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Autore: Spensieratezza    10/12/2021    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sam non avesse mai perso l'anima?
Dean e Sam insieme ai loro amici, non faranno altro che attraversare salti quantici per tutta la storia e impareranno un sacco di cose su loro stessi e gli altri.
Scusate, nell'ultimo capitolo ho confuso i nomi, come al solito. Castiel non ha cambiato partner ovviamente. Sta sempre con la stessa persona, ho solo sbagliato a scrivere.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il salto quantico'
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Erano passati tre mesi Jack, Adam e Damian avevano deciso, con la passione dei loro vent’anni, di fare quel viaggio intorno al mondo, per adempiere a quella che ormai vedevano come la loro missione.

Crowley non fu molto contento della cosa inizialmente perché desiderava passare quanto più tempo possibile con suo figlio e recuperare ll tempo perduto, ma poi, quando videro tutti quello che avevano realizzato e costruito i tre ragazzi, Sam, Dean, e tutti gli altri ne erano davvero molto orgogliosi.
 
Adam, Jack e Damian scoprirono che la lingua universale non era una lingua sconosciuta da imparare, o meglio, era una lingua sconosciuta da imparare, ma che non necessitava uno studio a memoria di vocaboli diversi e stranieri, perché per impararla davvero, era necessario affidarsi al CUORE. Era come una nuova telepatia, potevi impararla solo se il tuo cuore era aperto, non necessitava di parole, ma di empatia e altruismo, ed era importante conoscere il vero sé, accoglierlo e coccolarlo come un bambino, perché solo se lo facevi con te stesso, saresti riuscito a comprendere l’altro.
 
I tre ragazzi, spiegarono a più popoli possibili, quanto fosse importante comprendere che il significato stesso della comprensione era andato distorto nei secoli. Comprensione nel nostro  mondo non significava più quello che significava un tempo lontanissimo, quasi irrecuperabile.

Comprensione significava letteralmente “conoscere il senso profondo di una cosa.”

Questo significato si era andato perso, distorto dalla psicologia e dal desiderio inenarrabile e frustrante di essere CAPITI.

Comprensione non significava più cogliere il senso profondo di qualcosa, ma FARSI CAPIRE dall’altro e quando questo non accadeva, si precipitava nello scoramento e nell’autodistruzione e purtroppo accadeva sempre più spesso, perché non si parlava più per capire l’altro, ma per farsi capire e purtroppo, per convincere l’altro che la ragione stava dalla propria.
 
“Pretendiamo che l’altro ci capisca e quando questo non avviene, ci sentiamo svuotati e soli, ma allo stesso tempo non abbiamo veramente voglia di capire l’altro! Cerchiamo risposte al senso della vita, ma non abbiamo nessuna voglia di studiarne il senso, cerchiamo il senso della morte, ma non ci importa come funziona il nostro corpo giacchè siamo ancora VIVI e non ci importa come si comportano le nostre cellule, fino a che queste non si ammalano. Il male del nostro mondo non è mai stata la morte, ma l’ATTENZIONE, LA POCA ATTENZIONE.” diceva Adam a una platea in strada.
 
Grazie alla loro sensibilità, sempre più persone e sempre più popoli, vennero ammaliati da Jack, Adam, e Damian, dalla capacità loro di saper dire le cose con una semplicità estrema e grazie al coraggio di dire cose che la massa non avrebbe mai avuto il coraggio di dire.
 
I tre ragazzi non sapevano neanche come ci riuscivano, ma sentivano di aver effettuato una specie di “salto quantico.” Sempre più gente cambiava mentalità o comunque la modificava, dopo averli conosciuti, erano un po’ meno giudicanti nei confronti delle culture diverse, perché i ragazzi si impegnavano, non a imporre la loro idea, ma a far comprendere cosa c’era dietro quella cultura e quel pensiero.

Senza neanche accorgersi di farlo, le persone cominciarono a diventare più connessi con il loro prossimo, più benevoli, meno giudicanti, riuscivano a comprendersi di più, era come se avevano davvero imparato una nuova lingua, che non era fatta di vocaboli, ma di comprensione.
 
Erano consapevoli i ragazzi, che purtroppo questo non bastava a estirpare il male e che forse non sarebbe stato mai possibile farlo, perché per riuscirci, avrebbero dovuto forse far comprendere cosa fosse nella sua essenza più profonda e questo non era possibile, giacchè millenni di cultura e di preconcetti avevano influenzato la popolazione globale, confondendola, con i concetti che non tutto quello che sembrava male , vuol dire che lo era, o con il fatto che purtroppo a volte eri obbligato a fare del male, altrimenti il mondo sarebbe andato allo sfacelo, - facendo l’esempio del mangiare carne animale – e non avrebbero quindi mai accettato di concentrarsi a capire una cosa così importante, che li confondeva o su cui non avevano certezze. I ragazzi non erano sicuri di averlo capito neanche loro e non volevano rischiare di impantanarsi in qualcosa di più grande di loro. Magari sarebbe arrivato un giorno che la popolazione mondiale avrebbe capito davvero cosa fosse il male e magari avrebbe potuto anche sconfiggerlo, ma non era ancora giunta questa era.
 
Nel frattempo avevano raggiunto comunque ottimi risultati. Tantissimi stati esteri si riunivano desiderando discutere delle loro culture diverse, non più ferme sulle loro o giudicanti, ma sinceramente interessate e incuriosite da culture tanto diverse dalla loro e ansiose di fare dei cosiddetti scambi, perché è solo quando ti metti nei panni di qualcuno che riuscivi a capirlo.
 
Oltre al vestiario, i tre ragazzi erano riusciti a convincere popolazioni diverse, anche a provare religioni e cucine diverse, ecco dunque che per un po’ ci fu una piacevole confusione in America, visto che molti ristoranti per capire meglio l’Italia, avevano cominciato a cucinare nei ristoranti la cucina italiana, oppure nazioni che erano abituate a praticare il buddismo, si erano dedicati a studiare il cristianesimo e viceversa.
 
Le scuole avevano deciso di studiare non solo una religione, ma più religioni e anche questo era considerato un grandissimo passo in avanti, per un mondo futuro più libero.
 
 
“Sono così tanto fiero dei nostri ragazzi, mi domando quindi, se è questa la famosa lingua universale.” Disse Dean, mentre si stavano avviando verso un albergo.

“Io credo che non ci siamo ancora, ma che ci stiamo avvicinando a capirla, a comprenderla e a impararla, siamo un po’ come delle radio che dobbiamo sintonizzarci su una frequenza, hai presente quando la ricezione è bassa e si sentono dei rumori assordanti? Ecco, prima non si sentiva proprio NULA, non si riusciva a trovare neanche la stazione, adesso..è come se avessimo trovato la stazione, ma la ricezione è ancora bassa, però si sente qualcosa…ci vorrà ancora molto tempo, prima di stabilire una connessione perfetta e senza disturbi di frequenza! Ma è comunque un grandissimo passo in avanti, fino a qualche tempo fa, il massimo problema era se mettere il crocifisso a scuola o no, o se fosse giusto andare a messa tutte le domeniche e la diversità era vista come uno sfregio inammissibile. Ora invece la diversità incuriosisce, è una cosa meravigliosa!”

“Sarebbe ancora più bello se riuscissero anche a capire che l’amore è meraviglioso e che non vanno giudicate delle persone che si amano!” disse Dean con una nota vaga di amarezza.

Sam sorrise e si intenerì, gli prese il viso tra le mani e gli disse. “Lo capiranno, con il tempo…un giorno, lo faranno, Dean.”

“Amare è così bello..non sanno cosa si perdono, e pensare che potrebbero essere felici anche loro, se non perdessero il tempo a odiare.”

Sam lo baciò in un modo dolcissimo.
“Dai, entriamo.” Disse Sam staccandosi a malincuore.
 
 
 
“Ohh, ma guarda chi si vede, Sam, Dean!!” disse Dorotea al bancone dell'albergo.
“Ciao Dory!” la salutarono loro, entrando.

Dorotea era la mamma di Amara, sia lei che il padre gestivano l’albergo e Sam e Dean erano voluti andare proprio lì per una visita.

Sapevano che i genitori si erano gradualmente abituati al fatto che la loro figlia stesse con Chuck, anche se all’inizio avevano fatto fatica ad accettare il fatto che Amara ormai risiedeva quasi in pianta stabile in Paradiso.

“Una stanza e due letti, grazie.” Disse Dean.
La donna li guardò stranita e poi rispose, sbuffando.

“E che serve il secondo? A riempire lo spazio per i vostri vestiti?”

Dean rimase talmente scioccato che non seppe cosa replicare, Sam non potè astenersi dal ridacchiare sotto i baffi, divertito.

“I ragazzi sono fratelli, Dory.” Disse il marito Matt, che non guardò neanche in faccia i ragazzi mentre scribacchiava qualcosa alla scrivania.

“Ah già, è vero.” Disse lei con finto tono sorpreso. “Vogliate scusarmi. Arthur!! Occupati delle valigie dei signori, per favore.” disse lei rivolgendosi all'uomo incaricato di portare le valigie.
“Non ce n’è bisogno, facciamo da soli.” Disse Sam.

“Insisto, per una volta che venite a trovarci..questa è la vostra chiave per la stanza matrimoniale.” Disse dando loro la chiave con un sorriso.

L’espressione di Dean fu così comica che il marito di Doris scoppiò  a ridere.

“Ragazzi, noi non siamo giudicanti, non lo eravamo neanche prima, ma suppongo che avere una figlia, fidanzata con una divinità, apri ancora di più la mente.” Disse il marito, all’orecchio di Dean.

Dory si avvicinò con un sorriso.

“E poi vi abbiamo visti dalla finestra. Che rimanga tra noi, io lo sospetto da quando vi ho conosciuti.”

Questa volta anche Dean si lasciò andare a un risolino.

“Scusateci, ma ci avete sorpreso…noi, non..ci aspettavamo, siete delle persone davvero ECCEZIONALI.” Disse Dean commosso.

“Non dovrebbe esserci niente di eccezionale nell’accettare l’amore, anzi..purtroppo la società di oggi è stata brava a farci disprezzare cose che se ci pensiamo bene, sono la normalità e ad amare cose che una mente davvero illuminata, ripugnerebbe. Magari un giorno il mondo sarà diverso.” Disse Matt.

“Non saprei stare senza averlo al mio fianco. So che è difficile da capire, ma…ci amiamo davvero tanto.” Disse Dean, prendendolo sottobraccio, mentre Sam lo abbracciava di riflesso.

“No, non è difficile, in realtà.” Disse Tony sorridendo.
 
 
 
Dean e Sam fecero di corsa le scale, trovando le loro valigie già in camera, Sam non fece in tempo a girarsi, che Dean lo buttò sul letto matrimoniale dalle candide lenzuola arancioni.
 
“Ouch. Pensa che se ti avesse dato retta, questo non lo avresti potuto fare, Dean.”

“Questo lo dici tu.”

“Non ti senti neanche un po’ in colpa per aver chiesto due letti singoli?”

“Ehi, non sapevo che i genitori di Amara fossero aperti fino a questo punto, ma ti posso promettere una cosa: non chiederò mai più dei letti singoli, mai più.” Disse riprendendo a baciarlo.
Sam ricambiò con dolcezza.

“Dean, guarda…nevica.” Disse mentre era abbracciato al fratello.

Dean si voltò e si avvicinò alla finestra con il fratello, guardando la neve abbracciato a lui.
 
“Allora, hai deciso cosa vuoi fare a Natale? Andiamo da Bobby?” gli chiese, dandogli un bacio sulla testa.

“Sì..” disse Sam, con uno strano tono.
“Ehi, cosa c’è, non vuoi andare da Bobby?”
“No..certo che mi va.”
Dean gli alzò il mento con due dita.

“Ti conosco, conosco tutti i tuoi toni..cosa c’è??”
Sam lo fissò.

“Vorrei andare in un posto speciale, un posto che non abbiamo ancora mai visto, ciò non significa che non vorrei che Bobby passasse il natale con noi..non so come spiegarlo..”
 
“Non è necessario.” Disse una voce, quella dell’arcangelo Gabriel, materializzandosi in quel momento.
Sam e Dean sussultarono.

“Gabriel? Che ci fai qui? Non puoi stare senza di noi, vero?” lo provocò Dean sorridendo.

“No, è che è troppo divertente spiazzarvi ed è dal Mistery Spot che non lo faccio e le parole di Sam mi hanno fatto venire un’idea grandiosa!”
“Quale idea??” chiese Sam stranito.

Gabriel schioccò le dita e i due sparirono.
“Questa, piccioncini.” Sorrise l’arcangelo, sparendo a sua volta.




















Ciao ragazziiii, allora siete stupiti? Eh, ve l'ho detto che avevo in mente ancora qualcosa e vediamo se avete capito di cosa si tratta e dove ha intenzione di portarli l'arcangelo ahhah
   
 
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