10/12/2021
2 recensioniUn diverso tipo di famiglia
Yamaguchi Tadashi era cresciuto senza un padre, ma non era mai stato un problema per lui. La madre non gli aveva mai fatto mancare nulla e si rendeva conto che non poteva sentire la mancanza di qualcosa che non aveva mai avuto.
Sua madre era sempre stata una donna "libera", una di quelle persone che pensavano che una relazione fosse troppo opprimente e che viveva alla giornata.
Tadashi era tutto l'opposto con il suo carattere timido e la sua relazione stabile con Kei fin dal liceo. Nonostante ciò non avevano mai avuto problemi, né discusso seriamente per qualcosa, o almeno, non fino a Emiko.
Tadashi aveva venticinque anni, viveva tranquillo con il suo ragazzo e aveva un lavoro stabile. Avevano in mente tantissimi progetti insieme e non pensava di poter desiderare altro nella vita.
Fu in una di queste tranquille sere che sua madre lo chiamò e lo informò che avrebbe avuto una sorellina.
Tadashi l'aveva sempre lasciata a fare tutto, non aveva mai giudicato il suo modo di vivere. Ma quello gli sembró troppo, quello fu ciò che lo fece esplodere.
Litigarono a telefono per ore, con Tadashi che continuava a dirle che non gli sembrava il caso avere una figlia alla sua età solo perché "voleva fare qualcosa di diverso".
-Inoltre, immagino che anche lei non avrà un padre!- ruggì a un certo punto.
-Cosa importa? Sei venuto su bene anche senza una presenza maschile.
Litigarono e litigarono, ma nessuno dei due cambiò opinione.
Cinque mesi dopo nacque Emiko. Una bambina dai capelli mossi e scuri, gli occhi chiari che dovevano essere del padre e le lentiggini.
Tadashi non era un mostro e, per quanto non fosse stato d'accordo con la scelta di sua madre, sarebbe stato impossibile per lui non affezionarsi a quella bambina.
Certo, non avrebbero potuto avere un normale rapporto tra fratelli, non quando si scambiavano di venticinque anni e non avrebbero vissuto sotto lo stesso tetto, ma non aveva alcuna intenzione di rinunciare a quel rapporto, anche se si vedevano solo per poche ore a settimane.
E infine… accadde l'impensabile.
Tadashi era a lavoro nel bel mezzo della settimana quando lo chiamarono per dirgli che sua madre era morta in un incidente d'auto.
All'inizio non comprese la situazione, la sua mente non riusciva ad apprendere davvero quelle parole.
Poi fu tutto estremamente confuso… lui che andava a riconoscere e confermare il corpo, lui che andava a prendere Emiko di soli due anni all'asilo e sempre lui che cercava di spiegarle perché la mamma non sarebbe più potuta stare con loro.
Fu difficile, sia diventare il tutore legale di quella bambina sia capire come affrontare la sua vita ora che era stata completamente stravolta. Ma aveva Kei al suo fianco e insieme riuscirono a superare ogni cosa.
-Dashi- chiamò piano la bambina facendolo destare dal proprio sonno.
Yamaguchi ci mise qualche secondo a riconnettersi alla realtà, sentì Tsukishima muoversi al suo fianco nel loro letto, segno che anche lui aveva sentito quella voce.
-Ehy…- sussurrò piano quando vide dalla sveglia analogica che erano le tre di notte ed Emiko in piedi sul bordo del letto, il peluche che le aveva regalato la mamma stretto al petto e gli occhi lucidi.
-Hai fatto un incubo?- continuó a sussurrare mentre scostava la coperta e la invitava a salire.
Lei tirò su con il naso e annuì.
-Va tutto bene, sei al sicuro adesso.
Yamaguchi la sistemó al centro tra i due in modo che non potesse cadere durante la notte, coprì nuovamente entrambi e le baciò la fronte.
-Perché la mamma mi ha lasciato sola?
Tadashi la strinse ancora di più ripetendo quella conversazione che facevano da ormai tre mesi, ma che per una bambina così piccola era una problematica ricorrente.
-Lei non voleva lasciarti, sono state delle persone cattive che l'hanno portata via. Ma ora è in un bel posto, te lo giuro Emiko, solo che non può tornare.
La bambina singhiozzó -Tu mi lascerai?
-Non potrei mai lasciarti, Emi.
-Ma hai detto che neanche la mamma voleva, però l'ha fatto.
Yamaguchi si morse le labbra impossibilitato a trovare un'immediata risposta a quelle domande.
Fu Tsukishima ad avvicinarsi a loro, mettere una mano sulla testa di Emiko e affermare -Tadashi non ti lascerà. Nessuno gli farà del male, ci sono io a proteggerlo.
-Davvero?- la bambina si voltò verso di lui con due enormi occhioni speranzosi.
-È una promessa- il biondo le porse il mignolo che subito la bambina strinse con il proprio.
-Però non lasciarci neanche tu- chiese con uno sguardo basso e imbarazzato.
-Nessuno lascia nessuno- concluse Tadashi muovendosi verso il proprio fidanzato e trovando una posizione che fosse comoda per far dormire tutti e tre -siamo una famiglia adesso, ci prenderemo cura l'uno dell'altro.
Era ormai una consapevolezza di entrambi gli adulti quella. Kei e Tadashi non avrebbero mai utilizzato la parola figlia per definire Emiko, poiché lei sarebbe sempre stata la sorellina di Yamaguchi, ma non per questo non si sarebbero comportati con lei come dei genitori. Sarebbero stati la sua famiglia, il suo punto di riferimento.
Emiko sembrò calmarsi, baciò entrambi gli uomini e si sistemó meglio tra di loro per dormire. I due adulti sapevano che quelle paranoie sarebbero tornate a un suo nuovo incubo, ma sapevano anche che sarebbero stati lì pronti a prendersi cura di lei.
Quando esisteva un legame simile, nomi come figlia o sorella diventavano solo una semplice etichetta. Una famiglia poteva essere formata in mille modi diversi e quella era la loro.
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