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Autore: Demy77    30/11/2021    3 recensioni
Cornovaglia, 1783. Dopo aver combattuto per l’esercito inglese durante la guerra di indipendenza americana Ross Poldark ritorna in patria e convola a giuste nozze con il suo grande amore, la bellissima Elizabeth Chynoweth, che lo ha atteso trepidante per tre lunghi anni.
Due giovani innamorati, una vita da costruire insieme, un sogno che sembra realizzarsi: ma basterà per trovare la felicità?
In questa ff voglio provare ad immaginare come sarebbe stata la saga di Poldark se le cose fossero andate dall’inizio secondo i piani di Ross.
Avvertimento: alcuni personaggi saranno OOC rispetto alla serie tv e ai libri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Pochi giorni dopo la gita in spiaggia Ross andò a trovare Demelza e la pregò di accompagnarlo alla Wheal Leisure, perché aveva bisogno di un consiglio. La donna acconsentì, sebbene quella richiesta la meravigliasse molto: che cosa poteva saperne lei del funzionamento di una miniera? La sua competenza sull’argomento si limitava ad aver avuto un padre minatore e ad aver partorito alla Wheal Grace! In ogni caso, si fece sellare il cavallo e seguì Ross fino alla vecchia miniera di Joshua Poldark, quella di cui il figlio era riuscito a rientrare in possesso sottraendola a Warleggan prima che questi perdesse il lume della ragione.
Appena giunti lì Ross e Demelza furono accolti da Zacky Martin, che Ross aveva promosso capitano in considerazione della lunga esperienza maturata alla Grace. Zacky era un uomo riservato, di poche parole, cui  bastò un solo sguardo per capire che la signora in visita doveva avere un posto molto speciale nel cuore di Ross. In realtà non era la prima volta che la vedeva, sapeva bene chi fosse e si ricordava quanto fosse allarmata il giorno in cui c’era stato il crollo che aveva rischiato di uccidere Ross alla Wheal Grace. Quella rossa aveva un sorriso franco ed una innata gentilezza verso il prossimo; accanto a lei il suo vecchio amico e datore di lavoro era sereno come quasi mai lo aveva visto prima; tanto fu sufficiente perché Zacky esprimesse in cuor suo un giudizio ampiamente positivo sull’accompagnatrice di Ross.
Zacky srotolò sul tavolo la mappa della miniera ed illustrò a Ross e Demelza le difficoltà che si erano manifestate durante gli ultimi scavi. In particolare nella zona più ad ovest, che confinava con altra proprietà, era stato impossibile proseguire perché gli strati più bassi erano completamente invasi dall’acqua. Era probabile che vi fosse una falda acquifera sotterranea che, essendo la miniera adiacente inattiva, si era via via alimentata nel corso degli anni fino a sconfinare appunto in direzione della Leisure. Zacky era dell’opinione che si dovesse prendere a noleggio una pompa, aspirare il grosso dell’acqua e fare una ispezione accurata per verificare se la zona liberata dall’acqua era ricca o meno di materiale. La pompa però era un marchingegno molto costoso e nulla assicurava che una volta sostenuti i costi per il noleggio lo stagno estratto avrebbe ripagato le spese. Del resto era proprio questa la la ragione per cui Warleggan non vi  aveva mai investito denaro e si era accontentato dell’estrazione negli strati superficiali.
Ross aveva un’altra opinione, che passò ad esporre a Zacky e Demelza: una possibile soluzione alternativa per aggirare il problema consisteva nello scavare un cunicolo laterale, verso la miniera confinante, creare un collegamento con i cunicoli di quella, provare a far defluire il corso dell’acqua o drenarla mediante l’immissione di terreno proveniente da quella parte.  Questa soluzione però presentava due ordini di rischi: quello statico, perché si sarebbero indebolite le fondamenta della Leisure scavando un cunicolo ulteriore, e quello legale, perché si sarebbe andati ad invadere una proprietà altrui senza autorizzazione. Purtroppo, spiegò Ross, non era possibile contattare i proprietari della miniera Cattler e chiedere loro il permesso di accedere dal loro lato, in quanto da anni la miniera era chiusa, gli eredi dei vecchi proprietari risiedevano fuori della Cornovaglia, nessuno li conosceva e non avevano lasciato recapiti.
Demelza si rese conto che Ross non desiderava un consiglio, ma condividere una preoccupazione con la donna che amava: e non era forse anche questo, l’amore? Visto che era stata consultata, volle comunque esprimere la sua opinione: gli attuali proprietari della miniera Cattler non si erano mai curati di quei beni e neppure sarebbero mai venuti a sapere dello scavo, che comunque non avrebbe arrecato loro alcun danno, perchè la miniera era inutilizzata: dunque, perché preoccuparsi? Zacky spiegò che in teoria era così, ma in pratica chiunque avrebbe potuto accusare Ross di violazione della altrui proprietà privata sollecitando un intervento delle guardie; gli scavi non sarebbero certo stati completati in una sola giornata, non potevano passare inosservati, e le invidie umane rappresentavano un fattore imponderabile. “Per quanto Ross sia benvoluto in zona, signora, è sempre meglio non rischiare” – sentenziò Zacky.
Demelza domandò come fosse possibile che nessuno della zona avesse contatti con i proprietari della vecchia Wheal Cattler. Ross rispose che la miniera era chiusa da ben prima che lui nascesse e né suo padre né suo zio avevano mai incontrato gli eredi dell’ultimo proprietario. Demelza, considerata l’età di Joshua e Charles, pensò che l’unico confinante del luogo che potesse fornire notizie in proposito fosse sir Bodrugan. “Andrò a parlare con sir Hugh – disse, mentre Ross le scagliava un’occhiataccia, al pensiero di quel vecchio satiro che concupiva la sua donna – e cercherò di appurare qualcosa”. Salutò Zacky, che ricambiò il saluto con deferenza, ammiratissimo dell’intraprendenza ed intelligenza di quella ragazza. Eh sì, questa volta il capitano Poldark aveva al suo fianco una compagna degna di questo nome!
Uscita all’aperto per recuperare il suo cavallo Demelza rischiò quasi di scontrarsi con un giovane minatore che trasportava un secchio di frammenti di roccia. All’atto di scambiarsi un cenno di reciproche scuse Demelza incrociò gli occhi verdi del giovane ricoperto di fuliggine, scoprendo inaspettatamente che lo conosceva.
“Sam??? Sei proprio tu? Lavori qui?”
“Sì – le rispose il maggiore dei suoi fratelli – lavoro qui da un paio di settimane. Ho dovuto farlo, perché nostro padre sta molto male e non ho trovato nessun impiego ad Illugan. Sapevo che Poldark stava assumendo gente, e così… Drake invece sta lavorando come garzone presso la bottega di un fabbro a Sawle, e Robert e Simon presso un ciabattino di Illugan. Tutti dobbiamo darci da fare in questo frangente”.
Demelza gli domandò quanto gravi fossero le condizioni di Tom Carne ed il fratello le rispose che il padre aveva una tosse che gli squassava il petto e che derivava, probabilmente, dai lunghi anni di esposizione alle esalazioni di carbone. Demelza gli chiese se un medico lo aveva visitato e Sam rispose che era noto che il dottor Choake non accettava di curare gratis la povera gente. Demelza si infuriò: perché non l’avevano cercata, per lei il denaro non era un problema! Aggiunse anche che si fidava più del dottor Enys che di Thomas Choake, Dwight era un suo caro amico e non avrebbe preteso alcun compenso.
Mentre discutevano sopraggiunse Ross; Demelza gli presentò suo fratello, cui disse di aspettarsi molto presto una visita del dottor Enys. Quando riferì a Ross l’esito di quel colloquio Demelza era molto turbata, e lui ne comprese bene la ragione. “Cosa pensi che dovrei fare, Ross?” – gli domandò.
“Quello che il cuore ti suggerisce; ma, conoscendoti, credo che se non andassi a trovare tuo padre e poi accadesse l’irreparabile non ti daresti pace” – le rispose stringendole forte le mani fra le sue. Avrebbe voluto tanto abbracciarla, ma sapeva bene che Demelza non avrebbe gradito quel gesto dinanzi a tutti i suoi lavoranti, Sam in primis.
La aiutò a salire in sella e la vide andare via a cavallo. Demelza tornò a Trenwith con uno struggimento nel cuore. Aveva sempre teso a rimandare quel momento, ma se suo padre era davvero in gravi condizioni era giunta l’ora di condurre la piccola Julia verso le sue origini finora sconosciute.
Il giorno dopo una piccola comitiva composta da Dwight, Ross, Demelza e Julia, a bordo del calesse di Ross - per evitare di utilizzare la carrozza e dare nell’occhio nel piccolo borgo - si mise in viaggio verso Illugan.
Giunti nei pressi della casupola dei Carne Ross disse che sarebbe rimasto ad attendere poco distante, apparendogli più complicato giustificare la sua presenza rispetto a stare in disparte in attesa che avessero concluso la visita. Dwight, Demelza e la bambina bussarono alla porta e furono ricevuti dalla moglie del predicatore. Sam doveva aver riferito del colloquio avuto con la sorella il giorno precedente, perché la donna non si mostrò troppo stupita di quell’arrivo, pur manifestando una certa diffidenza e quasi fastidio per quell’irruzione. Accompagnò il medico al capezzale del marito mentre Julia, attaccata alla gonna della mamma, osservava con circospezione quella casa buia, disadorna, poco pulita, con persone vestite molto più miseramente di quelle che era abituata ad avere intorno. In attesa che il dottore visitasse il malato, che si trovava nell’unica stanza più interna dell’abitazione, Demelza si trattenne accanto al focolare, dove la sua sorellastra – una bambina poco più grande di Julia – rimestava in una ciotola con un cucchiaio di legno.
“Come ti chiami?” - le domandò, riflettendo che non conosceva neppure il suo nome.
“Faith” – rispose la bambina, chiudendosi poi in un ostinato mutismo, nonostante i tentativi di Demelza di instaurare un dialogo.
“Non è abituata a dare confidenza agli estranei” - spiegò sua madre  rientrando in cucina.
“Ma io non sono propriamente un’estranea, e potreste spiegarglielo” – soggiunse Demelza.
“Avete scelto di esserlo, fino a poco tempo fa – disse la donna – e forse sarebbe meglio per tutti se continuassimo a condurre vite separate. Noi siamo gente semplice, e non vorrei che la vostra presenza inculcasse strane idee agli abitanti di questa casa… è noto che il demone del denaro e del lusso può condurre alla rovina le giovani menti. I vostri fratelli si stanno impegnando duramente per sostentare la famiglia, hanno compreso il valore del sudore e della fatica; non vorrei che si rammollissero pensando alla vostra ricchezza come mezzo più semplice per risolvere i problemi. Sam mi ha riferito che vi siete offerta di pagare le cure di Tom… vi siete presentata con quel dottore, ma non ce ne era alcun bisogno… non mi piace sentirmi in debito.”
“Non c’è nessun debito, signora, si tratta di mio padre – aggiunse Demelza risentita - Volete forse impedirmi di venirlo a trovare?”
“Questo no – rispose la matrigna scuotendo la testa – visitare gli ammalati è un’opera di carità, e penso che vedervi potrebbe essere di conforto al mio povero marito. Vorrei solo che non vi faceste strane idee sui rapporti da mantenere con noi. Capite bene che sarà impossibile per noi frequentare casa vostra, e per tale ragione sarebbe prudente fare altrettanto, visto che casa nostra è ormai inadeguata ad accogliere una persona del vostro rango!”
Demelza avrebbe voluto replicare che lei era una di loro ed il suo nuovo status non aveva modificato le sue convinzioni ed i suoi valori, né pensava di voler comprare l’affetto dei propri fratelli con il denaro; ma mentre la matrigna esponeva le sue convinzioni Julia e Faith, incuranti di quei discorsi, avevano preso a giocare insieme con del pentolame, fingendo di cucinare della zuppa d’avena e di dar da mangiare a dei pupazzetti di stoffa. Zia e nipote, ignare del legame che le univa, si trastullavano con quei miseri oggetti e si divertivano come due monelle qualsiasi della loro età.
“Spiegatelo a loro che è meglio non frequentarci” – disse Demelza volgendo lo sguardo verso le due bambine; poi, ritenendo inutile continuare la conversazione, piantò in asso la matrigna, dirigendosi verso la stanza del padre.
Al capezzale dell’uomo vi erano Sam e Drake, il primo ed il quarto dei suoi fratelli maschi. Dwight aveva terminato la visita e disse che Tom non era in fin di vita, ma che d’ora in poi avrebbe dovuto curare molto di più l’alimentazione, evitare sforzi e stravizi e riposare il più possibile. I fratelli, soprattutto Sam, reagirono con orgoglioso sdegno all’offerta di aiuto economico da parte di Demelza per l’acquisto di generi alimentari: ce l’avrebbero fatta da soli, come avevano fatto sempre fino a quel momento. A nulla valsero le obiezioni di Demelza, sostenuta anche da Dwight, che cercava di far riflettere i due giovani sulla necessità di mettere da parte l’orgoglio, visto che si trattava della salute del loro padre e che Demelza voleva offrire il suo contributo, senza per questo volerli offendere.
Prima di andare via Demelza portò Julia nella stanza del padre, e per un attimo il nonno carezzò la testa della bambina, che vedeva per la prima volta. Julia però scoppiò in lacrime, sia per la brutta cera del vecchio che per le caratteristiche poco confortevoli dell’ambiente in cui era stata appena introdotta. Solo Drake mostrò un po’ di empatia verso la bambina, facendole dei buffetti sulla guancia e cercando di distrarla con una trottola del loro fratello più piccolo, che giaceva dimenticata in un angolo della stanza.
Non essendovi ragione di trattenersi più a lungo, Demelza scambiò un rapido saluto con suo padre, augurandogli di rimettersi quanto prima, altrettanto rapidamente salutò i suoi fratelli e la matrigna e si lasciò alle spalle la sua vecchia casa, delusa dal complessivo esito di quell’incontro. Rimase rabbuiata per tutto il viaggio di ritorno. Julia le si era addormentata sulle ginocchia, ed aveva la scusa, per non parlare, di non voler disturbare il suo sonno; Dwight si era limitato a riferire a Ross in che condizioni aveva trovato Tom Carne, ma era stato piuttosto avaro di parole sulle reazioni delle persone che erano in casa; dalla ruga che aggrottava la fronte di Demelza Ross aveva compreso che non era andato tutto secondo le sue aspettative. Evitò, per il momento, di investigare più a fondo. Dopo aver accompagnato Dwight a Killewarren, passando nei pressi della tenuta di sir Bodrugan Demelza si ricordò dell’impegno che aveva assunto con Ross e disse che la mattina dopo non avrebbe mancato di portarlo a termine.
“Mi dispiace che tu debba sobbarcarti questo ingrato compito, tanto più dopo la giornata di oggi. Dall’aspetto del tuo viso desumo che non sia stata un’impresa facile” – accennò Ross.
“Già – gli confermò la donna, ed il fatto di essere rimasti soli la invogliò a più ampie confidenze – è stato peggio di quanto mi aspettassi! Il bello è che posso rimproverare solo me stessa… oh, Ross! Sono così amareggiata! Certe volte mi sembra di non sapere più chi sono, chi voglio essere, qual è il mio posto nel mondo!”
“Il tuo posto nel mondo è accanto a me – la rassicurò lui donandole uno dei suoi sguardi profondi e carezzevoli – e mi auguro che Demelza Poldark possa essere più lieta di quanto oggi non sia Demelza Armitage... o Demelza Carne, se preferisci”.
“Demelza Carne non esiste più – sospirò la rossa – quanto a Demelza Armitage… non è la vera me stessa, anche se fa male sentirselo ricordare, come è accaduto oggi! La verità – aggiunse – è che non appartengo più alla mia famiglia: ha ragione la mia matrigna, si è scavato un baratro troppo profondo tra le nostre esistenze; non perché io li disprezzi, ma perché non posso fingere di essere ancora uguale a loro. D’altra parte, non appartengo neppure alla tua classe e a quella di Hugh; sarò sempre guardata, sia dai notabili che dalla gente del popolo, come colei che ha usurpato un ruolo che non le compete. Per gli uni non sarò mai all’altezza, per gli altri sarò una rinnegata… E poi, diciamoci le cose come stanno: posso vestire abiti eleganti, disporre di denaro, avere della servitù cui dare ordini, ma non mi sento a mio agio, mi sembra di recitare un ruolo che non mi si addice…”
“Ascolta, amore mio – disse Ross fermando per un attimo il carro – quando diventerai mia moglie, non mi importa se vestirai abiti eleganti o inviterai le amiche per il tè o organizzerai eventi di beneficenza. Per conto mio, puoi metterti indosso abiti semplici ed un grembiule, chiuderti nella cucina di Nampara con Prudie, dedicarti alla casa ed alla fattoria, se ti aggrada. Voglio solo che tu sia felice… non mi importa di quello che la gente penserà di te, di noi. Se vorrai avere rapporti con i tuoi parenti di Illugan, li avrai, altrimenti, ognuno per la sua strada. Tuo fratello Sam è un ragazzo sveglio ed intelligente, si farà strada alla Leisure, vedrai. Possiamo aiutare anche gli altri tuoi fratelli, se non sono così sciocchi ed orgogliosi da rifiutare per partito preso. La ricchezza non è un male se utilizzata a fin di bene, checché ne dica tuo padre, o sua moglie. E tieni bene a mente ciò che sto per dirti: qualunque scelta tu faccia, dovunque deciderai di vivere, chiunque deciderai di avere come amico, sarai sempre la Demelza sorridente, gentile, capace di dispensare amore intorno a sè, come hai sempre fatto. Questa consapevolezza deve guidarti in ogni scelta, Demelza”.
Demelza gli sorrise malinconica. “Non tutti apprezzano il mio modo di amare, Ross. La moglie di mio padre è stata piuttosto severa con me oggi”.
Ross osservò che era naturale provare diffidenza e, perché no, anche invidia nei confronti di chi era riuscita ad elevarsi dalla miseria. Bisognava anche comprendere che per quella donna non fosse facile accettare che Julia avesse un destino più roseo rispetto a quello della sua bambina, che non aveva alcuna colpa per essere nata in una famiglia indigente.
Demelza concordò con Ross: aveva avuto una reazione infantile nel sentirsi offesa senza mettersi nei panni dell’altra donna. Gli raccontò anche di come Julia e Faith avevano giocato serenamente, a dispetto dei dubbi degli adulti. “I bambini, nella loro semplicità, hanno tanto da insegnarci, Ross”.
Quando giunsero nel cortile di Trenwith aveva il cuore molto più  leggero.
Si diedero appuntamento all’indomani; Ross sollevò Julia dalle gambe di sua madre ed aiutò Demelza a prenderla in braccio per portarla in casa. Mentre gliela porgeva affinchè se la accomodasse bene sulla spalla, Ross intrappolò le labbra della rossa fra le sue in un lungo bacio, poi le sussurrò: “Se qualcun altro può non gradire, sappi che io apprezzo molto il tuo modo di amare…”
“Ed io apprezzo molto il modo in cui mi fai sentire amata…” – gli rispose lei.
“Abituati, perché è ciò che intendo fare d’ora in avanti…”
“Detto così, pare quasi una minaccia!” - rise lei.
“E non dare troppa confidenza a sir Hugh domani!” – le raccomandò prima di risalire a bordo del calesse in direzione Nampara.
Demelza sorrise ancora, e lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava sul sentiero tra i boschi. Ross era decisamente una delle poche certezze della sua vita in quel determinato momento.

 
  
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