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Autore: Brume    06/12/2021    8 recensioni
Prendete alcuni attimi del manga, anche distanti tra loro nel tempo.Prendete una frase buttata li, un ballo, una delusione e due innamorati che ancora non sanno di esserlo e... tante rose. Condite il tutto con dosi massicce di vino atte a dimenticare qualcuno ed un bacio dato sotto le stelle: ecco, ci siamo.
Storia senza una collocazione temporale precisa e nessuna pretesa storica, collocata agli inizi del 1780. Un What if? e tanta fantasia.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ci aveva messo del tempo, Oscar, per prendere quella decisione,  raccontandosi e tentando di convincersi che era solo un vezzo, un capriccio. Ma più ci pensava - durante quelle notti fresche , distesa, fissando per ore il riflesso delle fiamme del camino disegnare lingue sanguigne sul soffitto- più  non trovava una risposta, una soluzione.

 

Un ballo. Oscar, è solo un ballo.  E’ solo un vestito! continuava a ripetersi ; è solo uno stupido pezzo di stoffa, non cambierai di certo solo per avere indossato una...una gonna ! si diceva.

 

Eppure...eppure c’era qualcosa che in continuazione la frenava e no, non era la vergogna, il timore di essere scoperta o chissà cosa, no; nemmeno lei sapeva dare un nome a quella sensazione.Tuttavia, alla fine, quasi esausta, cedette abbandonando ogni remora. 


Sarebbe andata al ballo.

Avrebbe visto Fersen.

Avrebbe visto il mondo con gli occhi di donna.

 

Due giorni dopo aver preso la sua decisione, dunque, si impose che appena rientrata a casa avrebbe chiamato Nanny e le avrebbe chiesto consiglio. Nessuno avrebbe dovuto sapere.

Così fece: una volta rientrata in casa ed essersi messa in libertà, ridiscese di corsa le scale di casa - dopo essersi assicurata che il padre fosse ancora fuori casa per le sue esercitazioni sul campo- e per poco non travolse  Andrè che,  fischiettando sovrappensiero,  si era messo a pulire i candelabri ed al quale per poco non venne un colpo. 

“C’è qualcosa che non va? Mi cercavi?” domandò, senza smettere di lavorare. Intorno a lui, il solito andirivieni di cameriere camminava velocemente senza fiatare.

 

Lei non ebbe il coraggio di guardarlo.
Con il capo chino ed un filo di voce, rispose appena:

“Sono scesa per cercare la nutrice”.

Andrè poggiò lo straccio e chiuse il barattolo. Preoccupato, la guardò.
“Non stai bene? Posso fare qualcosa per te?” chiese, dunque. 

Lei negò.

“Sto solo cercando la nutrice...per caso sai dove si trovi?” rispose, continuando ad evitare lo sguardo di Andrè.

“E’ di là, in cucina. Sarà seduta sul suo trespolo a dare ordini e redarguire la povera Gabrielle” rispose lui riprendendo il lavoro;

 Oscar si allontanò da Andrè senza dire niente altro. 

Lo sguardo triste dell’ uomo la seguì, in ogni caso, finchè non sparì dalla sua vista.

Nel frattempo Oscar raggiunse  la nutrice che, come pronosticato, aveva appena finito di dare disposizioni per la cena e controllato che tutto fosse a posto ed, effettivamente, se ne stava seduta su uno sgabello con il solito e fidato mestolo tra le mani.
Intorno a lei Gabrielle ed Anne sistemavano tegami. 

Dalla dispensa e dall’  esterno vi era un andirivieni di persone.

“Marc, per favore, quei capponi poggiali laggiù e tu, Gabrielle, cerca di non fare attaccare la salsa per il manzo. Anne...Anne! ...sbrigati a pelare quelle mele per la torta. Ah, Marc, per il tuo compenso passa pure da Marcel...” pontificò la vecchina; in un primo momento nemmeno si accorse della sua protetta. Solo quando quest’ ultima di avvicinò , quasi timidamente , si voltò nella sua direzione.

“Oscar, posso esserti utile?” le chiese sorpresa di vederla li.

“Si, Nanny...vorrei però parlarti in privato...” rispose.
La nutrice scese subito dal trespolo e, posato il mestolo, si portò con Oscar in un angolo dell’ ampia cucina. 

“Cosa c’è cara? Non stai bene? “ le chiese con il consueto tono che confidenza e posizione le permettevano di avere.

Oscar si guardò in giro, quasi a trovare un appiglio, un aiuto.
Le parole stentavano per vergogna e pudore , ad uscire dalla bocca.

 

“Ecco Nutrice io...tu...tu hai conservato quegli abiti che...che ti sei ostinata a cucirmi, vero?” domandò, finalmente, sorridendo come se si fosse appena tolta un peso dallo stomaco.
Nanny quasi barcollò, spalancò occhi e bocca. 

“Certo, Oscar. Sono nel baule, in camera mia, conservati gelosamente...perchè me lo chiedi?” 

Anne passò loro accanto, per entrare in dispensa a prendere la farina. Oscar rimase in silenzio.

“...Vorrei partecipare ad un ballo. Tuttavia...mio padre non deve sapere nulla...nessuno deve saperlo” rispose d’ un fiato.
 

Nanny per un attimo pensò che si, in quell’ istante, se fosse morta, non avrebbe potuto essere più felice; con il cuore in gola e le lacrime agli occhi la prese sottobraccio per uscire da li e  solo una volta raggiunto il salone , con occhi raggianti e colmi di lacrime, la guardò bene.

“...Piccola mia, cosa ti prende ? Perchè questa scelta?” le chiese.

“...non posso dirti altro, Nanny...ti pregherei solo di aiutarmi. E’ molto importante per me…” rispose lei, schernendosi.
Andrè, spostatosi accanto al grande tavolo da pranzo, le diede una fugace occhiata; forse...l’ aveva sentita? Oscar lo guardò e gli sorrise. Lui ricambiò.
“...Vieni, bambina mia. Andiamo nella tua camera, Farò portare alcuni degli abiti da Vivianne” disse la vecchina fissando il nipote. 

Quindi salirono, silenziose.

Ogni scalino parve  ad Oscar pesantissimo.
Era davvero sicura di quello che stava facendo? Nervosamente, iniziò a toccarsi i capelli, arrotolando le punte sulle dita affusolate e, man mano che i passi la portavano nei pressi dei suoi appartamenti, l’agitazione aumentò tanto che ad un certo punto dovette costringersi a rivedere il suo contegno; Nanny la gaurdò con tenerezza, ma non aggiunse altro a quanto aveva già detto. Attese di entrare nella stanza, prima di parlare.

“Oscar, qualsiasi sia il motivo della tua decisione, sappi che mi hai reso felice. Ora ...dobbiamo però metterci al lavoro. Quando si terrà questo ballo?” domandò raggiante.
Oscar si levò la giacca da camera ed andò a stendersi sul letto, fissando il baldacchino.

“...stasera.” rispose.

Alla nutrice per poco non venne un colpo: impallidì, si portò una mano alla bocca e roteò gli occhi tanto ce  Oscar fu tentata di alzarsi e prendere i sali contenuti nel cassetto del comodino poco distante da lei ma, fortunatamente, la donna si ravvide e  subito ... iniziò a blaterare.
 

"...Oscar! Abbiamo pochissime ore! Ti faccio subito preparare un bagno e poi...poi dovrò chiamare Angelique per aiutarmi ad accomciare i capelli e...ago! Filo! Mi servono assolutamente ago e filo! " disse passeggiando nervosamente parlando con se stessa “...poi...fammi pensare….Oscar! Aspettami qui e inizia a spogliarti. Dobbiamo fare in fretta" concluse.
Oscar sorrise, divertita, sciogliendo finalmente  un po 'di tensione.

"...va bene Nanny…" rispose solamente; quindi, la osservò uscire.
 

Starò facendo la cosa giusta? Fersen...Fersen si accorgerà di me? pensò; sentì le guance farsi calde e lo stomaco chiudersi in una morsa. E’ questo l’ amore? si domandò, ; infine, con uno sguardo sognante che raramente apparteneva ai suoi occhi, iniziò a spogliarsi. Lasciò cadere le coulottes e la camicia; tolse le fasce, rivelando il suo essere donna e così, come madre natura l’aveva creata, raggiunse il paravento sito nell’ angolo opposto della stanza e prese la vestaglia di raso.
In quel momento una porta si aprì.

“Oscar, ma che stai combinando? La nonna ha una tale agitazione…” sentì dire ad Andrè; lei, stringendosi nella stoffa leggera, si nascose.

“Andrè, scusami ma sono...sono déshabillé" disse.
L’ uomo divenne paonazzo in volto e si ritirò nel salottino, lasciandole il tempo per prepararsi; ma quando la vide comparire e sbiancare alla sua vista si alzò  e, girandole le spalle, tornò alla porta.

“Scusami, Oscar...ti lascio, perdona la mia sfrontatezza” disse; lei tuttavia lo raggiunse, istintivamente, e gli prese il polso costringendolo a voltarsi.
“André...aspetta. Volevo solo dirti che staserà usciro ma...non avrò bisogno di te. Se ti va, aspettami pure nel salottino...non tarderò. Ma ti pregherei di non seguirmi” disse. 

Gli occhi di Andrè si alzarono, timidamente, per guardarla.

In realtà Oscar non sapeva quando sarebbe rientrata e nemmeno come sarebbe andata la serata, ma le parve gentile rivolgere quelle parole ad Andrè.

Lui tergiversò per un attimo, osservando un lembo di pelle nuda e candida lasciata scoperta all’ altezza delle spalle.   

“D’ accordo” rispose. Ed uscì.

La donna tornò quindi a sedersi sul letto, aspettando che le inservienti portassero l’ acqua calda e che Nanny tornasse con tutto l’ occorrente; solo un attimo pensò ad André, al suo sguardo, al fatto di lasciarlo solo per una sera che invece avrebbero potuto passare insieme, sorseggiano vino o leggendo e commentando alcuni dei testi latini contenuti nella biblioteca...ma fu solo un attimo.
Gli occhi di Fersen e la sua voce tornarono a fare da padroni.
Chissà...chissà se sarò in grado di nascondere la mia vera identità. Non voglio rivelarmi subito...vorrei fare come quelle dame che, con una maschera, celano occhi e sorrisi restando avvolte nel mistero….pensò; al contempo, si stranì, rendendosi conto di fare una sorta di ragionamento che, anni priva, avrebbe provocato in lei risate di scherno perchè ritenuto frivolo….

Ma nella vita si cambia e, soprattutto...quelle parole erano ancora nella sua testa:  le parole della sua Regina l'avevano fatta riflettere, entrando nel profondo della sua anima;   li per li...non vi aveva dato peso ma. con il passare del tempo...quella frase, quel “cuore di donna”  tornava prepotentemente a richiedere attenzioni…

“Oscar, eccomi! Ora ti porteranno il necessario per il bagno ma, ti pregherei, non dilungarti troppo. E non lavare i capelli, li hai lavati già ieri sera: non ci sarebbe tempo per asciugarli”.

 

La voce di Nanny e la sua figura ricomparvero, facendola quasi sobbalzare dallo spavento. Lei si girò in direzione della porta.

“Ora, mia cara, lascia che Babette e Lucille ti preparino il bagno..,ma nel frattempo, vieni qui. Vorrei capire quale abito potrebbe essere più adatto alla serata” disse, indicando il baule che alla fine aveva fatto portare ad uno degli uomini, invece che a Vivianne, dato l’ evidente peso…

Nanny si avvicinò e la prese per mano.
“Vieni, Oscar” disse facendo cenno all’ uomo di aprire il baule e poi uscire “ ecco, vedi...io...io credo che questo potrebbe andare “ disse estraendo un abito dai toni dell'azzurro  con piccole balze en pendant “oppure questo...che dici?” concluse, indicandone uno bianco(1).

Oscar, già frastornata da quelle parole e da soli  due abiti, ne  indicò uno dei due totalmente a caso; la nutrice quindi estrasse l’ abito bianco, che dispose sul letto con molta cura.
La giovane lo osservò meglio.Semplice, completamente diverso da qualsiasi altro abito visto a Versailles,  non presentava uno panier o altre diavolerie  ma pareva poter costruire, con un sapiente moulage, la figura di chi lo avrebbe indossato.

“Si, vorrei indossare questo, Nutrice” disse Oscar  indicandolo “ però, per favore, niente orpelli. Solo degli orecchini e ...quel nastro di velluto”. 

Nanny annuì; poi le indicò il bagno, ormai pronto, e aspettò  che la donna si sistemasse. Incredula che fosse arrivato quel momento fu tentata di fare qualche domanda in più...ma si frenò. Sarebbe stato meglio così.



 

Ci vollero circa tre ore, prima che Oscar fosse pronta.


Dopo il bagno e la lozione di rose  che volle applicarsi a tutti i costi da sola, cacciando tutte a parte Nanny , venne il turno della vestizione:  una vera lotta  in cui i lamenti di Oscar  - è troppo stretto! Non respiro! - si erano diffusi per il piano nobiliare provocando curiosità. Infine, a seguire, ci furono l’ acconciatura, l’ applicazione del belletto, orecchini,giravolte e inchini: il ballo non era ancora iniziata ma lei già...era stanca.

“Se penso che le dame debbano passare tutto questo ogni santissimo giorno, mi sento male” pronunciò Oscar non appena il tutto si concluse; Nanny rise, e così fece anche sua madre, nel frattempo sopraggiunta richiamata dal vociare.

“ Mia cara, poi ci fai l’ abitudine” disse Madame, raggiante in volto osservandola.

 Oscar la guardò con tenerezza.

“Dite che sto facendo una sciocchezza?” domandò alla madre.
Lei scosse il capo e si fece vicina alla vecchia nutrice.

“No, figlia mia. Se è ciò che ti senti di fare, nulla è sbagliato” rispose; una carezza sfiorò la guancia di Oscar che, per un istante, tenne quella mano sul suo viso come il più prezioso dei tesori.

“Guardati, ora” disse Nanny portandola verso lo specchio, gli occhi lucidi. Un ultima aggiustina all’ insieme...e fu pronta.
 

Le tre donne si disposero, l’ una accanto all’ altra; in quella camera ormai illuminata da candelabri d’oro e dal riflesso di un focolare.
Oscar si osservò nello specchio.

Sono così...così diversa pensò; per un attimo le mancò il fiato, cercò gli occhi della madre, di Nanny...ma trovò, invece, quelli di Fersen che, all’ interno di una grande sala, la osservavano sognanti mentre una musica soave si diffondeva….
“Oscar, tutto bene?” domandò la madre.

 Oscar tornò alla realtà. Annuì.

“Bene. Andiamo, allora. Io purtroppo sono un pò indisposta ma...ti accompagnerò, almeno fino alla porta” disse.
 

Oscar afferrò il ventaglio e la mantellina che la nutrice le porgeva; si osservò per un'ultima volta allo specchio.
Osservò i capelli raccolti in un'acconciatura semplice e raffinata, guardò il ventaglio con le piume di pavone. Osservò il drappeggio che scendeva dal ventre e le sfumature della stoffa, le sfumature di una perla ; infine,  guardò ancora una volta oltre le sue spalle sperandovi di trovare ancora gli occhi del Conte Svedese...ma trovò quelli veri, reali di Andrè, sopraggiunto con la solita discrezione per annunciare che il calesse era pronto e l’ attendeva.

“...Io...vado” disse quindi lei, uscendo in compagnia delle donne. Andrè le seguì e le lasciò fare  poi, senza farsi notare, corse fino alle scuderie.

So che non ne ho il diritto, Oscar...ma non posso fare altrimenti pensò, raggiungendo le stalle e recuperando tutto ciò che poteva essergli utile per sellare il cavallo.



(1) sebbene nel manga l' abito presenti alcune sfumature rosa o azzurre, la Ikeda ha dichirato sia solamente bianco, come a sottolineare la purezza, in tutti i sensi, della protagonista. 










 
   
 
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