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Autore: Brume    14/12/2021    7 recensioni
Oscar, tornata da Versailles, è sconvolta per la proposta di matrimonio di Girodelle e, poi, per aver scoperto la partenza di André; istintivamente, decide di andare a parlare con il padre per riferirgli che vuole lasciare la sua vecchia vita e seguire il suo cuore.
Un arrivederci, forse un addio.
Attenzione: la storia è uno Spin Off de " Di rose devo fare un bel giardino"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“...sono nato a Upaix, non qui a Parigi. A dispetto di quanto si pensi, la mia famiglia non ha sempre vissuto qui; la mia casa è stata, per lungo tempo, una grande villa tra le Alte Alpi , in  un villaggio di nemmeno cinquecento persone sviluppato su un tenero declivio circondato da boschi sparuti.” 


Aveva salito le scale in fretta, levandosi giacca e spada che aveva lasciato cadere lungo il suo cammino; i capelli appiccicati alla fronte e le guance rosse, il cuore in subbuglio stretto tra quelle fasce sul petto  che ora le facevano mancare il fiato, Oscar si era recata, diretta e senza ripensamenti, verso l’ ufficio del padre.
Era stato qualcosa di istintivo, a portarla li; una richiesta del cuore, certo, ma anche della sua anima.

Per cercare pace.

Per trovare sé stessa.

Il padre, chino su di un trattato inerente la cartografia (nella quale eccelleva, fin dai suoi primi incarichi sul campo)  che da qualche tempo si era incaponito a redarre, per puro diletto,  nel sentire la porta aprirsi  si era levato in piedi scocciato pensando all’ ennesimo disturbo da parte di qualcuno della servitù; fu quindi  sorpreso, molto sorpreso, di trovare li Oscar che all’ improvviso e senza nemmeno salutare gli aveva letteralmente vomitato addosso tutto ciò che aveva dentro di sè.
 

Aveva allora posato la lente di ingrandimento e la piuma d’ oca e, rimessosi a sedere, aveva tolto la parrucca mettendola sul grembo, iniziando a lisciarla; nemmeno l’ aveva guardata, quella figlia così bella ed intrepida, il suo fiore all’ occhiello.

No.

 

Aveva ascoltato tutto ciò che lei aveva da dirgli  e poi, sospirando,  sotto lo sguardo curioso di lei, si era alzato; ; mani dietro la schiena si era messo a camminare, facendo passare ogni centimetro dello studio.Infine, osservando il ritratto di quello che Oscar ricordava essere un bisnonno, aveva , con quella confidenza che mai gli era stata propria, iniziato a parlare. 


“Padre…” aveva chiesto ad un certo punto lei, curiosa “ perchè…perchè mi state dicendo questo? Forse…forse non mi avete ascoltato?”

Ma lui, l’ integerrimo e severo Generale, non le aveva risposto; aveva continuato il suo silenzioso cammino, tornando verso la scrivania.
Li, di nuovo sedutosi, era tornato ad osservarla e , all’ improvviso, aveva ricominciato a parlare; senza più controllare nè il tono della voce nè i termini più adatti, le parole erano uscite come gocce d’ acqua, l’ una dopo l’ altra, senza sosta.

“Perchè ti dico questo, Oscar? disse”…perchè mi sono reso conto, figlia mia, che in realtà io e te non abbiamo mai PARLATO. Tu non sai niente di me…ed io di te; di fatto, abbiamo vissuto nella stessa casa per anni da perfetti estranei. Certo,ci siamo scambiati  saluti, ordini, sguardi…. è vero; ma MAI, Oscar, le nostre parole sono uscite davvero dal cuore o dall’ anima.
Ed è stata colpa mia.

E’ stata tutta colpa mia, Oscar.
Solo mia.

Ho investito in un sogno come si fa con un pugno di livres,   mosso da un desiderio insano o forse sarebbe più corretto dire dalla disperazione; quando sei nata, pur essendo felice di essere diventato padre di una magnifica bambina, ero comunque in preda altresì alla delusione di non avere avuto un figlio maschio e …ho  giocato con il destino.

Ho pensato, che Dio mi perdoni, di potermi sostituire al fato,alla Provvidenza…chiamala come vuoi; ti ho imposto scelte mie, solo mie. Senza tener conto di una cosa.

Del tuo cuore. Del fatto che prima o poi questa pazzia avrebbe chiesto un prezzo ad entrambi”

“Ma sai” continuò, l’ uomo, e man mano la voce sembrava cedere in sfumature più leggere “.... io…io sono solo un essere umano. Ho sempre pensato di fare tutto ciò per il tuo bene; solo quando sei cresciuta, osservando gli occhi di tua madre farsi tristi davanti a te che, raggiante, ti recavi a Corte fiera , impettita, ho avuto qualche cedimento. Oppure…quando ti vedevo insieme ad Andrè.
Ricordo, un giorno, tu e Andrè eravate nel giardino, sotto la neve. Eravate tornati da poco meno di due ore da Versailles ed avete deciso di allenarvi tirando di scherma. Dopo meno di venti minuti,  ad un certo punto,  vi ho visto lasciare le spade e  correre verso un’ albero dove avete a turno  scavato;Quando, siete tornati, con  una piccola scatola di legno ormai rovinato tra le mani,  vi siete seduti alla fontana e, presa una piccola trottola al suo interno, vi siete messi a giocare….

Li, in quell’ istante, il mondo che mi..che ti ho costruito ha iniziato a vacillare….Sono solo bambini! ho detto, osservando le guance rosee; sono solo poco più che bambini….”
 

Oscar, già stravolta di suo per quella giornata così intensa e per quanto era accaduto prima con Andrè e poi con Girodelle, osservava il padre con occhi sgranati, sorpresi, curiosi. Ma non osò chiedere nulla; si chinò, poggiando i gomiti sulle ginocchia; li, ferma, attese che il padre continuasse.
 

“Ora, tu vieni ad aprirmi il tuo cuore: quale fiducia, Oscar, in questo padre , che non ha fatto altro che errori, nella sua vita!  Quale coraggio mi dimostri, ancora una volta; un coraggio che mai credo di avere avuto….! Dunque, figlia mia…ora cosa ti aspetti dica, cosa ti aspetti che io risponda?”

 

Oscar sollevò il capo, gli occhi colmi di lacrime. Ricordava quell’ episodio.
Pensò alla sua vita, a tutti gli attimi passanti all’ interno di quella grande, enorme casa; fissò il padre,  per lungo tempo, cercando le parole giuste.
“Io vorrei che voi…che voi mi indichiate la via, come sempre avete fatto. Vi ho aperto il cuore e avevo messo in conto di ricevere un ceffone, per questo; ma voi non lo avete fatto,mi avete ascoltata e…di questo vi dico grazie…” rispose. 

Il generale, sorpreso, fissò i fogli sparsi sulla scrivania; prese un fermacarte, lo spostò da una parte all’ altra del grande, imponente tavolo, come volesse prendere tempo.
Poi, preso coraggio, guardò la figlia negli occhi.Ancora una volta.
Tu …tu mi chiedi di indicarti la via, Oscar? “ disse “...ecco, lo farò: la via che io ritengo giusta è quella che ho sempre seguito. Servire la famiglia Reale, vivere nei precetti Cristiani, lasciare che tutto proceda come è sempre andato. Ma , mia cara, non sono nemmeno così stolto da non capire che i tempi stanno cambiando e che non posso chiederti, ancora una volta,        l’ ennesimo sacrificio…”

Oscar , sempre più confusa, si alzò.
Mossi alcuni passi, andò alla finestra; scostate le pesanti tende, lasciò vagare il suo sguardo fuori da li.

“Io…non voglio fare nulla che a voi sia inviso” mormorò la donna “tuttavia mi rendo conto …mi rendo conto che, purtroppo, ho già fatto parecchi danni…:”

Il generale, dietro di lei, sorrise.

Diviso a metà tra quella giovane donna ed i propri principi, sospirò.
Era giunta davvero l’ ora di una risposta, chiara, precisa.

 

Oscar, ascoltami.”
 

La donna voltò il capo.
 

“Non posso dirti di essere felice nel sapere che tu vuoi rinunciare al mondo in cui hai sempre vissuto e per il quale tanto hai lottato. Ma è anche vero che, come ti ho detto giusto un attimo fa, i tempi stanno cambiando. Ascolta, Andrè è venuto da me chiedendo di essere svincolato dalla sua condizione; mi ha detto chiaramente di non sentirsi più a suo agio, qui, pur non rinnegando tutto ciò che abbiamo fatto per lui. E’ stato onesto; se non fosse nato in una condizione diversa dalla tua, avrei benedetto la vostra unione già da anni.  E’ un bravo ragazzo.
Ecco, Oscar, io l’ ho liberato, l’ ho fatto per te.  Perchè è l’ unico modo in cui voi potreste vivere una vita alla luce del sole, di questi tempi. Perchè so che lo ami, da molto tempo, ed io non vogli negarti più nulla. Ed a te dico lo stesso: vai, Oscar, se lo vuoi. Sei libera.
So che da questo momento le nostre strade potrebbero non ritrovarsi più;
ma tu sei libera, lo ripeto: da titoli, da orpelli, da una vita che ti sta stretta” concluse.

 

Oscar, ancora in piedi davanti a quella finestra, sentì il suo corpo tremare, la voce venir meno, il cuore scoppiare.
 

Era vero? Era davvero libera?
 

Il Generale si alzò; andò verso il mobile accanto, lo aprì, ne prese una scatola.
“Ti faccio un’ ultima richiesta: riponi qui, per favore, i tuoi gradi ed ordini. Non avrai più un titolo, è vero, ma non credo che a questo punto importi. Per il resto, avrai invece il denaro che ti spetta e… anche una casa.  Andrè è voluto tornare ad Arras ed io…gli ho lasciato in uso la magione.” disse. Oscar per la prima volta vide il padre sorridere.
Oscar, emozionata , camminò verso l’ uomo, lo guardò, sorrise;  poi si avviò verso la porta. Avrebbe fatto come richiesto e poi salutato la sua famiglia; ma poco prima che il suo braccio si allungasse per posare la mano sulla maniglia, il padre si avvicinò a lei e la trattenne.
La donna, incredula, si voltò per cercare di capire cosa stesse succedendo; ma si trovò tra quelle braccia che aveva potuto solo immaginare , per lungo tempo, rendendosi conto che erano calde, che la stavano stringendo, che le stavano chiedendo ancora una volta perdono. Le braccia di un uomo che lei, per molto tempo, aveva dimenticato esserle padre.
   
 
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