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Autore: Secotidiemori    05/12/2021    0 recensioni
Quando si erano lasciati Keiji aveva pianto per ore, non si vergognava ad ammetterlo, e non si vergognava neanche ad ammettere che a consolarlo fu la madre, che sorridendo con fare materno e stringendo in un abbraccio gli aveva detto quella che al momento ritenne la frase più banale del mondo: " Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano", e lui aveva riso, perché non ci aveva mai creduto.
Non ci aveva mai creduto, però ci aveva sperato.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Keiji Akaashi, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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C’è una ragazza appollaiata su una delle poltroncine sistemate sotto le grandi finestre della biblioteca, messe a disposizione per chi vuole fermarsi a leggere, comode per qualche minuto di lettura e scomodissime per chi, come lei, vi era seduta da ore.
Lui e i suoi amici sono seduti dall’altra parte della stanza, tra le sedie dei banchi centrali, intenti a cercare di capire qualcosa dei capitoli spiegati dal professore in università qualche giorno prima.
 A separarli ci sono tre file di banchi pieni di studenti, i pilastri delle scale e probabilmente l’universo.  
La fortuna vuole che lui sia perfettamente sistemato in modo da poterla osservare senza dover fare movimenti da contorsionista.
È concentratissima mentre legge le righe del libro che ha sulle gambe,ripiegate sotto di sé, in una posa che probabilmente solo lei riusciva ad ottenere. 
Ogni tanto si passa la lingua sulle labbra, oppure si gratta gli occhi senza trucco, coperti da un paio di occhiali dalla montatura spessa e di un rosa trasparente, tartarugato da macchie scure. 
Sembra che niente possa disturbarla, neanche la luce del giorno che, oltre le finestre alle sue spalle, lascia spazio al buio della sera, o la bibliotecaria che passando le accende la luce della piccola abat jour del tavolino accanto.
Ora è illuminata da una luce tenue e giallastra, una di quelle che danno un senso di intimità, e se l’immagina in pigiama sulla poltrona del suo salotto, la stessa espressione, gli occhi struccati (bellissimi) e i capelli raccolti in una treccia, che all'inizio era stata sicuramente ordinata, ma che ora lascia sfuggire ciuffi dorati ad accarezzare le guance leggermente rosa, prive anche quelle di trucco.
L’avrebbe riconosciuta tra mille, perché negli anni non è cambiata più di tanto.
Sembra ancora una bambina nonostante i ventisei anni, il viso leggermente più maturo, non dall'età ma dai trascorsi, ed ha ancora la capacità (il dono) di essere bellissima e affascinante senza fare niente,anche con quei jeans un po’ larghi e una felpa tre volte più grossa,vecchia e usata molte volte, di una squadra di pallavolo mai sentita, con risultati che altre avrebbero impiegato ore ad ottenere.
Anche la passione per la lettura non è cambiata.
La libreria della sua camera era piena di libri, da quelli più voluminosi a quelli composti da pochi capitoli, e lei li divorava tutti, e convincerla ad uscire quando uno di questi la prendeva era un’impresa impossibile.
Akaashi si ritrova a sobbalzare e nascondersi dietro al compagno che ha di fronte, e pensa che forse (forse) l’ha osservata troppo, perché lei si guarda intorno con la fronte aggrottata, come se neanche lei sapesse chi o cosa cercare, poi riporta lo sguardo sul libro, sbadigliando coprendo il gesto con una mano, piccola, piccolissima.
Una bambina.
Ignora lo sguardo degli amici, sguardo severo di chi ha capito benissimo,e ignora anche che gli stessi sguardi raggiungono la ragazza che ha affianco, che sembra avere tutta l'intenzione di ignorare la situazione.
Meglio ignorare gli sguardi che il proprio ragazzo lancia in direzione della sua ex. 
Kasuga rivolge le attenzioni alla ragazza che legge sotto la finestra, e si chiede se sia consapevole del malessere che le sta provocando, del senso di irrequietezza che le fa provare,forse insensato, dato che lei e Akaashi stanno insieme da mesi, non tantissimi ma neanche così pochi, che si amano e stanno bene. Accantona quella vocina che le dice che lui e quella ragazza si sono lasciati non perché non si amassero più, ma semplicemente per scelte di vita differenti. 
Lui che aveva un futuro da ingegnere in Giappone, lei che voleva tornare in Italia e continuare gli studi lì.
Stiamo insieme, ci amiamo, stiamo bene.
Però lui non ha mai detto di amarmi. 
Akaashi invece reprime il senso di disgusto che prova per se stesso mentre, con l’attuale ragazza affianco osserva, come se fosse un ladro (un ladro avido di dettagli) la sua prima ragazza, il suo primo amore, cercando di frenare l’impulso di alzarsi e andare da lei, forse per abbracciarla, forse per tirarle un pugno, e poi riempirla di domande.
“Quando sei tornata?” “Quanto resterai?” “ Ti trovi bene in Italia?” “Ti sono mancato?” “Resterai?”
L’ultima domanda gli fa salire la nausea.
Se fosse tornata solo per poco?
Inizia a costruire castelli nella testa, mille storie che vedono lei, loro come protagonisti indiscussi.
Magari felici a parlare, abbracciati, a baciarsi, nel migliore dei casi a fare l’amore.
La vede infilare una mano nella borsa e alzarsi, il terrore che se ne stia andando, che non la rivedrà più, che partirà di nuovo e ha sprecato due ore ad osservarla da lontano come un codardo, al posto di andare ad abbracciarla (altro che pugno, l’avrebbe stretta a se fino ad inglobarla, a diventare un tutt’uno), invece afferra semplicemente il telefono, le spalle che si irrigidiscono e gli occhi che abbandonano lo schermo per puntali verso le scalinate.
Quando lei si fionda tra le braccia di un uomo Akaashi sa che dovrebbe (deve, deve!), distogliere lo sguardo, se non per non sembrare uno psicopatico almeno per risparmiarsi quel dolore allo stomaco. 
Ha un sorriso ampio e bellissimo mentre passa le mani sulla schiena dell'uomo che ha di fronte, gli occhi di lui vagano continuamente sul suo viso in cerca di qualcosa, poi muove le labbra in una domanda che Keiji non può sentire, ma a cui lei risponde con una risata che sembra coprire tutti gli altri suoni.
In un attimo si ritrova steso sul letto dalla trapunta chiara, i capelli biondi in bocca, le braccia a circondarle la vita fine e il profumo di lavanda ad invadergli le narici. Il naso che strofina sul collo morbido e la risata allegra di lei, il sorriso che spunta anche sulle sue labbra perennemente imbronciate quando non sono insieme, il cuore che batte all'impazzata.
Il ricordo di quelle serate passate insieme in quel modo, a non fare niente e a fare tutto al tempo stesso, e tempo non ce ne era mai abbastanza per loro.
Se avesse potuto Keiji lo avrebbe fermato, per rimanere con lei tra le braccia. 
Invece eccolo lì, il tempo che scorre, lei che si lascia baciare da altre labbra, altre labbra che assaggiano il suo sapore. 
Le dice qualcosa in una lingua che non riconosce, mentre le dà un colpetto sulla fronte con le dita, e lei indietreggia sorpresa,ridendo, sciogliendo quell’abbraccio, e la cosa sembra contrariarlo perché la ritira a se, urgente, baciandole il punto leso con gli occhi chiusi,le braccia che stringono ferree a non volerla lasciare andare.
Quando si separano lei gli sta porgendo il libro che stava leggendo,recuperato dalla poltroncina che ha il solco dove era poggiata,mostrandogli la copertina gialla,vecchia. Lui osserva attentamente, poi annuisce e le si siede accanto, parlando velocemente,e risponde annuendo convinta, iniziando a parlare parlare e parlare (anche questo non è cambiato), mentre lui la osserva gesticolare, un piccolo sorriso sulle labbra sottili e occhi che non si perdono nessun gesto o espressione.
Ha i capelli leggermente lunghi fino alle spalle, spettinati, di un castano scurissimo e due occhi quasi trasparenti.
Improvvisamente lei si zittisce, corruga la fronte coperta dalla frangetta spettinata e gli chiede qualcosa. È troppo lontano ora e c’è troppo brusio per sentirla, eppure se lo immagina perfettamente. 
<< Ma mi stai ascoltando? >>
E Keiji risponderebbe sicuro << No, sono troppo impegnato a guardarti, perché sei bellissima, sei da non distogliere lo sguardo e non perdere un solo istante >> perché in realtà é quello che sta facendo, e fanculo il compito, i suoi amici e la sua ragazza che ormai é incazzata nera. 
Lui sembra risponderle qualcosa di simile, perché é impossibile che qualcuno possa pensare il contrario.
Anche nel suo modo precipitoso di dire le cose, anche quando si ferma a pensare perchè non si ricorda una parola.
Anni prima questo era un problema, la faceva sentire così in imbarazzo da indurla a tacere e chiudersi in un silenzio carico di pensieri.
Ora sta ferma, pensa con le labbra serrate, e poi accenna a ricominciare più lentamente.
Arrossisce sulle gote e sulle orecchie, lo sguardo basso sulle ginocchia e un ombra di sorriso. 
Lui le passa casualmente (una casualità studiata) un dito sul collo da cigno,parlando lentamente, e in risposta lei arrossisce ancora di più, gli occhi si spalancano e diventano un universo brillante.
Gli afferra la mano ,con il palmo aperto portandolo alla labbra e poi ad accarezzare la guancia.
Keiji sente un brivido, come se quello sguardo lo stesse dedicando a lui, come se quei tocchi fossero per lui, e può solo immaginare come si senta quell'altro.
La gelosia lo attanaglia, gli morde come un lupo feroce le gambe, le braccia, il collo la testa e il cuore, e non sa più come ricominciare a respirare normalmente per non morire.
Una risata cristallina, occhi spalancati per l’imbarazzo di quel suono, i suoi amici che si tendono sulla sedia di fronte a lui.
Tutti la conoscono, tutti sanno l'importanza che ha avuto nella sua vita, quindi intelligentemente trattengono le domande, Bokuto lo guarda solamente, uno sguardo di preoccupazione. 
Keiji lo ignora, distogliendo lo sguardo dalla coppia sotto la finestra per fissare il foglio che ha davanti. I numeri scritti sopra gli sembrano quasi confortanti rispetto alla visione avuta finora. 
La testa inizia a fargli male mentre un pensiero doloroso gli arriva al cervello e poi al cuore: ma anche noi eravamo così insieme? 
Perché ora Akaashi non riesce a ragionare, perché lui con Kasuga non é come era con lei, non la amerà mai come ha amato lei, non desidera il suo di profumo sulle lenzuola, o la sua pelle tra le labbra.
Codardo, sei un codardo Keiji. 
Quando riporta lo sguardo sui due lei si sta alzando pronta ad andarsene.
E allora Keiji fa l’unico gesto che ti sembra sensato.
Si alza in piedi di scatto trascinando la sedia, gli occhi sorpresi dei suoi amici puntati su di lui e la mano di Kasuga, pesante come un macigno, a bloccargli quell’ultimo gesto.
Il rumore attira qualche sguardo, e arriva anche a lui, che lo fissa freddo e indifferente, prima di lasciarsi andare ad un sorrisetto sorpreso.
Che sappia chi sono?
La risposta gli arriva quando si china sulla ragazza affianco e le sussurra qualcosa, indicandolo con un cenno del capo.
E allora Emma lo guarda negli occhi dopo anni e si sente morire.
Gli occhi da cerbiatto sono spalancati, si toglie le lenti quando le si appannano impedendo la visuale e borbotta qualcosa, trascinando il ragazzo verso il suo tavolo.
Quel piccolo tratto gli sembra durato un infinitá.
<< Keiji >> dice semplicemente, un tremore nella voce che cerca di nascondere con un colpo di tosse, gli occhi che cercano il contatto con quelli del ragazzo e che lui ha paura di darle, perché se glielo concedesse crollerebbe. 
Non accenna a presentare il ragazzo al suo fianco, che la guarda da sopra la spalla con sguardo indecifrabile, mentre lo ignora come il resto dei presenti. 
<< Ciao >> dice ancora, questa volta facendo un passo verso di lui << hai i capelli più corti >> ed é la cosa più stupida che gli può dire,infatti arrossisce e gli occhiali vengono completamente levati dal viso, ormai appannati. 
<< Tu ti sei fatta la frangia >> trattiene l'impulso di allungare il braccio e toccargliela, però le sorride. Gli sembra una vittoria personale riuscire a farlo. 
Emma si rilassa visibilmente, fa un passo avanti e si ritrovano a pochi centimetri l'uno dall'altro. 
<< Resti? >>
<< Si, resto >>
Resta. Lei resta, è tornata per restare
Dopo ricorda il vociare alto di Bokuto mentre la saluta calorosamente, la bibliotecaria che li sgrida e gli occhi di Emma prima di andarsene, intensi e scuri come castagne, a lui ricordano proprio quelle. 
<< Vediamoci Keiji >> e glielo dice tranquilla, i cuori di entrambi che battono a mille. 
 
Quando si erano lasciati aveva pianto come un bambino, non si era vergognato della cosa. A consolarlo era stata sua madre. 
Gli aveva detto << certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano >>, lui non ci aveva mai creduto, però lo aveva sperato. 

 
 


 
   
 
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