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Autore: Made of Snow and Dreams    05/12/2021    1 recensioni
Dal testo: 'In ognuna delle tre capsule di policarbonato trasparente c'è un essere dalle strane fattezze antropomorfe. Non sono dei mostri, come li definisce Sacks. Per Amy sono delle meraviglie viventi. '
Genere: Introspettivo, Noir, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Intermezzo: un nemico inaspettato

 

 

'Sì, scusa se ti ho interrotto. Domanda da un milione di dollari: come ti senti in questo momento? '
China Town. Un vivace quartiere distante dieci minuti da Central Park, andando filati con l'auto. E' il primo appuntamento con uomo dalle intenzioni serie dopo una latitanza durata anni. Amy è spaventata. Le tremano le mani mentre sfoglia le pagine del menù, cercando di concentrarsi sui nomi delle zuppe. Steve Brown è seduto al tavolo di fronte a lei e la guarda con occhi genuinamente preoccupati. Il suo viso è paonazzo per il freddo e a lei scapperebbe un sorriso divertito se non fosse che anche lei versa nelle stesse, identiche condizioni. Le mani sono intorpidite, la pelle screpolata.
'Infreddolita. Credo si noti parecchio da vicino. ' si limita a dire. Sorridere è difficoltoso. Le labbra rischiano di spaccarsi al minimo stiramento.
'Da vicino, dici? ' ride. La sedia scricchiola. Si è accorta troppo tardi che il suo spasimante è vicino, troppo vicino, al suo viso. Riesce persino a notare il suo riflesso negli occhi azzurri e senza dubbio innamorati dell'uomo.
E' così palese che abbia paura?
'Ottimo suggerimento. Così sei ancora più bella. '
E' allarme generale. No, ti prego, non ora, non sono preparata... E' sicura che la sua fronte sia imperlata di sudore nonostante il suo corpo sia ancora scosso dai brividi. Troppo presto. Una donna non si concede mai al primo appuntamento, o almeno così afferma il codice ufficiale. E non invita mai un uomo a bere un bicchiere a casa sua, a serata conclusa. Non che lei abbia mai prestato attenzione a quelle patetiche regole costruite a tavolino solo per essere infrante. Ipocrisia totale. Stanchezza. E' sicura che il trucco le stia colando sul viso tirato. Steve è solo un amico e quella è solo una gitarella improvvisata per dividere il conto e risparmiare. E' tempo di sconti, non è vero? Sì. Dev'essere necessariamente così.
'Grazie... ' riesce a balbettare Amy. Tenero, dolce, imbranato Steve. Però qualcosa stona. In condizioni normali avrebbe apprezzato quei maldestri tentativi di abbordaggio... ma quelle attuali non lo sono affatto. Riesce a trovare la serenità solo quando un imbarazzante gorgoglio le ricorda che è tempo di ordinare qualcosa.
Steve accenna l'ennesimo sorriso. 'Qualcosa mi dice che hai fame, eh? '
'Era fin troppo prevedibile. ' risponde lei scrollando le spalle. La testa continua a girarle impazzita: troppe domande a cui dare risposta quando ciascuna di esse aprirebbe nuovi, interessanti e terribili scenari da analizzare. Uno di questi la presenta sdraiata su un divanetto in stoffa bordeaux, a vomitare parole senza senso addosso ad un uomo in camice bianco. A raccontare cosa, poi? "Una piccola famiglia felice. Un padre scienziato dalle alte aspettative. Un marito che rifiuta la sua promessa all'altare per un'altra. Oh, ha proprio ragione. Li odio proprio gli uomini. Da piccola volevo fare la scrittrice... e guardi cosa sono diventata. I mutanti? Sì, credo di nutrire una certa attrazione verso una tartaruga parlante con gli occhiali. Tutto quadra. Ora posso andare?" Ma no, non le è concesso neanche quello. Il contratto che ha firmato le impedisce di avere una vita normale in cambio di meraviglie e soldi, tanti soldi. Niente psicologo. Niente primo appuntamento.
Tra poco installeranno le telecamere anche nel bagno delle donne. E se l'avessero già fatto? Che cafoni...
'Hai visto qualcosa d'interessante? ' le chiede Steve, ma la voce le giunge lontana e ovattata.
Ti prego, almeno tu, aiutami a non pensare... non pensare...
'Ho... ' riesce ad articolare lei, '...ho intravisto qualcosa con del potenziale. Spaghetti di soia. Ho voglia di qualcosa di caldo. ' Ha scelto il primo piatto su cui le è caduto l'occhio, alla ricerca di una risposta che la facesse tornare alla normalità. E poi è vero. Il suo corpo è ancora scosso dai tremiti.
'Se hai voglia di qualcosa di caldo, perchè non butti un occhio alle zuppe? Niente di più buono in inverno, come diceva mia nonna. '
Gira la pagina del menù stancamente. Non ha voglia di ingrovigliarsi tra tutte le possibili scelte. Magari dopo. Un altro giorno. Tutto ciò che vuole in quel momento è un boccone in compagnia e nove ore filate di sonno. Non ha voglia di stare da sola. Non può permettersi di stare da sola. Sa già che la sua mente inizierebbe a galoppare senza alcuna briglia a frenarla. 'Non ho molta voglia... ' inizia a dire con tono irritato, '... di brodini melmosi. Non... aspetta un attimo. '
Per un secondo Amy teme di aver perso la ragione. Che i suoi occhi la stiano ingannando. O che il destino debba avere un pessimo senso dell'umorismo. E' scritto lì, tra i piatti consigliati dallo chef.
'Zuppa di tartaruga a quindici dollari... ' mormora con gli occhi che le bruciano. E' sicura che il suo viso sia mutato in una grottesca maschera di carnevale. E' sicura che i suoi occhi siano spiritati e gonfi e inquietanti. Non fare così, vecchia mia... un po' di contegno, su! C'è un uomo con te!
Steve tiene gli occhi incollati al menù. Non si è accorto del suo cambiamento repentino. Uomini. Ma alla fine è meglio così. Che non sappia di quanto il progetto Post-Rinascimento la stia logorando dopo neanche un giorno di lavoro. Ma a pensarci bene, prima o poi sarebbe dovuto succedere. Non che lei non regga i turni di lavoro massacranti a cui li sottopone puntualmente Sack da remoto. No. Non è il tempo ciò che la logora interiormente. E' solo la compagnia.
"Gli ho anche toccato il collo... e mi è pure piaciuto farlo... "
'Zuppa di tartaruga? Non sarebbe un'idea cattiva, effettivamente. Io non l'ho mai provata. '
Già, chi di noi l'ha mai fatto?, vorrebbe rispondergli con un sorriso esausto. 'Non è una specialità americana... ' si limita invece a commentare. Una goccia scivola lentamente lungo tutto il suo naso e, arrivata alla punta, cade sulla pagina. Che diamine...? Si accorge troppo tardi che il suo viso è interamente segnato da rivoli di sudore. E non solo. La stoffa della camicia sta aderendo fin troppo bene alla sua schiena. In una frazione di secondo Amy scatta in piedi e dà la schiena a Steve.
'Amy? '
'Scusa, devo darmi una sciacquata. Forse mi sta venendo la febbre. Sai, questi sbalzi climatici... '
Il bagno delle donne è arredato da piastrelle cobalto e composizioni floreali sulle pareti. L'aria profuma di sapone e pulito, ma nonostante l'odore non sia così acuto e sottile da ricordarle l'atmosfera della mensa nelle Sacks Industries, Amy è costretta a tapparsi il naso per non rischiare di rimettere sul pavimento. Tuttavia la vera tragedia è guardarsi allo specchio.
Oddio, sembro un cadavere!
E' malata. Dev'essere sicuramente così. La lampadina ancorata alla parete è piccola, ma sufficientemente potente da inondare l'intero abitacolo di una luce gialla e putrescente. Riflessa sul suo volto consumato le sottolinea l'incarnato malaticcio e la salute cagionevole.
Siamo a dicembre, in pieno inverno. E' normale. Non mi sono coperta abbastanza bene, tutto qui.
Sciacquarsi la faccia è liberatorio. Sebbene l'avesse già previsto, la visione delle goccioline d'acqua inquinate dal nero del trucco la rende particolarmente suscettibile. Si sente debole e patetica. Più patetica di quanto in realtà non sia.
Perchè dev'essere sempre così, Robinson? Perchè?
Rabbia. Non ha bisogno di specchiarsi per vedersi infiammata da una collera muta e sorda che però le dà la forza per girare i tacchi e tornare al tavolo da Steve. L'ultima occhiata - Decisa, stavolta devo essere decisa, - allo specchio le rimanda l'immagine di un viso rovinato, con gli occhi infuocati dall'orgoglio.
"Solo interesse scientifico? Ti stai facendo condizionare troppo, figlia mia. "
La voce di suo padre è autoritaria e severa. E non ha paura di dire la verità.
"Ha davvero così tanto a cuore il destino di quelle creature? "
Quando Amy chiude la porta del bagno ha ritrovato la serenità e il sorriso sincero. C'è solo una preoccupazione che continua a torturarla nel profondo: che quell'impeto di sicurezza in se stessa duri.

 

La scenetta che le si presenta davanti riesce ad acquietare le ultime briciole di ansia. Steve le fa cenno con la mano e così facendo attira l'attenzione divertita della coppietta più vicina al loro tavolo e di un uomo vestito di nero all'angolo. Per un attimo si concede di sognare ad occhi aperti. Normalità. Un laboratorio condiviso per le sue bizzarre ricerche in una casa con il giardino strabordante di gelsomini e violette e lo steccato fresco di pittura bianca. Una casa in cui crescere dei marmocchi urlanti e felici. E' così che le appare, perfettamente nitido e definito nei minimi dettagli, il futuro con quell'uomo cedendo alla sua corte serrata. Normalità. Anche il caro vecchio Ronald era così, prima di abbandonarla all'altare davanti a tutti gli invitati sotto lo sguardo affranto e sconvolto di sua madre.
'Eccomi qua. Ci ho messo tanto? ' domanda lei. La musica rilassante sputata fuori dalle casse all'ingresso del ristorante copre il fastidioso strascinìo della sedia sul pavimento.
'Cinque minuti buoni. ' risponde lui. Nei suoi occhi aleggia una sincera preoccupazione. 'Ti senti meglio? '
'Molto. Il tempo di incipriarmi il naso e sono tornata. '
Steve ride. Da quanto tempo si conoscono? Sacks li aveva riuniti tutti prima che l'inverno calasse su Manhattan come una pesante cappa.
'Vi faccio i miei più sinceri complimenti. Sono in tanti a desiderare di trovarsi qui e in pochi ci riescono. Vi ho scelti personalmente in quanto confido nelle vostre abilità, per le quali vi siete distinti e per le quali vi reputo adatti a lavorare in uno dei progetti più ambiziosi di questo secolo. '
Sacks teneva le mani dietro la schiena e faceva scivolare lo sguardo su ognuno di loro. Sulla scrivania erano stati riposti dei fogli il cui contenuto era ignoto a tutti. In quella stanza la tensione era quasi palpabile, ma a consolare Amy c'era un forte odore speziato che aleggiava nell'aria e la cui provenienza era sicuramente il collo della biondina accanto a sè. Nelle Sacks Industries era raro trovare delle donne che non avessero il viso marcato da rughe profonde e il cui servizio nel campo scientifico non ammontasse almeno a dieci anni buoni. Nessuno sapeva quali fossero i requisiti esatti che permettevano alle matricole di accedere ai test selettivi, e ciò aveva permesso a ciascun dipendente di teorizzare in modo più o meno fantasioso. L'ipotesi più accreditata era anche la più banale: che bastasse avere un amico sufficientemente influente; una sua parolina e puff!, si era dentro. E poco importava da quale università venissero pescati i fortunati. Nelle interviste Sacks assicurava con tono serioso che solo l'impegno e la dedizione erano premiati. Washington, Manhattan, Connecticut, Chicago. Quest'ultimo era stato preda di un grosso scandalo qualche anno fa. Uno degli studenti aveva aggredito una ragazza, provocandole delle ustioni di secondo grado. La poverina era finita su tutti i giornali, mentre del colpevole si erano perse le tracce, e solo qualcuno di influente avrebbe potuto insabbiarne il nome così velocemente.
'Sulla mia scrivania c'è un foglio per ciascuno di voi. Leggetelo con molta attenzione. Una volta firmato il contratto non potrete più tornare indietro. '
Dodici ore continue di lavoro sul fantomatico progetto 'Post-Rinascimento'. Dodici ore libere, ma sotto stretta sorveglianza. Stretta sorveglianza. Chi li avrebbe controllati? Amy non era sicura di volerlo sapere. L'aumento del tasso di criminalità a New York portava un solo nome, quello del Clan del Piede. Divieto assoluto di comunicare con i propri familiari e amici, ad eccezione dei propri colleghi di lavoro. Salario ben ricompensato. Somma generale: più di duecentomila dollari a testa.
'Duecentomila dollari a testa... è impossibile... ' aveva sussurrato Amy senza neanche accorgersene.
'Certo che è possibile, dottoressa Robinson. Le Sacks Industries sono finanziate dai governi di tutto il mondo. Duecentomila dollari è una cifra irrisoria per il lavoro che vi aspetta... sempre che decidiate di firmare. '
Bastardo. Aveva gettato l'amo. E a giudicare dal frenetico scribacchiare, qualcuno aveva già abboccato.
'Oh, dottor Drew. Vedo di averla già convinta. Mi fa piacere che entrerà a far parte della nostra famiglia. Una famiglia speciale. ' aveva detto Sacks con un sorriso.
Drew. Un uomo dai folti capelli scuri e la vista acuta da falco. Amy l'aveva incrociato raramente nei corridoi del suo stesso reparto. Un tipo schivo all'apparenza ma dotato di un certo senso dell'umorismo. 'Duecentomila dollari sono duecentomila dollari. Chiunque accetterebbe. ' aveva detto scrollando le spalle.
Ci aveva beccato in pieno. Tutti i presenti in sala ad eccezione di Sacks avevano la medesima espressione. La bionda si masticava i denti nervosamente senza staccare gli occhi dal foglio. L'uomo dai capelli fulvi sembrava essere imperturbabile anche di fronte a quell'offerta. E infine c'era lui, il dottor Brown, medico specializzato in anatomopatologia. Una professione bizzarra che aveva sempre affascinato Amy. Se non fosse che bisognava guardare negli occhi il corpo durante l'autopsia. Suo padre l'aveva sempre canzonata a riguardo."E' solo un corpo morto, Amy. Fai finta che sia un pupazzo con cui giocare. Non ti farà del male. I vivi, devi avere paura di quelli. " E fino a prova contraria aveva avuto ragione. Per un attimo gli occhi azzurri dell'uomo si erano incontrati con quelli di Amy. Le aveva rivolto un timido sorriso e lei aveva voltato la testa di scatto, imbarazzata. Aveva firmato a sua volta. Amy Robinson. Calligrafia pulita e ordinata. Era fatta.
Aveva rinunciato a tutto per i soldi. Famiglia e amici, non che lei ne avesse molti. Si era maledetta silenziosamente nei giorni susseguenti. Eppure quel 14 dicembre aveva cambiato tutto.
'Ordiniamo qualcosa? Tra non molto dovrebbe ricominciare il mio turno e non posso arrivare in ritardo. '
'Eravamo rimasti alle zuppe, non è così? ' commenta lei. 'Zuppa di tartaruga. E' la tua risposta definitiva? '
"Da ora in poi sarà solo un mutante. "
'Sì. Mi sono deciso mentre eri via. Potremmo dividercela. Le porzioni qui sono enormi. '
"Sono quindici anni e tre mesi esatti dalla mia nascita. "
Pensi di avere potere su di me? Ora ti faccio vedere io.
E' un turbine di odori. Zenzero, cassia, anice, garofano. Le ricordano il profumo indossato dalla Thompson in quell'uggiosa giornata autunnale. Il gioco di sguardi tra lei e Steve è lo stesso del loro primo incontro. Molte cose sono rimaste uguali e altrettante sono cambiate.
"Esseri meravigliosi, meravigliosi... "
Dentro di sè rivede le sfumature screziate di verde negli occhi curiosi e teneri del mutante. Che stupida che dev'essere sembrata agli occhi suoi e di Connor. Che ingenua. Che incapace. Passi pesanti. La voce del cameriere è tenue e sommessa.
'Zuppa di tartaruga per me e la signora. Un piatto solo. Per contorno ci porti pure degli spaghetti di soia e verdure. ' ordina Steve.
"Solo un mutante. "
Ti farò pentire di avermi plagiata in questo modo.
'Ci sarà da divertirsi. ' commenta Amy con un sorriso serafico. Tuttavia ha l'impressione che qualcuno, da lontano, li stia osservando.

 

'Sicura che non vuoi andare all'ospedale? Se proprio non ti fidi di me e delle mie diagnosi. Non dista molto da qui. '
'No, grazie. Inoltre hai dimenticato le clausole del contratto che abbiamo firmato? Preferisco andare a riposare in quella magnifica stanza di albergo che è lo stanzino degli attrezzi. '
La macchina di Steve è una Peugeot 208 dai sedili morbidi e confortevoli. L'aria condizionata circola per tutto l'abitacolo ed è un piacevole ronzio di sottofondo che la distrae dal sapore acido che le ha invaso la gola. Ha vomitato. Ha vomitato non appena ha visto il povero animale immerso nel suo stesso brodo. Il musetto era rimasto contratto dal dolore e gli occhi erano stati asportati. Il carapace galleggiava come un'isoletta solitaria nell'oceano. Ennesima brutta figura, ma dalla sua ha, ormai, l'abitudine alla sua goffaggine. Non s'era nemmeno curata troppo degli sguardi sconvolti degli altri clienti e quelli disgustati dei camerieri a cui sarebbe toccato pulire l'intruglio policromatico che colava pietosamente dai bordi del tavolo. Ma non era stato quello il lato peggiore della scenetta. Si era ripromessa di consumare il piatto che avrebbe sancito il suo futuro rapporto con i mutanti, e lo avrebbe fatto davvero se il suo corpo non l'avesse tradita un attimo prima che i suoi propositi si realizzassero. Si era sentita umiliata e offesa e delusa da se stessa. A ripensarci gli occhi le pizzicano pericolosamente.
'Non sentirti in imbarazzo per quello che è successo. ' s'intromette Steve. La sua guida è impeccabile, ferma e controllata. Eppure qualcosa non va, a giudicare dalle occhiate sospettose che continua a lanciare allo specchietto retrovisore. 'Capita a tutti di... beh, di rimettere sul tavolo di un ristorante. E' accaduto una volta a mia sorella. Una cimice è entrata e lei è andata di matto. '
'Grazie dottore, ora sì che mi sento rassicurata. Perchè continui a guardare indietro? ' chiede. E' preda di uno strano presentimento. L'immagine dell'uomo in nero continua a fare capolino nella sua testa.
Lui si prende un momento prima di rispondere. 'Hai presente quello che c'era scritto nel contratto? Che saremmo stati sorvegliati tutto il tempo? Ecco. Credo proprio che non fosse un'esagerazione. '
La macchina che continua a star loro dietro è una Mercedes nera, col muso contorto in un ghigno minaccioso.
Decisamente una giornata da dimenticare.
La strada che porta alle Sacks Industries è una sola, stretta, impervia e piena di curve pericolose. Il ghiaccio ha ricoperto l'asfalto e le radici dei pini appaiono fin troppo fragili per trattenere lo spesso strato di neve e roccia sulla carreggiata. Le auto sono costrette a stare una dietro l'altra. Istintivamente Amy si aggrappa al manico sopra al finestrino con tutta la forza che ha. Steve sta accelerando metro dopo metro e l'indice della mano destra sta tormentando l'unghia frastagliata del pollice. L'ansia sta iniziando a divorare lentamente anche lui.
Tempismo pessimo in una strada come questa.
'Steve... rallenta, per favore. ' lo supplica, e le viene naturale farlo. E' costretta a ricacciare giù un altro conato. Non impiegherà molto tempo a rimettere sul cruscotto di quella macchina nuova di zecca. 'Paura di fare un incidente. Potresti perdere le mani. ' aggiunge poi.
'Cerca di resistere, Amy. Quei bastardi ci stanno addosso. '
Mancano altri due chilometri all'arrivo. La situazione si fa sempre più tragica: qualcosa fiotta in mezzo alle sue gambe. Gli occhi di Amy si sgranano all'inverosimile mentre accavalla le gambe in un disperato tentativo di fermare la fuoriuscita del fluido.
Ti prego, non dirmi che è quello che penso...
'Ho cambiato idea. ' dice, e la voce le esce più acuta del solito. 'Accelera più che puoi. E' un'emergenza. '
'Che succede? Perchè hai cambiato idea? Ti stai sentendo di nuovo male? ' chiede lui prendendo stretta l'ennesima curva. La Mercedes alle loro spalle si fa sempre più vicina.
'Zitto. Non chiedere. Accelera e basta. '
Rettifico: decisamente una giornata da lasciarsi alle spalle.
Il ventre inizia a gonfiarsi e a dolere. Sono tutti segnali che ogni donna impara a conoscere dall'età prepuberale. Ad Amy erano arrivate a scuola, durante l'interrogazione di storia. Non vedeva l'ora che quel momento imbarazzante, pregno dell'odore metallico e ferroso proveniente dalla sua intimità, finisse. E solo per catapultarsi nel primo bagno disponibile e dare sfogo all'emotività ammassata negli ultimi giorni.
E Steve? Cosa avrebbe pensato di lei dopo quel disastroso primo appuntamento? Tutto era andato a rotoli. Amy si sforza di non pensarci troppo, ma ad ogni tentativo gli occhi si riempiono sempre più di lacrime, come se fossero delle cisterne pronte a straripare tutta l'acqua accumulata con la frustrazione di quella giornata. Colpa dei mutanti. Tutta. Colpa. Loro. Le cose non erano state più le stesse dalla loro venuta.
Sacks ha ragione a volervi prosciugare. Diventerete rugosi e rachitici. Vi sgonfieremo fino all'ultima goccia e poi vi sezioneremo pezzo per pezzo. Di voi non resterà più niente.
'Ci siamo quasi. Vedi il tetto dell'ala ovest? '
L'ala ovest...
No. E' meglio non pensarci. L'ala ovest è importante solo per lo stanzino, dove ad aspettarla c'è uno scomodo e bitorzoluto materasso. O forse sì? Il mutante dagli occhi nocciola. Meglio iniziare da lui. Al diavolo quel suo adorabile sguardo da intellettuale.
Il piccolo salvatore della patria. Fa tanto l'eroe. Mi irrita.
"Prenditi cura dei miei fratelli! "
Dopo il viola si passa all'arancione, sì. Che dica addio a tutte le sue ridicole speranze da ragazzino ingenuo e innocente. Lui e i suoi occhi color del cielo. Potrebbe chiedere a Steve stesso di estirparli. O magari alla Thompson. Chissà. Rimarrebbe sopresa dalla sua richiesta, lei che aveva osato mettere in dubbio la sua integrità da scienziata?
Il blu. Il meglio resta per dopo. Così come in cucina si lasciano per ultime le parti migliori, loro potrebbero godere dei suoi ruggiti animaleschi alla notizia della morte dei suoi cari fratellini. Sarebbe morto prima di dissanguamento o di dolore? E' una tesi da verificare.
'Amy, stai piangendo. '
Davvero?
Steve ha ragione. La sua faccia è rigata da lacrime silenziose e brucianti. Con una mano si strofina il viso, ma ciò non fa altro che rendere quelle stille ancora più visibili. E' solo davanti all'imponente cancello delle Sacks Industries che quelle lacrime si tramutano in un pianto inconsolabile. Steve non dice nulla. Si limita ad accarezzarle la spalla mentre la misteriosa Mercedes li accosta. Le portiere si aprono. Due scagnozzi di Sacks li fissano truci. Uno di loro è l'uomo in nero.
'La vostra uscita non era autorizzata. ' afferma quest'ultimo, facendo loro segno di scendere. Amy impiega qualche minuto a raccogliere i pezzi del suo animo infranto. La tessera di riconoscimento si nasconde nella tasca della borsetta a tracolla. Una ragazza sorridente nel fiore dei suoi anni, con le guance paffute e decorate da uno spesso strato di blush.
'Non sapevo che dovessimo segnalare ogni nostro spostamento. ' sibila Steve, non preoccupandosi di nascondere la sua ostilità verso di loro. 'Inoltre farlo non avrebbe cambiato la situazione. Ci stavate spiando sin dall'inizio, non è così? '
Che la stia proteggendo da un eventuale assalto? Probabile, le suggerisce la voce fastidiosamente sincera della sua testa. E lei? Avrebbe fatto la stessa cosa per lui, l'uomo che pareva amarla oltre le figuracce, oltre le apparenze, oltre i suoi dubbi? Sarebbe andata oltre?
Sono domande per un altro giorno.
Ad attenderli c'è la solita procedura. Riconoscimento della tessera. Scanner delle retine. Perquisizione – una stupida parola per definire la serie di palpeggiamenti rivolti alle donne che lavorano per Sacks. Non ha voglia di discutere. Amy lascia che una guardia le sfiori il fianco morbido per qualche secondo di troppo davanti agli occhi risentiti del collega. Non saluta neppure Steve, dietro di lei. E' sicura che lui capisca. Il tempo di gettare la borsa come uno straccio sporco – O come la mia dignità personale, pensa con un sospiro – che il materasso le si profila nel buio della stanza come un miraggio. Quando ci si distende sopra chiude gli occhi e subito si addormenta.

 

 

Note dell'autrice:

1) La scena della zuppa di tartaruga doveva essere una scena metaforica... spero di avervi fatto almeno intuire il concetto XD
2) La citazione 'Paura di fare un incidente. Potresti perdere le mani.' è ispirata tantissimo alla scena di Doctor Strange, quando guida mezzo ubriaco e perde le mani.
3) Povera Amy con il ciclo, sappiate che da questo momento in poi sarà un'escalation di disagio, ahah!
Al prossimo capitolo (che sto già scrivendo con un'intensa dose di disagio),

 

Made of Snow and Dreams.

 

  
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