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Autore: eclissidiluna    01/12/2021    2 recensioni
Seguito di "Gratitudine", qualcosa che era rimasto "in sospeso" e che alla fine, nella mia testa, si è concluso. SPOILER SU TUTTA LA SERIE COMPLETA per i vari riferimenti.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Ben Breaden, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Dean percepisce un calore nuovo. Diverso. Non più quella sensazione del corpo avvolto in sudario. Il lenzuolo sa di fresco e di pulito. Le palpebre collose si “schiudono” con cautela, come campanule notturne al sopraggiungere della sera. Poi, quel che l’occhio ancora non distingue nettamente, la guancia riconosce. Una carezza.
Quella carezza.
“Mamma…”
“Sono qui, Dean, sono qui…va tutto bene…”
“Mamma…in quale momento felice sono?” e Dean non sa se la “Mary del Paradiso” potrà rispondergli.
“Dean…non sei in Paradiso! Sei a casa, nel tuo letto!” chiarisce Mary, sorridendo.
“No…non è possibile…il veleno…” borbotta Dean, con la bocca impastata.
“C’è ancora Dean, c’è ancora ma Castiel ti sta guarendo…”
Dean deglutisce. Castiel… che lo ha salvato ancor prima di essergli amico. Castiel che subisce i suoi momenti “no”, sempre più frequenti e impetuosi. Castiel che potrebbe ambire al Cielo e invece sottostà alle regole della Terra. Castiel che ha deciso di sporcarsi di fango per restare con lui. E con Sam. Le ali, negli anni, si sono fatte pesanti e imbrattate ma, proprio per questo, quel soldato di Dio ormai disertore, ha imparato a volare…
Dean si domanda cosa si sia escogitato stavolta!

“Lui…aveva detto che…che non c’era soluzione…”
“Infatti Dean ma, a quanto pare, sei nato sotto una buona stella, amico mio!!” interviene Castiel, facendo il suo ingresso nella camera, apprestandosi a “somministrare” la “dose di terapia”.
Castiel, di fronte allo sguardo smarrito di Dean, si affretta a spiegare la situazione.
“Dean…non sono stato io…non solo, almeno…” lo informa, emozionato “In realtà, c’era una soluzione…Sam e io l’avevamo trovata ma pensavamo che…che non fosse realizzabile…” conclude, scrutandolo, con iridi acquose.
Mary, radiosa, preannuncia sibillina “Qualcuno di famiglia ti ha salvato, Dean…e stavolta non è stato tuo fratello…”

La porta, che Castiel ha lasciato semiaperta, si spalanca. Dean “mette a fuoco” quell’ombra un poco curva, a tratti malferma…è Ben. E’ pallido, con evidenti cerchi bluastri intorno agli occhi. Ha un passo stranamente fiacco. Mary si asciuga una lacrima silenziosa che non può imprigionare.
“Ben!” e Dean cerca di alzarsi, noncurante dell’affanno che lo coglie impreparato ma Castiel “è preparato”, conosce Dean come se stesso. Interviene prontamente, facendolo desistere dal muoversi. Lo “richiama all’ordine”, riposizionando la propria mano all’altezza del cuore. Le dita di Castiel sono raggi di luce benefica che si irradia, su quel torace irresponsabile e…ignaro.

 “Fermo Dean! O tutti gli sforzi di tuo figlio saranno stati vani!” e nella voce c’è la preoccupazione di chi ha appena aggiustato un vaso antico, delicato, che ancora mostra i margini dei cocci riuniti. La colla deve aderire. Ci vuole pazienza. Il vaso, appena ricomposto, è troppo fragile. Il “collante” usato è prezioso, estremamente caro. Non può essere sprecato.

Castiel avrebbe voluto che, la tenerezza di quella verità, venisse svelata a Dean in altro modo ma non può permettergli di prolungare “la cura”.
Ben è debilitato. Quasi al limite. Castiel lo sta supportando con la sua grazia ma, fin tanto che Dean non sarà fuori pericolo, dovrà centellinare il proprio potere, a scapito di Ben. E allora è necessario che Dean collabori…e Castiel sa quanto, il verbo collaborare, risulti “spinoso” per il maggiore dei Winchester!

“Ben?!!” ripete Dean e stavolta il tono racchiude una moltitudine di sentimenti contrastanti: incredulità, sgomento, angoscia, felicità, rabbia…facendo proprio lo sguardo perso nel “vuoto” di Dean, Ben prova a riempire quello “spazio”. Gli si pone davanti, con il volto provato ma sereno.

 “Sono tuo figlio, Dean, lo sono davvero…” e quel “davvero” ha significato, per Ben. Come lo ha per Dean.

La “rivelazione” di Lisa ha semplicemente avvalorato ciò che, entrambi, provano da quando si sono seduti l’uno accanto all’altro, sbocconcellando quella fettina di torta…un padre e un figlio… un figlio e un padre.

Non è mai stato scritto nero su bianco. Non è mai stato “suggellato” da un esame del DNA o da una pratica di “riconoscimento” o di “affido”.
Ben non ha mai dichiarato apertamente a sua madre che, il sapere di quel presunto genitore, motociclista di passaggio, non gli importava. Al contrario, essere “figlio” di quel… “cacciatore di passaggio” era desiderio inespresso, nascosto, forte. Quel pensiero che, pur non osando esser parola rimaneva autentica essenza di sogno, aumentava la speranza di poter diventare, un giorno…
come Dean.

Fin quando Dean gli ha permesso di dargli un nome, Ben, recitando le preghiere della sera, concludeva con “E proteggi Dean, ovunque lui sia”.
Ben lo immaginava a combattere, contro qualche creatura degna dei videogames fantasy. E ogni volta che, al TG, sentiva di uragani, inondazioni o di qualche altra calamità naturale, le preghiere diventavano più frequenti e intense. Perché Dean, per evitare l’Apocalisse, aveva bisogno di tutto l’aiuto possibile. Dean era lontano, a lottare per il Mondo, a consentire al Mondo di resistere ed… esistere. E Ben era fiero di poter pronunciare quel nome. Ma oggi Dean…è altro e Ben può “definirlo” con l’orgoglio di chi, finalmente, sa di appartenergli.
Davvero.

“La mamma ti ha…ci ha mentito…ma a me…”  e Ben non si cura delle lacrime che solcano il viso emaciato “A me non importa, Dean. Non me ne frega niente! Il mio sangue ti sta guarendo e solo questo conta…solo questo. Ce la farai e non ti arrenderai. Perché hai una ragione in più per vivere. Dobbiamo recuperare gli anni persi, me lo devi, dannato cacciatore!” conclude, tra l’imperativo e lo scherzoso.
Dean strabuzza gli occhi, frastornato, tremante. Non è la febbre...non solo.

E’ un regalo. Uno di quei doni che non ti aspetti ma che avresti sempre voluto scartare.
Il rimpianto di essere stato “battuto sul tempo” da quel tatuato centauro, gli è rimasto dentro come un pacco “non recapitato”. Uno scatolone che si è “smarrito” perché ha “cambiato indirizzo” troppe volte… “giocandosi” la possibilità di riceverlo. E il contenuto era unico, inestimabile.
Ma Dean, in cuor suo, ha continuato a sperare…in una “ritardata consegna”.

Nella mente in subbuglio s’insinua il ricordo di giornate tranquille dove, la “scarica di adrenalina” più potente, non era data da un caso risolto ma da quella normalità, promessa a Sam. S’impegnava in piccole “lotte quotidiane” che lo allontanavano da ciò che conosceva, avvicinandolo a cosa credeva che mai avrebbe conosciuto.

Normalità.

Vincere la “sfida” della domenica mattina con il “ribelle” decespugliatore, seguendo le ridondanti indicazioni di Lisa, “maniaca” del prato all’inglese.

Tollerare la coda al supermercato, resistendo alla tentazione di mollare il carrello a metà quando, puntualmente, Lisa gli telefonava dicendo che aveva dimenticato qualcosa e lui, stizzito, accartocciava il post-it ma poi, pentendosi del gesto, “stirava” con cura il malcapitato foglietto. Dopo “latte e uova”, c’era scritto “Buona giornata, Dean. Ti amo!”. E Dean conservava ogni lista della spesa.

Indossare la visiera per proteggersi dalle scintille del saldatore. Ogni tanto si “perdeva” in quegli schizzi aranciati e immaginava Sam, ad arroventarsi nella Gabbia. Ma poi si obbligava a spegnere il cervello, “riponendolo” nell’armadietto del lavoro, insieme alla protezione e ai guanti da operaio. A casa c’era una famiglia ad aspettarlo. Una famiglia già completa ma che avrebbe potuto essere…perfetta.

Le si avvicinava, dopo cena, dicendole allegro “Dopo tutta una disquisizione sull’opportunità di concedergli mezz’ora di videogioco in più, finalmente è crollato!  Lo sai che il ragazzo ha davvero una parlantina invidiabile?!”… sperando che Lisa chiudesse il rubinetto, incurante della pila di piatti da sciacquare e, voltandosi, gli rispondesse con la voce rotta dall’emozione “Ha preso da suo padre…”.

 Invece Lisa si limitava a sorridergli, continuando a caricare la lavastoviglie, chiedendogli di darle una mano a riordinare.
Ma adesso non ci sono posate da asciugare e Lisa ha deciso di fargli “spacchettare” la gioia che, nonostante la sua vita raminga, gli è stata “consegnata”.

Dean si sente pronto ad affrontare un intero squadrone di Demoni e un numero imprecisato di Segugi Infernali!
Ben si protende verso di lui. Cerca le braccia di suo padre. Le ha sognate ogni notte. Ed erano esattamente quelle. Erano quelle di Dean. Anche quando Dean era “Nessuno”, rinchiuso in una sfera di vetro che ne aveva inghiottito il nome.
 Ogni tanto, “quell’abbraccio”, faceva capolino nel dormiveglia.
Dean, aiutato a sollevarsi da Castiel e Mary, accoglie Ben in quella stretta che gli riesce innegabilmente debole ma che, al contrario, Ben percepisce sicura e forte.

“Ben…sono così felice…io sono così fiero di…”e Dean vorrebbe superare quella insensata paralisi che lo “blocca” ogni volta che deve “svelarsi”. Ma, anche di fronte a suo figlio, il suo “sentire” rimane impigliato tra cuore e voce.  La “parlantina” lo aiuta a guadagnare tempo con un mostro che lo tiene sotto tiro o a incoraggiare Sam, quando le cose precipitano e lui cerca di convincerlo che se la caveranno. Ma, quando si tratta di “raccontarsi” in modo intimo e sincero, non riesce nemmeno a deglutire. E’ come se i sentimenti, aderendo alle pareti della laringe, si cristallizzassero, diventando pugnali silenti. Forse è quella parte di John che riaffiora, rammentandogli l'origine di ogni centimetro di "pelle" e non solo intesa come "tessuto epiteliale" ma come trama del "sè".

La genetica va oltre la semplice trasmissione di caratteri ereditari. Ci ritroviamo gli occhi scuri  o chiari, un certo colore di capelli, un tipo di postura e di camminata… ma c’è un “codice” ben più complesso che ci identifica. Dean sa che un sottile filo rosso unisce, si rincorre, si spezza e si riannoda. E’ la storia.

E’ la storia di suo nonno. Di suo padre.

John, duro, ruvido, di poche parole eppure li amava, in modo assoluto. Avrebbe preferito affrontare creature dai nomi impronunciabili piuttosto che dire “Ti voglio bene, Dean”. Ma era pronto a morire per loro. E’ morto per lui.

“Accidenti! Sono un disastro in queste cose!” conclude Dean, tradendo imbarazzo. Ben, avvertendo i battiti di suo padre accelerare, non ha bisogno di altro.

E’ la storia di Dean. E la sua. Ben sa che Dean morirebbe per lui. Ha preferito diventare un fantasma senza nome pur di saperlo al sicuro.
“Dean…è quello che provo io…non ti preoccupare…va bene così…siamo Winchester…” e lo sguardo di Ben diventa trasparente.

Dean chiude gli occhi e stavolta non è la stanchezza e il sudore che appiccica le ciglia a obbligarlo al buio. E’  buio voluto, anelato, per estraniarsi e godersi a pieno il momento. Quel momento.

Ascoltare il respiro di suo figlio, sull’incavo del collo nudo, percepire i polpastrelli che premono leggermente sulla sua spalla, facendogli intendere che è reale, sentire “l’odore” di Ben. E riconoscere che quell’odore gli appartiene. Un leone che, a colpo sicuro, distingue il proprio cucciolo, fra quelli del branco. Ben non è più un bambino ma non è troppo tardi per essere genitore. Mary insegna. Dean conosce la nobile tenerezza delle carezze “in differita”. Sfiora i capelli di Ben, glieli scompiglia. E’ il “suo ragazzo”.
Dean si percepisce improvvisamente “adeguato”. Deglutisce. Riesce a farlo.

“Ben…ti voglio bene!”

E immagina che, da qualche parte, John sorrida.

Sam li osserva sull’uscio. Si aspettava di dover andare a cercare un Demone dell’Incrocio, con una scure in mano come “alibi”. Perché non c’era nulla per cui…ringraziare Dio.
E invece, in questo giorno del Ringraziamento, non ci sarà tacchino ripieno o torta di mele ma mai, il significato profondo della festa, potrebbe essere più rispettato.

Dean scorge il fratello e, quasi contemporaneamente, nota i lividi sulle braccia di Ben che, lesto, abbassa la manica della felpa.
“Sammy…”
Sam entra in camera, consigliando a Ben di andare a riposare, per prepararsi alla nuova serie di prelievi.
Ben obbedisce, scambiando uno sguardo d’intesa con Dean.
“Certo…vado…allora…allora a dopo, Dean”
Non riesce ancora a chiamarlo “papà”. Si è ripromesso di farlo.

“A dopo…figliolo…” e, anche se non è certo la prima volta che Dean utilizza quell’appellativo con Ben, gli pare di usarlo…per la prima volta.
Vede suo figlio congedarsi, barcollante. E la rabbia cresce.

“Dean…come ti senti?!” e il maggiore recepisce tutta l’ansia di Sam, in quella domanda.
Sa cosa rispondergli.
“Sto meglio Sammy e, a proposito di questo…ti chiedo…ti chiedo di non far morire dissanguato il figlio che ho appena ritrovato…” afferma Dean, crucciato e con tono di biasimo.
Ma Sam non può cedere all’apprensione di Dean. Hanno ancora bisogno di Ben. Dean dovrà prenderne atto.
“Dean… Castiel non può guarirti, non da solo. Hai bisogno del sangue di Ben. E’ giovane. E’ forte. Il processo del veleno è rallentato ma dobbiamo continuare con le inoculazioni…poi, appena Castiel e Rowena ci diranno che il peggio è passato, potremmo farne a meno…” motiva, il minore comprensivo ma fermo sulle proprie posizioni.
“Sam ha ragione Dean…non possiamo permetterci errori…non ora…” conferma Castiel seguito da Mary che, conoscendo il temperamento di Dean, ribadisce pacata “Dean…è vero, è l’unico modo per…”
“Dean, è l’unico modo per salvarti!” taglia corto Sam, categorico e sulla difensiva.

Ma “quel modo”, “subìto” da un Dean “incosciente” non può essere condiviso da un Dean “vigile”.

“No! Non ti permetterò di usarlo come distributore di benzina! Ma lo hai visto?!Sembra uno zombie!” contesta Dean, alterato.
Sam si rende conto che, quelle “giustificazioni”, a Dean, non bastano. Ma devono bastargli.

“Dean! Non essere così ottuso! Ben ha scoperto ciò che, in cuor suo, ha sempre “sentito vero”, nel profondo di sè! Come ci hai sperato tu! Credi che non lo sappia? Che io non ricordi la tua delusione quando Lisa ti ha detto che non era tuo? Invece è tuo figlio, Dean! E nulla lo fermerà! Vuole fare la sua parte, vuole salvarti! Tu non avresti fatto lo stesso per papà?!” lo provoca Sam.
“Questo non c’entra nulla! Era diverso…io sapevo a cosa andavo incontro…cacciavo con papà e…”
“Dean, lui è consapevole!! Conosce i mostri con cui combattiamo ogni giorno! Sa che le cose possono mettersi molto male! Ma sa anche che, attraverso lo studio, la magia, la famiglia…se ne può uscire! Non sta facendo altro che questo, Dean! Aiutarti ad uscirne!” esplode Sam, paonazzo, trattenuto per un braccio da Mary che, dal canto suo, teme la reazione di Dean a quelle parole.
Mary non vuole che Dean si agiti, peggiorando le sue condizioni e sa bene che, quei litigi, fanno male ai suoi figli. A entrambi. “Sammy…forse è meglio che…” mormora ma il minore scuote il capo “No mamma, non possiamo far finta di niente…Ben è l’unica “arma” che abbiamo!” sottolinea, irritato.
“Ben non è un’arma! Ha già fatto più del dovuto! Sto bene. Sono praticamente ritornato dalla sala d’aspetto del mietitore! Ora tocca a me. Combatterò io! Mi conosco. Posso farcela. Cas farà il resto, magari ci metterò un po’ di più a guarire…ma me la caverò! Se dovesse succedergli qualcosa io…come potrei perdonarmi?! Dimmi, Sam, come potrei?!” continua Dean, alzando la voce.
“Lo stiamo monitorando, gli stiamo controllando la pressione, il cuore… sarei il primo a smettere se vedessi i parametri alterati…Dean fidati di me, non permetterei mai che gli accadesse qualcosa…” implora Sam, abbassando i toni, mentre Mary rafforza “Dean, devi stare tranquillo. Ancora pochi prelievi e…”
“Non entrerà un'altra goccia di sangue nel mio braccio…non rischierò la vita di Ben. Punto.” ribatte Dean, irremovibile.
“E’ per questo che non ti ho detto di lui” afferma Lisa, entrando nella stanza.
“Lisa…” balbetta Dean.

Sam osserva Lisa. Ha lo sguardo fiero e il piglio di chi non ha intenzione di lasciare “conti in sospeso”.
“Credo che abbiate bisogno di restare soli” propone timidamente Sam, alzandosi dal letto. Mary e Castiel concordano, unendosi a lui. Mary, uscendo, tocca la spalla di Lisa in un gesto affettuoso, sussurrandole all’orecchio “Sai com’è fatto…ma non demordere…fagli capire “chi comanda”!”
Lisa sorride, complice.

Lisa prende il posto di Sam, risistemando il lenzuolo spiegazzato. Gli bagna la fronte ancora imperlata e, con movimenti calmi e precisi, versa un po’ d’acqua su una pezza, per inumidire le labbra. “Ti darà sollievo …Castiel dice che è ancora presto per assumere liquidi e la sete, presto, si farà sentire… sei stato in coma per un giorno intero…i riflessi di deglutizione sono rallentati…ci vorrà del tempo per…” gli consiglia, premurosa. Ma Dean la interrompe “Lisa…posso guarire…basterà Cas…” annaspa.
“Dean, per favore…non decidere per Ben…” riafferma lei, continuando ad umettargli le labbra.

Questo è troppo per Dean. Lisa non è nelle condizioni di dargli lezioni di “libero arbitrio”.

“Perché?! Tu non lo hai fatto per tutti questi anni?! Non hai “deciso” per lui e anche per me?! Mi hai mentito Lisa! E ti avevo chiesto di essere sincera! Era un momento in cui, sapere di essere padre, mi avrebbe dato forza e coraggio per affrontare ciò che mi aspettava!” scoppia, Dean.

 Ma Lisa è preparata a quell’ ordigno “a tempo”… tiene in mano il detonatore da quando, poco più che ragazza, lesse l’esito del test di gravidanza. Avrebbe potuto disinnescare quel ricciolo di Vita, accoccolato in lei. Del resto, Dean era sparito. E sapeva ben poco di lui. Invece si convinse che, quello sbruffone, potesse essere, “geneticamente”, qualcosa di buono. Così decise di fare, del suo ventre, la “stanza dei pulsanti”. 

Sapeva che, far nascere “il ricciolo” di Vita, avrebbe attivato il conto alla rovescia. Le parole di Dean arrivano come attesa deflagrazione e lei sa cosa rispondere “Non ti ho detto di Ben perché tu scegli sempre per gli altri. Lo stai facendo anche adesso!”
“Andiamo, Lisa! Abbiamo vissuto insieme per un anno! Non cacciavo nemmeno, in quel periodo!” puntualizza Dean, furioso.
“Non cacciavi, è vero, ma non passava notte che non ti svegliassi in preda ad incubi orribili! Non ti rassegnavi all’idea di aver perso Sam e io avevo la netta sensazione di essere una “parentesi”! Potevo accettare la “precarietà” della nostra relazione ma non avrei mai potuto condannare Ben a quell’instabilità. Dovevi restare “il fidanzato della mamma” che era venuto a vivere con noi. L’amante della mamma poteva, senza preavviso, uscire dalla sua vita…un padre…no. E’ stata già dura così, per Ben…quando te ne sei andato!”
“Se io avessi saputo…se io…” mormora lui, abbassando la voce.
“Cosa sarebbe cambiato, Dean? Dimmi? Non saresti tornato a cacciare con Sam quando è ricomparso? O non avresti deciso di privarci dei nostri ricordi? Oppure, quando ci siamo ritrovati, mi avresti addestrato a combattere, per aiutarmi a capire più di te, per consentirmi di restare qui, a Lebanon? Dimmi Dean, quale di queste cose avresti e non avresti fatto, sapendo che Ben era davvero tuo?!” lo incalza Lisa, con fare palesemente ironico.

Castiel ha ragione…la sete comincia a farsi sentire. Con un movimento impercettibile del labbro inferiore Dean “cattura” qualche goccia d’acqua, appena “distribuita” da Lisa.

Non può rispondere. Deve risparmiare le forze…la lingua impaniata si appropria della saliva “superstite”, che fa lo slalom tra sconfitta e amarezza.
Non può rispondere.

“Appunto” sottolinea Lisa, vittoriosa. E torna ad inumidirgli le labbra, strizzando di meno la stoffa nella ciotola. Poi parla. Lei non ha la salivazione azzerata.

 “Tu proteggi Dean…sempre. Lo fai con Sam, con Ben, con me. Anch’ io ho voluto proteggere Ben e, probabilmente, ho voluto tutelare me stessa. Come avrei potuto raccontargli che suo padre ci lasciava per epiche battaglie, di cui non comprendevo le ragioni?! Come avrei potuto accettare di non vederti tornare?! Sono stata egoista? Sì…lo sono stata, ma lo sei stato anche tu, Dean. Ricordare mi ha concesso di scegliere. Di nuovo. Ben è cresciuto. E io ho capito che, il coraggio di averti, è più grande della paura di perderti!”

Dean deglutisce più volte il nulla. Lisa si sofferma con il panno sulle labbra arse. Dean aspira avido qualche goccia dalla spugna.

“Ben è adulto, Dean, non puoi decidere per lui come non posso io, negandogli la verità. Ora che la conosce “ti sceglierà”, sempre. Poche fiale…poi riposerà. Sam gli sta già propinando una poltiglia ricca di vitamine e sali minerali, una sorta di beverone da salutista…alla Sam! ” conclude Lisa, quasi ridendo.
Ma Dean non ha voglia di ridere. Il terrore di danneggiare suo figlio fa salire la febbre e aumentare i battiti. E si maledice per questo! Deve reagire o quella subdola “terapia” continuerà! Ben non può essere pozzo a cui attingere! Non ne vale la pena. Non per lui che, se anche dovesse cavarsela, ha comunque il “destino segnato” del cacciatore!
“Lisa…Ben…non deve sacrificarsi…per me, se anche la superassi…lo sai come funziona…la mia vita è questo, io non posso, io…” perché Dean sa che l’Apocalisse o un mostro a tre teste, sono sempre dietro l’angolo.

Lo sa anche Lisa.  Vivere oggi, “uscirne” insieme, oggi…per vederlo andare via… domani. E Ben soffrirà il triplo…ma Lisa ha deciso di ascoltare…
il coraggio di Ben. Lo stesso che aveva da bambino, quando le urlava contro, perché lei lasciava squillare il telefono. E lui chiamava Dean di nascosto. Lo stesso che ha avuto quando, ostinato, ha messo Dean alle strette, in quel magazzino. Le aveva promesso che glielo avrebbe riportato. E lo ha fatto. Lo stesso coraggio che mette oggi, in ogni vena trafitta perché l’ago ruba il suo sangue ma restituisce speranza. E non solo a Dean.

Ben ha coraggio. Ben è il figlio di Dean. E Lisa è felice di non aver “disinnescato” quel ricciolo di Vita. Non poteva scegliere “miccia” migliore.

“Non ascoltare la paura! Io l’ho messo a tacere! “Ascoltiamo” il coraggio di restare…insieme! Non importa per quanto tempo saremo una famiglia…ma lo saremo, Dean. Lo saremo!”
Dean solleva il torace con l’intenzione di incamerare più aria possibile “Giurami che…che se lui dovesse indebolirsi…se il suo cuore… smetterete all’istante!” afferma stridulo, ingoiando un colpo di tosse. Lisa sospira di fronte alla sua tenacia.
“Te lo giuro ma non succederà. Ha la tua tempra, Dean! Scorre il sangue del cacciatore nelle sue vene…” lo rasserena lei ottenendo un sorriso commosso.
Dean ritorna a “quella conversazione” e la tachicardia che lo sorprende è estranea al veleno  che ancora “girovaga”, complicandogli la respirazione.

Lisa gli si avvicina, accarezzandogli i capelli e Dean pare ricordarsi di quel tocco “Eri qui, vero? Quando…”
“Sì…quando eri a un passo dal mietitore ero qui…” Lisa si schiarisce la voce “Ti amo, Dean” e stavolta non è un sussurro. Il suono è acuto, concreto, fermo.
Dean risponde con un sorriso sghembo e gli occhi velati “Idem”
“Come il protagonista di Ghost?!” sottolinea lei.
“Del resto sono sempre in bilico tra la vita e la morte, giusto?!” tenta di scherzare Dean.
“Giusto…e io non ho più paura di amare…un fantasma!” rincara Lisa, baciandolo sulle labbra che sembrano meno incartapecorite.

Dean la vede allontanarsi, gli sorride socchiudendo la porta "Riposa, Dean...andrà bene". Lui annuisce ma sa che non riposerà.

Dean ha accettato il “piano di Sam” ma quel “Ti amo” gli pesa come macigno sullo sterno. Continuerà ad avere paura, anche se le ha promesso di far prevalere il coraggio.

Lisa, al di là della porta, socchiude gli occhi ed espira. Ha vinto una battaglia. Non la guerra. Lo sa. Dean continuerà a “tenerla fuori”. E’ solo una tregua.
Lisa non teme i demoni. La mancanza di fiducia dell’uomo che ha scelto. Questo è il “vero mostro”.

Da annientare.

---
Lisa raggiunge Sam nel salone. Sta passeggiando nervoso, come un accusato che attende il verdetto d’innocenza o la pena che dovrà scontare. Si volta verso di lei, senza dire una parola ma il viso tesissimo lo anticipa.

“E’ tutto a posto Sam. Lasciamo che Ben riposi ancora mezz’ora e poi ricominceremo con i prelievi.” lo tranquillizza Lisa.
Sam si passa una mano tra i capelli, sbigottito e felice. “Lo hai convinto! Grazie, Lisa…lo so che hai paura per Ben…lo so che anche per te non è facile vederlo in queste condizioni ma ti prometto che appena Dean…” ammette Sam, mortificato.
“Sst…va bene così Sam. Non devi giustificarti. E’ una decisione di Ben e io la condivido. Salverà suo padre, non posso che essere orgogliosa di lui. Andrà bene. L’affronteremo insieme…come una famiglia.”

Famiglia…riflette Sam. Dean ha un figlio. Ben è suo figlio. Lisa è la sua compagna. Dean ha la sua famiglia.
Improvvisamente Sam vorrebbe avere tra le mani il biglietto da visita di Margaret. Ma dura un attimo. Poi Sam ritorna alle priorità: guarire Dean, tenere sotto controllo Ben e “valutare” l’anima di Jack che gli pare sempre più cinico e assente.

“Senti, a proposito …quando Dean si riprenderà… riprovateci…se avrò qualche problema…lo chiamerò…” 
“Non lo faresti e comunque lui non ti lascerebbe mai! Io, non ho mai pensato che lui tornasse da me…” precisa Lisa, ridendo, senza rammarico nella voce.
Sam è spiazzato “Ma io…io credevo che tu…insomma che tu…”
“Amassi ancora Dean?!” esordisce lei, “annodando” i pensieri di Sam.
Sam resta in silenzio facendo una specie di smorfia di assenso. Lisa lo scruta con gli occhi scuri e profondi, sospirando “Non cambia le cose, Sam…Dean non resisterebbe senza di te. E tu faticheresti a vivere senza di lui.” Sam abbassa lo sguardo, “reo confesso” di quell’analisi così puntuale e corretta.
Poi Lisa lo meraviglia.
 
“Ti accetto, Sam…non sono più gelosa di te. Lo sono stata, lo ammetto, ma ora non posso che comprendere quanto vi completiate, quanto abbiate bisogno l’uno dell’altro per non sprofondare nell’abisso più nero! Tu sei la parte riflessiva, razionale che gli manca. Lui è quella avventata, ironica e protettiva che ti fa sentire “a casa”, al sicuro”.
Sam con gli occhi lucidi, annuisce. Lisa ha capito. E’ tornata per…capire.
 
“Volevo trasferirmi a Lebanon. Immaginavo un paio di serate ogni tanto, “conquistate” tra una caccia e l’altra. Qualche week-end con Ben…tra una sessione d’esame e l’altra…ma Dean non riesce a fidarsi di me. Teme di mettermi in pericolo…per questo ci siamo di nuovo allontanati. Sono disposta a combattere mostri e vampiri ma non posso affrontare questo. Non voglio essere l’ennesimo problema, un peso…” conclude Lisa, sconsolata.
 
“Tieni davvero a lui?” interviene Mary, portando con sé un paio di tazze di caffè nero fumante, che porge a Sam e Lisa.
“Moltissimo, Mary…ma lui…”
“Lo so…conosco bene la cocciutaggine di mio figlio!” conferma Mary, alzando gli occhi al cielo. Ma Mary non è tipa da tergiversare “Vuoi imparare a difenderti? Ne sei sicura?”
“Certo…” risponde Lisa, un po’ perplessa.
“E allora non hai bisogno di lui! Io posso insegnarti tutto ciò che c’è da sapere sul mestiere del cacciatore e Sam ti illustrerà la “teoria”. Vedrai che Dean non potrà più relegarti in un angolo!”
Sam sorride entusiasta dell’idea di Mary “Ma certo, Lisa! La mamma ha ragione! Non hai bisogno di lui!”
“Davvero…credi che sarà sufficiente a…”
“Gli farai vedere che sai combattere, che puoi difenderti. Non avrà più scuse!” afferma Mary con decisione.
“Quando si comincia?!” esclama Lisa, allegra.
“Anche subito se vuoi…” e Mary la invita a seguirla in palestra.
 
 “Dean non avrà più scuse!” si ripete Lisa.
 
Tra un calcio sferrato con decisione e un tomo da leggere con attenzione, s’intrufola la speranza di…
vincere “il vero mostro”!
 
 
---
Sam entra nella stanza con circospezione, per non svegliarlo di soprassalto “Ben…è ora…” mormora lieve e colpevole. Ben apre gli occhi, lentamente. Tira giù i piedi dal letto, prima il destro e poi il sinistro. Lentamente. Ogni muscolo è dolorante. Una stanchezza profonda lo invade. “Arrivo…” e la voce è lontana, bassa. Sam gli si avvicina per sorreggerlo e accompagnarlo da Dean ma Ben lo invita a portargli l’occorrente “No…facciamo qui…”
Sam deglutisce comprendendo l’attenzione di Ben per suo padre.
“Non deve vedermi…prima non era cosciente. Ora è diverso.” chiarisce il giovane.
“Ok Ben…ok…ridistenditi, allora…vado a prendere il necessario…” acconsente Sam.
“No…preferisco…preferisco rimanere seduto…se mi sdraio vedo tutto girare…dopo…dopo i prelievi mi aiuterai a tornare a letto, ok?”
“Si certo…come vuoi, Ben…” e Sam si augura che Ben non svenga…prima che lui torni con ago e provette.

Pochi minuti dopo Sam “scannerizza” quelle vene che sono livide e tumefatte, difficile trovare un punto non violaceo.
“Sam non perdere tempo…una vena vale l’altra…tranquillo. Lo stiamo facendo per… Dean.” lo incoraggia Ben. Sam, stringendo un poco gli occhi, infila l’ago. Ben si lascia fuggire un leggero lamento ma poi gli sorride. “E’ tutto ok, Sam.” ribadisce, percependo quella sensazione del liquido che lo abbandona…per andare dove c’è più bisogno. Il dolore, la stanchezza, la debolezza si attenuano.

Si focalizza sugli occhi verdi di suo padre. Questo gli basta per sentirsi invincibile.
 
Gli occhi di Jack non sono verdi. Sono purpurei, fiammeggianti.
Pronti ad attaccare.
---
“Saam!!”
Lisa urla con tutto il fiato che ha in gola.
Sam in un balzo è nella camera di Ben.
“Ben…lui…è collassato!”
Sam controlla il battito e quello che sente…che non sente…lo invade di angoscia.
“Castiel!”
Castiel compare al capezzale di Ben “Cosa…cosa è successo?!!”
“Non capisco…sono stato con lui mezz’ora fa…ho rilevato i parametri…nulla di allarmante…era debole, stanco ma…stava…stava bene…lui…Castiel, ti prego!” supplica Sam, concitato.
Castiel pone la mano sulla fronte di Ben e poi si volta verso gli altri con espressione distrutta “Mi dispiace Sam…lui…lui non c’è più…”
Lisa sposta lo sguardo da Sam a Castiel “No…non può…NO!…” e quel “no” gridato rimbalza sulle pareti del bunker.

Dean sente l’urlo di Lisa. Dean da qualche ora sta decisamente meglio. Anche se Castiel gli ha detto che ci vorranno ancora un paio di inoculazioni del sangue di Ben per potersi considerare "guaribile"…ma lui ha "trattato" con l'angelo, ottenendo un "Ok, mi arrendo Dean... ce ne faremo bastare una..."

Ben.

Dean si alza dal letto, noncurante della vertigine che avverte. Si appoggia alla parete per non cadere. La voce di Lisa è gutturale, stenta quasi a riconoscerla.  Quando gli occhi danno forma a ciò che l’orecchio ha anticipato Dean cade in ginocchio, restando sulla porta. Sul comodino il laccio emostatico e una fialetta con qualche goccia di sangue. Il sangue di suo figlio. Quello che gli corre in corpo facendo a gara con il veleno che lo avrebbe ucciso.

Invece non è toccato a lui morire. Il sangue di Ben ha vinto.
Ma Dean ha perso tutto. Gli rimane la vita…non sa che farsene.

Vede Lisa stringere Ben al petto. Piange. Ha smesso di urlare. Come anestetizzata. Con suo figlio tra le braccia. Una scena terribile, che mai vorresti vedere. Immortalata da Michelangelo.

“Dean…” e la voce di Sam è un soffio sull'orrore. 

Dean, come una furia, ritrovando una forza inattesa, si lancia su Sam, atterrandolo. “Tu! Tu avevi detto che non gli sarebbe successo nulla! Che lo avresti controllato! Lo hai ucciso!” e Dean colpisce Sam in pieno volto con un’ intensità che il minore ricorda. Quando Dean era sotto l’effetto del Marchio, quando stava per cedere a Morte, i pugni ricevuti avevano quella forza. Ma la perdita di un figlio marchia a fuoco e penetra la pelle, scarnificandola, arrivando all’osso…è molto peggio del Marchio di Caino. Dean colpisce Sam con una sola intenzione: uccidere.

Sam,sputando sangue, tenta di discolparsi “Dean…te lo giuro…stava bene…nulla faceva pens…” ma Dean non gli permette di continuare. Lo stringe al collo impedendogli di respirare. Ci vogliono Castiel e Mary per liberare Sam da quella stretta, Dean non cerca assurde spiegazioni, vuole solo zittire “la causa" dello tsunami che lo avvolge. Dean, esausto, si  lascia cadere, sotto il peso di Castiel mentre Sam, liberato da quella morsa, guadagna faticosamente un angolo della stanza. Mary gli corre accanto ma il suo intervento nulla può contro la fame d'aria prepotente che lo attanaglia. E non è solo la carenza d'ossigeno a torturarlo.  "E' colpa tua! Solo tua! Dean non ti perdonerà mai! Mai!" una voce non nota, convinta e drammaticamente persuasiva. Sam non combatte. Non vuole combattere.
Come potrebbe tornare a guardare Dean, negli occhi?! Come potrebbe vivere con il rimorso di avergli sottratto Ben, per un mero..."errore di valutazione"?!

Sam decide. S'impone di non respirare. 

Jack, con le mani dietro la schiena, schiocca pollice e indice. Sam va aiutato.

Pochi secondi dopo un'altra madre piange un figlio.

"Sam!! No...ti prego...no...Dean!" grida Mary. "Dean!" ripete subito dopo.

 Dean non si gira neppure.
 Per lui esiste un unico nome. Tre lettere, una vocale incastrata tra due consonanti. Ma non è "Sam"...non stavolta.

Dean si trascina, accanto al corpo raggomitolato di Lisa. Accanto a quello esanime di suo figlio.
“Lisa…”
Lisa non risponde. Resta in silenzio. Una parte di lei si maledice per aver violato un altro… silenzio.

Ha cresciuto Ben da sola. Oggi, a dirgli addio, non è sola. Uno strappo che ti squarta. Un cane infernale che ti divora. Come quelli che tenevano sveglio Dean. Lisa sa che, Dean, non dormirà più. Come lei.
Condannati all’Inferno in Vita.

Fin quando non raggiungeranno Ben.
 
Gli occhi di Jack guardano ma non vedono. Come un marziano di fronte alla Pietà di Michelangelo. E forse, un extraterrestre di un minuscolo pianeta sconosciuto, catapultato per sbaglio sulla Terra... piangerebbe.
Ma non Jack.

Chuck sorride compiaciuto, bisbigliandogli all’orecchio “Perfetto! Non avrei saputo fare di meglio! Farai grandi cose, Jack!”

Farà grandi cose.
   
 
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