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Autore: Nao Yoshikawa    07/12/2021    11 recensioni
Quel giorno, la rabbia di Hermione aveva la forma di uccellini di carta che finivano contro una parete. Il viso arrossato, gli occhi un po’ lucidi, le labbra così forzatamente serrate, come se si stesse trattenendo.
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Nel suo profondo Draco fa tutto l’opposto di ciò che vorrebbe fare, magari asciugarle le lacrime e baciarle le ciglia. Avere certi desideri è normale, averli nei suoi confronti è deleterio e tragico. Quello non può essere amore, cerca di ripetersi, sono solo le sue fissazioni. Uno come lui non potrebbe mai amare una come lei.
Storia partecipante all'iniziativa "Regali d'inchiostro" del gruppo facebook L'angolo di Madama Rosmerta
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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[Se fosse]


Draco Malfoy osservava Hermione tutte le mattine e tutti i pomeriggi.
La guardava quando era arrabbiata, quando sorrideva, a lezione quando era con la testa china sui libri. Ma era abile a non farsi vedere, perché di certo nessuno avrebbe mai dovuto sapere che i suoi sguardi e le sue attenzioni fossero rivolti a quella Sanguesporco.
Di razza inferiore alla sua e che nonostante tutto attirava comunque la sua attenzione.
Draco era abbastanza sveglio da capire che la Granger e Weasley insieme non potessero funzionare, perché era palese che ci fosse qualcosa tra loro. Anzi, da parte di lui era sicuro, da parte di lei, chissà. Per quanto gli scocciasse ammetterlo, una come Granger era sprecata per uno come Weasely. Questo, ovviamente, evitava anche solo di pensarlo, anche se pareva impossibile.
Avevano sedici anni e molti di loro sembravano impazziti. Molti di loro facevano i conti con i primi amori, con i primi baci e i primi cuori spezzati. E Draco credeva di essere al sicuro, sentendosi un po’ intoccabile.
Mentre lei invece sprecava lacrime per uno stupido qualsiasi che non le dava il giusto peso. Ma dopotutto, a lui cosa importava? Lui che avrebbe dovuto godere delle sue disgrazie?
 
Quel giorno, la rabbia di Hermione aveva la forma di uccellini di carta che finivano contro una parete. Il viso arrossato, gli occhi un po’ lucidi, le labbra così forzatamente serrate, come se si stesse trattenendo. C’entrava di nuovo Weasley – loro sembravano aver perso la testa più di tutti, quell’anno – e lei, come al solito, quando si arrabbiava, reagiva (e lui stesso aveva avuto modo di subire la sua rabbia, anni prima). Passare oltre, ignorarla, sarebbe stato troppo facile, troppo poco divertente. Perché Draco non riusciva proprio a fare a meno di rivolgersi a lei, anche solo per darle fastidio, perché era l’unico modo che conosceva e perché non avrebbe saputo come altro fare.
«Quante storie, Granger. È inutile che te ne stai lì a piagnucolare e distruggere. Weasley non ti amerà mai e se non te ne accorgi non sei poi così intelligente come vuoi far credere.»
Hermione si immobilizzò, lo guardò con gli occhi lucidi.
Era un comportamento ingiusto, infierire ancora sui sentimenti di una ragazza dal cuore spezzato.
«Malfoy, ora lasciami in pace, non sono proprio in vena» rispose lei, piccata ma con un tremolio nella voce seguito da un singhiozzo.
Nel suo profondo Draco fa tutto l’opposto di ciò che vorrebbe fare, magari asciugarle le lacrime e baciarle le ciglia. Avere certi desideri è normale, averli nei suoi confronti è deleterio e tragico. Quello non può essere amore, cerca di ripetersi, sono solo le sue fissazioni. Uno come lui non potrebbe mai amare una come lei.
E del resto, nemmeno lei potrebbe amare lui.
No. Ammettere certe cose è fin troppo difficile. È molto più facile mascherare i sentimenti, fingere che siano altro e almeno così Draco sa che potrà sopravvivere senza impazzire.
Non esiste futuro per due come loro.
 
«Malfoy, ti ho detto di lasciarmi in pace. Vai a disturbare qualcun altro.»
Draco era come uno spettro, appariva senza che se ne accorgesse, sempre e solo con parole di veleno nei suoi confronti.
Lui non potrà mai amarti, le diceva sempre. E lei lo sapeva bene e, anche se non sarebbe stata la fine del mondo, faceva comunque male. Forse nessuno poteva amarla? Non tutti erano destinati a questo, dopotutto.
Hermione gli aveva risposto particolarmente arrabbiata, quasi aggressiva e ciò aveva sorpreso Draco, che aveva sollevato le sopracciglia.
«Non è colpa mia se quello che dico è la verità. Dovresti ringraziarmi, anzi.»
Hermione si immobilizzò e per poco non le caddero i libri. Si voltò e desiderò colpirlo, anche se forse neanche questo sarebbe bastato. Ma si avvicinò comunque, si avvicinò tanto, quasi a sfidarlo.
«Ringraziarti? Spero tu stia scherzando! Beh, Malfoy. Se mi ritieni tanto indegna di essere amata, allora perché non mi stai alla larga e basta?»
Quelle parole colpirono Draco e forse lei se ne accorse. Perché qualcosa era cambiato nella sua espressione.
È più probabile che sia io, l’indegno. Per quella che è la mia realtà adesso, a nessuno passerebbe per la testa di amarmi. Ma questo a che ti serve saperlo?
Ma questo non lo disse. Anzi, non le rispose affatto, le passò accanto quasi sfiorandola ed Hermione rimase lì, un po’ stravolta. Era come se avesse cercato di dirle qualcosa che non era però stata in grado di recepire.
Hermione sapeva – e aveva sempre saputo – che molto spesso le persone nascondevano più di quanto volessero mostrare. A Malfoy non ci aveva mai fatto caso, ma adesso era stato inevitabile.
Da quel giorno le cose cambiarono senza che nessuno dei due se ne rendesse conto. Draco approfittava di tutte le volte in cui era sola e le si avvicinava, infierendo su di lei per infastidirla. Ma le sue parole, di giorno in giorno, erano diventate sempre meno aspre e d’effetto, ed Hermione, di volta in volta, aveva imparato ad arrabbiarsi sempre meno, perché sembrava che neanche lui credesse davvero a ciò che diceva.
Draco non si era mai sentito così stupido in vita sua. Era talmente orgoglioso e talmente impaurito dai suoi sentimenti, da non essere onesto. E così si avvicinava a lei in quel modo, così che nessuno potesse capire. Così che potesse mentire a sé stesso. Ma Hermione Granger non era stupida e aveva capito, dopo un po’, che gli atteggiamenti di Draco nascondevano ben altro.
 
«Malfoy, c’è forse qualcosa che dovrei sapere?»
Draco aveva sollevato la testa di scatto. Lei sorrideva, non era arrabbiata. E lui non si sentiva in vena di dire qualcosa di poco carino nei suoi confronti, tutt’altro.
«In merito a cosa?»
Hermione si staccò dalla parete e si sedette sui gradini di pietra, vicino a lui ma comunque a debita distanza.
«A questo, al tuo girarmi sempre attorno. Non credo tu lo faccia solo per darmi fastidio, non perderesti tutto il tuo temp.»
Colpito nel segno.
Draco arrossì, voltando lo sguardo dall’altra parte.
«Vero…» disse solamente, senza avere il coraggio di dire altro. Ogni sua (finta) sicurezza crollava come niente davanti a lei, che con un occhio attento e la sua spiccata sensibilità era in grado di capire. Forse anche troppo.
A Hermione venne da sorridere nel vederlo così, quasi timido, quasi indifeso e ogni residuo della sua rabbia sembrava svanito.
«Comunque, anche se non mi piace ammetterlo, temo tu abbia ragione. Ron non mi amerà mai e tu sembri averlo capito prima di me.»
Granger che gli dava ragione? Loro che conversavano in maniera normale? Stava forse finendo il mondo? Per Draco sarebbe anche potuta finire, sarebbe stato felice comunque.
«Io ho…?» domandò.
Lei annuì.
«Non siamo proprio fatti l’uno per l’altro. Sono abituata ad avere il cuore spezzato» Hermione tossì, rendendosi conto all’improvviso di aver detto un po’ troppo. «Questo è patetico.»
«L’unico patetico qui è Weasley. Chiaramente non capisce niente, non che sia sorpreso.»
Anche Draco aveva detto un po’ troppo, ma gli era venuto spontaneo e Hermione era arrossita. Quello voleva essere una sorta di complimento?
«Comunque ora me ne vado, non sia mai che qualcuno pensi che siamo amici!» Draco si alzò, cercando di apparire duro e fiero, ma senza riuscirci. Hermione annuì e alzandosi si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Beh… ci vediamo» sussurrò, prima di scappare.
Ci vediamo?
Si sarebbero rivisti? Avrebbero parlato ancora?
Non avrebbe voluto cedere. Era diventato sfiancante combattere contro i suoi ideali, le convinzioni con cui era stato cresciuto, e quel sentimento che divampava come fuoco, rischiando di bruciarlo. Sopprimerlo, nasconderlo, soffocarlo, gli faceva male, psicologicamente e fisicamente. E parlare con lei, avvicinarsi a lei come se fosse normale, era liberatorio.
Come poter di nuovo respirare.
«Cosa mi passa per la testa? Io e Granger… tra noi non può esserci futuro.»
 
 
Draco lo pensava veramente, ma le sue speranze erano tutt’altre. Capì che Granger era quel tipo di persona che concedeva sempre una seconda possibilità, ma non era ingenua e rimaneva sempre sull’attenti. Tuttavia, non ne avrebbe avuto bisogno, perché Draco aveva perso ogni sua voglia di insultarla o trattarla male. Se si trovava insieme ai suoi amici di Serpeverde, si limitava a ignorarla. Lei capiva e faceva lo stesso, perché sarebbe stato difficile spiegare ai suoi amici – a Harry soprattutto – che  Malfoy non era un essere umano così spiacevole. E, infine, capitava spesso che s’incontrassero quando entrambi erano soli e tutte le volte Draco sperava che non facesse domande, ma Hermione era curiosa per natura e a tutto voleva sempre trovare una risposta.
«Cos’è che cambiato?» domandò un giorno. Non avrebbe mai pensato di stringere un legame di quel tipo con Malfoy, che aveva sempre dimostrato odio per quelli come lei. Alle volte pensava che fosse tutto un trucco o una messa in scena, ma col tempo stava imparando a capire che Draco non era cattivo. Anzi, dietro i suoi occhi si nascondevano una sensibilità e una malinconia che non aspettavano altro che essere tirati fuori. Ma Draco teneva ben altro una barriera tra lui e gli altri, tra lui e lei.
«Dovevi per forza chiedermelo, eh?» domandò seccato.
«Beh, mi sembra il minimo. Tu mi hai sempre odiato e ora all’improvviso parliamo come se niente fosse mai successo.»
«Non odio te, odio quelli della tua razza» anche se poi forse non era poi così vero. Ultimamente tutte le sue convinzioni stavano crollando. «Lo faccio per me, per non dovermi più fare del male.»
Hermione non capì, ma capì che non avrebbe apprezzato un ulteriore domanda.
«E tu non sei tanto male per essere un non spocchioso arrogante.»
Draco inarcò un sopracciglio. Non aveva mai avuto paura di dire quello che pensava, lei. Era forte, anche per questo gli piaceva.
«Sì, beh, non dire a nessuno di questo. Che ne sarebbe della mia reputazione?»
«Che ne sarebbe della mia reputazione!» fece eco lei.
Quelli erano dei bei momenti. Dei bei momenti segreti, perché nessuno avrebbe dovuto sapere. Piuttosto ironico e crudele che stesse assaporando un po’ di felicità proprio adesso. Perché la sua felicità aveva i minuti contati, ora che apparteneva a Voldemort, ora che aveva marchiato sulla pelle ciò che avrebbe dovuto rappresentare.
Quelli come lui avrebbero dovuto odiare e uccidere quelli come Hermione Granger. E se fosse stato abbastanza forte o disinteressato, ci sarebbe anche riuscito. Ma oramai era perduto e il suo dolore sarebbe stato fin troppo grande.
 
«Mi vuoi dire che Potter sa di noi
Hermione era arrossita a sentire la parola noi. Era inevitabile (per quanto assurdo) pensare a loro in quel modo, anche se forse era più naturale che pensare a loro come una semplice coppia di amici.
Ma non doveva pensare certe cose.
«Non gliel’ho detto, l’ha capito da solo. E non approva.»
«E chi se ne importa? Non è mica tuo padre.»
Però aveva ragione. Per quale motivo avrebbe dovuto approvare una qualsiasi relazione tra Granger e lui?
«No, ma è il mio migliore amico ed è preoccupato. Perché è fin troppo strano che all’improvviso tu sia diventato gentile con me e…» si morse il labbro.
«Cosa? Parla, Granger.»
«È una cosa assurda, se te lo dico rischi di andare lì da lui e attaccarlo.»
«Oh, diamine» alzò gli occhi al cielo. «Non lo farò, non ho voglia di attaccare Potter o chissà cosa.»
Ed era vero. Quell’anno non si sentiva più lui. Dopotutto, se fosse stato in lui non avrebbe mai parlato con lei. Hermione parve combattuta.
«E va bene, d’accordo! Lui è convinto che tu sia diventato un Mangiamorte. E questo mi sembra abbastanza assurdo, non so perché ne sia così convinto.»
Draco si immobilizzò. E così Potter aveva intuito, dannazione. Ma nessuno gli credeva, dopotutto perché avrebbero dovuto? Era solo un ragazzo, troppo giovane per prendere decisioni del genere. Avrebbe voluto stringersi il braccio, strappare via il segno del suo peccato per poter avere la coscienza pulita. Ma la verità era una soltanto.
«Che assurdità» si limitò a sussurrare Hermione sembrò sollevata.
«L’ho detto anche io che questo è troppo perfino per te.»
Tuttavia Hermione non sembrava convinta al cento per cento. Era quasi come se stesse cercando di convincersi che no, non poteva essere, dopotutto c’era un limite a tutto.
Draco non rispose, ma si ricordò che il suo tempo come ragazzo normale stava per finire. Anzi, era già finito, solo che lei non lo sapeva ancora.
 
«Malfoy, fermati!»
A Hermione non importava più che qualcuno potesse vederla corrergli dietro o che qualcuno la sentisse chiamare il suo nome. Lei meritava di sapere. Perché prima le si fosse avvicinata così tanto, in quei mesi e in quelle settimane, e perché adesso dal nulla avesse deciso di allontanarla. Non avrebbe dovuto sentirsi sorpresa, era sempre stata sull’attenti, fino a quando lui non aveva iniziato a piacerle.
Ma cosa andava a pensare? Uno come Malfoy e una come lei era già tanto che fossero amici. Lui camminava e lei vedeva solo la sua schiena allontanarsi semrpe di più.
Perché mi sono avvicinato a te, pur sapendo che me ne sarei pentita?
Se fosse stata in un’altra situazione, forse…
No, se fosse stata un’altra situazione, magari più tranquilla, non avrei mai trovato il coraggio di fare questo.
Girò a destra ed Hermione fece un salto.
«Aspetta!»
Non sapeva cosa volesse fare, forse insultarlo, colpirlo per averla presa in giro, avvicinarlo a sé con un tentativo disperato.
Ritrovò Malfoy nel bagno dei Prefetti, l’espressione stravolta e gli occhi pieni di… paura, angoscia?
«Perché continui a seguirmi?» sussurrò lui, guardando entrambi attraverso lo specchio. Hermione arrossì e per un attimo desiderò piangere. Avevano creato, senza rendersene conto una routine fatta di chiacchiere e incontri segreti, dove lei si era reso conto che Draco nascondeva una sensibilità molto più profonda di quanto non sembrasse. Mentre Draco non aveva fatto altro che confermare i suoi suggerimenti. Hermione Granger poteva anche essere una Sanguemarcio, ma era colei che lo aveva derubato di qualcosa di molto importante…
«Perché continuo a seguirti? Pensavo avessimo una tregua… o qualsiasi altra cosa fosse!» esclamò.
Per favore, non rendermi le cose più difficili.
«Sì. Beh… ho cambiato idea… Noi non possiamo continuare a frequentarci, ma immagino che non ci sia bisogno di spiegarti il perché.»
Hermione invece voleva saperlo eccome. Perché Draco non aveva mai mentito tutte le volte che era stato con lei, anche solo per una veloce chiacchierata. Le aveva mostrato, senza rendersene conto, un lato di lui nascosto a molti occhi.
Ma adesso, adesso stava mentendo eccome.
Con le labbra serrate si avvicinò, gli strinse il braccio e lo costrinse a voltarsi.
«Non mentirmi, oramai ho imparato bene a capire quando lo fai! Cosa è successo? E non dirmi che è perché sono una Sanguemarcio, perché questo è stato chiaro sin dall’inizio.»
«Non sono quello che credi.»
Gli sembrò di aver gridato, invece era stato solo un sussurro.
«Che cosa vuol dire?»
Sciocca, sai bene cosa vuol dire. Non è al suo brutto carattere che si riferisce e non alle sue convinzioni. È qualcosa di molto peggio.
«Se per qualche strano motivo adesso io ti piaccio o peggio, se ti sei innamorata di me, sappi che hai fatto una cosa molto stupida.»
Hermione lo colpì sul viso. Era il minimo, se lo era maritato. Ma non era per il motivo per cui pensava, non era perché si sentiva presa in giro, ma perché aveva paura. Paura che i suoi timori e le parole di Harry fossero vere.
«No, sta zitto, Non puoi, tu non puoi… fare così…»
Strinse la sua camicia già sgualcita e posò le labbra sulle sue in un bacio disperato, furioso. Erano calde e lui aveva così freddo. Portò una mano tra i suoi capelli ed Hermione non capì se volesse allontanarla o tenerla vicino a sé.
La storia più vecchia del mondo, che cosa patetica. La brava ragazza che si innamora del cattivo ragazzo che dovrebbe odiarla. E lei c’era cascata, lei così geniale.
Draco ansimò e si allontanò appena. Aveva immaginato tante volte come sarebbe stato baciarla ma non aveva mai sperato di poter avere un momento del genere. Hermione corrugò la fronte.
«Miravi a questo? Volevi piacermi?»
Ci sono tante cose che vorrei e che non posso avere. Ma Granger, tu mi rendi tutto così difficile.
«Se non vuoi vederlo, te lo farò vedere io.»
Hermione indietreggiò e lui sollevò la manica della camicia, mostrando il segno reale e tangibile dei suoi peccati. Il simbolo dei Mangiamorte sulla sua pelle. Hermione fece una smorfia e fu assalita da un senso di nausea acida. Perché era sorpresa? Dopotutto era stata lei a non voler vedere ciò che era ovvio. Era lei che si era affezionata a un Mangiamorte, pur sapendo cosa facevano quello come loro a quelle come lei.
«Tu… perché?» ansimò. «Perché ti sei avvicinato a me? Perché l’hai fatto se… sei come loro!» lo accusò.
Non capiva. Perché farsi così male? A sé stesso, ad entrambi? Draco sospirò, non potendo impedire ai suoi occhi di divenire lucidi.
Cosa m’importa, dopotutto, di essere forte? Oramai è andato tutto perduto.
«Perché solo ora ho capito come fare. Se fossi più forte, avrei evitato. Ma io non sono forte, Hermione.»
Le passò accanto e lei non ebbe il coraggio di voltarti.
«Che ne sarà di tutto questo?» domandò con l’impazienza di una bambina.  Se si fosse voltata, avrebbe visto la figura ora ricurva di Draco.
«Le cose andranno com’è giusto che vadano. E dopo, chissà.»
Si chiese cose volesse dire, ma capì ben presto che Draco ne sapeva tanto quanto lei. Si lasciò cadere in ginocchio, singhiozzando, perché era stata così stupida e irrazionale. A qualche metro da lei, Draco versava le stesse lacrime.

Nota dell'autrice
Brevissima nota, devo ringrazire Cress che mi ha dato una mano perché io di storie Dramione non ne ho mai scritte. Beh, adesso sì e sto ancora realizzando lol.

 
   
 
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