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Autore: danny3003    03/12/2021    0 recensioni
Un ragazzo si ritroverà disperso. Da solo, senza nessuno a cui chiedere aiuto. Troverà facilmente la strada per tornare a casa o dovrà scalare tutte le vette che incontrerà davanti a sé per poter dire "sono tornato!"? (ATTENZIONE! POSSIBILI SPOILER!)
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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UNA GIORNATA… INTERESSANTE

Una volta fuori dall’ufficio, Tom cercò delle scale che portavano al piano di sopra e salì. C’era un piccolo corridoio con due stanze, una delle quali aveva scritto sulla porta “BATHROOM”. Aprì quindi l’altra porta e vide la stanza. Non era nulla di che. Era piccola, all’incirca un 5x3 metri, le pareti erano di un colore chiaro e c’era un letto singolo, un guardaroba, un mobile accanto al letto, e un altro mobile di fronte al letto con sopra una piccola TV LCD.

‘Mi sarei aspettato una stanza in stile giapponese, ma preferisco di più questo stile più moderno.’

Si sedette sul letto e guardò il telefono. Erano le 13:12 del 15 marzo. Il suo stomaco brontolò. “Meglio andare a mangiare qualcosa in un locale qui vicino. Poi vedrò dove posso comprare dei vestiti.”

Si alzò nuovamente dal letto e uscì fuori la stanza. Si girò poi verso il bagno. ‘Magari do anche lì un occhiata.’

Aprì la porta e vide che era un bagno “normale”. Dal più vicino al più lontano: un cassettone con affianco il lavandino e sopra appeso uno specchio, un gabinetto e, in fondo, una doccia, non grande ma nemmeno troppo piccola.

A che c’era, si lavò mani e faccia. Prese l’asciugamano e si asciugò. Si guardò per qualche secondo allo specchio.

Aveva capelli medio-lunghi disordinati neri e occhi castano scuro. Il suo naso aveva una leggera curva sul ponte e una punta più tondeggiante. Le orecchie non troppo grandi con i lobi liberi. Quanto al fisico, aveva quello di uno il cui sport era stare sdraiato sul letto. Era magro e i suoi muscoli erano praticamente inesistenti. Insomma, non era tra i ragazzi più fighi della sua scuola.

Quanto per i vestiti, aveva una semplice maglia grigia a maniche lunghe e, tenuta sotto, una collana artigianale di misura media color nero da cui pendeva un ciondolo a forma di ala fatto in lega di zinco. Sotto aveva jeans blu scuro, un po’ strappati sopra il ginocchio, e sneaker basse color nero.

Finito di guardarsi, andò al piano terra e vide che il ristorante era molto affollato. ‘Non ci avevo fatto caso prima. Ero più occupato a guardare quel cameriere di poco fa. Potrei anche mangiare qui, ma domani è il primo giorno di lavoro in questo ristorante e sarebbe imbarazzante. Magari vicino posso trovare un locale a basso prezzo.’

Uscì dal ristorante e prese il telefono, andando su Google Maps. ‘C’è un locale proprio a due isolati da qui. Dovrebbe andare bene.’ Si diresse quindi verso quella parte. Una volta arrivato a destinazione, vide che davanti era appesa una lanterna rossa. ‘Su Google Maps c’è scritto che si chiama “Izakaya”. Proviamo ad entrare.’ E così fece.

All’interno, vide una persona che stava parlando con un addetto, il primo era molto probabilmente un cliente. Questo si tolse le scarpe, le mise in delle bustine che consegnò all’altro signore e si diresse verso dei tavoli.

L’addetto si diresse poi verso Tom. “….” Il cameriere gli parlò in giapponese, ma ovviamente lui non aveva capito nulla di quello che disse.

“I-I’m sorry, i can’t speak japanese. (M-mi dispiace, non so parlare giapponese.)” Disse Tom balbettando leggermente all’inizio in tono di scusa. Il signore capì e annuì.

“What can I do for you, sir? (Cosa posso fare per lei, signore?)” ‘L’ho sempre trovata una domanda stupida quando la dicono. Secondo loro cosa voglio fare in un locale dove si mangia?’ Chiese tra sé con sarcasmo.

“I would like to eat here. (Vorrei mangiare.)” Rispose con sguardo quasi implorante. Stava morendo di fame.

“Of course. Please take off your shoes and follow me. (Certamente. La prego, si tolga le scarpe e mi segua.)” Tom fece come gli venne chiesto. Si tolse le scarpe e le mise in delle bustine, che diede dopo all’addetto. Quest’ultimo camminò, poi, verso il fondo del ristorante e il ragazzo lo seguì.

Arrivarono ad un tavolino basso e il signore parlò di nuovo. “Please take a seat. (Si accomodi, prego.)” Il ragazzo lo ringraziò, prima che se ne andasse. Guardò il suo posto e pensò: ‘Questo pavimento dovrebbe essere il tatami.’ Si sedette quindi e lo trovò molto comodo. Vide un menù lì vicino e lo prese. C’era una vasta scelta sia di bevande che di cibo.

‘C’è sakè, birra, whiskey e molti vini internazionali. Come bevanda potrei prendere la birra, ma come cibo non so davvero cosa prendere..’ Vide poi una scritta in inglese sul fondo del menù. ‘Ah, quindi posso ordinare tutto quello che voglio, dato che la tariffa è fissa. È tipo un All You Can Eat.  Allora credo proprio che ordinerò di tutto, qui si muore di fame.’

Subito dopo, un cameriere entrò nella stanza e gli posò davanti un pasto. Tom si accigliò leggermente. ‘Non ho ancora ordinato nulla… Forse questo è un antipasto? Ma è compreso nel prezzo o è in più?’ Scosse dopo la testa. ‘Non importa, meglio mangiare.’ Prese le bacchette e mangiò. Gli sembrava delizioso, forse per la fame che aveva, e se lo mangiò con gusto.

Quando arrivò di nuovo il cameriere, gli chiese cosa voleva ordinare e Tom prese tutto il cibo che c’era e volle anche assaggiare il sakè.

Dopo che finì di mangiare, pagò il conto, che era di circa 2.000 yen, e uscì dal locale, che scoprì essere un Izakaya, bello sazio.

Si recò, come si era detto precedentemente in un negozio di abbigliamenti casual più vicino e comprò una felpa nera, una rossa scuro, una maglia a maniche lunghe nere e un paio di jeans, oltre, ovviamente, a qualche paia di mutande e calzini. Il tutto venne circa 5.000 yen.

‘Mi rimangono solo 8.000 yen. Credo di potercela fare fino a fine mese, se non mangio come ho mangiato oggi. Devo trovare un altro posto dove poter mangiare a basso prezzo.’

Si recò poi nel piano di sopra al ristorante e si fece una doccia calda. Amava sempre farsela a quella temperatura, lo rilassava. La giornata passò velocemente ed erano le 22, era ancora un po’ pieno per il pranzo di quella giornata. Decise quindi di risparmiare quei soldi che aveva e andare a dormire.

Il giorno successivo si svegliò alle 8:30 e si preparò per il suo primo giorno di lavoro. Arrivato sotto, il suo datore di lavoro gli diede l’uniforme da cameriere e si andò a cambiare: era una camicia bianca, con sopra un gilet nero e un fiocco nero al collo. Sotto, pantaloni neri e scarpe nere. Inoltre, attorno alla vita aveva allacciato un grembiule corto nero. Una volta vestitosi, il signor Takaha lo presentò ai suoi nuovi colleghi.

Il primo era quello che aveva già incontrato il giorno prima: “Nice to meet you, I’m Tabase Fushiguro.” La sua postazione di lavoro era all’entrata del ristorante.

Poi c’erano due donne, una con capelli castani lunghi e occhi neri di nome “Suzuki Kuremai”, e l’altra con capelli neri corti e occhi azzurri di nome “Tanaka Mai”. Entrambe erano molto belle con un bel fisico. Il loro compito era servire i clienti. Le loro uniformi erano quelle classiche da cameriera giapponese con il nome del ristorante scritto nella parte inferiore del busto: “KanRestaurant”.

Poi due uomini che molto probabilmente avevano più di 30 anni. Uno muscoloso di nome “Shiebaza Goro” e l’altro magro di nome “Okada Aki”. Avevano la divisa da cuoco completa, quindi non vedeva i capelli, ma gli occhi di entrambi erano neri. Inoltre, Okada Aki aveva delle occhiaie. Sembrava non dormisse quasi per niente la notte. Mentre, Shiobaza Goro, oltre ad essere il più muscoloso di tutti in quell’ambiente, era anche il più alto: 1,90 m circa.

Finì la giornata lavorativa ed era passata da poco l’una di mattina. Tom era stanco morto. Stava per andarsi a fare la doccia, quando…

BRIII!!

…Il telefono vibrò. Tom corrugò le sopracciglia. ‘Non ho app, quindi deve essere un SMS (?)’. Si avvicinò al telefono che si trovava sul letto e lo accese.

MESSAGGIO ANONIMO

A questo, si stranì ancora di più, ma si era anche incuriosito.

TORNA AL VECCHIO EDIFICIO ABBANDONATO

Tom adesso non ci capì più nulla. ‘Chi è questo tizio? “Torna”? Quindi sa che ero lì...’ Poi spalancò gli occhi e giunse a una possibile conclusione. ‘Che questo qui sappia come sono arrivato qui in Giappone?’

Tom ora era ancora di più incuriosito. Aveva molte domande per la testa e non poteva più aspettare per delle risposte. Si cambiò quindi i vestiti da cameriere con quelli casual e andò nell’edificio abbandonato.

Giunto nelle vicinanze, sentì, però, una brutta sensazione. Si guardò un attimo intorno e notò che non c’era anima viva in giro, ma cercò di calmarsi. ‘D’altronde sono l’una di mattina passate, è ovvio che tutti siano nelle proprie case. Ingoiò, dunque, la saliva e continuò a camminare, con l’ansia che, lentamente, però, aumentava sempre di più. Il tempo era brutto, molto brutto. Pioveva a dirotto con qualche fulmine ogni tanto

Arrivò davanti all’edificio. Ormai Tom tremava. ‘Essendo giorno quando ieri ero qua non me ne sono reso conto, ma ora che è notte lo vedo chiaramente: questo posto fa paura…’ Il posto era davvero tetro e, unito al clima di quel momento con i fulmini che cadevano in continuazione, sembrava l’ambientazione di un film horror. Questo è quello che pensava Tom tra sé.

Improvvisamente, un fulmine cadde proprio dietro l’edificio, dando in questo modo una vista “migliore” del posto. Un brivido gli percorse tutta la spina dorsale. Guardò l’edificio con gli occhi spalancati per la paura, ma lentamente si riprese e scosse la testa. ‘Non è nulla. Se il tipo che mi ha mandato il messaggio è qua, devo sapere chi è e che cosa sa. Meglio se mi addentro, ora.’

Una volta entrato, accese la torcia del telefono e si guardò intorno per capire dove si trovasse il tizio del messaggio. Tutto d’un tratto, però…

“KYAAAAAAAAAAHHH!!!!!!!!!” Un grido provenne dalla destra di Tom, che saltò in aria per lo spavento.

“Che diamine?!” Urlò, ora si stava davvero spaventando. ‘Quello sembrava il grido di un bambino. Cosa ci fa qua dentro?’

“KYAAAAAAAAAAHHH!!!!!!!!!” Il presunto bambino lanciò un altro grido, che mise ancora più all’erta Tom. ‘…Proveniva da quella porta che conduce a un corridoio, credo.’ I suoi occhi erano ormai fissi là. Decise dopo qualche secondo di andare a controllare, corse per vedere cosa stava succedendo, ma non smise mai di stare anche in guardia.

Superata la porta, vide meglio il corridoio. A occhio, era lungo circa una ventina di metri. Tom continuò ad avanzare più lentamente con la torcia puntata davanti a lui.

Tom cominciò a sentire rumori di passi veloci che si facevano sempre più forti e si fermò immediatamente. ‘Qualcuno sta venendo da questa parte…!!’ Era visibilmente nervoso. Socchiuse meglio gli occhi verso il fondo del corridoio e vide una piccola figura avvicinarsi velocemente.

Spalancò gli occhi, preso dalla paura. Però, grazie alla luce della torcia, riuscì a vedere in faccia la figura e capì che era il bambino. Tom si avvicinò a lui, si inginocchiò alla sua altezza e, prendendolo per le sue minuscole spalle, lo fermò. Il bambino sussultò un po’ alla presa. Aveva un’espressione terrorizzata e piangeva silenziosamente.

“Ehi, non ti preoccupare. Ci sono qui io ora.” Tom tentò di calmarlo, ma invano. Dopo qualche secondo, gli chiese:

“Cosa succede?”. Questa domanda, però, non ricevette alcuna risposta. Il bambino era preso da altro, non lo stava nemmeno guardando, bensì guardava il punto da cui venne, ma in quel momento Tom non ci fece molto caso, fino a quando…

… Il bambino alzò lentamente il braccio destro tremante e indicò il punto in cui stava guardando con tanto terrore. Tom puntò la torcia verso quella zona e ciò che vide non se lo sarebbe sognato nemmeno nei suoi peggiori incubi.

Un ragazzo, capelli castani corti e un fisico nella media. Di certo non era questo quello che lo spaventava. No. Questo …“ragazzo”… aveva 6 occhi, 3 occhi in verticale per lato. Erano molto più vicini alle orecchie anziché al naso. Sotto questo, inoltre, si estendeva una linea che andava da un orecchio all’altro.

Tom era senza parole. La sua espressione era la stessa identica del bambino, solo senza lacrime che scorrevano. Era davvero angosciato. Unito al fatto, che quell’essere li stesse fissando così intensamente, Tom non riusciva a fare nulla. Il suo cuore batteva sempre più veloce.

Passarono secondi, forse anche minuti e tutti loro erano ancora fermi lì dov’erano. Durante questo tempo, Tom stava cercando di calmarsi per poter pensare a qualche cosa e, dato che ancora quell’essere non aveva fatto nulla, funzionò. Il suo cuore cominciò a battere più lentamente, ma lo stesso veloce.

Guardò il bambino, le cui lacrime si erano fermate, ma che continuava ad essere ovviamente terrorizzato. Tom gli prese lentamente la mano, osservando se l’essere di fronte a loro avrebbe fatto qualcosa, e gli sussurrò:

“Andrà tutto bene, non ti preoccupare. Al mio tre devi correre il più velocemente che puoi verso l’uscita, va bene?” Il bambino fortunatamente era attento a ciò che diceva e annuì, seppur tremante.

“Uno…” Continuò a sussurrare il ragazzo più grande, mettendosi ora lentamente e in maniera costante in piedi, per non allertare l’essere.

“Due…” Sia il bambino che Tom fecero un piccolo pass indietro. Purtroppo, però, questo movimento non sfuggì all’essere, che si mise immediatamente sull’offensiva. La linea che si trovava sotto il naso, separò il viso, mentre enormi denti aguzzi spuntavano dall’interno.

‘Quella è una fottutissima bocca!! È enorme!!’ Tom aveva gli occhi spalancati dalla paura. L’apertura di quella bocca poteva arrivare tranquillamente a 20 centimetri. Praticamente, gli avrebbe potuto divorare la testa con un solo morso.

“AAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!!!!!! Un urlo assordante uscì da lì e, immediatamente, si precipitò verso i due.

Tom ora tenne più forte la mano del bambino, in modo tale che non scivolasse dalla sua presa, ed esclamò: “CORRI!!”. Lo trascinò con sé verso l’uscita, correndo il più velocemente che poteva. Ahimè, quel MOSTRO era più veloce e, piano piano, li stava raggiungendo sempre di più.

Arrivato all’uscita, spinse fuori il bambino e disse: “Vai a chiamare aiuto!”, chiudendo il portone. Si girò dietro e vide che il mostro era solo a un metro di distanza. Questo saltò verso di lui e aprì la sua enorme bocca, mostrando quei denti che, se lo avessero preso, sarebbe stato spacciato. Tom riuscì a schivarlo per poco e il mostro si schiantò contro il portone, che fortunatamente era di ferro ed ebbe “solo” una grossa ammaccatura.

Nel frattempo, il ragazzo si allontanò. ‘Quanto avrei voluto fuggire anch’io… ma se lo avessi fatto, questo mostro sarebbe uscito fuori e avrebbe seminato il caos per la città. Ora cosa faccio, però? Non ho nulla per difendermi e non posso continuare a correre in eterno. Inoltre, è più veloce di me.’ Pensò freneticamente Tom.

Non ebbe però il tempo di trovare una soluzione. Il mostro si rialzò ed ora era più incazzato di prima. Dal dorso delle sue mani fuoriuscirono tre artigli enormi.

‘Non ci voglio credere… quelli saranno 30-40 centimetri…!’

Sei rimasto qua dentro per salvare quella deliziosa carne… sei davvero coraggioso…”

Gli occhi di Tom stavano ormai fuoriuscendo dalle orbite per come li aveva aperti. ‘Sa anche parlare…?’ Subito dopo quell’essere si trovava davanti al ragazzo, che non aveva nemmeno ancora realizzato fosse già là. ‘Ma cos-GAAAAAAAAHHHHH!!!!!’ Quando se ne accorse, il mostro lo aveva colpito con gli artigli, provocandogli dei tagli profondi in diagonale lungo il torso, che lo fecero urlare dal dolore atroce.

“… E io odio le persone coraggiose… perché sono sempre le più stupide.”

Tom cadde all’indietro, talmente agonizzante da non riuscire nemmeno più ad urlare.

“Le persone coraggiose si buttano sempre in mezzo ai pericoli senza avere paura della morte… Sono davvero patetiche!” Esclamò con totale disprezzo il mostro.

Tom, nel mentre, si trascinò indietro, cercando di allontanarsi, ma tutto era inutile: l’essere gli si avvicinava a passo lento, come se si stesse gustando quel momento. Sembrava un predatore che stava cacciando la sua preda.

Tom aveva ascoltato le parole di poco fa e, se non si fosse trovato in uno stato di puro terrore e agonia, avrebbe anche controbattuto alla sua affermazione. Non mancò, però, di dare la risposta tra sé:

‘Ti sbagli… Essere coraggioso non significa buttarsi nei pericoli senza avere paura della morte… Significa essere in grado di andare avanti affrontando le proprie paure..!’

Toccò con la schiena il muro dietro di sé e sussultò per lo spavento. Il suo cuore stava davvero esplodendo per la velocità del suo battito. Il mostro, oramai, si avvicinava sempre di più.

‘Non voglio morire... Non voglio… Voglio tornare dalla mia famiglia, voglio rivedere mia madre, i miei amici…’

Il mostro si fermò e lo guardò avidamente. Si trovava esattamente di fronte a lui. Alzò la mano destra che puntavano verso Tom ed esclamò:

“MUORI!!” Chiuse la mano in un pugno e andò per trafiggergli il cuore.

‘… Voglio continuare a vivere!!’ Esclamò tra sé disperato.

{NOTIFICA!}
[COMPLIMENTI, HAI COMPLETATO TUTTI I REQUISITI NECESSARI DELLA MISSIONE SEGRETA “LA VOLONTà DEL CORAGGIOSO”]


‘Cosa significa…? “Requisiti necessari”…? “Missione segreta”…? Non capisco…’

[ADESSO PUOI DIVENTARE UN GIOCATORE. ACCETTI?]

‘Un “giocatore”…? Dovrei accettare…?’

[SE NON ACCETTI, MORIRAI 0,1 SECONDI DOPO.]

‘Ah… capisco. Quindi… se voglio vivere devo accettare…’

Nel frattempo gli artigli stavano ormai sfiorando la pelle di Tom.

‘Allora… se posso continuare a vivere… ACCETTO.’

{NOTIFICA!}
[SEI DIVENTATO UN GIOCATORE. BENVENUTO]


{NOTIFICA!}
HAI RICEVUTO NUOVE RICOMPENSE!

[BENEDIZIONE DEL CONOSCITORE TAHESS] RICEVUTA


TO BE CONTINUED!
   
 
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