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Autore: My Pride    01/12/2021    0 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Shine in darkness someday Titolo: Shine in darkness someday
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1261 parole
[info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan Samuel Kent, Damian Bruce Wayne 
Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Malinconico
Avvertimenti: What if?, Slash, Hurt/Comfort

Writeptember: Credevo fossi morto || 4. Amici d'infanzia || Bonus. Immagine (X si occupa della schiena di Y, sdraiato sul letto)


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Jon non poté fare a meno di deglutire più e più volte mentre si occupava della schiena di Damian, sdraiato a pancia in giù sul loro letto con le palpebre semi-aperte.
    Avrebbe voluto chiudere gli occhi e dimenticare quella notte con tutte le sue forze, lo ammetteva. Non era la prima volta che Damian affrontava sfide al limite della capacità umana, ma era la prima volta che lui lo trovava riverso a terra in una pozza di sangue, esanime. Il cuore gli batteva ancora all'impazzata al solo pensiero, ed era una fortuna che il compagno non possedesse il super udito, poiché altrimenti avrebbe avuto paura che gli sarebbe potuto scoppiare nel petto.
    Conosceva Damian da quando aveva dieci anni e, passato il momento di rivalità tra loro, avevano ben presto imparato a contare l'uno sull'altro e a considerarsi in qualche modo amici, per quanto quel sentimento si fosse trasformato col tempo in qualcosa di più. E, per quanto Jon conoscesse ormai i rischi del mestiere - era il figlio di Superman, affrontava le stesse cose di default -, ogni volta che Damian andava in missione da solo o con i fratelli, e lui non poteva raggiungerlo, non poteva evitare il groppo che gli si formava alla gola. Stesso groppo che si era formato anche quella notte, soprattutto quando per un istante aveva smesso di sentire il battito cardiaco del compagno.
    Era volato a Gotham così in fretta che il boom sonico aveva distrutto una moltitudine di vetrate dietro di sé. Si era fermato a mezz'aria proprio nel vicolo di Crime Alley, fluttuando in aria a pochi metri da Nightwing chino sul corpo di Redbird. Erano passati solo pochi secondi ed era arrivato nel momento stesso in cui aveva posto un mini defibrillatore sul suo petto, mandando delle scosse al cuore che aveva ripreso a battere poco dopo. Ma erano stati secondi in cui Jon si era sentito letteralmente morire con lui.
    Il suo mondo si era fermato nello stesso istante in cui aveva visto, attraverso la maschera che Damian indossava, le sue palpebre abbassate. Le lunghe ciglia contro le guance, il volto pallido e sporco di sangue, la bocca leggermente schiusa che non emetteva alcun respiro... poi, dopo quella cardioversione elettrica, il cuore aveva ricominciato a battere e Damian aveva aperto la bocca in un urlo senza voce per prendere quanta più aria possibile; col respiro accelerato, si era guardato intorno con fare confuso, e Jon non ci aveva pensato due volte a scendere per inginocchiarsi accanto a lui,  i capelli una massa aggrovigliata che gli era caduta davanti agli occhi quando si era chinato per abbracciarlo quando Nightwing si era scostato un po' per permettergli di farlo.
    «Credevo fossi morto».
    Jon aveva cominciato a ripeterlo spasmodicamente mentre gli carezzava il viso, vedendo Damian sollevare un braccio per stringergli l'altramano nella sua. Con lo sguardo aveva cercato anche il volto di Nightwing, che aveva sorriso rasserenato, e aveva dato a Jon una pacca su una spalla; la tensione aveva abbandonato poco a poco anche i suoi muscoli, e ci era voluto un po' prima che tutti e tre si decidessero ad abbandonare quel vicolo per poter ritornare a casa.
    Dick aveva insistito di andare alla villa e, seppur in un primo momento né Jon né Damian erano sembrati d'accordo, alla fine si erano arresi all'evidenza e l'avevano seguito, per quanto Jon avesse insistito di portare lui stesso Damian fra le proprie braccia a cavallo di Goliath, coprendolo col proprio mantello per evitare che prendesse freddo e stando attento a non toccargli troppo la schiena, percorsa da una lunga scia di tagli dovuti al combattimento che aveva affrontato. Jon l'aveva semplicemente sentito trarre un sospiro e accasciarsi contro di lui, le palpebre abbassate mentre i battiti del suo cuore tornavano a stabilizzarsi.
    Una volta tornati al maniero, ciò che aveva spiazzato tutti era stata la reazione di Bruce. Avendo i segni vitali di ogni figlio collegati al computer, quando aveva visto i livelli critici di quelli di Damian non ci aveva pensato due volte a tentare di infilarsi il costume, per quanto Alfred gli avesse vietato di fare sforzi a causa delle ferite che lui stesso aveva riportato nella precedente pattuglia; ma, quando il tracciato dell'elettrocardiogramma era diventato piatto, sia lui che Bruce erano letteralmente andati nel panico. Vederlo quindi afferrare il volto del figlio con entrambe le mani, quasi nel volersi accertare che fosse davvero vivo nonostante le proteste di Damian, aveva lasciato un piccolo peso nel cuore di tutti loro.
    C'era voluto il saggio consiglio di Alfred a rimettere la situazione sul binario giusto. Con la sua solita pacatezza, ma senza nascondere la nota di sollievo nel rendersi conto che Damian non era morto, aveva proposto che tutti se ne andassero a dormire una volta per tutte, controllando comunque le condizioni di Damian e curandogli le ferite dietro la schiena.
    Quindi perché, adesso, Jon stava nuovamente disinfettando quelle ferite? Il motivo era semplice: Damian aveva avuto un altro dei suoi incubi - ultimamente gli succedeva troppo spesso, poiché si avvicinava il periodo in cui era stato costretto a quell'assurdo rituale chiamato Anno di Sangue - e si era letteralmente strappato le fasciature di dosso, urlando nel sonno e facendo sussultare Jon. Col cuore in gola, ci era voluto tutto il suo sangue freddo per riuscire a calmarlo, lo sguardo di Damian spento e vuoto mentre le iridi tornavano poco a poco al brillante verde che aveva sempre amato. Jon l'aveva fatto sdraiare a pancia in giù solo quando si era stabilizzato, così da recuperare un kit di pronto soccorso dal bagno e poter ripulire i tagli che si era grattato al punto da farli nuovamente sanguinare.
    «Mi dispiace», sussurrò di punto in bianco Damian, con voce così bassa da essere appena percettibile da normali orecchie umane. Difficilmente Damian si scusava per qualcosa, quindi Jon non poté fare a meno di aggrottare le sopracciglia e scuotere brevemente la testa.
    «Non dirlo nemmeno per scherzo, D», replicò, impregnando l'ovatta con il disinfettante per cominciare a ripulirgli la schiena. Lo sentì stringere i denti, ma non emise alcun suono mentre lui si occupava delle sue ferite; irrigidì le spalle giusto per un momento quando scese lungo la sua spina dorsale, ma non proferì mai parola, subendo in silenzio come gli era stato insegnato a fare, e ogni volta la cosa stringeva il cuore di Jon in una morsa.
    Damian aveva subito così tanto, nel corso degli anni, che Jon a volte pensava che avrebbe potuto frantumarsi in mille pezzi davanti ai suoi occhi se slo avesse superato i suoi limiti; sapeva che non era fragile, glielo ricordava ogni giorno anche solo fissandolo in viso, ma le ferite e le cicatrici che percorrevano il suo corpo non aiutavano a rendere più facile la vita che entrambi avevano accettato all'ombra dell'eredità dei loro padri.
    Quando Jon finalmente terminò, non ebbero bisogno di parole. Damian gli lanciò solo un'occhiata con i suoi occhi verdi e profondi, avvicinandosi per poggiare la fronte contro la sua spalla e a mormorargli un basso «Buonanotte» appena impercettibile. Ma a Jon bastò; lo strinse a sé delicatamente, ricambiando prima di abbassare a sua volta le palpebre e aspettare che il sonno si impossessasse delle sue membra.
    Erano stati amici d'infanzia, conosceva ormai ogni sfaccettatura della vita di Damian e il peso che si era sempre artigliato al suo cuore. Ma avrebbe voluto fare qualcosa di più per poter cancellare il tormento che si portava dentro.
 





_Note inconcludenti dell'autrice
Altra storia per il #writeptember indetto sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia, anche se sono praticamente indietro di mesi. Okay, sì, sono lentissima e ne sono assolutamente consapevole
Mi piace molto descrivere il rapporto che c'è tra Jon e Damian, perché nonostante le loro differenze hanno questo modo di comportarsi l'uno con l'altro che fa capire quanto tengano alla loro amicizia o a qualunque cosa possa nascere tra loro. Ovviamente Damian è sempre il solito e difficilmente si lascia andare, ma con Jon sa di poterlo fare proprio perché Jon, essendo suo amico (o in questo caso il suo compagno), lo capisce fino in fondo e comprende le mille sfaccettature che lo compongono
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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