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Autore: NPC_Stories    07/12/2021    2 recensioni
O come Dora e Rupert Honeycomb sono sopravvissuti alla propria infanzia.
Grossomodo.
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Autore: NPC_Stories
Genere: dark fantasy, lore. Storia che spiega - o meglio, non spiega, racconta in modo sibillino - l'origine della maledizione degli Honeycomb.
Nota: Yidhra è una figura che viene dai miti di Cthulhu. Per sapere come l'ho importata narrativamente in Forgotten Realms nelle mie campagne e nelle mie storie, rimando a questa pagina.




La maledizione degli Honeycomb



Nessuno può amare più di chi ama incondizionatamente, senza speranza di essere ricambiato. Nessuno può amare più di chi ama una dea.
E come potevo non amarla? Sapevo che mi aveva dato la vita, aveva dato la vita a tutti noi, o almeno è quello che mi avevano sempre insegnato i sacerdoti fin da quando ero bambino. La terra su cui poggiavamo i piedi era la sua casa, il grano che cresceva nei nostri campi era la sua benedizione, gli animali da cui traevamo nutrimento erano scintille di vita che emanavano da Lei. Yidhra, la nostra Grande Madre. La signora dei cicli naturali, custode di tutto ciò che è vivo.
Yidhra, che ci aveva insegnato che la natura è un equilibrio di gentilezza e sopruso, unità nella propria comunità e diffidenza verso gli altri. Yidhra, che sapeva benissimo - lo aveva osservato guardando noi piccoli umani, ma anche gli animali e i mostri e ogni cosa viva - che la naturale pulsione di ogni creatura è sopravvivere dominando il suo ambiente.
Yidhra, che prometteva quel potere - quel dominio - ai suoi fedeli seguaci.
L'abbondanza delle messi e delle mandrie era un suo dono, ma c'era di più per chi osava chiedere di più. Per chi aveva il coraggio e la devozione necessaria per sacrificare qualcosa.
Posso dire senza falsa modestia di essere stato il suo miglior sacerdote, il migliore che abbia mai avuto e il migliore che per sempre avrà. Non c'è limite alle cose che ho fatto e che avrei fatto per lei, per ciò che lei mi dava, ma anche solo per manifestare la mia gratitudine per la sua esistenza. Era amore. È amore.
Essere stato scelto per la trasformazione definitiva, sentirmi decostruito solo per poi essere ricostruito al suo fianco, è stato il momento più alto della mia esistenza. Non ha importanza se ora il mio corpo non è più riconoscibile, non è più umano. Sono il suo servitore, nient'altro ha importanza.
Perfino quando è stata cacciata dal mondo, quando altre divinità della natura - meno coraggiose, meno inclusive - hanno soppiantato completamente il suo culto, io sono riuscito a seguirla nei reami lontani in cui si è rifugiata. Perfino quando è caduta in uno stato quiescente, il sonno profondo degli dèi, io sono riuscito a trovare la sua manifestazione onirica nel mondo dei sogni.
Anche lì lei è una regina. Non potrebbe essere diversamente. Questa è la sua natura. Il suo destino.
Il mio destino invece è appeso a un filo. Sono nato umano e noi umani siamo come candele: bramiamo la luce e il calore, per questo ci avviciniamo a Lei, ma il suo fuoco divino ci trasforma. Distorce i nostri corpi, che come cera molle diventano malleabili, duttili e mutaforma. Questo è il suo grande dono. Ma ci consuma, anche.
I sacerdoti di Yidhra vivono in gloria e accettano il cambiamento del loro corpo, ma anche quello della loro mente. La gente comune ci chiama folli. La grandezza appare come follia agli occhi degli ignoranti, ma è vero che tanta grandezza non può essere contenuta in una mente umana. C'è una ragione per cui viene confusa con la follia, ma la colpa è dei nostri limiti.
E anche se sono vissuto per migliaia di anni al suo fianco, prima come sacerdote e poi come suo strumento, divenendo quello che gli sciocchi mortali chiamano aberrazione, assumendo ogni forma naturale o preternaturale che lei volesse, alla fine io sono ancora sempre io. Perché io, il suo più antico servitore ancora in vita, ho trovato un modo per superare i limiti della mia mente. Un modo che ha suscitato il divertimento della mia dea - o almeno, della sua immagine onirica, la mia Regina di Cuori - e che l'ha spinta a farmi assumere la forma esteriore di un coniglio.
La prole.
Una marea, un esercito, una folla che può esistere solo grazie alla Sua abbondanza. Una lunga catena di discendenti che a loro volta hanno avuto figli, nipoti. Non ho mai avuto una moglie, un sacerdote di Yidhra poteva essere devoto solo alla dea, ma ho avuto molte amanti nella gioia orgiastica delle feste dedicate a Lei. Ho avuto molti figli. Le donne facevano a gara per giacere con un sacerdote che aveva il pieno favore della dea.
Questo può sembrare immorale alle genti di oggi, ho visto come vivono, ma secoli fa - millenni fa - questo era normale. La specie umana era ancora giovane sul mondo di Toril, dove sono nato, ed era minacciata da grandi imperi di non-umani, mostri, draghi. Non si badava ai dettagli, si cercava solo di fare quanti più figli possibile sperando che avrebbero ereditato il mondo.
E i miei figli, posso dire con orgoglio, sopravvivono ancora oggi. Molte famiglie in tutto il mondo portano la mia traccia di sangue, ma non tutti portano ancora con sé la mia eredità.

È stata chiamata maledizione, sicuramente da qualche bifolco ignorante, ma non è così. Io sono troppo vicino alla fiamma divina, la mia mente - seppure immortale - rischia di sciogliersi. Dividere il fardello attraverso i legami di sangue è l'unico modo che mi permette di mantenermi lucido. La mia eredità è più forte quando viene trasmessa dalle mie figlie, ma si indebolisce in poche generazioni quando viene trasmessa per linea maschile. E le mie figlie, custodi e spesso portatrici sane, sono meno prone agli squilibri rispetto ai miei figli maschi. Quanto è vero che le donne sono più vicine a Yidhra!
Mi piace pensare che non si tratti di una linea di follia che viene trasmessa con il sangue, ma di una potenzialità. Mi piace pensare che i miei discendenti abbiano una mente aperta ai sussurri dell'altrove, abbiano più possibilità degli altri di sentire la voce distante di Yidhra, anche se ormai sul mio antico mondo è ridotta a meno di un sussurro del vento. Quanto mi renderebbe felice sapere che la sua benedizione tornerà a risplendere sulla mia famiglia, sul mio mondo!
Ma tocca anche a me fare in modo che accada. La mia Regina di Cuori, la mia amata, la mia padrona, mi ha dato l'importante compito di riportare il Suo culto nel mondo. È riuscita con la sua grande intelligenza a far scavare un passaggio per me, un passaggio che mi consenta di tornare sul Piano Materiale anche se non dovrebbe essermi consentito.
Ricostruirò il Suo culto. Ripartirò dalle campagne, da dove tutto è cominciato. Io so che la gente ha bisogno di Lei. So che è il momento che una vera dea della natura torni nel mondo, una dea che abbraccia tutti, tutto ciò che è vivo, senza fare stupide distinzioni morali. So che è il momento che una dea onesta torni a parlare alla gente comune, torni a parlare di natura umana, equilibrio, prevaricazione, scambio equivalente, e di tutto ciò che appartiene alla verità.
La Regina di Cuori sa che, se il culto di Yidhra tornerà abbastanza forte da risvegliare la dea dal suo torpore, lei stessa scomparirà perché è soltanto una manifestazione onirica; ma lo accetta in cambio di un bene più grande ed è anche per questo che la amo. So che siamo accomunati da un uguale amore verso Yidhra e verso l'intera esistenza.
Spero solo che anche i miei discendenti capiscano l'importanza di questa missione e che un giorno possano udire la mia voce e la Sua.

   
 
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