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Autore: Demy77    12/12/2021    4 recensioni
Cornovaglia, 1783. Dopo aver combattuto per l’esercito inglese durante la guerra di indipendenza americana Ross Poldark ritorna in patria e convola a giuste nozze con il suo grande amore, la bellissima Elizabeth Chynoweth, che lo ha atteso trepidante per tre lunghi anni.
Due giovani innamorati, una vita da costruire insieme, un sogno che sembra realizzarsi: ma basterà per trovare la felicità?
In questa ff voglio provare ad immaginare come sarebbe stata la saga di Poldark se le cose fossero andate dall’inizio secondo i piani di Ross.
Avvertimento: alcuni personaggi saranno OOC rispetto alla serie tv e ai libri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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“Signora Armitage! – pigolò Sir Hugh battendo le mani – che piacere vedervi! A che debbo l’onore di questa visita?”
Demelza si accomodò sul sofà sfoggiando il più radioso dei suoi sorrisi e porse a sir Hugh un cestino colmo di more, spiegando che si trattava di primizie colte dal suo giardiniere di cui intendeva fare dono ad un caro vicino di casa.
L’uomo, che era golosissimo, piluccò alcuni frutti, succhiandosi avidamente le punte delle dita imbrattate di viola e, magnificandone il sapore, fece il gesto di imboccare Demelza affinchè ne assaggiasse lei stessa.
“Oh, non posso accettare! – si schernì la rossa– il dottor Enys mi ha assolutamente vietato di mangiarne. Sapete com’è, questo frutto mi provoca dei fastidiosissimi sfoghi sulla pelle…”
“Per carità! Una pelle chiara e delicata come la vostra…” - rispose lo scapolo, approfittando dell’argomento per sfiorare con una morbosa carezza il dorso della mano di Demelza.
Se non fosse stato così invadente con le sue attenzioni inopportune, sir Bodrugan sarebbe stato davvero un buon amico. Era un uomo intelligente, che non si limitava alle apparenze: fin dal primo momento era stato in grado di riconoscere il valore di Demelza senza badare alle sue origini. Una volta le aveva confidato di non essersi mai sposato perché non sopportava l’idea di condividere la vita con una donna capace di fare solo da soprammobile. Lui amava parlare di caccia, della sua fattoria, degli animali e delle colture dell’orto, e in Demelza aveva trovato una interlocutrice ideale; con pazienza lei sopportava i suoi discorsi logorroici, perché a sua volta amava la natura ed era estasiata dagli ampi spazi ben curati della tenuta di sir Hugh, per cui lo accompagnava volentieri in giri di ispezione durante i quali la rossa trovava sempre qualche utile suggerimento da dare al padrone di casa.
Anche le idee politiche di sir Hugh non erano da disprezzare. Una volta avevano avuto di che discutere perché lui si lamentava della caccia di frodo che subiva nella sua tenuta, in particolare di fagiani. Demelza gli aveva fatto osservare che se qualcuno si arrischiava a rubare selvaggina nella terra di un gentiluomo forse agiva per fame e disperazione; sir Hugh aveva però ribattuto che non poteva essere lui a farsi carico del problema della fame e della disoccupazione nella contea, semmai il re o la chiesa. Ne era nata un’animata discussione e Bodrugan aveva rivelato un cinismo minore di quello che la sua precedente affermazione lasciava intendere. Per lui il re avrebbe dovuto personalmente visitare quelle terre e rendersi conto della miseria del popolo, adottando misure che garantissero a tutti un minimo per sopravvivere, facendo cessare le sperequazioni che avevano consentito a gente come Cary Warleggan e suo nipote di acquisire un potere finanziario quasi assoluto, mentre altri non avevano neppure di che sfamarsi. Insomma, sir Hugh era un adulatore, amava le belle donne, ma nel caso di Demelza aveva dimostrato di essere in grado di stimarla non solo per la sua avvenenza, ma per ciò che era, senza pregiudizi.
“Mi fa proprio piacere che siate venuta a trovarmi – commentò sir Hugh quella mattina– sono sempre così solo in questa grande casa! Come immagino siate voi nella vostra… dovremmo vederci più spesso, non credete?”
Demelza piegò le labbra in un sorriso di circostanza, perché non intendeva dargli false speranze; poi, memore dello scopo di quella visita, accennò alla cavalcata fatta il giorno prima fino alla Wheal Leisure e – senza dare ad intendere le mire di Ross e che fosse lui stesso ad averla mandata in avanscoperta – gli chiese se conosceva la storia della Wheal Cattler, essendo rimasta molto meravigliata dal sapere che era una miniera inattiva da decenni.
Sir Bodrugan, scavando nella memoria, rispose che il proprietario di un tempo, un uomo parecchio più vecchio di lui, si chiamava Richard Thompson ed aveva sposato, gli sembrava, una sorella o cugina della madre del capitano Poldark. Un’epidemia di tifo aveva portato via all’improvviso sia la moglie che il loro unico bambino. Da allora Thompson aveva perso la voglia di vivere, aveva chiuso la miniera e si era trasferito a Bath, città di cui era originaria la sua famiglia. Quando era morto, una trentina di anni prima all’incirca, la miniera era passata in eredità ad un nipote, probabilmente un figlio di suo fratello, che a quanto sir Hugh ricordava era venuto un’unica volta a Truro e dopo aver verificato la modestia del lascito se ne era completamente disinteressato.
“Io non so dirvi altro – concluse sir Hugh – ma sicuramente più informato di me è lord Falmouth. Era il padrino di Richard Thompson, se non erro, e a quanto ne so tenne lui tutti i rapporti con l’erede. Si diceva addirittura che si fosse fatto rilasciare una procura per le questioni legate alla Cattler, non potendo l’erede Thompson seguire tutto da Bath. A quanto pare, egli era intenzionato a vendere, ma nessuno era talmente sconsiderato da investire in una miniera che non aveva fatto registrare profitti nemmeno quando era stata attiva. Così nulla è cambiato, da allora… e nulla cambierà, perché se si fosse trattato di un buon affare, ne sono certo, quella volpe di Falmouth avrebbe già agito!”
Quando Demelza raccontò a Ross l’esito di quel colloquio il capitano rimuginò perplesso sull’ultima affermazione di sir Hugh. Anche lui era convinto che un uomo scaltro come lord Falmouth non si sarebbe assunto la responsabilità di una proprietà in disarmo, che non rendeva affatto.
Intanto si avvicinava la data del ricevimento che Caroline aveva organizzato per dare l’annuncio ufficiale del fidanzamento di Ross e Demelza.
Nonostante quest’ultima avesse pregato Caroline di non fare le cose in grande, Killewarren accolse, in quella serata di fine maggio, una ventina di persone oltre ai padroni di casa : Ross e Demelza, Sir Hugh Bodrugan, il banchiere Pascoe e sua figlia, il notaio Pearce, i Treneglos,  i Choake, i Tonkin, il capitano mc Neil, Sir Bassett e signora, il giudice Halse e sua moglie, lord Falmouth.
L’ottima cena fu degustata nel grande salone. Ross era seduto a tavola fra la signora Choake e la giovane Pascoe, mentre Demelza, nella fila opposta, tra Mc Neil e John Treneglos. Quest’ultimo doveva subire ogni tanto gli sguardi in cagnesco della moglie, tremendamente offesa dalla presenza al suo stesso tavolo di quella che riteneva una donnaccia e che ignorava sarebbe stata invitata dagli Enys.
Così, terminata la cena, poco prima che i musicisti iniziassero a suonare, quando Caroline prese la parola comunicando agli astanti la notizia che Demelza Carne - una ragazza adorabile, che era entrata per caso nella sua vita ed era diventata la sua più cara amica - ed il capitano Poldark stavano per sposarsi, Ruth trasecolò. Mentre gli altri commensali si congratulavano con i due fidanzati Ruth restò in silenzio, ma il suo volto era fin troppo eloquente. Avrebbe voluto esprimere a voce il suo disappunto, ma avrebbe dato scandalo in casa d’altri, e per questo si trattenne. Dopo poco però, nonostante il parere contrario del marito (che era la prudenza fatta persona), Ruth decise che doveva dirne quattro a Ross, soprattutto in memoria della cara Elizabeth, anche se sapeva che non sarebbe servito ad impedire quella sciagurata unione. Proprio mentre Ruth prendeva in disparte Ross per esprimergli tutto il suo sdegno Demelza fu avvicinata da sir Hugh in compagnia di lord Falmouth.
Era la prima volta che Demelza lo incontrava: si trattava di un uomo di circa sessant’anni, piuttosto basso, con il volto rugoso ed i capelli grigi legati in un codino secondo la moda tipica del diciottesimo secolo. La cosa più notevole era però il suo sguardo: due occhi scuri guizzanti come furetti e taglienti come lame di un rasoio. Sir Hugh fece le dovute presentazioni e Demelza chinò il capo in cenno di omaggio al potente gentiluomo. Sir Hugh spiegò a lord Falmouth che proprio qualche giorno prima aveva conversato con Demelza a proposito della Cattler e che quindi, casualmente, avevano fatto il suo nome; lord Falmouth commentò che era davvero curioso che una dama si interessasse di argomenti così noiosi; Bodrugan aggiunse che la signora Armitage era una donna fuori dal comune e che era un bene che avesse tali interessi, visto che la fortuna del suo futuro marito si reggeva proprio sull’attività estrattiva! Proprio in quel mentre sopraggiunse il capitano mc Neil che voleva conferire con sir Hugh a proposito delle indagini che stava svolgendo sulla caccia di frodo. I due si allontanarono per continuare a discutere di quella questione riservata, e così Demelza rimase sola con lord Falmouth.
Da quando aveva sposato Hugh Armitage Demelza aveva fatto l’abitudine a serate di gala e a conversazioni con persone di riguardo; eppure la maniera in cui lord Falmouth la osservava, squadrandola da capo a piedi, la metteva molto a disagio. I suoi occhi acuti sembravano voler scandagliare in fondo all’animo della rossa; non era uno sguardo concupiscente come quello di sir Bodrugan, ma era ugualmente imbarazzante. Il gentiluomo intercettò un cameriere che sfilava con un vassoio di bicchierini di brandy e se ne servì, mentre Demelza rispose che non gradiva alcool.
“Mi accompagnereste in giardino? – propose Falmouth – è una così bella serata per godere la frescura della sera…”
Demelza non si poté esimere, altrimenti sarebbe stata scortese; recuperò la sua stola in modo da proteggersi dalla brezza e seguì l’uomo in giardino. Lord Falmouth le disse che sir Hugh gli aveva parlato molto bene di lei e del suo intuito in botanica; le raccontò di una specie particolare di magnolia che cresceva nella sua tenuta a Truro, che arrivava dall’Asia minore e che gli era stata donata da un ambasciatore nel corso di un viaggio diplomatico.
“Vi aspetto prossimamente a palazzo Boscawen, insieme al capitano Poldark, per ammirarla di persona… così potremo anche discutere delle questioni riguardanti la Cattler” – concluse con uno sguardo furbo.
Demelza sobbalzò. Era chiaro che l’uomo, ben più astuto di sir Bodrugan, aveva mangiato la foglia.
“Perché quella faccia meravigliata? Presumo che il vostro interesse per quella miniera esaurita abbia qualcosa a che vedere con il fatto che il vostro futuro marito ha una proprietà a confine … o sbaglio?”
“Siete un uomo troppo intelligente per nascondervi qualcosa, milord – ammise la rossa - Ebbene sì, il mio interesse si lega ad una questione di cui Ross mi ha reso partecipe e che riguarda la Wheal Leisure” – e gli accennò, dal punto di vista tecnico, alle difficoltà che si erano manifestate nella miniera di Ross.
Falmouth soppesò attentamente le parole di Demelza, continuando a passeggiare con le mani conserte dietro la schiena.
“Molto bene – esclamò quando la ragazza ebbe terminato -  comprendo che avere il mio consenso, quale procuratore generale del signor Thompson, per effettuare quello scavo sarebbe di estrema utilità per il capitano Poldark… ma gli affari sono affari, ed ogni transazione commerciale ha un costo… il caro, vecchio principio per cui nessuno fa niente per niente”.
Demelza improvvisamente si pentì di aver parlato. Era stata molto sincera; e se invece Ross non avesse voluto scoprire subito le sue carte? La sua linguaccia poteva compromettere la buona riuscita dell’affare?
Lord Falmouth parve leggerle nel pensiero, perché si affrettò a rassicurarla.
“Il costo cui facevo riferimento, mia cara signora, non è una somma di denaro. Non è mio costume fare speculazioni: il mio rappresentato, il sig. Thompson, sa bene che la sua eredità non vale nulla, e nulla si aspetta di realizzare. Vi chiederete certamente per quale motivo non abbia deciso di dismetterla anni fa; chiamatelo, se volete, sesto senso, ma sentivo che un bel giorno quell’ammasso di pietre e fango mi sarebbe tornato utile! Quello che io vorrei ottenere da Ross Poldark in cambio dell’appoggio incondizionato per tutto ciò che egli intende realizzare alla Wheal Leisure è la risposta affermativa ad una proposta che gli ho fatto l’anno scorso, di cui immagino voi non siate al corrente….”
No, Demelza non ne era al corrente. A maggio dell’anno precedente Ross era tornato dal Portogallo, si erano visti per breve tempo a Londra e poi non aveva saputo più nulla di lui, se non che Elizabeth era morta, a settembre. Si erano riavvicinati ad inizio dell’anno nuovo, quando lei si era trasferita a Trenwith, ma Ross non aveva mai nominato Lord Falmouth, e neppure aveva accennato a qualche questione in sospeso fra di loro pochi giorni prima, dopo che Demelza era stata a casa di sir Hugh.
L’uomo allora le spiegò che era stato per anni membro del Parlamento eletto per il distretto di Truro. Si era occupato di politica fin dalla gioventù, ma l’età non gli consentiva più di ricoprire quella carica; la battaglia politica vissuta in prima persona era snervante, faticosa, richiedeva energie che egli sentiva di non poter garantire; non intendeva uscire dall’agone politico, questo mai, ma preferiva gestire il potere da dietro le quinte. Non aveva avuto figli ed il giovane figlio della sorella, un ammiraglio della Marina che aveva individuato quale suo successore nella carriera parlamentare, era venuto a mancare improvvisamente poco più di un anno prima.
“Mi sono quindi guardato intorno ed ho cercato di individuare un candidato che potesse degnamente sostituirmi: dopo accurata riflessione avevo individuato Ross Poldark. È un uomo di buona famiglia, intelligente, sveglio, spregiudicato al punto giusto, e, cosa più importante, è un uomo capace di attirare su di sé il consenso dei grandi elettori. Non esiste al momento, in tutta la contea, una persona più adatta di lui all’incarico. Eppure il vostro fidanzato è testardo come un mulo: quando l’ho convocato per discuterne a casa mia ha rifiutato con fermezza sollevando un mucchio di obiezioni: problemi con la giustizia in gioventù (che probabilmente non ricorda neppure il magistrato che lo condannò), la gestione delle terre e delle miniere, la gravidanza di sua moglie (che dopo poco, purtroppo, finì come sappiamo) e mille altre scuse che neppure ricordo. Adesso però è tutto cambiato: ho voi come alleata”.
“Se Ross era così fermamente contrario, cosa vi fa credere che io riesca a convincerlo? State pur certo che non lo farà solo per i lavori alla Cattler, troverà un altro modo per aggirare il problema.” – obiettò Demelza.
Gli occhi di Falmouth si ridussero ad una fessura. “Sono d’accordo con voi, non cederà solo per la miniera. Ma la miniera può essere lo spunto per ridiscutere la cosa… soprattutto se a farlo ragionare non ci sarà un vecchio burbero ed autoritario come me, ma una fanciulla graziosa ed intelligente come voi. Ognuno ha il proprio punto debole, signora, e credo di essere nel giusto se dico che voi rappresentate il punto debole del capitano Poldark. Deve avere molto a cuore le vostre opinioni, per avervi coinvolto nella questione della Leisure. Sta a voi mostrargli i lati positivi della faccenda!”
“Che sarebbero?” – chiese Demelza, seccata dell’arroganza di quell’uomo.
“Signora, così offendete le vostre capacità intellettive… chi meglio di voi - avendo conosciuto sia la fame, la miseria, il divario sociale che le incombenze e responsabilità che gravano sulle classi più abbienti – può comprendere l’importanza di avere nei ruoli che contano persone capaci di farsi portavoce delle esigenze sia dei nobili che di chi è meno fortunato? Il vostro cocciuto compagno ha tutti i requisiti per svolgere un buon lavoro per il nostro paese, e se potrà contare sul vostro appoggio, oltre al fatto di poter risolvere il problema che lo affligge alla Leisure, perché non dovrebbe accettare? Tenete presente che anche sir Bassett si sta muovendo per trovare un candidato, e addirittura mi è giunta voce che vorrebbe puntare su Cary Warleggan… rendetevi conto in che mani rischiamo di cadere!”  
Demelza non aggiunse altro. Falmouth era un politico fino al midollo, e sul piano dialettico non c’era modo di tenergli testa. Le stava affidando un compito non da poco, volgendo a proprio vantaggio una situazione spinosa per Ross. Non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione alla proposta di Falmouth, ma Demelza era certa  che avrebbe dovuto agire con diplomazia, evitando di parlargliene quella stessa sera. Rientrando dal giardino lo vide infatti, scuro in volto, seduto in poltrona a sorseggiare un brandy dopo il colloquio avuto con Ruth Treneglos.
“Tutto bene?” – gli chiese. Lui, fingendo, assentì. Non era il caso di rivelarle le sgradevoli considerazioni sul suo conto espresse dalla migliore amica di Elizabeth. Ross avrebbe avuto tanta voglia di sbattere in faccia a Ruth che Julia non aveva usurpato proprio nulla e che nelle sue vene scorreva il sangue dei Poldark, ma si era trattenuto in quanto non poteva tradire il segreto di Demelza. Per la prima volta aveva toccato con mano cosa volesse dire sfidare le convenzioni del tempo sposando una ex dama di compagnia.
D’altra parte anche Demelza non gli rivelò l’argomento del colloquio avuto con lord Falmouth. Era rimasta d’accordo con l’uomo che avrebbe accettato l’invito a palazzo conducendovi anche Ross, lì lord Falmouth avrebbe avanzato la sua proposta e Demelza avrebbe dovuto usare le parole giuste per perorare la causa di Falmouth, convincendo Ross ad accettare la candidatura al Parlamento. Non si sentiva a suo agio nei panni della stratega e non era nemmeno sicura di riuscire a mentire a Ross circa le intenzioni del lord fino al giorno in cui si sarebbero visti. Quella però era la loro serata, e non era il caso di sprecarla con pensieri funesti. Trascinò Ross nel ballo, benchè non rientrasse nelle sue passioni, incurante degli sguardi malevoli  di Ruth e della moglie del dottor Choake. Erano felici, e non c’era motivo di nasconderlo.
Osservandoli da lontano, lord Falmouth pensò che il suo intuito non aveva sbagliato neanche quella volta: grazie a quella donna avrebbe avuto Poldark in pugno.

 
  
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