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Autore: franweasley    01/12/2021    1 recensioni
[Eris Renèe Bonnet - Game On]
«Ti ho fatto un disegno, siamo io e te a Beauxbatons, quando ci verrai ovviamente perché sei ancora piccola.» spiegò il ragazzino indicando prima se stesso e poi la sorella.
Eris si sentì l’umore risollevato e osservò: «Ho solo quattro anni meno di te eppure so disegnare la mani molto meglio.»
«Hey! Se mi devi criticare allora me lo riprendo.» rispose Ares rivolgendole una linguaccia.
«Ormai è mio.» Eris strinse il disegno al petto e scosse la testa.
«Lo sapevo che in realtà adori il mio disegno.»
Ed era vero, lo apprezzava tantissimo e non serviva glielo dicesse, tanto Ares sapeva già di essere l’unico che riusciva sempre a tirarla su di morale.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Madama Bumb, Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'The Game On series'
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Famille



 

Londra, Villa Nott, 24 dicembre 1985

«Margaret cara, quando arriverà il piccolo Efesto?» 

Margaret alzò lo sguardo su sua madre e le lanciò un’occhiata più che eloquente, sistemò il fiocco bianco tra i capelli di Ebe, la figlia di sei anni e la più piccola di casa, e la rispedì a giocare con un sorriso. Quell’anno il Natale lo avrebbero passato a casa dei nonni materni e per questo Margaret e i quattro figli erano ospiti a Villa Nott da poco meno di una settimana; Sebastian, il marito della donna, li aveva raggiunti il giorno prima e aveva giocato nella neve con i figli per tutto il pomeriggio, però quella mattina era dovuto tornare in Francia per un imprevisto al lavoro.

«Non ci sarà nessun Efesto.» rispose Margaret mentre si sedeva sulla poltroncina libera vicino alla madre «Io e Sebastian non abbiamo intenzione di avere altri figli, siamo contenti così.»

L’elfa domestica dei Nott apparve davanti alle donne con due vassoi pieni di sandwich al cetriolo, biscotti, teiera e tazze per il the delle cinque, poggiò il tutto sul tavolino da caffè e, dopo essersi inchinata, sparì di nuovo. Margaret richiamò i bambini, che stavano giocando nella stanza affianco, per la merenda e la prima ad arrivare fu Eris, seguita da Ilizia con la piccola Ebe in braccio e per ultimo Ares.

«Ne parlerò con la madre di Sebastian, sono sicura sarà d’accordo con me e vorrà un altro nipotino.» disse la donna mentre prendeva un sandwich dal vassoio «D’altronde era d’accordo anche per farvi sposare e guarda ora come andate d’accordo! Dovresti ascoltare più spesso tua madre.»

Margaret alzò gli occhi al cielo e la ignorò mentre riempiva le tazze per i figli che si erano seduti ordinatamente sul divano in pelle.

«Quando torna papa*?» domandò Eris mentre prendeva la tazza fumante dalle mani della madre.

Margaret le fece una carezza sulla guancia rivolgendole uno sguardo dispiaciuto: «È ancora occupato al Ministero francese tesoro, purtroppo il ministro aveva bisogno di lui.»

«Ma è la Vigilia!» si lamentò la bambina «Non può stare con noi nemmeno a Natale?»

Eris aveva otto anni, ma non era stupida, anzi, era molto matura per la sua età e aveva capito da un po’ di tempo ormai che il lavoro di suo padre era molto importante e che a causa della posizione che ricopriva non era poi così presente a casa, ovviamente la cosa la faceva star male, ma non avrebbe mai detto niente a riguardo, d’altronde gli adulti non ascoltano mai i bambini. Certo, quando era a casa era molto affettuoso con loro, forse con la piccola Ebe anche troppo e la bambina stava crescendo estremamente viziata, ma se riceveva un gufo dal lavoro spariva in meno di un minuto.

«Mi dispiace tesoro.» si scusò Margaret come se fosse colpa sua «Sono sicura che domani ci sarà, non temere.»

«Non fa niente.» borbottò Eris nascondendo il viso dietro alla tazza del the per non mostrare l’espressione delusa: con gli anni avrebbe imparato a fingere la cosa non la toccasse minimamente, ma per il momento si limitava a nascondere la faccia.

Una volta conclusa la merenda i bambini tornarono a giocare, Eris si era imposta di non pensare a suo padre, ma la cosa le veniva difficile, così si era messa in un angolo intenta a fare un puzzle dicendo a sua sorella Ilizia, che in quanto sorella maggiore e tredicenne si sentiva responsabile dei fratelli, quando si era proposta di aiutarla che voleva riuscirci da sola. Eris stava rigirando tra le mani distrattamente un pezzo del puzzle quando Ares le si parò davanti e con un sorriso le porse un foglio.

«Ti ho fatto un disegno, siamo io e te a Beauxbatons, quando ci verrai ovviamente perché sei ancora piccola.» spiegò il ragazzino indicando prima se stesso e poi la sorella.

Eris si sentì l’umore risollevato e osservò: «Ho solo quattro anni meno di te eppure so disegnare la mani molto meglio.»

«Hey! Se mi devi criticare allora me lo riprendo.» rispose Ares rivolgendole una linguaccia.

«Ormai è mio.» Eris strinse il disegno al petto e scosse la testa.

«Lo sapevo che in realtà adori il mio disegno.»

Ed era vero, lo apprezzava tantissimo e non serviva glielo dicesse, tanto Ares sapeva già di essere l’unico che riusciva sempre a tirarla su di morale.

 

 

* * *

 

Fuori Parigi, Casa di campagna dei Bonnet, 15 luglio 1990

Quella era una delle rare domeniche in cui suo padre era a casa così tutta la famiglia si alzò presto e si preparò a raggiungere la loro casa di campagna. Una volta arrivati Margaret e Sebastian si chiusero in cucina a preparare il pranzo in compagnia di Ebe (che non faceva che fare i capricci da quando erano arrivati) e gli altri fratelli invece si trovavano in giardino con Matisse, Chagall e Delacroix, i tre lupi cecoslovacchi che sua madre aveva chiamato come i suoi artisti francesi preferiti. Eris era seduta a terra di fianco a sua sorella Ilizia in mezzo a un prato e leggeva un libro poggiata comodamente su Matisse, che le si era sdraiato affianco per godersi il sole e la leggera brezza, Chagall e Delacroix invece stavano correndo come dei pazzi cercando di seguire Ares che volava sopra di loro a cavallo della sua nuova scopa da corsa. Ilizia intrecciava velocemente i lunghi steli dei fiori che aveva raccolto poco prima per fare delle coroncine mentre Eris, che era molto presa dalla sua lettura, non alzava gli occhi dalle pagine del volume che teneva in mano e picchiettava incessantemente il piede per terra, ma nonostante continuasse a muoversi Matisse non sembrava infastidito dal tremare della padroncina, infatti continuava a riposare beato. Ares, quando vide che i due cani si erano stufati di rincorrerlo e avevano iniziato a rotolarsi nell’erba, planò sempre più in basso fino ad atterrare davanti alle due sorelle.

«Ilizia, vuoi fare un giro sulla mia scopa nuova?» domandò Ares.

«Magari dopo, prima vorrei finire queste coroncine.» borbottò la ragazza senza alzare la testa dal lavoro.

«Puoi farlo con la magia, non capisco perché devi perdere tempo così quando puoi farlo in un secondo.»

«Se lo faccio con la magia non c’è alcun divertimento.» spiegò pazientemente la maggiore «E poi fa più piacere riceverle in dono se le ho fatte con le mie mani.» Ilizia chiuse la coroncina con un gesto veloce e la poggiò delicatamente sui capelli di Eris «Non sei d’accordo Eris?»

Eris chiuse il libro che teneva tra le mani usando l’indice per tenere il segno e si proclamò d’accordo con la sorella mentre lasciava una carezza sulla testa di Matisse.

«Eris allora vieni tu a provare la mia scopa?» domandò allora speranzoso Ares.

Eris sapeva volare bene e non soffriva di vertigini, ma salire sulla scopa con Ares significava fare dei giri della morte e rischiare di cadere almeno sei volte in un minuto, perciò non aveva alcuna intenzione di fare un giro con lui.

«Io e Matisse siamo occupati ora.» borbottò rivolgendo un’occhiata al cane che, sentitosi preso in causa, aveva alzato la testa.

Ares sbuffò: «Okay, ho capito, ma non sapete cosa vi perdete.»

Così Ares lasciò a terra la scopa e raggiunse Chagall e Delacroix e preso un bastoncino da terra glielo lanciò il più lontano possibile. Matisse prese a piagnucolare per attirare l’attenzione della padrona e, quando Eris gli rivolse le sue attenzioni, si rotolò e mise in mostra la pancia, così Eris prese a grattargliela accontentandolo.

«Ti vedo spesso con quel ragazzo, Marcel,» esordì Ilizia all’improvviso «È carino.»

Eris normalmente non avrebbe ben accolto il commento, era una persona molto riservata e non amava che qualcuno s’impicciasse nei fatti suoi, ma Ilizia era la sua confidente e perciò le rispose con tono tranquillo, mentre continuava a grattare Matisse.

«Lo è.» annuì Eris «Ma siamo soltanto amici.»

Ilizia sorrise placidamente e continuò ad intrecciare fiori: «Peccato, sembra un ragazzo a modo.» osservò «Ma sono sicura lo sarà anche il tuo futuro ragazzo, quando lo troverai.»

«Come Adrien?» domandò Eris con espressione furba.

Ilizia sembrò illuminarsi all’improvviso e arrossì: «Mi ha mandato un gufo qualche giorno fa.» raccontò «Siamo usciti insieme ieri pomeriggio.»

«Devi raccontarmi tutto!»

«Dopo pranzo, quando andremo a fare un giro a cavallo.» sussurrò Ilizia indicando con un cenno della testa Ares che stava andando verso di loro seguito da Chagall e Delacroix, Eris annuì e dopo pranzo quasi volò nella stalla per preparare il suo cavallo tant’era curiosa.

 


* * *

 

 

Parigi, Villa Bonnet, 25 giugno 1992

Qualche giorno prima Margaret Nott aveva proposto alla figlia di organizzare una bella festa per il suo compleanno, magari qualcosa di elegante e molto chic, ma Eris non voleva passare la serata a fare la bambolina circondata da parenti che vedeva forse una o due volte l’anno o colleghi del padre (in particolare il signor Delacour la cui figlia maggiore Fleur era la persona che  Eris meno tollerava in tutta la Francia), perciò aveva rifiutato la proposta della madre dicendole che, se proprio voleva spendere tutti quei soldi per il suo compleanno, poteva acquistarle una bella opera d’arte da esporre in camera. Margaret allora aveva domandato cosa volesse fare ricordandole che il suo unico intento era renderla felice, ma ad Eris non interessavano le cose in grande, le bastava vedere le poche persone a lei care e passare la serata in loro compagnia.

Margaret era stata molto sorpresa quando quella mattina era entrata in cucina: la donna aveva pensato di preparare la colazione alla figlia e portargliela a letto (anche se avevano gli elfi addetti a occuparsene Margaret voleva farlo lei stessa, come regalo alla figlia che li riempiva sempre di dolci), perciò era rimasta molto stupita quando aveva trovato Eris con addosso un adorabile grembiule con dei fiorellini rossi intenta a cucinare.

La donna varcò l’ingresso della cucina e fece gli auguri alla figlia per poi domandare: «Tesoro, che stai facendo?»

Eris alzò lo sguardo dalla teglia in cui, con una sac à poche piena per metà, stava facendo dei piccoli cerchi e sua madre immaginò fossero dei macaron, mentre dietro di lei qualcosa cuoceva nel forno.

«Sto preparando dei dolci per il mio compleanno.» mormorò distrattamente mentre dava un’occhiata a ciò che cuoceva nel forno «Nel forno ci sono i bignè per il Croquembouche*, in frigo c’è del Tiramisù e al momento sto facendo dei macaron.»

Margaret inclinò la testa confusa e squadrò la figlia per un momento prima di dire qualcosa: «Tesoro non credi di star ehm… esagerando?»

«Sinceramente non so se queste cose basteranno.»

«Stai cucinando per un esercito!» osservò la donna «E poi non dovresti goderti la giornata visto che è il tuo compleanno?»

«Ma io mi sto godendo la giornata.» rispose Eris mentre scambiava la sac à poche vuota con una piena di colore diverso che aveva preparato in precedenza per poi spostarsi su un’altra teglia «E poi sai bene come andrà a finire: prima si presenteranno i nonni e gli zii autoinvitandosi a pranzo, quindi servirà un dolce, poi nel pomeriggio arriveranno sicuramente gli altri nonni, Ares e Ilizia sono due golosoni e da quando arriveranno non faranno altro che sbocconcellare dolci per tutta la giornata, per non parlare di Marcel e Jazmin.» la ragazza si fermò a riflettere per un momento «Forse dovrei fare un’altra torta.»

«Ma allora perché non hai scelto qualcosa di più semplice? Tra i macaron e il Croquembouche…»

«Ma sono delle cose semplicissime!»

Margaret scosse la testa sconsolata ben sapendo che c’era poco da fare quando sua figlia aveva deciso qualcosa: «In ogni caso penso tu abbia preparato abbastanza dolci, ci sono così tante teglie che non saprei nemmeno dove poggiare un cucchiaino.»

L’elegante trillo del campanello interruppe la conversazione tra madre e figlia e Margaret annunciò che sarebbe andata ad accogliere gli ospiti mentre la figlia continuava a infornare dolci come se stesse preparando un catering per un matrimonio.

«Oh Marcel, Jazmin, c’est magnifique!*» tubò la donna.

La velocità con cui Margaret passava dall’inglese al francese lasciava sempre Eris a bocca aperta, certo lei era cresciuta sentendo entrambe le lingue, ma era abituata a usare il francese quasi tutto il tempo tra la scuola e gli amici, perciò il cambio non era immediato come per sua madre, Margaret invece sarebbe stata capace di cambiare la lingua nel mezzo della frase così fluidamente che nessuno se ne sarebbe accorto. Eris non capì il commento della madre, ma non ci fece caso fino a che non vide entrare i due ragazzi in cucina e allora realizzò il motivo: Marcel stringeva tra le mani un enorme mazzo di gigli e rose bianchi, mentre Jazmin aveva un pacco regalo con un bel fiocco rosso e un piccolo biglietto.

«Buon compleanno!» esclamarono Marcel e Jazmin insieme.

Eris si aprì in un enorme sorriso (e per una persona che non sorride mai è un evento più unico che raro) e prese il mazzo che l’amico le porse, sua madre fece riempire d’acqua un vaso con la bacchetta cosicché Eris potesse mettere i fiori in acqua, nel mentre Jazmin posò regalo e biglietto sull’unico punto libero dell’isola della cucina. Quando ebbe le mani libere Eris avrebbe voluto stringere i due amici in un abbraccio, ma si limitò ringraziandoli ripetutamente del pensiero e di essere lì, anche se faticava ad esprimerlo era estremamente grata di averli come amici.

 

 

* * *

 

 

Parigi, Louvre, 4 agosto 1994

La fila fuori dal Louvre era infinita, ma il piccolo gruppetto di cinque persone camminò affianco alla fila ignorandola totalmente i lunghi mantelli estivi puramente estetici spiccavano visti gli standard della folla, ma nessuno dei babbani in coda si fece domande, i ricchi d’altronde si vestivano sempre in modo strano. In effetti la piccola famigliola era ricca e i babbani che li osservavano camminare non potevano sospettare che il loro abbigliamento fosse strano perché fosse una moda tipicamente magica, si limitarono tutti a pensare che ai ricchi piaceva sperperare il loro denaro in cose originali e appariscenti.

«Mamma ci sono moltissime persone in coda, non pensi che se la prenderanno con noi per averli superati?» domandò Ilizia mentre scrutava la folla con preoccupazione.

«Non li stiamo superando tesoro.» ribatté Margaret mentre affrettava il passo trascinando Ebe, che teneva a braccetto, e facendola quasi inciampare nel suo stesso mantello «Vostro padre conosce un tizio al Ministero che conosce il manager del museo e per ringraziare vostro padre di un favore ci ha fatto avere i biglietti per la mostra, oltre che l’entrata prima delle altre persone.» sua madre spostò lo sguardo sognante sul cartellone pubblicitario affisso sopra all’entrata del museo «Sono così contenta abbiano allestito una mostra su Chagall, vedrete ragazzi sarà un’emozione indescrivibile vedere dal vivo le sue opere, soprattutto “L’acrobate*” l’hanno portata dall’America, ho sempre desiderato vederla!»

«Se il regalo è per papa, lui dov’è?» osservò Ares leggendo il pensiero di Eris, infatti la ragazza, che camminava appesa al braccio del fratello, gli rivolse uno sguardo.

«Sarebbe venuto, ma aveva un importante impegno con il ministro.»

«Tipico.» sussurrò Ares ed Eris gli strinse il braccio delicatamente.

«Se fosse stata Ebe a pregarlo di venire sarebbe qui.» commentò stizzita Eris rivolgendo un cenno infastidito alla piccola di casa che stava domandando alla madre se dopo la mostra potesse comprarle un vestito nuovo.

Ilizia si affiancò ai due fratelli e prese il braccio libero di Ares: «Su Eris ignorala, preoccupiamoci soltanto di goderci la mostra, non capita spesso ormai di trovarci tutti insieme.»

«E poi non serve tu sia gelosa, se vuoi un vestito nuovo anche tu sarò felice di viziarti.» aggiunse Ares ridendo quando Eris alzò giocosamente gli occhi al cielo.

«E alla tua sorella maggiore non prendi niente?» mormorò allora Ilizia fingendosi offesa.

Ares fece per rispondere ma Margaret richiamò i figli per presentarli al collega del padre, quello che gli aveva fatto avere i biglietti, che li stava aspettando all’ingresso del Louvre. Una volta fatte le presentazioni l’uomo rivelò di essere uno dei più grandi sostenitori economici del museo e per questo era riuscito a farli entrare un’ora prima dell’apertura della mostra, cosicché potessero godersi tutte le opere in pace e tranquillità. Dopo essere entrati Margaret si precipitò subito a vedere L’acrobate e rimase a contemplarla a lungo in silenzio, Eris la raggiunse, si affiancò a lei e prese a studiare i colori del quadro senza spiccicare parola per non disturbare sua madre.

«Eris, a breve andrai ad Hogwarts.» mormorò la donna voltandosi verso la figlia dopo qualche minuto di silenzio «Sono così contenta tu possa vedere la scuola che ho frequentato, è veramente magnifica.»

«Sono contenta anche io mamma.» rispose Eris «Sembra una scuola bellissima, le tue storie mi hanno sempre incuriosita.»

«Vedrai sarà bellissimo.» confermò Margaret con gli occhi che brillavano «Chissà se vi smisteranno, sarei curiosa di sapere in che Casa finiresti, anche se ho come l’impressione saresti un’ottima Serpeverde con quella lingua lunga che ti ritrovi, ma anche in Corvonero non ti troveresti male…» la donna sembrò fermarsi per rifletterci su «Non so come faccia il Cappello Parlante a smistare gli studenti, nessuno ti conosce meglio di tua madre, eppure per me è difficilissimo trovare la Casa più adatta a te.»

Anche Eris si era chiesta molte volte in che Casa sarebbe finita, ogni volta che sua madre raccontava loro qualcosa di Hogwarts era l’unico momento in cui sembrava catalizzare l’attenzione di tutti e quattro i figli insieme. Quando aveva raccontato loro del Cappello Parlante, delle sue canzoni e delle quattro Case Ares, Ilizia ed Eris (Ebe era ancora piccola per giocare con loro) andavano a prendere il vecchio cappello a punta di Margaret nell’armadio e giocavano allo smistamento fingendo poi, mentre giravano per la villa, di essere ad Hogwarts. Eris non riusciva ancora a credere che finalmente avrebbe visto la scuola dal vero, le sembrava troppo bello per essere vero eppure stava per accadere.

Sua madre la prese sottobraccio per condurla verso un altro quadro: «Tesoro ricordati di salutare la professoressa McGranitt per me, oh e anche il professor Vitious.»

«Certo mamma, andrò di sicuro in giro a fermare professori sconosciuti salutandoli da parte tua.» Eris alzò gli occhi al cielo e sua madre sbuffò.

«Va bene, va bene.» mormorò allora Margaret «Fammi solo un favore però: stai lontana dalla Cooman!»

 

 

* * *

 

 

*Famille = Famiglia

*Papa non è accentato perché essendo Sebastian francese i figli lo chiamano papà ma in francese, quindi papa.

*Il Croquembouche è un dolce francese che consiste “semplicemente” in una montagna di bignè la cui altezza può variare da 20 centimetri a 1 metro, ovviamente Eris dovrà farlo almeno di 2 metri se vuole che Marcel, Jazmin e i suoi fratelli non lo finiscano entro cinque minuti xD

*Oh Marcel, Jazmin, c’est magnifique! = Oh Marcel, Jazmin, è magnifico!

*L’acrobate è un’opera di Marc Chagall che risale al 1914 ed è conservata a Buffalo, negli Stati Uniti, vi lascio una foto qui sotto.

 

 

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* * *

* * *

 

Buon pomeriggio!

Giungo anche con la OS di Eris c: come Irene sa io amo i rapporti tra fratelli e ho adorato scrivere questa OS, spero di aver rappresentato Ilizia, Ares ed Eris proprio come te li eri immaginati Irene, grazie per questo splendido OC e per la sua famiglia <3

A presto,

fran x

   
 
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