I can’t hate you
L’autunno
ormai era iniziato da qualche tempo e in quella sera il cielo era ricoperto da
nuvole che oscuravano la luna e le stelle. Tutto nella foresta era bagnato
dalle piogge frequenti e un vento impetuoso infuriava tra le fronde degli
arbusti.
Due
persone stavano saltando tra i rami della folta foresta e indossavano la divisa
della squadra anbu: pantaloni neri aderenti,
maglietta senza maniche dello stesso colore che metteva in mostra il tatuaggio
scuro sulla loro spalla destra, sopra possedevano una protezione bianca lunga
fino alla bocca dello stomaco, per coprire i punti vitali e si univa con delle
spalline sulla parte posteriore, il tutto completato dalla maschera bianca che
nascondeva il loro viso e le loro identità.
«Dobbiamo
tornare a Konoha per far rapporto alla signorina Tsunade» disse una voce
femminile mentre saltava da un albero all’altro.
La
compagna annuì distratta e osservò il cielo scuro, quando sentì una goccia di
pioggia posarsi sul suo braccio destro.
«Sta
per piovere» sussurrò.
«Siamo
quasi arrivate» continuò l’altra.
Appena
terminò la frase, si accorse che la sua collega si era fermata sul ramo di un
albero, così si bloccò e si voltò verso di lei ma non riuscì a vederle il volto
che era coperto dalla maschera bianca da gatto: completa di orecchie, dei
piccoli fori per gli occhi e una linea nera, dritta per rappresentare la bocca.
Quest’ultima portò le mani al volto e sollevò sulla testa ciò che la copriva,
mostrando i suoi lineamenti perfetti, gli occhi azzurri con un’espressione preoccupata
e i capelli biondi simili a fili d’oro, raccolti in una coda alta che le
incorniciavano il viso, dandole un aspetto angelico.
«Che
cosa succede?».
L’altra
non si levò la maschera e rispose atona all’amica:
«Vai
avanti tu, io ho da fare ora».
«Perché
non vuoi tornare a Konoha?! Sono due anni che non entri nel Villaggio».
«Io
non ritornerò mai più in quel posto».
«Quel
posto è la tua casa! Dove sei nata, ci siamo conosciute, vivevi con la tua
famiglia e i tuoi amici, hai studiato per diventare ninja, dove sei sbocciata e
hai imparato cos’è l’amicizia, l’affetto, il coraggio e… l’amore!».
«Appartiene
tutto al passato… Sono rimasti solo ricordi dolorosi in quel posto pieno di
traditori, bugiardi e falsi».
«Non
riesco a credere che tu possa dire queste cose. Tu non hai mai superato quello
che successe tempo fa» rispose tristemente la bionda, guardando verso il basso.
«Ino…
Io ho superato tutto ed è per questo che continuo a combattere».
«Stai
mentendo non solo a me, ma anche a te stessa! Dov’è finita la persona dolce,
timida e spensierata che era in te, Sakura Haruno?» urlò la Yamanaka.
«È
morta tanto tempo fa… Mi dispiace Ino».
«Sei
solo un’egoista e una codarda! Non ritorni a Konoha perché ti ricorda Sasuke e
Naruto! Non hai mai superato quello che è accaduto con loro e con il tuo
comportamento fai soffrire gli altri!».
«Fai
silenzio! Tu non capisci tutto quello che ho passato, come mi sono sentita a
essere abbandonata da entrambi i miei compagni di squadra!» la interruppe urlando
la rosa.
«Anche
adesso stai facendo la codarda, nascondendo il tuo viso! Non hai il coraggio di
mostrarmelo e di guardarmi dritta negli occhi!».
L’altra
portò la mano destra alla maschera e la sollevò mostrando il suo viso. Ino
appena la vide in volto rimase scioccata, si portò entrambe le mani alla bocca
e un fiume di lacrime cominciò a rigarle le guance.
«Sakura…
Cos’hai fatto? Perché…» sussurrò tra i singhiozzi.
La
ragazza aveva i capelli rosa che non le arrivano alle spalle, gli occhi verdi
smeraldo, vuoti e aveva una linea rosa scura, verticale che partiva dal
sopracciglio fino allo zigomo destro. Una cicatrice.
«Un
ricordo che mi ha lasciato Orochimaru quando l’ho ucciso, ma non mi ha
danneggiato l’occhio» spiegò con uno sguardo freddo.
«Quando
è accaduto?».
«Stavo
cercando Sasuke per ucciderlo ma ho trovato il suo maestro e ho deciso di
vendicarmi anche di lui. La prossima volta è il turno dell’Uchiha e poi
finalmente potrò riposare».
«Sakura
non è stata colpa sua se Naruto è morto».
«Non
ti azzardare a nominare il nome di quel bastardo in mia presenza! Naruto mi ha
abbandonata esattamente come ha fatto Sasuke, per questo si è meritato di
morire e presto lo raggiungerà anche l’Uchiha che se n’è andato quando ero
sola, debole e avevo più bisogno di lui! Li odio!».
Ino
la guardò sbarrando gli occhi e meravigliata di aver visto dopo tanto tempo una
qualche reazione da parte della rosa. L’Haruno si accorse che aveva iniziato a
piovere e ne era felice perché le sue lacrime venivano cancellate e in qualche
modo sperava che le sue colpe fossero perdonate.
«Naruto
si è sacrificato per il Villaggio e per tutti noi! Dovresti essergli
riconoscente stupida fronte spaziosa!».
La
ragazza al sentire quel soprannome ricordò l’amicizia cui aveva rinunciato per
amore dell’Uchiha e come lui l’avesse poi ripagata: abbandonandola su una
panchina nel cuore della notte con un semplice grazie per poi sparire per
sempre e fregandosene di lei e Naruto. Naruto. Il ragazzo che rappresentava la
sua famiglia dopo che i suoi genitori erano morti in un incendio e gli aveva dato
tutta la sua fiducia, ma alla fine se n’era andato in una missione suicida
abbandonandola anche lui.
«Sakura
non puoi uccidere Sasuke! Lo so che lo ami ancora nonostante tutto quello che è
accaduto e penso che sia proprio per questo che lo odi. Lui è l’ultima persona
legata al tuo passato felice e dovresti essere capace di perdonarlo… Sono
sicura che lui si sia pentito del suo gesto».
«Sicuramente»
rispose ironica l’altra e mettendosi a ridere.
«Te
ne pentirai se porterai a termine il tuo piano».
«Non credo.
Poi… Cosa ti fa pensare che lui si sia pentito di avermi lasciata sola al
mondo?».
«Perché
me l’ha detto… Lui è tornato al Villaggio e sta combattendo al nostro fianco».
La
giovane rimase sorpresa da quella frase ma presto nel suo cuore si fece spazio
l’odio e si rimise la maschera sul volto.
«Ora
devo andare. Addio Ino pig e grazie di tutto» le disse malinconica saltando da
un albero all’altro.
«SAKURA!!!».
L’amica
urlò sotto la pioggia battente mentre piangeva disperata, perdendo tutte le
speranze.
La
rosa continuò ad andare avanti e ormai era tutta bagnata: i vestiti le si erano
appiccicati alla pelle e i suoi capelli erano fradici. Arrivò in una radura con
un prato verde, circondata da alberi alti e su uno di essi, riconobbe la figura
di qualcuno, così si fermò e lo sconosciuto le si avvicinò: un uomo dai capelli
neri e spettinati, magro, alto con una carnagione chiara e gli occhi molto
scuri.
«Chi
sei?» le domandò impassibile.
«Non
riesci neanche a riconoscere la tua ex compagna di squadra?» rispose
impassibile.
«Sakura?».
«Allora
ricordi il mio nome… Uchiha».
Lui
la osservò e non potè fare a meno di notare quanto
lei fosse cambiata e in quel momento avevano entrambi ventitré anni.
«Sei
cambiata Sakura».
«Non
sono più l’ingenua e la debole di tempo fa».
«Perché
non ti togli la maschera, così potrò vedere con i miei occhi questo tuo
cambiamento».
Lei fece
come le era stato detto e il ragazzo rimase sbalordito dalla cicatrice che
portava sul volto e dall’espressione piena d’odio che riconosceva come quella
che aveva avuto lui tempo prima.
«Sei
pronto a morire Uchiha?» chiese lei mentre prendeva la maschera e la lanciava
da una parte.
«Sakura
lo so che non avrei dovuto andarmene in quella notte di tanti anni fa ed è
stato il più grande errore della mia vita, spero che un giorno tu mi possa
perdonare e non voglio neanche che tu faccia i miei stessi errori perché
accecata dalla vendetta. Io non sono ancora pronto per morire e sarebbe troppo
semplice, voglio rimediare ai miei errori. Per favore ripensa a tutti i momenti
felici che abbiamo trascorso insieme in passato e ritorna con me a Konoha per
iniziare una nuova vita».
«Sai
Sasuke, in questi anni ho imparato che la gioia che si prova in passato poi
scompare, invece il dolore è qualcosa che rimane nel tempo ed è per questo che
non posso fare come dici tu. Io ti odio».
La
giovane cominciò ad attaccare il moro che cercava di evitare i suoi colpi
spostandosi, ma lei era troppo veloce e presto ricevette un pugno nello stomaco
che lo fece finire contro il tronco di un albero. Sakura gli si avvicinò con un
kunai tra le mani, s'inchinò e lo trafisse in un fianco senza che lui opponesse
resistenza. Sasuke aveva un’espressione dolce e le accarezzava i capelli rosa
sotto gli occhi sbalorditi della giovane che era confusa e le lacrime cominciarono
a rigarle il viso.
«Sakura
Haruno io ti amo più di qualsiasi cosa e sei la persona che ho sempre cercato
di proteggere, per questo me n’ero andato. A quel tempo pensavo fosse la cosa
migliore, ma ora capisco che è stato solo un grande sbaglio» le disse
affaticato.
La ragazza
lasciò il kunai piangendo, si alzò e tirò un pugno al tronco dell’albero
davanti a lei, distruggendolo.
«Perché?
PERCHÉ!!! Io non riesco a non amarti e ti odio con tutta me stessa per
questo!!!» urlò sotto la pioggia.
Il
moro estrasse il kunai dal suo stomaco e nonostante perdesse molto sangue, si
avvicinò alla rosa e le prese le mani che avevano cominciato a sanguinare. Poco
dopo l’abbracciò e lei lo lasciò fare, stanca di cercare di odiarlo e
ucciderlo, arrendendosi ai suoi sentimenti.
«Torniamo
a casa Sakura».
L’Uchiha
ignorò il dolore allo stomaco, la prese in braccio e si diresse al villaggio
che era nelle vicinanze e in quella notte di pioggia, i due ragazzi
cominciarono una nuova vita insieme.
Ciao a tutti!! Mi è venuta in mente questa one-shot mentre ascoltavo la canzone “I hate evrything about you” dei Three Days Grace così l’ho scritta e ho
pensato di pubblicarla. Spero vi sia piaciuta ^^ Alla prossima!!
Angel23