisbigliando con voce straziata dalla
sofferenza (una sofferenza che era stata—che
era—sua, sua, sua!)
macabri ritratti di morte che la donna andava collegando
erroneamente a Polonio.
No,
non Polonio… Amleto. Sasuke..!
“…Farnetica
su suo padre.” Sussurrò il re-attore,
sopravvenuto a metà dell’ennesima tirata sulla
morte da parte di Ofelia, non
capendo evidentemente assolutamente nulla.
È
preoccupata per Amleto.
Le
labbra di Ino iniziarono a tremolare all’unisono
con quelle di Sakura, nemmeno le due fossero state una il riflesso
dell’altra,
gli occhi accesi d’un’angoscia febbrile oltre le
lacrime, la pelle bianca come
carta bagnata, e contrariamente a quanto fece il resto del pubblico non
fu
affatto con sorpresa che Sakura accolse l’urlo,
l’urlo
che ormai da mesi premeva contro le sue
stesse labbra..!
“Vi
prego! NOOO! Non parliamo più di questo..!”
concluse
infine, accasciandosi a terra come morta, le mani strette attorno alle
proprie
braccia quasi l’urlo l’avesse svuotata. E Sakura
pensò che fosse esattamente
così: non c’era più nulla dentro o
intorno a lei, nulla. Niente Hinata al suo
fianco, niente palco davanti a lei, niente Ino a confortarla, niente
Naruto,
niente--! Niente..!
…Sasuke.
Solo, solo, solo
Sasuke!
Per
l’ennesima volta da tre anni a questa parte eppure per la
prima, c’era solo,
soltanto, semplicemente Sasuke, mentre l’urlo continuava a
rimbombarle nelle
orecchie, mentre il pianto continuava ad inabissarle la faccia senza
che la sua
vuota carcassa se ne preoccupasse minimamente, solo Sasuke!, mentre la
mano
fredda perdeva addirittura la percezione della poltroncina imbottita e
della
mano di calda di Hinata, solo..!
Sasuke.
“Ma
se vi chiedono una spiegazione rispondete così:
‘Domani
è il giorno di San Valentino. Tutti si muovono alla mattina!
Ed io, fanciulla!,
a te verrò… Sarò la tua Valentina..! E
lui si alzò, la porta aprì e non so come
fu: fanciulla entrò, e quando uscì fanciulla non
era più..!’” sentì vagamente
la voce di Ino iniziare a cantare stonando più di quanto
fosse lecito, ne
percepì le note sconclusionate risuonare in ogni angolo di
se stessa neanche
fosse stata una cassa di risonanza completamente vuota… e
sembrava lo stesse
diventando, sembrava davvero, mentre vedeva con l’occhio
della mente il buco
nero che aveva iniziato a formarsi ben tre anni prima allargarsi sotto
di lei
sempre più grande, e grande,
e
grande, E—
“Sakura.”
—e
il mondo si fermò. Di nuovo.
Sasuke?!
Il
mondo si fermò, mentre voltandosi alla sua
sinistra incontrava due occhi neri e brucianti che pensava non avrebbe
mai più
rivisto.
Il
mondo si fermò, mentre una mano fin troppo fredda
sfregava rudemente le sue gote asciugandole le lacrime recenti e quelle
vecchie
di mesi.
Il
mondo si fermò… e un unico nome invase tutto il
suo essere, ricolmando di colpo lo spazio che quell’immenso
buco nero sembrava
aver risucchiato via in un secondo, riportando luci, colori e suoni nel
suo
mondo di nuovo vivo: un mondo in
cui
Naruto, che si era seduto fra lei ed Hinata per il momento
impassibilmente
silenzioso e sorridente, era riuscito a mantenere la sua promessa
riportandole
a casa Sasuke, un mondo in cui Sasuke era qui..! Sasuke
era di nuovo
qui..!
E
a Sakura parve che il cuore potesse scoppiarle di
felicità, lì, così, con il viso ancora
inondato di lacrime secche mentre Hinata
cercava con scarso successo di far abbassare la voce a Naruto, che
stava ora guadagnandosi
le occhiatacce di buona parte del pubblico (e si sarebbe probabilmente
guadagnato una strigliata con i contro fiocchi da parte di Ino) nel
tentativo
impossibile di riassumere tutto ciò che avrebbe voluto
raccontarle e la sua
indicibile gioia ed il sollievo, e Sasuke, Sasuke, Sasuke..!
Sasuke
si limitava a guardarla senza dire niente, la
fronte corrucciata ma lo sguardo incuriosito, nemmeno stesse cercando
di
risolvere un complicato rompicapo che trovava decisamente insensato; si
limitava a guardarla in silenzio quasi volesse compensare tutte le
chiacchiere
inutili che il suo migliore amico stava facendo accavallare una
sull’altra
cercando di dirle tutto e tutt’insieme, quando niente
ci sarebbe stato da dire, perché, sul serio!, Sasuke
era lì, e nulla, nulla,
nulla!, poteva valere quanto—!
“Grazie.”
Una
folata di vento improvvisa in una giornata di
sole non avrebbe potuto giungerle più inaspettata, e non
seppe mai nemmeno lei
come diavolo avesse fatto a non sciogliersi di nuovo in lacrime (forse
le aveva
esaurite tutte guardando quella dannata recita?) a quella
parola pronunciata da quelle
labbra, a quegli occhi che la
guardavano con una luce che la prima volta non era riuscita a scorgere,
mentre
addirittura la voce di Naruto si zittiva di colpo alla sua destra.
“…di
cosa?” trovò la forza di sussurrare di rimando
senza azzardarsi nemmeno a battere le palpebre per il terrore che la
visione
scomparisse così com’era arrivata, lasciandola
nuovamente a rimuginare su
qualcosa di inutile come la sua stessa pazzia, ma non ottenne nessuna
risposta.
Invece,
il moro si limitò a scambiare uno sguardo
significativo col biondo, che aveva già passato un braccio
dietro le spalle di
Hinata (…forse era lei
che avrebbe
dovuto aprire prima gli occhi..!), per poi rivolgerle un ghigno (Niente
era
cambiato, niente!) prima di posarle
un braccio intorno alla vita mentre Naruto faceva altrettanto
dall’altro lato.
Che
meravigliosa sorpresa, Ino!
“Spero
che andrà tutto bene...” Bisbigliò Ino,
il
viso inondato di lacrime mentre dirigeva lo sguardo vitreo sul
pubblico… Eppure
Sakura avrebbe giurato di vederla sorridere verso di loro,
un’impercettibile luce di gioia accesa nei suoi occhi umidi
che pure avrebbero dovuto essere quelli di una donna distrutta dalla
follia e
dal dolore, così come Hinata stava facendo sporgendosi dal
sedile alla destra
di Naruto.
E
finalmente la ragazza, stretta fra le braccia
calde di Sasuke (A casa..!
Finalmente
a
casa..!) e Naruto (Il migliore amico al mondo, il migliore!),
avvolta dalla
luce gentile dello sguardo di Hinata e di quello estasiato di Ino, non
poté
fare a meno di iniziare a ridere fra le lacrime nonostante la tragedia
che
andava avanti ed il pubblico che la guardava con aria di
disapprovazione.
“…bisogna
avere pazienza.”