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Autore: Made of Snow and Dreams    30/11/2021    1 recensioni
Dal testo: 'In ognuna delle tre capsule di policarbonato trasparente c'è un essere dalle strane fattezze antropomorfe. Non sono dei mostri, come li definisce Sacks. Per Amy sono delle meraviglie viventi. '
Genere: Introspettivo, Noir, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Intermezzo: oltre la luce, il buio

 

 

Michelangelo aveva sempre voluto essere un essere umano. Nel suo profondo nutriva un'idea tenera e romantica della cosa. A quindici anni si è giovani e innocenti. Si hanno aspettative alte della vita. Si nutre la speranza di un futuro radioso. E dolcemente si sogna ad occhi aperti. Michelangelo immaginava spesso come la sua vita sarebbe potuta cambiare se solo fosse nato come un essere umano, partorito da una donna e cresciuto in mezzo a quelle creature tanto simili e tanto diverse da loro. Il mondo in superficie lo aveva sempre affascinato. Così turbolento, brulicante, caotico, perfetto per accogliere il suo carattere infantile e giocoso. Un mondo dove tutti i desideri possono diventare reali: andare a scuola e studiare, nonostante lui odiasse farlo; giocare in superficie, colpiti in pieno dalla luce del sole che sfiorava la sua pelle da rettile così poche volte...
Anche se il maestro Splinter non faceva altro che ripetergli di quanto l'ombra gli fosse amica, e lui nel suo intimo si sforzava disperatamente di credergli.
Prendere il diploma e laurearsi. E chissà quanto cibo avrebbe potuto preparare per l'occasione, lui che amava tanto cucinare per sé e i suoi fratelli. Trovare una ragazza. Ecco, quello era il punto dolente. Fidanzarsi. Magari sposarsi. E magari creare una famiglia. Le umane erano una debolezza per lui. Creature gentili e delicate, spesso dalle forme morbide e voluttuose che catturavano la sua attenzione.
E quella di Leonardo.
'Non le sto ammirando, Mikey. Le sto semplicemente osservando. Un buon ninja deve saper sempre osservare il mondo circostante. '
E Raffaello.
'Prova a dirlo un'altra volta e ti faccio tornare bello quel brutto muso che ti ritrovi! '
E Donatello.
'N-non sto guardando loro, Mikey. Cioè, non specificatamente loro. Le sto studiando per un progetto di idrodinamica. Sì, idrodinamica. '
Le ragazze umane, la sua tortura, il suo tormento. E a poco serviva distrarsi a forza di pizza, film e videogiochi. Loro spuntavano sempre. Anche nei suoi sogni. Ragazze che salvava da chissà quale pericolo, che lo ringraziavano con occhi scintillanti e grati. Qualche volta con un bacio appassionato che lo faceva svegliare con uno strano umidore tra le cosce. Coperte macchiate che poi gli toccava pulire in segreto. E spesso incrociava Raph in lavanderia, che lo cacciava via malamente con qualche battutina sarcastica delle sue. O con una manata ben assestata sul guscio. Come se Michelangelo non avesse mai notato il volumetto di Playboy nascosto sotto al suo cuscino.
'Sensei. Potrebbe mai capitarmi? A me o ad uno di noi. Di trovare qualcuno che ci ami per ciò che siamo. Che mi voglia bene. Che guardi… che guardi oltre. '
Il maestro lo aveva studiato in silenzio. I suoi fratelli lo fissavano a bocca aperta. Solo Donnie aveva chinato la testa, ma lui aveva scelto di ignorarlo. Sapeva già cosa ne pensasse. Nonostante la creatura che loro chiamavano 'padre' fosse notevolmente più bassa di loro, in quel momento era Michelangelo a sentirsi piccolo. Indifeso. Il suo spirito avrebbe dipeso per sempre da quella risposta. Che ci fosse una speranza, anche solo minima. Splinter aveva poggiato la mano destra sulla sua spalla e l'aveva stretta in una presa gentile e affettuosa.
'Tutto può accadere, figlio mio. Gli esseri umani non sono tutti crudeli, e io ne so qualcosa. Vi ho mai raccontato della vostra hogosha? '
Lui aveva abbassato il capo. Quella sera il Sensei non smise mai di osservarlo. Ma al giovane quella risposta era bastata. Il suo cuore aveva ripreso a cantare e la sua mente ripreso ad immaginare il fatidico incontro con una bellezza rara dalle curve generose, con la pelle più morbida e profumata dell'impasto della sua pizza preferita. Una piccola speranza. Era tutto quello che voleva.
La donna bruna era bella, simile al tipo di ragazza che popolava più frequentemente i suoi sogni. Era stata gentile nel suo bizzarro approccio. La sua mano era fresca e morbida, e lui ne era stato irresistibilmente attratto. Aveva spinto la guancia verso di lei, alla ricerca di un contatto in più, di una carezza più profonda e attenta. Lei lo aveva accontentato senza insultarlo, come invece erano soliti fare gli umani che puntualmente salvava. Ironia. Lei, la carceriera, aveva capito e ascoltato e parlato.
'Sei buona? Com'è possibile? ' aveva pianto lui. I suoi fratelli lo prendevano spesso in giro per quello. Che piagnucolone che sei, che frignone, gli dicevano. Lui ormai era abituato e si sforzava di non farlo di fronte agli altri. Ma c'erano state volte, tante volte, in cui il letto era stato testimone di pianti disperati e silenziosi, di singhiozzi soffocati da finti colpi di tosse, di pugni dati al cuscino per frustrazione. Perché non sono umano? Perché non sono umano? Era quella la domanda ricorrente. April O'Neil avrebbe mai accettato le sue avances se lui avesse avuto un altro aspetto?
'In un posto come questo, piccolo mio, il concetto di 'buono' e 'cattivo' è molto relativo. '
Piccolo mio. Lo aveva chiamato così. Nessuno lo aveva mai fatto, neanche il maestro. In quel momento Michelangelo era stato colpito da un'improvvisa rivelazione: quella donna era indubbiamente buona e lui poteva usare quello spiraglio di debolezza per liberarsi e salvare i suoi fratelli. Nonostante lui odiasse manipolare le persone e neanche sapesse come farlo. Che bastasse raccontarle di se stesso, dei suoi timori e di come fosse la vita nelle fogne? Che bastasse raccontarle della sua vita di reietto per stabilire una connessione?
Lo avevano curato. La ferita alla gamba doleva un po' meno. Sapeva che lo avrebbero lasciato solo, in compagnia delle guardie crudeli. Sapeva che lei se ne sarebbe andata e lui non voleva. Ma c'era un dovere superiore da rispettare.
'Prenditi cura dei miei fratelli! ' le aveva gridato. Una vocina nella sua testa continuava a ripetergli che lei lo avrebbe fatto.
Quella vocina non si era ancora spenta. Michelangelo continuava a nutrirla nella speranza di non impazzire. Gli mancava Leo, la sua guida, la sua ispirazione. Gli mancava Donnie, il genio indiscusso che si divertiva a chiamare con tanti nomignoli diversi e stupidi. Gli mancava Raph, il suo compagno di giochi, il suo partner nel combattimento. Sentiva freddo. I ninja del Clan del Piede gli avevano tolto tutto. Le armi, la famiglia. Il Sensei era sicuramente morto. Suo padre era morto. La loro normalità era stata calpestata solo per il fatto di essere diversi. Schredder li aveva ingannati. A Michelangelo non resta altro che confidare nella genialità di Donatello e nella bontà di quella scienziata. E covare vendetta. Continua a ripeterselo mentre un'altra lacrima gli sfugge dagli occhi azzurri e gonfi.

 

 

'Non sei mai stato toccato da una donna, vero? '
Visioni. Non c'era altro modo in cui definire le ombre che popolavano i suoi sogni. Donatello non amava sognare, nonostante il maestro Splinter lo incoraggiasse spesso a farlo.
'Il sonno aiuta molto a preparare un ninja al domani, quindi dormi di più, figlio mio. Concediti un meritato riposo. Le tue ricerche possono aspettare. '
Il Sensei, come del resto anche i suoi fratelli, non capiva. Non capiva cosa si celasse davvero dietro le cortine di numeri, probabilità e calcoli con cui la sua mente si teneva occupata. Tre ore scarse di sonno. Un caffè molto concentrato per risvegliare il cervello dalla sonnolenza. Di nuovo l' immersione nei suoi piani. Non che la sua vita fosse sterile e asettica, no: l'affetto c'era. Dall'amore fraterno che nutriva per Michelangelo,
'Donatellooo… gran cervello… costruiscilo, e ci farai sognare come solo tu sai fare! '
'Ohhh, mi fai esasperare, Mikey! '
all'aperta ammirazione che provava per Raffaello,
'Sono un po' scheggiato. Rattoppami al meglio. '
'Fammi fare quello figo per una volta! '
al rapporto di mutuo rispetto con Leonardo,
'Meditazione e allenamento. Dovresti provare anche tu qualche volta, Donnie. '
'Magari un'altra volta. Sono impegnato con questo progetto. Ma non dimenticherò la tua offerta. '
a quello genitoriale con Splinter. Splinter, il padre di cui tutti loro avevano bisogno e che probabilmente non sarebbe mai più stato. Le probabilità che fosse vivo erano troppo poche.
'Non sei mai stato toccato da una donna, vero? '
No, avrebbe voluto dirle di getto. Donatello era sempre stato affascinato dagli esseri umani. I loro creatori. Che Michelangelo si struggesse alla loro presenza era un dato di fatto. Gli sguardi malinconici lanciati al mondo esterno da sotto la caditoie ne erano la prova definitiva. Leonardo manteneva un atteggiamento stoico a riguardo: si limitava ad unirsi a loro quando lui, Raph e Mikey spiavano donne e uomini ballare a ritmo della musica che veniva trasmessa ogni giorno dagli stereo disseminati in città. Le festività erano il periodo perfetto per dare una sbirciatina. Poi, così come avevano iniziato, si erano fermati. Donatello non aveva più costruito dispositivi per studiare in segreto il mondo esterno e i suoi fratelli, d'altro canto, non ne avevano più richiesti. E neanche si erano avvicinati più ai canali di scolo.
Ma poi ci aveva ripensato. Aveva effettivamente avuto contatti con un'umana, così come i suoi fratelli. Soprattutto Raph. In quella giornata da segnare sul calendario era riuscito ad avvicinarsi ad una ragazza senza che lei scappasse terrorizzata. Undici novembre. Ricordava ancora i dettagli della sua fisionomia: quelle strane macchiette che le contornavano il naso, così simili alle minuscole squame sulle guance di Michelangelo. I capelli castani che le ricadevano in ciocche morbide sulle spalle, così strani e allo stesso tempo così attraenti al primo sguardo.
'Alexis… mi chiamo Alexis. '
Un timbro basso e soffuso, un vero balsamo per il suo udito. La sua voce non era acuta come quella di Michelangelo, non era mascolina come quella di Leonardo o Raffaello. Non era stridula come la sua. Però… c'era un però. Era stato lui a medicarle la ferita alla caviglia. Aveva fatto il suo dovere. E in cambio non aveva ricevuto niente. Era previsto, ovvio: le possibilità che un essere umano, men che meno una ragazza, toccasse di sua spontanea volontà un mutante di quella stazza erano irrisorie. Lui stesso non si era mai azzardato a calcolarle. Paura. Non gli andava di sapere i risultati e basta.
Ma poi era arrivata lei. Quella scienziata.
'Rimpiangi forse ciò che sei? '
Lo aveva toccato. Lo aveva toccato in uno dei punti più sensibili del suo corpo. Uno dei più erogeni. Le condizioni della sua pelle suggerivano che fosse giovane, che non avesse ancora raggiunto i trent'anni. I suoi occhi miopi erano pure riusciti a registrare il colore dei suoi occhi enormi - Nocciola come i miei, ma molto più verdi, e quello dei suoi capelli – Bruna, è bruna, ma i capelli presentano un'alta percentuale di componente rossa. Solo le occhiaie rovinavano quel grazioso quadretto che lo aveva aiutato a reggere la vista del proprio sangue sgorgare dalle ferite.
'Donatello, figliolo. Vorresti seguirmi un attimo nella mia stanza? Sì, quella che uso per meditare. '
La voce del maestro era delicata e premurosa. Lui non aveva raggiunto i tredici anni. Aveva lasciato i suoi fratelli a vedere la partita, schioccando loro uno sguardo perplesso. Raffaello si era limitato a fare spallucce, Leonardo gli aveva rivolto un sorriso di incoraggiamento e Michelangelo lo aveva salutato con la mano sinistra, l'unica libera dalle briciole delle patatine.
'Allora. Ho notato in questo periodo che sei più distratto durante gli allenamenti. C'è qualcosa che ti turba? ' gli aveva chiesto suo padre mentre chiudeva la porta.
'Non capisco, Sensei. '
'Vedimi come tuo padre, figlio mio. Lo sono sempre per te e per i tuoi fratelli, ma ora più che mai. ' Il tè fumante sgorgava profumato dalla teiera. 'Ne vuoi un po'? ' E gli aveva rivolto un sorriso colmo di infinito affetto.
'No… padre. Sono più per il caffè. ' La confusione di Donatello era cresciuta di altre due tacche. Le emozioni più preponderanti nella sua vita stavano tornando a galla. Nervosismo. Impazienza. Imbarazzo. Anticipazione. La logica non riusciva a calmarle. Si era sistemato gli occhiali con l'indice… o qualsiasi dito fosse. Suo padre aveva capito all'istante il suo stato d'animo. Gli aveva poggiato una mano calda sulla testa nuda con delicatezza. 'Non devi essere nervoso con me, piccolo mio. Voglio solo fare una chiacchierata con te, da… uomo a uomo. Diciamo così. ' E aveva soffocato una risatina divertita.
'Una chiacchierata su cosa, papà? '
Splinter lo aveva guardato dritto negli occhi. Donatello non era riuscito a reggere il suo sguardo, preda di un'improvvisa timidezza. Con lui non aveva il livello di confidenza che Leonardo aveva, né la silenziosa comunicazione che Raffaello sembrava alimentare. Non era estroverso e bisognoso di attenzioni come lo era Michelangelo. Lui era Donatello, il terzo figlio più grande, il più introverso, il più impacciato, il genio. Era colui che risolveva i problemi di fisica quantistica, che pianificava nuove tattiche di combattimento e costruiva congegni sempre più sofisticati. Donatello, il mutante quattr'occhi che preferisce lo studio al combattimento. Donatello, il più debole dei quattro. Donatello, il figlio meno capace del gruppo.
'E' difficile anche per me parlarne, ma sento che è giunto il momento. State diventando grandi ed è giusto che sappiate. Lo dico a te per prima, che sei il più maturo del gruppo. '
'Il più maturo… '
'Sì, il più maturo. E' un tale peccato che tu non riconosca il tuo enorme potenziale… ma so che non mi deluderai neppure stavolta. Non l'hai mai fatto e mai lo farai. '
Aveva rialzato la testa con uno schiocco. Lo aveva fissato negli occhi quasi del tutto celati dalla pelliccia folta. 'Cosa stai cercando di dirmi, papà? '
In risposta ci fu un lungo sospiro. 'Quando si è bambini è difficile capire e soprattutto spiegare certe cose. Donatello, tu… sai come nascono i bambini? '
Oh. Era questo, dunque, l'arcano. La riproduzione umana e animale. Aveva studiato a fondo i meccanismi ancor prima di compiere i dieci anni e non aveva alcun problema a spiegarlo al Sensei. Nonostante non capisse a cosa gli servisse saperlo. 'Certo che lo so, padre! Il maschio inserisce il liquido spermatico nella femmina tramite un procedimento chiamato eiaculaz… '
'Bene, vedo che già lo sai. Ma sai come si raggiunge quello… quello stato? Sai come si… insomma, si eiacula? ' Gli occhi del Sensei sembravano risplendere al buio. Le sue mani si muovevano freneticamente nonostante con una reggesse in mano la tazza.
Eiaculazione. Uno strano fenomeno corrispondente al culmine del piacere. Per anni Donatello aveva cercato di capire il concetto strofinandosi l'inguine con ambo le mani. Ricerche scientifiche, esperimenti su esperimenti che non avevano dato dei risultati. Una volta Michelangelo si era unito a lui. 'Voglio giocare a strofinare il guscio. Chi lo strofina più forte vince! ', ma ciò non aveva prodotto alcun cambiamento. Poi era arrivata l'adolescenza. I programmi in televisione parlavano di una cosa chiamata 'sesso', in cui maschi e femmine stimolavano i propri o i genitali degli altri senza scopo riproduttivo. Donatello non riusciva a comprenderne la ragione. Fu quando decise di approfondire l'argomento sul suo laptop personale che qualcosa in lui cambiò.
'Sì, papà. So come si… eiacula. ' aveva ammesso alla fine, gli occhi fissi sul tatami, incapace di guardare altrove.
'Quindi immagino che tu lo abbia già provato. '
Sì, lo aveva già provato. Era capitato in uno di quei siti il cui indirizzo iniziava per la tripa x. Tante categorie. Tanti, troppi video. Una spirale continua in cui a perdersi era solo lui. Il peccato era stato consumato nell'ombra del suo laboratorio. Solo, e senza una compagna. Movimenti lenti e bagnati, così gli piacevano le carezze alla sua virilità. Aveva soffocato i gemiti mordendosi la punta della lingua, ma non aveva potuto evitare i piccoli spasmi che gli avevano scosso i muscoli delle gambe. E infine un calore mai provato prima, che gli incendiò il ventre con furia micidiale, era esploso dal suo membro macchiandogli il camice. 'Fortuna che la stoffa è bianca ', aveva riso tra sé e sé. Eppure la paura che uno dei suoi fratelli lo avesse visto o sentito riaffiorava nei momenti più inopportuni. Così come il presentimento che qualcuno avesse informato di quell'episodio il Sensei.
'Sì. L'ho… già… provato. ' aveva sillabato Donatello.
Splinter aveva sorseggiato il tè senza dire una parola. Poi la sua bocca si era incurvata in un sorriso comprensivo. 'Sono fiero di te. Stai diventando grande. Ti stai facendo uomo. '
'Papà… io n-non capisco cosa tu voglia… '
'Ascoltami. Non ti ho chiamato per invadere i tuoi spazi. Ti darò consigli solo se e quando li vorrai. Ora voglio solo avvertirti. Donatello… voi siete unici nel vostro genere. Non esistono altri come voi. Forse non ne esisteranno mai. '
Aveva messo in conto anche questo. Il messaggio era chiaro. Loro sarebbero cresciuti. E senza sapere cosa significasse amare o essere amati da una donna. Donatello lo sapeva, ma non era altrettanto sicuro che anche i suoi fratelli lo sapessero.
'Maestro… lo so già. So a cosa andremo o non andremo incontro. Come avete intenzione di spiegarlo agli altri? ' aveva chiesto, e la voce gli era fuoriuscita piatta, senza alcuna traccia di tristezza o risentimento per la sua natura. Combatterla, ormai, non aveva più senso.
Splinter aveva riposto con cura la tazza sul tavolino che li divideva. I suoi occhi era limpidi. 'Troverò un modo. Ti chiedo solo una cosa. Resta vicino ai tuoi fratelli quando li preparerò a ciò che verrà. Soprattutto a Michelangelo. '
Gli aveva accarezzato la carne tenera del collo, e a lui quel contatto era piaciuto più del dovuto. Quindici anni a combattere la speranza di non restare solo gli avevano indurito la scorza. Una scorza che rischiava di collassare miseramente su se stessa al solo tocco della loro carceriera. Aveva avuto un assaggio di Paradiso. E ora, nonostante odiasse ammetterlo, ne desiderava sempre di più. Desiderava che quella donna tornasse da lui.
Sono un fallito, sono un fallito, sono un fallito…
Sensi di colpa. Leonardo. Michelangelo. Tutti loro avevano contato su di lui per fuggire da quel luogo di torture. Lui aveva fallito e continuava a fallire bramando quei tocchi delicati.
Quel ritornello si ripeté nella sua testa per ore come una trottola impazzita. Poi Donatello si addormentò. E stranamente non sognò.

 

Raffaello. Il maestro. Raffaello. Il maestro. Morti entrambi. Forse anche Donnie e Mikey. Una famiglia distrutta. Per colpa di chi… per colpa di nessuno?
Leonardo non era mai stato impulsivo come Raffaello e Michelangelo. Non era mai stato intelligente come Donatello. Tuttavia dalla sua aveva il carisma e l'equilibrio, costruito anno dopo anno a forza di intense sedute di meditazione a cui gli altri, al contrario suo, non amavano sottoporsi. Sin da piccolo aveva cercato di imitare il Sensei: dalla meditazione per raggiungere la pace mentale che tanto agognava di raggiungere alle impressionanti abilità nel combattimento con o senza armi; aveva coltivato persino un certo palato in fatto di tisane calmanti da ingurgitare prima di andare a dormire. Piangeva il fatto di non essere diventato bravo come il maestro, ma con il passare del tempo quel sentimento – Ammirazione? O segretamente invidia? - si era affievolito fino a sparire del tutto. Aveva realizzato che, nel suo intimo, non voleva davvero eguagliare suo padre: lui voleva superarlo. Faceva tesoro di ogni giornata che rientrava nel suo quotidiano, di ogni momento passato in famiglia, senza alcuna distrazione, senza alcun pericolo. Nel suo intimo sperava, agognava, che quella pace durasse per sempre.
'Ancora. Non distrarti, Leonardo. Ricorda di mantenere l'equilibrio. Contrai gli addominali. '
C'erano volte in cui Leonardo fingeva. E mentiva. Mentire al proprio padre era sbagliato, se lo ripeteva come un mantra ogni giorno. Ma non riusciva a smettere.
'Più flessibilità. Stira le gambe. Devi sentir bruciare le ginocchia. '
Poteva percepire la preoccupazione del maestro Splinter. Ogni volta che fingeva di mostrarsi dispiaciuto per non aver passato l'allenamento la sentiva crescere. Dove sbaglio? Cosa lo blocca? Sapeva che erano i suoi pensieri ricorrenti. E puntualmente ne soffriva, lui che odiava raccontare menzogne alla sua famiglia. Poi, un giorno…
'Figli miei, avvicinatevi. Ciò che devo dirvi è importante. Il mio lascito. Forse il mio più grande insegnamento. '
Si erano rannicchiati ai suoi piedi, come facevano sin da bambini. Donatello all'estrema destra. Raffaello all'estrema sinistra. Michelangelo vicino a Raph. Leonardo accanto a Donnie, al centro di quella fila improvvisata. Splinter li aveva guardati negli occhi attentamente, uno ad uno, prendendosi il suo tempo.
'Verrà un giorno in cui rimarrete soli. La vita è un dono che va preservato ad ogni costo. Ma se un giorno io non dovessi esserci più… '
'Maestro, ti prego, non dire queste cose brutte! ' lo aveva implorato Michelangelo. I suoi lineamenti erano contratti in una smorfia di dolore. Raffaello manteneva gli occhi sgranati e la postura rigida. Leonardo capiva bene cosa significasse: era terribilmente a disagio. Lui e Donatello si erano scambiati un'occhiata eloquente. Si prospettava una serata triste che Michelangelo avrebbe superato solo stando ancorato al loro padre con tutte le sue forze.
'E invece ascoltami, Michelangelo. Quel giorno verrà. Prima o poi verrà. Vi ritroverete ad essere soli, ad affrontare il mondo esterno. Un mondo pronto a schiacciarvi. Per questo vi chiedo… vi prego, di impegnarvi al massimo durante le mie lezioni. Ve lo chiedo da Sensei. Ve lo chiedo da maestro. Ve lo chiedo da padre. Quando cadrete io sarò lì. Vi farò rialzare. Vi insegnerò a farlo. Ma quando il mio giorno arriverà dovrete farlo da soli. '
'Sensei… ' aveva sussurrato Raffaello. Una lacrima gli rigava la guancia. Il suo sguardo era affranto.
'Non voglio sentire oltre! ' aveva gridato Michelangelo. Le mani erano corse a tappare i fori auricolari. Aveva scosso la testa freneticamente, disperato, con gli occhi annegati dalle lacrime. Spiritati. Quando Michelangelo assumeva quell'espressione faceva paura. Gli faceva paura.
Un singhiozzo soffocato. Proveniva da Donatello. Leonardo si era voltato verso di lui, solo per trovarlo rannicchiato su se stesso, il capo appoggiato sulle ginocchia e le mani a cingere il corpo tremolante. La morte. Il mistero della morte. Che il Sensei prima o poi morisse era inevitabile. Sarebbe successo la stessa cosa anche a loro, prima o poi. Forse di vecchiaia. Forse uccisi in combattimento. Leonardo aveva chinato il capo, fissando il pavimento sotto di sé. Non sapeva cosa dire né come comportarsi. La sua testa era vuota e gli girava. Non sentiva niente. Non ebbe il tempo di pensare ad una risposta valida che Splinter si alzò. Repentinamente. Il suo viso imperturbabile tradiva una scintilla di turbamento. Fece due passi e poi si fermò, dando loro la schiena. La voce gli giunse lontana e fievole. 'E' per questo motivo che ogni giorno vi alleno fino a sfinirvi. Che ogni giorno vi rimprovero. Che ogni giorno vi punisco. Per rendervi più forti. Avete il potenziale di fare cose grandi e meravigliose, piccoli miei. Quando quel giorno arriverà, ognuno di voi dovrà contare sugli altri. Sarà questa la vostra più grande forza. Perciò… ' Una pausa. Splinter si voltò. I suoi occhi si soffermarono su Leonardo, e in essi c'era una forza e una determinazione che mai aveva visto brillare in quel modo. '… date il massimo, sempre. Non arrendetevi. Fate tesoro di questi momenti, perché il mondo esterno è sempre pronto a toglierveli. '
'Che sia maledetto il mondo esterno! ' sputò di getto Raffaello. Tremava di rabbia, gli occhi erano furenti. 'Che senso ha proteggere qualcosa che vuole distruggerci? '
'Quel mondo vi ha anche creati. Ha creato i miei figli. I miei bambini. Ha fatto del bene. Là fuori è così. Troverete sia il bene che il male. Ed è per quella scintilla di bontà che vale la pena lottare. '
'Lo Yin e lo yang… ' aveva mormorato Leonardo senza rendersene conto.
Splinter aveva annuito. 'Il principio del Taoismo. C'è della luce nell'oscurità. Così come c'è dell'oscurità nella luce. Leonardo, ' e lui aveva rialzato lo sguardo sebbene la testa gli girasse, '...ti prenderai cura dei tuoi fratelli? '
'Sì, papà. ' Aveva giurato. 'Lo prometto. '
E ora? Che cosa avrebbe detto Splinter vedendolo in quello stato? Lo avrebbe sgridato? Sarebbe rimasto deluso? Leonardo, l'allievo preferito, l'allievo perfetto. Aveva fallito. Non era riuscito a proteggere i suoi fratelli. Raffaello doveva essere morto. Suo padre anche. Un singulto scuote il petto a Leonardo. Stringe i denti fino a sentire dolore alla mascella. Tutto ciò che prova è odio, un odio che rischia di lacerarlo dentro e portarlo alla pazzia. Un odio che non riesce a dominare, che la meditazione non può acquietare. Si guarda attorno nella stanza dove i bastardi lo hanno rinchiuso. E' solo e indifeso contro il ronzio continuo dei neon sul soffitto.
Peggio di così…
E grida, grida più forte che può.

 

 



Note dell'autrice:

Beccatevi un capitolo che mi ha drenata di tutti i fluidi corporei disponibili! Un paio di punti che spero riconosciate: ci sono dei dialoghi che ho preso dal film del 2014, ma la maggior parte li ho inventati di sana pianta io. Ho cercato di dipingere Splinter come molto saggio e pragmatico, cosa che è in realtà, un padre comprensivo che accompagna i nostri ragazzi nelle fasi più delicate della crescita. La solitudine, la mancanza di amore, la morte… sono tutti temi che ho cercato di approfondire senza risultare eccessiva o ridondante, cercando di vedere lo stesso tema da più punti di vista. Ho usato la musica di Interstellar come sottofondo, secondo me molto ma molto azzeccata per un capitolo commovente come questo – che ho cercato di rendere tale, quanto meno! Spero di avervi emozionato, di avervi fatto suscitare qualcosa, di avervi commosso almeno un pochino. A presto con il prossimo capitolo e il ritorno di Amy, d'altro canto siamo solo al primo giorno! XD

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