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Autore: Aiko_Chan91    05/12/2021    0 recensioni
È naturale che la linea si sarebbe interrotta, noi siamo la redenzione che questa famiglia attendeva da generazioni. Parole crude, squilibrate ma orrendamente piene di verità.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Orion Black, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black, Walburga Black
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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DIREFUL TALE
 

L’odore di chiuso gli penetrò le narici e lo stomaco si attorcigliò su sé stesso. Il leggero tremore che lo accompagnava da ore si accentuò, ma non per questo il suo viso mostrò un’emozione differente dalla semplice noia. Internamente, invece, urlava e si dimenava come un animale in una stretta gabbia; le mani serrate intorno alle sbarre tentavano di separare il metallo, ma solo un cigolio sinistro si confondeva con quella sinfonia agonizzante.

La luce del giorno colpiva gli spessi drappeggi illuminando le cascate di fili argentati che serpeggiavano su di essi. Come a ricordargli il suo destino il motto di famiglia, toujours pur, continuava a balzare davanti ai suoi occhi, sussurrandogli che il suo lignaggio reale era ciò che lo differenziava dagli altri, ciò che lo rendeva superiore anche in mezzo a coloro che si consideravano suoi pari.
Regulus carezzò quelle semplici lettere, lentamente; i suoi movimenti leggeri echeggiavano in salone come i gemiti di un’amante ma, come se improvvisamente quelle due parole stessero bruciando, ritrasse la mano concentrandosi sulle urla che dal piano superiore viaggiavano tra quelle mura arrivando in ogni anfratto di quella maledetta casa. Il giovane Black era conscio di ciò che stava accadendo, ma non per questo intervenne o si affannò per chiamare aiuto; in fondo nessuno era mai corso in loro soccorso tutte quelle notti in cui la maledizione “cruciatus” diventava la loro personale ninna nanna. Nessun parente, consapevole degli orrori vissuti, aveva mai offerto loro una mano; nemmeno zio Alphard che tanto decantava il suo essere un Black atipico. Sirius aveva ragione: il sangue Black era avvelenato e una malattia si insinuava ogni volta che una “costellazione” nasceva.

“Possiamo lavare via il peccato, Reg.” Gli aveva sussurrato una notte e a quelle parole aveva annuito, ipnotizzato.
Il piano ideato era stato mormorato piano, sotto le lenzuola. Le parole che si erano scambiati trasudavano sangue, ma nessuno dei due fratelli si era mostrato inorridito dalla follia che avevano partorito.

È naturale che la linea si sarebbe interrotta, noi siamo la redenzione che questa famiglia attendeva da generazioni. Parole crude, squilibrate ma orrendamente piene di verità. Quando Walburga aveva dato alla luce il suo primogenito nell’aria si era percepito il cambiamento, ma solo quando Sirius aveva varcato le soglie di Hogwarts la consapevolezza che quella nobile casata si stesse sgretolando aveva violentato la mente dei coniugi Black. Lo smistamento in Grifondoro aveva crepato il flebile rapporto familiare che per anni aveva continuato ad esistere solo per “atto teatrale”. Era stato Regulus a ridare lustro a quel “torto”,  ma per quanto i colori verde/argento adornassero il suo collo il suo cuore e devozione appartenevano al fratello maggiore.

Le urla cessarono e il sudore di cui prima non si era accorto assalì ogni suo senso prepotentemente.
Lo abbiamo fatto, si disse tremante nella testa.
Cordardo, LUI ha fatto tutto, aveva ribattuto la sua coscienza; davanti ad essa, d’altronde, non potevi nasconderti. Non avrebbe mai avuto il coraggio di ucciderli, non avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare suo padre. Orion Black era morto e con lui anche quella donna che era stata solo un soprammobile di inestimabile bellezza, ma pur sempre inutile. Walburga … mamma non aveva alcuna utilità. Un mantra che quell’uomo amava ripetere senza curarsi di poterla ferire; lei sorrideva comunque, fiera e folle nel suo corsetto.
Alzò lo sguardo verso le scale e si umettò le labbra terribilmente aride nel vedere Sirius scendere con eleganza, mentre si tamponava il viso con un fazzoletto bianco. La camicia da bianca era diventata cremisi ed i capelli corvini erano bagnati di sangue, seppur li avesse legati in una coda malmessa.
“Lo hai” non lo disse, non ne aveva la pavidità di pronunciare quelle parole.
È finita, Reggie.” La sua voce era roca, ma ferma. “Siamo liberi”.
Annuì sebbene, a differenza della sua fantasia, non provasse quella sensazione di libertà che aveva tanto sognato. L’unica emozione che lo attanagliava era una profonda ansia. I loro aguzzini non appartenevano più a quel mondo, non avevano più potere sui due Black ed invece che urlare di gioia, gridare a pieni polmoni restavano in silenzio… osservandosi.

“Cosa facciamo dei corpi?” Fu la prima frase sensata che pronunciò.
Sirius si morse l’interno guancia quasi non avesse appena commesso un terribile crimine, per poi scoppiare in un’allegra risata. “Non ci ho pensato.” Regulus trattenne il fiato incredulo, ma poi rise di cuore, inciampando all’indietro e cadendo a terra. Il pavimento emise un lamento o molto probabilmente fu lui stesso a farlo e il maggiore si chinò su di lui sogghignando, carezzandogli la guancia amorevolmente.
“Non ridere di tuo fratello, idiota.” Lo rimproverò. “Tu e la tua testolina vuota potevate pensare a come eliminare le prove del misfatto.”
“Ho preparato la pozione che ti ha permesso di ucciderli alla babbana, come hai sempre desiderato fratellone. Non mi hai detto nulla riguardo i cadaveri.” Rispose piccato Regulus, inclinando il capo di lato e lasciando che i mossi capelli corvini coprissero in parte le sue iridi. Sirius spostò la ciocca di capelli all’indietro, fulminandolo con lo sguardo. “Serpe codarda, hai fatto fare a me il lavoro sporco, perlomeno potevi collaborare un poco di più.” Tuttavia non c’era rabbia o risentimento nelle sue parole. “Ora alzati, Reggie; aiutami a spostarli nel seminterrato.”

Il minore dei Black scosse il capo. “E se chiamassimo gli Auror?” Domandò, rimpiangendo subito la questione.
“OH! E cosa diremo agli Auror? Che siamo tornati a casa e li abbiamo trovati in una pozza di sangue?” Esclamò il Grifone con evidente sarcasmo, mentre si avvicinava alla cristalleria dove Orion teneva i suoi preziosi liquori. Regulus non ribatté, lasciando che l’altro si dedicasse alla scelta di quale bottiglia aprire per festeggiare il loro terribile atto.
“E’ fuori discussione. Li faremo sparire e torneremo a Hogwarts come se nulla sia accaduto. Sarà zio Cygnus a denunciarne la scomparsa." Concluse, esclamando subito dopo un ah! eccitato. Sirius si voltò con una bottiglia ambrata nel quale riposava senza vita un serpente dalle scaglie cremisi.

“Shéjiǔ.” Regulus era sicuro che non fosse quello il suo nome. “Lo so che non si pronuncia così, mon cher petit frère”.
“Il tuo francese è terribile.” Sirius ancora ridacchiò, beffandosi di lui.
“Il tuo è perfetto, invece.” Rispose, stappando la bottiglia. “Prendi due bicchieri e sediamoci sul divano, più tardi penseremo a cosa fare con loro”.

Regulus si affrettò al tavolino accanto alla poltrona che un tempo era appartenuta a Orion e prese due fini bicchieri in cristallo sui quali era stampato lo stemma di famiglia. “Più tardi sarai talmente ubriaco da non ricordarti più il tuo nome.” Mormorò, sedendosi sul bracciolo del divano.

“Per questo motivo tu ne berrai meno, così potrai essere utile e finire il lavoro che ho iniziato." Il serpente si mosse, mentre versava il liquido e per una frazione di secondo a Regulus sembrò vivo. L’ansia che aveva avvertito prima era ora triplicata, ma non per questo rifiutò l’alcol che in quell’istante sembrava essere quella necessaria dose di coraggio che gli serviva per far sparire i cadaveri di mamma e papà.

“E se ci scoprissero? Finiremmo ad Azkaban.” Era chiaro che più i minuti passavano più la paura lasciava spazio a tutte quelle conseguenze alle quali non avevano pensato. Sirius gli lanciò un’occhiata malandrina e bevve il primo sorso di quella prelibatezza orientale che per anni aveva sognato. “Vuol dire che marciremo in due celle vicine per il resto dei nostri giorni”. La consapevolezza di ciò lo nauseò.
“Avrei voluto almeno vedere Parigi per l’ultima volta.” Bofonchiò, lasciando che il liquore gli bruciasse la gola.
“Avrei voluto dire a Remus quanto cazzo è bello.” Replicò Sirius guardando il soffitto. “In realtà avrei voluto baciarlo, ma sai… quel ragazzo di mi fa paura”.
Il Serpeverde annuì, non capendo realmente cosa spaventasse suo fratello di quel ragazzo emaciato e pieno di cicatrici. “Bacialo prima che lo faccia con te un Dissennatore”.
Ed il silenziò calò pesante tra i due. L’odore del sangue e d’alcol sposava l’ambiente claustrofobico di quella casa. Avrebbero voluto dire molto, ma i pensieri che inondavano le loro giovani menti costringevano entrambi ad un sacro mutismo.
L’orologio suonò e davanti a loro il futuro apparve segnato.

“Ti sacrificheresti per me Reggie?” Domandò Sirius.
“Sì." Secco, deciso. Perché Regulus avrebbe speso la sua vita in carcere, se quelle significava sapere suo fratello felice.
 
 
   
 
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