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Autore: Kalix_89    03/09/2009    8 recensioni
Questa è la prima one shot che scrivo sulla mia coppia preferita, Matt x Mello. Ma soprattutto, è la prima fan fiction che abbia mai pubblicato. Spero di riuscire a trasmettere a voi ciò che loro trasmettono a me, cioè amore e passione, ma non un amore e una passione felici, ma pieni di disperazione e angoscia...buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate!
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mello ormai aveva imparato a riconoscerlo. Il lampo che attraversa gli occhi di una persona che vuole farti del male. Era un luccichio improvviso, determinato. Familiare. 
E aveva anche imparato cosa fare in casi come questi: rassegnarsi. Non lottare, non cercare di difendersi.  Semplicemente, rimanere immobili e subire.
Qualsiasi movimento, qualsiasi tentativo di scappare sarebbe stato non solo inutile, ma avrebbe anche peggiorato la situazione.
Quindi, fu esattamente così che decise di comportarsi quando riconobbe quel lampo negli occhi di Matt, sebbene tutto fosse accaduto nell'arco di pochissimo tempo. Era durato sì e no cinque secondi: aveva visto le sue iridi verdi brillare, buttare a terra la sigaretta ancora a metà, e avventarsi su di lui.
Matt era magro, longilineo, quasi quanto Mello, ma era forte, molto forte.
Tutti lo sapevano. Tutti lo temevano, quasi quanto Mello in quel momento.
Eppure, il rosso si aspettava comunque una qualche tipo di reazione da parte sua. Un grido, un tentativo di divincolarsi. Magari un debole pugno che non avrebbe nemmeno sentito. Invece, niente di niente. Il ragazzo biondo sotto di lui non si muoveva.
Tremava, questo si: a cavalcioni sul suo bacino poteva avvertire le sue gambe scosse dai tremiti. Ma non fiatava, e nemmeno lo guardava con occhi spaventati cercando compassione e pietà. I suoi grandi occhi azzurri erano completamente vuoti e privi di espressione.
Questo lo fece innervosire ancora di più. Con rabbia, afferrò i polsi sottili di Mello e li bloccò contro il pavimento stringendoli forte. Poi si chinò su di lui, cercò la sua bocca e dopo averla trovata lo baciò violentemente. Sapeva di stargli facendo male, ma ancora nessun segnale di resistenza pareva provenire da Mello. Si staccò di pochi centimetri dal suo volto e lo guardò furioso.
"Reagisci, cazzo" sibilò.
Un nuovo, lungo tremito scosse il corpo esile del biondino. Aveva paura, e avrebbe solo voluto gridare. O mettersi a piangere. O tutte e due insieme. Ma non poteva. Sapeva bene cosa succedeva a chi cercava di reagire. La cicatrice sulla sua guancia, che iniziava poco al di sotto dell'occhio destro e terminava qualche centimetro prima della linea della mandibola, parve bruciare a quel ricordo. Quindi deglutì, cercando di ingoiare le lacrime e le parole che avrebbero voluto uscire dalla sua bocca, e restò zitto e  immobile.
"Perche non reagisci, dannazione!" imprecò di nuovo Matt.
Stava iniziando a perdere la pazienza: infuriato, gli strappò il gilet di pelle nera  lasciandolo a petto nudo, poi passò ai pantaloni. Ora Mello non sapeva più se sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo. Si sentiva inerme, completamente esposto, ora che era del tutto nudo sotto il suo aggressore. Si morse forte il labbro inferiore, fino a sentire in bocca il sapore del sangue, per non urlare mentre vedeva Matt sbottonarsi anche i propri jeans.
"Avanti Mello, non cerchi di fermarmi? Non hai paura?" gli chiese Matt guardandolo con aria di sfida.
Poi afferrò i boxer e glieli strappò di dosso. Questa volta, un lieve, quasi impercettibile gemito uscì dalle labbra di Mello. Maledisse sè stesso, ma ormai era troppo tardi. Matt lo aveva sentito e sorrideva soddisfatto.
Con un ghigno pieno di rabbia gli spalancò le gambe. Lo avrebbe preso così, senza preparazione, senza niente di niente. Chiuse gli occhi e affondò selvaggiamente nel corpo del ragazzo tremante sotto di lui. Godette quando sentì il suo gemito pieno di dolore risuonare per la stanza. Mello non era riuscito a trattenerlo: furioso con sè stesso, strinse forte i pugni facendo penetrare le unghie nella carne. Cercò di trattenere almeno le lacrime, chiudendo con forza gli occhi, ma quando li riaprì, una lacrima calda sgorgò da essi e attraversò la guancia devastata dalla cicatrice. Matt diede un paio di spinte più forti, buttando indietro la testa. Ma quando si chinò di nuovo, i suoi occhi incrociarono quelli lucidi di Mello.
Finalmente aveva reagito. Ma non gli bastava, non ancora.
"Ma dai. Puoi fare di meglio" sussurrò continuando a spingere.
" Piangi, Mello. Grida. Dimmi che sono un bastardo."
Mello chiuse gli occhi, lottando con sè stesso per non cedere.
"Avanti fallo!Cazzo ti ho detto di farlo!" gridò Matt rafforzando la stretta attorno ai polsi e strattonandolo.
Il suo corpo già abbastanza dolorante non riuscì più a resistere: i gemiti che a lungo aveva cercato di soffocare si fecero più intensi, e le lacrime iniziarono a uscire come un fiume in piena offuscandogli la vista. Si sarebbe aspettato che Matt avrebbe riso di soddisfazione, ma questo non avvenne.
Con stupore, si accorse che anche il volto di Matt si era rigato di lacrime. Stava piangendo.
"Continua" sussurrava, nonostante le sue parole fossero ormai spezzate dai singhiozzi "Urla ti prego. Dimmi che mi odi. Dimmi che sono solo uno stronzo che ha sempre desiderato scoparti dal primo giorno che ti ha visto alla Wammy's House."
Gli occhi di Mello si spalancarono. La sua memoria tornò indietro nei ricordi, cercando di ricordare quando avesse incontrato Matt per la prima volta. Poi, come in un flash, rivide se stesso alla Wammy' s House, l'orfanotrofio dove aveva vissuto fino ai quindici anni. Era sì e no un bambino di 9 anni, e non era molto diverso da ora: adesso era solo una trentina di centimetri più alto, ma anche allora era magrissimo con dei lunghi capelli sottili e biondi che cadevano ribelli sui suoi occhi azzurri. E poi, ricordò lui: un bambino arrivato da poco, con il viso ricoperto di lentiggini, un caschetto di capelli rossi e ribelli, e soprattutto, dei grandi occhi verdi che avrebbe riconosciuto ovunque. Quegli occhi, che un tempo erano appartenuti a un bambino docile e tranquillo che amava giocare con lui, ora lo fissavano dall'alto mentre il suo proprietario devastava il suo corpo a sangue.
"M-ail" balbettò Mello, senza forze per riuscire a parlare a voce più alta.
"Perchè...?" aggiunse poi a fatica.
"Perchè ti amo" sussurrò il ragazzo "tutto questo tempo..ti ho sempre amato..."
"Ma fa male..fa tanto male..ti prego basta.." mormorò Mello, sforzandosi per riuscire a pronunciare anche solo quelle poche parole.
D'un tratto, sentì Matt lasciar andare i suoi polsi. Attraverso il velo di lacrime, li guardò: erano violacei. Poi lo sentì sfilarsi via da lui. Lo fece lentamente, ma una fitta di dolore lo attraversò ugualmente, così forte da lasciarsi sfuggire un gemito.
Con la schiena ancora scossa dai brividi, cercò di tirarsi su a sedere. Sentiva le cosce bagnate da un liquido caldo: pensava che fosse di Matt, che fosse venuto, ma quando le toccò con le dita, si accorse che era sangue. Provò a mandarlo via, freneticamente, con le mani ancora tremanti, ma sembrava fosse inutile, che non volesse andarsene.
Matt, che si stava velocemente riallacciando i pantaloni, si chinò su di lui e lo bloccò.
"Mihael..Mihael" sussurrò "Fermati. Stai calmo"
Gli accarezzò i capelli, fin quando non si fu calmato a sufficienza, e Mello lo lasciò fare.
" Ci penso io" aggiunse poi.
Un fremito percorse il corpo del ragazzo spaventato tra le sue braccia, troppo forte per non accorgersene.
"Shh..sta tranquillo" mormorò, e delicatamente gli accarezzò una coscia, salendo poi piano su fino ad arrivare ad un punto che lo fece leggermente ansimare.
"Ti fidi di me?" gli chiese.
Mello affondò il viso nella spalla di Matt, poi annuì.
Si fidava. Si era sempre fidato.
Lo amava.
Lo aveva sempre amato.
   
 
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