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Autore: Ophelia    03/09/2009    6 recensioni
(Sakura-centric, SakuSasu, menzionato NaruHina) A lei, Sakura, la sua migliore amica che aveva martoriato per settimane pur di convincerla ad assistere alla prima dello spettacolo in cui avrebbe recitato stasera (era stata lei che si era fatta inutilmente pregare, lo riconosceva… tanto lo sapeva fin da subito che non sarebbe mai potuta mancare ad un evento di tale importanza per Ino, no?), a *lei* Ino aveva proibito l’ingresso durante le prove urlandole che “è una sorpresa, diamine!”, come se non l’avesse mai nemmeno sentito nominare, *lei*, l’Amleto. Questi artisti…
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dunque... scrivo questa specie di esperimento dopo essermi fatta un'indigestione di Amleto (versione cinematografica di Kenneth Branagh del 1996, soprattutto), dunque premetto che potrebbe risultare pesante... Però a me piace abbastanza com'è uscita, devo dire ^.^ 

Dedicata a tutto il My only desire SasuSaku/SakuSasu Italian Official Forum, chè se non ci fossi entrata non mi sarei mai rimessa a scrivere fanfiction ^.^

“Sul serio, Fronte Spaziosa, ti giuro che non te ne pentirai!” ripeté per la decima volta Ino Yamanaka, i bei capelli biondi raccolti attorno al capo come un’autentica dama medievale, con ancora addosso lo sdrucito paio di jeans che aveva indossato durante le prove— a cui le aveva letteralmente proibito di assistere. A lei, Sakura, la sua migliore amica che aveva martoriato per settimane pur di convincerla ad assistere alla prima dello spettacolo in cui avrebbe recitato stasera (era stata lei che si era fatta inutilmente pregare, lo riconosceva… tanto lo sapeva fin da subito che non sarebbe mai potuta mancare ad un evento di tale importanza per Ino, no?), a lei Ino aveva proibito l’ingresso durante le prove urlandole che “è una sorpresa, diamine!”, come se non l’avesse mai nemmeno sentito nominare, lei, l’Amleto. Questi artisti…

“Ti credo sulla parola, ma non sarebbe il caso di finire di vestirti, visto che mancano dieci minuti?” biascicò con falsa noncuranza gettando un’occhiata all’orologio. Hinata Hyuuga, anch’ella costretta da Ino ad assistere allo spettacolo, doveva essere già in galleria ad aspettarla, e lei non sapeva ancora nemmeno dove andare a cercarla: era stata sempre Ino a prenotare i posti per loro due, insistendo sulla “sorpresa”… Se non l’avesse conosciuta da una vita, Sakura pensò che avrebbe potuto essere alquanto spaventata da tanta insistenza.

“Oh, cavolo! Dieci minuti?!” strillò la bionda, portandosi le mani alla testa e rischiando così di danneggiare seriamente l’acconciatura su cui aveva passato le tre ore precedenti, mentre frenetica cercava con lo sguardo la veste di broccato che avrebbe dovuto avere già addosso. “Maledizione… Sakura, prendi posto, sbrigati!” le urlò quando finalmente l’ebbe trovata, fiondandosi a prenderla con la rapidità di un falco che avesse appena adocchiato una preda dopo giorni di digiuno.

“Ma se sei—“ “CORRI! Non vorrai mica perderti l’inizio?!”

La ragazza alzò gli occhi al soffitto e si voltò dopo essersi limitata a sibilare un “D’accordo, d’accordo!” alquanto scocciato nella direzione generale dell’amica, che aveva preso a tirare il vestito fin quasi a strapparlo nella fretta di infilarselo. Avrebbe semplicemente chiamato Hinata, sperando che non avesse ancora spento il cellulare, e—

“Ah..! Sakura!” si sentì richiamare indietro prima ancora di aver varcato la soglia del camerino, una nota di panico nella voce fin troppo squillante di Ino. “Mi raccomando con i posti, tu hai il 10 ed Hinata il 12, non fate casini!”

La ragazza dai capelli rosa corrucciò un secondo la fronte, iniziando davvero a sospettare qualcosa di strano. “10 e 12? Ma scusa, non stiamo—“

“SBRIGATI!!!”

*

Trovare Hinata ed il suo posto a sedere fu molto più facile di quanto avesse previsto, dato che erano entrambi in prima fila… il che la rendeva, se possibile, ancora più sospettosa riguardo a cosa esattamente stesse macchinando il cervellino arrugginito della sua migliore amica, nonostante il mazzo di fiori (regalo dei suoi compagni di corso all’Accademia Teatrale) che le aveva tirato dietro per convincerla a raggiungere la sala fosse stato ben più che convincente.

Oh, bhè… avrebbe dovuto aspettare la fine dello spettacolo per farle il terzo grado ed eventualmente rimproverarla, concluse con tranquillità mentre salutava Hinata che, già seduta diligentemente al posto che Ino le aveva assegnato, si stava alzando per accoglierla.

Era contenta, almeno, che Ino avesse convinto anche lei ad andare a vederla… Vero, Sakura non si sarebbe persa per nessun motivo al mondo il debutto da attrice co-protagonista della sua migliore amica, ma quando la bionda le aveva detto che Choji, il suo ragazzo, non ci sarebbe stato (“Quel maledetto ciccione ha un’altra gara di cucina, oggi! Ma quando torna mi sente..!” erano state le sue esatte parole, se ricordava bene), aveva temuto di doversi sorbire oltre tre ore di tragedia Shakespeariana tutta sola in quella sala enorme… e in prima fila. Per fortuna c’era quel buon cuore di Hinata.

“Sakura…” la salutò quest’ultima con un breve cenno del capo, cui la ragazza rispose con un sorriso più ampio e caloroso di quanto avrebbe fatto con chiunque altro. Lei ed Hinata seguivano insieme quasi tutti i corsi a Medicina, ma per quanto si conoscessero da anni e si vedessero tutti i giorni, Hinata continuava ad esibire un atteggiamento fin troppo discreto secondo Sakura, tanto da sconfinare quasi nell’etereo, cosa che la ragazza trovava alquanto inquietante: Sakura era decisa a tutto pur di portarla a rilassarsi quel tanto che bastava a non far sentire lei a disagio.

“Scusami per il ritardo, Ino insisteva a blaterare cose senza senso…” le sussurrò ridacchiando mentre prendeva posto ad una poltroncina di distanza come Ino le aveva imposto (si, l’avrebbe rimproverata!, e si, le sembrava tutto molto sospetto… ma era comunque curiosa di sapere cosa avesse in mente quella bionda isterica!, dunque avrebbe seguito le istruzioni), riuscendo nella ben poco ardua impresa di far scappare all’amica un risolino di cortesia accompagnato da un “Ma Sakura, lo sai che l’ansia da prestazione è micidiale, ce lo dice sempre anche la professoressa Tsunade!” cui rispose a sua volta con un sorriso consapevole. ‘L’ansia da prestazione’… Hinata doveva saperne più che abbastanza anche senza le raccomandazioni della professoressa Tsunade, dato il modo in cui si era sempre comportata intorno a Narut—

Il primo di tre rintocchi di campana si fece largo nella sala ormai silenziosa, e Sakura si morse il labbro inferiore quasi a sangue, nemmeno temesse che a lasciargli il minimo spazio l’urlo agghiacciante che covava ormai da anni sarebbe scappato fuori proprio adesso.

Naruto. Naruto non era qui, adesso, era partito l’ultima volta tre mesi prima, e come sempre faceva periodicamente da tre anni a questa parte era partito per—

“Chi vive?” Tuonò una voce potente dal palco mentre un ragazzone dalla faccia particolarmente minacciosa e armato di tutto punto faceva il suo ingresso in scena, e Sakura si sforzò di mettere fine sul nascere alle sue elucubrazioni focalizzando tutta la sua attenzione sullo spettacolo, la grande occasione della sua migliore amica Ino.

Lo spettacolo deve continuare.

 

Ciel!, Amour!, Liberté..!

 

Sakura aveva soltanto vaghi ricordi scolastici riguardo l’Amleto. Sapeva che era uno dei capisaldi della letteratura inglese, che conteneva un monologo (“Essere o non essere..!”) famoso e ultra-citato in ogni dove, che portava con sé una disquisizione infinita sulla pazzia reale o presunta, e bla, bla, bla… tutte cose che non le erano di nessunissimo aiuto adesso che stava cercando senza successo di ricordarne la trama. Probabilmente Hinata avrebbe saputo cosa dirle, dato che essendo l’erede di una nobile e secolare famiglia doveva aver ricevuto la migliore istruzione possibile, ma non aveva il coraggio di disturbare l’intero teatro solo per avere anticipazioni sulla storia che stava comunque per seguire… si sarebbe arrangiata.

Ino le aveva detto solo che avrebbe interpretato Ofelia, la donna amata dal protagonista e personaggio che trovava particolarmente difficile da interpretare, prima di decidere che sarebbe stato meglio che tutto fosse “una sorpresa” per lei… dio solo sapeva (se lo sapeva!) il perché.

Così, adesso, si ritrovava a scalpitare dall’angoscia senza nemmeno sapere quale fosse il motivo mentre, sul palco, un manipolo di uomini in armi si lasciava terrorizzare da uno spettro fin troppo silenzioso. C’era qualcosa, in quell’opera, qualcosa che non riusciva a ricordare del tutto, qualcosa che sapeva l’avrebbe—

Oh, dio! Lo sapeva. Lo sapeva, lo sapeva, lo sapeva! Sapeva che qualcosa le avrebbe—dio, quanto l’avrebbe pagata Ino, questa..! Se solo..! Se..!

Proprio mentre stava per urlare (pubblico o non pubblico) con tutta l’aria che i suoi polmoni potessero immagazzinare, con sua immensa sorpresa, senti una stretta sulla sua mano e si rese conto con un sobbalzo che mentre in scena erano entrati quelli che dovevano rappresentare l’intera corte (fra cui quel ragazzo..! Quel ragazzo..!) Hinata, un’espressione decisamente preoccupata dipinta sul viso pallido, si era sporta sulla poltroncina che le separava per stringergliela in segno d’incoraggiamento. Sakura si trovò a sorridere suo malgrado a quel gesto tanto premuroso, nonostante la presenza di quel ragazzo pallido vestito di nero fosse a dir poco straziante.

Il ragazzo che interpretava Amleto, contrariamente a qualunque logica volesse il danese biondo e con gli occhi chiari, aveva capelli ed occhi neri come inchiostro di china, che spiccavano esageratamente sulla sua pelle lattea. Alto e regale, fasciato in un completo scuro che riusciva ad esaltare la sua figura sobria mille volte meglio di quanto avrebbe potuto fare qualunque colore sgargiante, il ragazzo (che, se ricordava bene, le pareva di aver sentito nominare da Ino come ‘Sai’) camminava con aria grave per il palco, esibendo l’espressione più corrucciata del suo repertorio mentre quasi del tutto dimentico della sua presenza il Re al suo fianco intratteneva la corte con discorsi fin troppo arzigogolati per essere seguiti davvero.

E quell’espressione corrucciata… Quell’espressione, così simile alla sua, Sakura sapeva che l’avrebbe fatta sciogliere in lacrime a prescindere da qualunque cosa sarebbe accaduta prima della fine della serata, nonostante gli anni che aveva passato a cercare di fortificare il suo carattere. Alla faccia della ‘sorpresa’, Ino… tu mi vuoi morta.

Sempre concentrata su quel ragazzo dall’aria disperata che pareva così tanto simile a lui e sostenuta dal calore morbido e confortante della stretta di Hinata al suo fianco, Sakura osservò impotente l’intera corte sciamare fuori dalla scena mentre il principe di Danimarca rimaneva solo a lamentare le sue disgrazie per venire poi raggiunto dai soldati di prima farneticanti del fantasma del vecchio re. Lo vide impallidire ancor più di quanto già non fosse ed allargare gli occhi quasi impercettibilmente, proprio come lui faceva quando era spiazzato da qualcosa che non si aspettasse, studiò la sua espressione assorta nel parlare con quello che doveva rappresentare il suo migliore amico Orazio (un biondino inquietantemente simile a Naruto), lo seguì con lo sguardo mentre tutti insieme abbandonavano la scena per lasciare spazio ad Ino nelle vesti di Ofelia ed a colui che avrebbe interpretato la parte di suo fratello Laerte.

Ino era brava a recitare, molto brava, checché ne dicessero le decine di ragazze che attribuivano soltanto alla sua bellezza la facilità con cui le venivano affidate parti in spettacoli importanti, e Sakura non riusciva proprio a capire, mentre la vedeva arrossire come una ragazzina inesperta ai rimproveri di Polonio suo padre, cosa fosse a farle ritenere tanto difficile il suo ruolo, stavolta. In fondo, si disse mentre ancora una volta osservava la scena cambiare e Sai/Amleto tornare sul palco insieme ai suoi compagni ed essere raggiunto dallo spettro di suo padre (Hinata era tornata a stringerle la mano, silenziosa come un’ombra, quasi avesse avuto la facoltà di sapere in anticipo cosa e come l’avrebbe scossa: “Sono qui”, sembrava dirle quella stretta, “capisco cosa stai passando.” E, si!, si costrinse ad ammettere Sakura, nonostante le loro esistenze e le loro condizioni fossero fondamentalmente del tutto diverse, Hinata pareva davvero capire cosa stesse passando lei…), cosa poteva esserci di difficile per Ino nell’interpretare una semplice ragazza non troppo scaltra innamorata di—

“Se mai hai amato il tuo adorato padre…vendica il suo malvagio e snaturato assassinio!”

—di un Vendicatore, realizzò con un altro sussulto, la stretta di Hinata, adesso, decisamente più forte di prima mentre ancora tornava a maledire internamente Ino e lottava per non lasciare andare l’urlo rabbioso che gridava chiedendo soddisfazione a gran voce dentro di sé. Sapeva fin troppo bene quanto fosse difficile amare un Vendicatore, addirittura per un’attrice in gamba come Ino.

*

Nell’ora scarsa che era trascorsa dall’inizio dello spettacolo, nell’arco di tutto il primo e parte del secondo atto, Sakura aveva concluso fra sé e sé che sì, decisamente, Ino era davvero una stronza sadica nei suoi confronti, per quanto nessuno le togliesse nulla come attrice. Ormai aveva addirittura lasciato andare la mano dell’amica al suo fianco in favore del bracciolo della poltrona, certa che avrebbe finito col polverizzarle le ossa se avesse continuato ad approfittare del conforto silenzioso della mora, mentre Ino, sul palco, reprimeva a malapena singhiozzi disperati nel descrivere a ‘suo padre’ la condizione del principe Amleto.

“…il principe Amleto, col giustacuore tutto sbottonato, senza cappello, le calze slacciate, ricadenti sui piedi come catene, pallido in viso, come la camicia, le ginocchia che battono tra loro, e uno sguardo così compassionevole, che pareva sortito dall'inferno per venire a spiegarmene gli orrori, mi viene innanzi...” stava dicendo la bionda stringendosi le mani all’altezza del cuore, visibilmente distrutta, mentre con suo sommo orrore a Sakura parve di vedere frammenti di suoi ricordi fra i più gelosamente custoditi sovrapporsi alla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi increduli. “M'ha afferrato il polso, e, stringendolo forte, s'è scostato per tutta la lunghezza del mio braccio, e, postasi una mano sulla fronte, così...”

“Lo sapevo, io sono diverso da voi.”

“…s'è messo a scrutarmi la faccia come uno che volesse disegnarla.”

“D’ora in poi, proseguiremo il cammino su strade separate.”

“È stato a lungo in quella posizione, poi, di colpo, mi scuote ancora il braccio e, accennando col capo in su e in giù, tre volte, emette un sì cupo sospiro, sì pietoso, da dare l'impressione che dovesse squassarlo e porre fine lì stesso alla sua vita.”

“Avevo ragione, quella volta… tu sei noiosa.”

 “Poi mi lascia e s'avvia verso la porta, con la testa girata sulle spalle—“

“Sakura… Grazie.

Senza riuscire ad ascoltare altro, Sakura si alzò e si lanciò fuori dalla sala prima ancora che potesse finire il secondo atto.

*

Sasuke Uchiha era stato il ragazzo più amato del liceo. Intelligente, atletico, con ottimi voti in qualunque materia… bello, soprattutto. Indicibilmente bello. Crudelmente bello.

Quasi quant’era crudele il fatto che, per quanto l’intera popolazione scolastica femminile si facesse in quattro sperando in un suo misero accenno di grugnito come risposta, il ragazzo non si fosse mai degnato di dar corda a nessuno. Nessuno.

Perché una cosa da sapere riguardo Sasuke Uchiha era che quel ragazzo era sempre stato un esiliato volontario dalla società. Sempre, da quando aveva compiuto otto anni. E, bhé, Sakura era stata costretta ad ammettere, pensandoci, che con un massacro familiare di quella portata alle spalle solo un pazzo avrebbe potuto far finta di niente… eppure..!

Eppure lei sapeva benissimo che la sua era una crudeltà a doppio taglio, per quanto la sfruttasse come scudo da nuove sofferenze, ed era questo ciò che la faceva star peggio. Nessun rifiuto, nessun abbraccio negato, nessun rimprovero duro era mai riuscito a ferirla tanto quanto il vedere quegli occhi d’ossidiana bruciare d’invidia al vedere gli altri ragazzi giocare a calcio in cortile ridendo fra loro.

Sasuke Uchiha, i suoi capelli scuri, i suoi occhi di brace, le mura di vetro che si era costruito attorno… erano diventati la sua ossessione, quasi. Voleva capirlo davvero, voleva conoscerlo e non attraverso supposizioni personali, voleva sentirlo..!

E poi, l’ultimo anno, erano arrivate le esercitazioni di sopravvivenza in gruppo col professor Kakashi. E lei, la secchiona un po’ petulante ma più che motivata, Sasuke e Naruto Uzumaki, l’ultimo della classe ed il buffone amichevole per eccellenza, tutti così diversi!, erano stati messi nello stesso gruppo.

Per Sakura era stato come un sogno. C’erano volute settimane, e, perché no?, forse mesi!, prima di riuscire a sciogliere minimamente quella corazza infrangibile che l’Uchiha aveva impiegato anni a cementificare… ma ce l’avevano fatta.

Lei e Naruto, che all’inizio non avrebbe mai potuto immaginare si rivelasse un tale amico sotto i suoi pallidi tentativi spiritosi di rimorchiarla, erano riusciti poco a poco ad entrare nel mondo privato di Sasuke, erano diventati amici. Amici. Il Team 7. Ciò che, allora ne era stata certa, sarebbe stato fra le cose più importanti delle loro intere esistenze..!

Finché era arrivato quel giorno: il maledetto giorno in cui Sasuke, il maledetto bellissimo Sasuke Uchiha aveva deciso di seguire ciò che l’aveva aiutato in tutti quegli anni a mantenersi lontano dal mondo; il giorno in cui quell’idolo di ghiaccio aveva deciso di sacrificare i primi legami che fosse riuscito a stringere da dieci anni a quella parte in favore della vendetta.

Sakura ricordava parola per parola ogni singola cosa si fossero detti quella notte, lei che aveva cercato di fermarlo, lui che era andato via comunque…

E poi Naruto. Naruto, che aveva lasciato da parte i sogni di grandezza che aveva sempre avuto per correre dietro a Sasuke in qualità d’investigatore prima e d’infiltrato poi.

Erano passati tre anni. Tre anni in cui il suo migliore amico, Naruto, non riusciva a passare a Tokyo più di due settimane prima di partire verso altri lidi seguendo una nuova pista, tre anni in cui lei aveva sputato sudore e sangue nel tentativo di diventare un medico decente e di unirsi alla scientifica… per se stessa, ma anche per ritrovare lui. Erano passati tre anni in cui non c’era stato giorno che non pensasse a lui almeno sul punto di addormentarsi, tre anni in cui Ino l’aveva affiancata senza esitazioni cercando di impedirle di sprofondare più di così nel baratro che le si stava creando intorno, tre anni in cui—

Ino lo sapeva, questo, sapeva quanto diavolo avesse sofferto, sapeva cosa le avrebbe fatto scattare dentro il vedere quello spettacolo. Ino sapeva tutto, doveva sapere anche questo..!

Che colpo basso, Ino…

“Sakura… Sakura..!”

Ci vollero ben tre richiami da parte della delicata voce di Hinata per strappare la ragazza alle sue riflessioni (se non altro poteva dirsi orgogliosa per essere riuscita a farle alzare la voce addirittura di un paio di decibel!), ed un intero minuto di respiri profondi per mettere a tacere i singhiozzi che avevano preso a squassarla senza nemmeno che se ne fosse resa conto.

“Grazie, Hinata…” riuscì a sussurrarle imbarazzata quando finalmente si fu calmata abbastanza da riuscire a parlare. Splendido, non solo era riuscita a rovinarsi la serata per l’ennesima volta, adesso l’aveva rovinata anche a lei… e aveva davvero lasciato la sala a metà atto?! Ino avrebbe preteso la sua testa su un piatto d’argento, sicuramente… se solo—

“Sakura,” riprese Hinata dolcemente, posandole una mano sulla spalla quasi avesse capito che stava di nuovo agitandosi per qualche motivo. Quella ragazza aveva il dono di capire subito chiunque avesse davanti… sarebbe stata una madre fantastica, pensò come presa da un’illuminazione improvvisa, se soltanto Naruto si fosse guardato intorno..! “il secondo atto è finito, abbiamo dieci minuti di pausa adesso. Hai tutto il tempo di riprenderti… vuoi un tè?”

“Grazie di cuore, Hinata.”

*

I dieci minuti di pausa passati a chiacchierare con Hinata erano stati rigeneranti quanto una gita alle terme: finalmente era riuscita a farla sciogliere abbastanza per i suoi gusti (anche se aveva dovuto rimetterci un bel po’ di amor proprio, scivolato via insieme ai fiumi di lacrime versati appena fuori dalla sala… ma pazienza, ne era pur sempre valsa la pena!), e adesso poteva dire quanto meno di sapere quanto la ragazza potesse essere davvero dolce sotto quella sua riservatezza (informazione che avrebbe passato  con nonchalance a Naruto non appena l’avesse rivisto… aveva il vago sospetto che il ragazzo avesse bisogno di uscire di più con qualcuno che non fosse lei).

Senza contare che, se non altro, adesso che Hinata le aveva raccontato il resto di quel maledetto spettacolo sapeva cosa aspettarsi ed aveva molte più probabilità di restare abbastanza lucida da strangolare Ino in camerino dopo la fine di tutto questo per averla costretta a guardare una tragedia sulla Vendetta, fra tutte..!

Ma per adesso, comodamente semi-sdraiata nella sua poltroncina targata 10, la mano destra stretta dalla sinistra di Hinata sulla poltroncina vuota che le divideva (avrebbe anche dovuto farsi spiegare l’assegnamento dei posti da quel Giuda della sua migliore amica) ed il braccio sinistro abbandonato sulla poltrona fredda e vuota che aveva dall’altro lato, si limitava ad attendere l’inizio del terzo atto: l’atto del confronto/scontro fra Ofelia ed il suo amato Amleto.

*

Il famoso monologo, pressocché l’unica cosa che Sakura avesse ricordato anche senza l’aiuto di Hinata, era arrivato e passato, con il pallido Sai (che la ragazza doveva ammettere fosse stato una scelta decisamente più che azzeccata… le ricordava così tanto un vero Vendicatore di sua conoscenza che non avrebbe potuto vedere altri ad interpretare quella parte) che, libro alla mano mentre passeggiava per quella che avrebbe dovuto essere la galleria piena di libri del palazzo di Elsinore, era parso tanto preso dagli interrogativi posti dal suo personaggio da sembrare quasi troppo realistico. Ed ora, mentre il ragazzo si zittiva all’ingresso in scena di una Ino dall’aspetto insolitamente angelico, Sakura si ritrovò a ricambiare per la prima volta nella serata la stretta confortante di Hinata sulla sua mano: stava arrivando, la parte che pensava l’avrebbe scossa più di tutto il dramma, la parte che più le avrebbe portato alla mente ricordi dolorosi.

Stava arrivando… ma lei sarebbe stata pronta, ora che sapeva cosa avrebbe dovuto affrontare.

*

“Ti amavo, una volta...” sussurrò, sul palco, il ragazzo dagli occhi neri affilati come lame di pugnale, e quando Sakura ricevette la stretta più forte di Hinata fu dolorosamente certa di quanto l’espressione di Ino che lo stava guardando, apparentemente ferita, lottando per non piangere fosse evidentemente lo specchio di quella che doveva avere lei stessa in quel momento.

Non è reale, non è lui, non è lui..!

“In verità, mio signore, me l’avete fatto credere.” vide la sua controparte bionda sussurrare di rimando al Vendicatore, le mani tremanti strette al petto mentre già le prime lacrime iniziavano ad inumidirle gli occhi chiari.

Nonèlui,nonèlui,nonèlui..!

“Bhè, non avresti dovuto mai credermi! Non si può innestare la virtù nel nostro vecchio ceppo senza che esso non si faccia vivo: io non ti amavo!” fu la gelida risposta del ragazzo, che pure le parve socchiudere gli occhi con aria quasi addolorata, umidi come di lacrime trattenute e indicibilmente fissi.

Non. È. Lui.

“Ancora più ingannata..!” bisbigliò a volume ancora più basso Ino, il viso ormai completamente bagnato di lacrime e la voce rotta dai singhiozzi, e Sakura sentì distintamente qualcosa, da qualche parte nel suo petto, tornare a spezzarsi.

“Perché non mi dici niente? Perché stai sempre zitto e non mi racconti mai nulla?”

“Vattene in convento..!” urlò il Vendicatore, e Sakura fu certa, mortalmente certa!, per un momento, che sarebbe di nuovo scoppiata a piangere, che quel maledetto urlo selvaggio le sarebbe finalmente sfuggito dalle labbra, che sarebbe salita sul palco e avrebbe—

“Sakura… resisti, è quasi finita.” bisbigliò invece Hinata al suo fianco, tornando a stringerle la mano mentre, stavolta, le rivolgeva uno sguardo determinato e fiero che avrebbe fatto concorrenza a quelli di Naruto, talmente insolito sul suo viso da freddare la ragazza dai capelli rosa sul posto e costringerla a darle ascolto: limitandosi ad imporsi di fare respiri profondi per tenere sotto controllo le lacrime che stava scoprendo di avere sin troppo facili, Sakura rimase seduta al suo posto mentre osservava Amleto, in scena, dar di matto come mai aveva visto fare ad un’altra certa persona… come mai l’avesse visto lei.

Era quasi sicura che Naruto non le avesse detto tutto riguardo la prima volta in cui aveva seguito Sasuke.

Sul palco, mentre lei si abbandonava alle sue ipotesi su quanto Naruto le avesse taciuto, Sai aveva lasciato la scena  con l’espressione sconvolta di uno che fosse appena uscito da un incubo, lasciando a terra una Ino singhiozzante.

“...Me misera, che ho visto quel che ho visto, che vedo quel che vedo..!”

*

 “Ti senti meglio?”

Il calore gentile del tè che le correva giù per la gola le sembrava quasi scioglierla come cera e plasmarla di nuovo dall’interno: non era per niente sicura che fosse una buona idea bere altro tè in nemmeno due ore, considerando anche l’agitazione che le stava mettendo addosso quello spettacolo, ma questo passava il convento e lei aveva impellente bisogno di qualcosa di piacevole e confortante, a questo punto, quindi… “Molto meglio, grazie.” Rispose pacatamente rivolgendo l’ennesimo sorriso grato ad Hinata: se non ci fosse stata anche lei non osava pensare a come diavolo sarebbe stata alla fine della recita di Ino, visto e considerato che a quanto aveva capito la situazione non avrebbe fatto che peggiorare.

“Ino è davvero brava.” Commentò pacatamente la mora sorseggiando il suo tè con la sua innata grazia invidiabile. Davvero, più tempo passava con lei e più Sakura era certa che Naruto fosse un idiota a non averla mai notata… d’accordo, era vero che non passasse abbastanza tempo con loro da tre anni a questa parte, ma, diamine!, conoscevano Hinata dall’epoca delle medie..!

E per quanto ne sapeva lei, la mora era sempre stata innamorata di Naruto. Ma a che diavolo pensava, all’epoca, da non essersi accorto di nulla?!

“Si, molto brava… anche se credo preferisca fare ruoli comici o quasi: mi pare che finora il suo preferito sia stato la Nutrice di Giulietta.” Ribatté senza troppo interesse mentre continuava a rimuginare. Doveva trovare il modo di far aprire gli occhi a Naruto, assolutamente… “Anche Amleto mi sembra bravo.”

Hinata arrossì lievemente sulle gote, posando la tazzina con un gesto che avrebbe fatto invidia ad una gran dama francese e senza produrre il minimo rumore. Maledizione, ma come diavolo faceva?! “Sai-san recita bene… ma certe battute non sono per lui.” Commentò a bassa voce, quasi ritenesse troppo scortese un commento del genere ed avesse paura di farsi sentire.

Sakura annuì brevemente (oh, allora anche lei poteva trovare difetti in qualcuno!) continuando a bere il suo tè. In effetti, sentire battute smaliziate come “Posso giacervi in grembo, signora?” o “Vi costerebbe un gemito smussarmi la punta” pronunciate con un tono così… confuso non era proprio il massimo del realismo… ma forse la pensava così solo perché non avrebbe mai immaginato battute del genere nemmeno in bocca ad uno come Sasuke, pensò mentre un brivido le correva lungo la schiena.

Improvvisamente il suo tè aveva un sapore ferroso e imbevibile. Assolutamente imbevibile, ribadì a se stessa mentre allontanava la tazzina mezza piena con dei movimenti nervosi e secchi che nulla avevano della grazia principesca di Hinata. “Hinata, ma tu…” iniziò poi frettolosamente, come a voler cancellare dall’aria intorno a loro il gelo polare che sembrava essere improvvisamente sceso ad avvolgerla. “Tu… Non ti manca Naruto?”

La mora lasciò andare di schianto il cucchiaino, che cozzando sulla ceramica della tazzina produsse abbastanza rumore da compensare il silenzio ostinatamente conservato per tutta la serata e Sakura si sentì distintamente la peggiore delle ingrate per aver sconvolto così tanto l’amica che l’aveva sorretta finora, ma il momento di sorpresa finì com’era arrivato e, contrariamente alle aspettative dell’altra, Hinata rialzò il viso su di lei sorridendo, anche se in modo un po’ triste.

“Bhè, lui adesso è—”

Un debole tintinnio proveniente dalla sala annunciò l’inizio del quarto atto, fornendo ad Hinata l’occasione di troncare il discorso mentre sciamavano ai loro posti come tutti gli altri spettatori.

*

Al rientro in sala fu una luce quanto mai cupa, ad accoglierle, e le chiacchiere sommesse dell’uomo calvo che interpretava il re: Amleto aveva accidentalmente ucciso Polonio, consigliere del re e padre di Ofelia, ed ora urgendo trovare riparo allo scandalo dilagante l’uomo aveva deciso di spedire il principe in Inghilterra per essere ucciso dai suoi sicari.

Ofelia, nel frattempo, rimasta a corte abbandonata da padre, fratello ed amato sembrava essere impazzita ‘per la morte del padre’, a detta dei cortigiani, mentre da come le aveva spiegato Hinata la quasi unanimità dei critici puntava sul rifiuto di Amleto quale causa della pazzia della ragazza.

Sakura sbuffò sottovoce, imponendosi di ricordare che era pur sempre di un dramma scritto nel ‘600 che si parlava, diamine!, e cercando pertanto di non lasciare che la donna di scienza che era in lei si opponesse troppo cinicamente alla scena che stava per arrivare. Ma c’era poco da fare: Sakura era una donna di scienza, un medico, maledizione!, e sapeva perfettamente che mai, mai, mai e poi mai una simile motivazione avrebbe—

 “Dove… sta la bellissima… maestà di Danimarca..?”

La voce di Ino rimbombò per tutta la sala prima ancora che la bionda fosse entrata in scena, l’acconciatura perfetta che Sakura l’aveva vista sfoggiare fino a pochi momenti prima completamente disfatta, l’abito di broccato tanto rovinato da esser quasi irriconoscibile (la ragazza non poté non domandarsi quanto stesse costando alla sua vanitosissima amica Ino il mostrarsi in pubblico a quel modo, lei che non osava tenere i capelli in disordine nemmeno davanti a Choji..!) e la camminata che era sembrata lieve ed aggraziata quanto quella di Hinata all’inizio dello spettacolo ormai mutata in un’accozzaglia di rigidi ed impacciati passi barcollanti.

Ma la cosa che più sconvolse Sakura non fu quel tipo di metamorfosi: quella se l’era aspettata dal momento in cui Hinata le aveva raccontato della pazzia di Ofelia. No, ciò che la stava spiazzando erano le sue parole, parole sconnesse e piene di sofferenza e risentimento verso Amleto e verso la sua Vendetta, così come la sconvolgeva la reazione della regina stessa ad esse. Come poteva non capire..?  

“Ma, bambina mia, cosa significano questi… versi?” chiese infatti la donna, abbassandosi con quella che a confronto con i movimenti slegati di Ino parve essere una grazia inaudita verso la ragazza accasciata a terra con la schiena poggiata al muro.

“Voi dite..? No..! Vi prego… Ascoltate!” piagnucolò la bionda sul palco, rigirandosi a terra con un’espressione tanto pietosa da commuovere un pezzo di marmo… e Sakura ebbe un bel dirsi che una semplice delusione amorosa non poteva portare addirittura alla pazzia, che era solo una recita o che fosse lontana da lei… L’espressione che Ino stava usando, la piega che avevano assunto le sue labbra, persino il modo in cui i suoi occhi lucidi brillavano alla luce fittizia del palcoscenico era..! Ino stava interpretando Sakura così come l’aveva vista dalla partenza di Sasuke ad ora. “E’ andato, è morto, signora! E’ morto, è andato! Sul capo ha una zolla di prato… e sui piedi un sasso.”

E Sakura non poté che restare impietrita nell’osservare un’altra se stessa così vera, così Sua!, strisciare ai piedi della regina madre che, quasi terrorizzata, cercava di consolarla inutilmente, e lacrime amare non poterono che tornare a sgorgare dai suoi occhi, tanto era presa da ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi..!, mentre Ino seguitava a pugnalare la coscienza sua e della regina-attrice bisbigliando con voce straziata dalla sofferenza (una sofferenza che era stata—che era—sua, sua, sua!) macabri ritratti di morte che la donna andava collegando erroneamente a Polonio.

No, non Polonio… Amleto. Sasuke..!

“…Farnetica su suo padre.” Sussurrò il re-attore, sopravvenuto a metà dell’ennesima tirata sulla morte da parte di Ofelia, non capendo evidentemente assolutamente nulla.

È preoccupata per Amleto.

Le labbra di Ino iniziarono a tremolare all’unisono con quelle di Sakura, nemmeno le due fossero state una il riflesso dell’altra, gli occhi accesi d’un’angoscia febbrile oltre le lacrime, la pelle bianca come carta bagnata, e contrariamente a quanto fece il resto del pubblico non fu affatto con sorpresa che Sakura accolse l’urlo, l’urlo che ormai da mesi premeva contro le sue stesse labbra..!

“Vi prego! NOOO! Non parliamo più di questo..!” concluse infine, accasciandosi a terra come morta, le mani strette attorno alle proprie braccia quasi l’urlo l’avesse svuotata. E Sakura pensò che fosse esattamente così: non c’era più nulla dentro o intorno a lei, nulla. Niente Hinata al suo fianco, niente palco davanti a lei, niente Ino a confortarla, niente Naruto, niente--! Niente..!

…Sasuke. Solo, solo, solo Sasuke! Per l’ennesima volta da tre anni a questa parte eppure per la prima, c’era solo, soltanto, semplicemente Sasuke, mentre l’urlo continuava a rimbombarle nelle orecchie, mentre il pianto continuava ad inabissarle la faccia senza che la sua vuota carcassa se ne preoccupasse minimamente, solo Sasuke!, mentre la mano fredda perdeva addirittura la percezione della poltroncina imbottita e della mano di calda di Hinata, solo..!

Sasuke.

“Ma se vi chiedono una spiegazione rispondete così: ‘Domani è il giorno di San Valentino. Tutti si muovono alla mattina! Ed io, fanciulla!, a te verrò… Sarò la tua Valentina..! E lui si alzò, la porta aprì e non so come fu: fanciulla entrò, e quando uscì fanciulla non era più..!’” sentì vagamente la voce di Ino iniziare a cantare stonando più di quanto fosse lecito, ne percepì le note sconclusionate risuonare in ogni angolo di se stessa neanche fosse stata una cassa di risonanza completamente vuota… e sembrava lo stesse diventando, sembrava davvero, mentre vedeva con l’occhio della mente il buco nero che aveva iniziato a formarsi ben tre anni prima allargarsi sotto di lei sempre più grande, e grande, e grande, E—

“Sakura.”

—e il mondo si fermò. Di nuovo.

Sasuke?!

Il mondo si fermò, mentre voltandosi alla sua sinistra incontrava due occhi neri e brucianti che pensava non avrebbe mai più rivisto.

Il mondo si fermò, mentre una mano fin troppo fredda sfregava rudemente le sue gote asciugandole le lacrime recenti e quelle vecchie di mesi.

Il mondo si fermò… e un unico nome invase tutto il suo essere, ricolmando di colpo lo spazio che quell’immenso buco nero sembrava aver risucchiato via in un secondo, riportando luci, colori e suoni nel suo mondo di nuovo vivo: un mondo in cui Naruto, che si era seduto fra lei ed Hinata per il momento impassibilmente silenzioso e sorridente, era riuscito a mantenere la sua promessa riportandole a casa Sasuke, un mondo in cui Sasuke era qui..! Sasuke era di nuovo qui..!

E a Sakura parve che il cuore potesse scoppiarle di felicità, lì, così, con il viso ancora inondato di lacrime secche mentre Hinata cercava con scarso successo di far abbassare la voce a Naruto, che stava ora guadagnandosi le occhiatacce di buona parte del pubblico (e si sarebbe probabilmente guadagnato una strigliata con i contro fiocchi da parte di Ino) nel tentativo impossibile di riassumere tutto ciò che avrebbe voluto raccontarle e la sua indicibile gioia ed il sollievo, e Sasuke, Sasuke, Sasuke..!

Sasuke si limitava a guardarla senza dire niente, la fronte corrucciata ma lo sguardo incuriosito, nemmeno stesse cercando di risolvere un complicato rompicapo che trovava decisamente insensato; si limitava a guardarla in silenzio quasi volesse compensare tutte le chiacchiere inutili che il suo migliore amico stava facendo accavallare una sull’altra cercando di dirle tutto e tutt’insieme, quando niente ci sarebbe stato da dire, perché, sul serio!, Sasuke era , e nulla, nulla, nulla!, poteva valere quanto—!

“Grazie.”

Una folata di vento improvvisa in una giornata di sole non avrebbe potuto giungerle più inaspettata, e non seppe mai nemmeno lei come diavolo avesse fatto a non sciogliersi di nuovo in lacrime (forse le aveva esaurite tutte guardando quella dannata recita?) a quella parola pronunciata da quelle labbra, a quegli occhi che la guardavano con una luce che la prima volta non era riuscita a scorgere, mentre addirittura la voce di Naruto si zittiva di colpo alla sua destra.

“…di cosa?” trovò la forza di sussurrare di rimando senza azzardarsi nemmeno a battere le palpebre per il terrore che la visione scomparisse così com’era arrivata, lasciandola nuovamente a rimuginare su qualcosa di inutile come la sua stessa pazzia, ma non ottenne nessuna risposta.

Invece, il moro si limitò a scambiare uno sguardo significativo col biondo, che aveva già passato un braccio dietro le spalle di Hinata (…forse era lei che avrebbe dovuto aprire prima gli occhi..!), per poi rivolgerle un ghigno (Niente era cambiato, niente!) prima di posarle un braccio intorno alla vita mentre Naruto faceva altrettanto dall’altro lato.

Che meravigliosa sorpresa, Ino!

“Spero che andrà tutto bene...” Bisbigliò Ino, il viso inondato di lacrime mentre dirigeva lo sguardo vitreo sul pubblico… Eppure Sakura avrebbe giurato di vederla sorridere verso di loro, un’impercettibile luce di gioia accesa nei suoi occhi umidi che pure avrebbero dovuto essere quelli di una donna distrutta dalla follia e dal dolore, così come Hinata stava facendo sporgendosi dal sedile alla destra di Naruto.

E finalmente la ragazza, stretta fra le braccia calde di Sasuke (A casa..! Finalmente a casa..!) e Naruto (Il migliore amico al mondo, il migliore!), avvolta dalla luce gentile dello sguardo di Hinata e di quello estasiato di Ino, non poté fare a meno di iniziare a ridere fra le lacrime nonostante la tragedia che andava avanti ed il pubblico che la guardava con aria di disapprovazione.

“…bisogna avere pazienza.”

 

 

 

  
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