Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Laura Sparrow    03/09/2009    2 recensioni
Terzo capitolo della saga di Caribbean Tales - Una volta qualcuno li aveva definiti "una razza in via d'estinzione". Ora Will poteva solo sperare con tutte le sue forze che quel tale, quella volta, stesse sbagliando di grosso.Le acque dei Caraibi si fanno burrascose, qualcosa comincia a cambiare. Forse solo Jack, come Pirata Nobile, può sfidare le forze che ancora una volta si muovono contro di loro, e accettare un'alleanza vitale quanto pericolosa. Nel frattempo Laura comincia a capire il prezzo del titolo di "Capitano", mentre per Will la stessa parola comincia ad avere il sapore di qualcosa di inevitabile...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
Gentiluomini di fortuna.



- Questo?- domandò David, facendo scorrere la manina sulla superficie ruvida e fredda del cannone.
- Questo è un cannone. - spiegò Elizabeth nascondendo un sorriso; se ne stava inginocchiata accanto al bambino e osservava con orgoglio le sue mosse curiose. Rise quando lo vide mettere le mani nella bocca del cannone e cercare di infilare anche la testa, e lo scostò gentilmente. - Cosa cerchi di fare? Non puoi infilartici dentro!-
- Voglio vedere quando scoppia!- protestò il bimbo guardandola con occhi supplichevoli, cosa che la fece ridere ancora di più mentre gli scompigliava con affetto i lunghi capelli castani.
- Non adesso, David. E' pericoloso sparare con un cannone, non lo sai?-
Il bambino rifletté sulle sue parole corrucciando il visetto per lunghi istanti, poi si illuminò e, speranzoso, azzardò: - E quando sono grande?-
- Quando sarai grande dirò a papà di insegnarti ad usare il cannone, d'accordo?-
- Sì!- esclamò David tutto contento battendo le mani, poi girò sui tacchi e corse via ridendo nell'oscurità di sottocoperta. Senza smettere di sorridere Elizabeth si alzò e lo seguì con lo sguardo: non era preoccupata per lui, per quanto fosse piccolo, David aveva ormai imparato a muoversi agilmente in ogni angolo della nave e correva in giro come se fosse nato e cresciuto sulla Perla. Distratta dal bambino, Elizabeth non si accorse della persona ferma accanto a lei fino a che non si voltò, trovandosi faccia a faccia con Will.
- Oh!- fu sorpresa solo per un attimo, poi sorrise apertamente al marito come chiedendogli se avesse assistito anche lui alle prodezze del piccolo. Will però non sorrideva.
- Non sembri scontenta di essere rimasta qui anche dopo che abbiamo fatto ritorno dall'Africa. - le disse a bassa voce. Aveva di nuovo quel tono mesto che Elizabeth gli aveva sentito usare in altre occasioni, e la cosa la mise in allarme: da quando era tornato dai confini del mondo, di tanto in tanto William si comportava in modo strano, e lei odiava saperlo infelice.
- Neanche tu. - gli rispose dolcemente, e diceva la verità. Nei mesi che erano passati, aveva notato l'irrequietezza di Will calare da quando si erano imbarcati sulla Perla, e non poteva essere una coincidenza: perché proprio ora ricominciava a sembrarle così turbato?
Will distolse lo sguardo da lei per fissare le assi del ponte, poi continuò in tono quasi infastidito: - Per quanto ancora andremo avanti? Sono settimane che accampiamo scuse per restare a bordo... che tu accampi scuse per restare a bordo. Se non vuoi tornare a casa basta dirlo. -
Non sapeva neanche lui perché le parlasse in modo così brusco: l'aveva lasciata a bocca aperta. Elizabeth non era mai stata brava a nascondergli quello che pensava, così che per lui era molto facile intuire quanto desiderasse rimanere sulla Perla il più a lungo possibile. La cosa lo disturbava.
Non era certo per gelosia: il suo antico timore che Elizabeth gli preferisse Jack era sfumato da tempo; inoltre c'era da dire che perfino il suo rapporto col capitano era cambiato profondamente, tanto che era arrivato ad apprezzare molto la compagnia di Jack. Eppure il loro ritorno a bordo, la loro lunga permanenza, tutto sembrava fatto apposta per preparare un loro prevedibile e repentino ritorno alla vita di prima... qualcosa che in cuor suo Will avrebbe voluto poter ritardare con tutte le sue forze.
- Will... cos'è che ti spaventa?- gli chiese inaspettatamente Elizabeth, accostandoglisi e prendendogli una mano fra le sue. - Non posso credere che ti dispiaccia così tanto essere tornato per mare... Ti ho visto, lo sai? A Oyster Bay, non c'era notte in cui non ti perdevi a guardare il mare... e io lo so cosa ti passava per la testa. Qui noi possiamo stare bene, Will... noi tre, insieme. Cos'è che ti spaventa?-
Lui tentennò; la stretta di lei sulla sua mano era calda e rassicurante... ma non abbastanza. C'era una paura dentro di lui con la quale ancora non riusciva a venire a patti. Sospirando si strinse nelle spalle.
- Non lo so. - rispose con sincerità, prima di voltare le spalle ad Elizabeth e risalire le scale per il ponte di coperta.

*

Per tre giorni avevamo navigato verso sud, senza incontrare anima viva sulla nostra rotta: il vento era buono e il mare calmo, così la navigazione procedeva tranquilla. Forse anche troppo.
Ci eravamo addentrati in quelle acque alla ricerca di qualche facile preda: ci serviva un po' di bottino per rimpinguare le nostre scorte e per sollevare il morale della ciurma, e speravamo in qualche lento mercantile che avrebbe fatto al caso nostro.
Il pomeriggio del quarto giorno Michael, dall'alto dell'albero maestro, lanciò il grido che tutti stavamo aspettando con impazienza: - Brigantino a dritta!-
L'informazione passò rapida di bocca in bocca, e in un attimo si videro tutti i pirati balzare su, sparpagliando in giro dadi e bottiglie vuote, per affollarsi contro il parapetto e vedere di persona la preda tanto attesa.
Ordinando a Gibbs di prendere il timone, Jack si affacciò dal cassero di poppa e gridò: - E allora, gente, un po' di vita! Issate la vela di gabbia e andiamo a prenderli!-
Fra le grida di gioia dei pirati, l'inseguimento cominciò: la Perla Nera cominciò ad avvicinarsi al brigantino, che da un puntino all'orizzonte cominciò a farsi sempre più nitido finché non riuscimmo a distinguerne perfettamente le vele e gli alberi. Avevamo il vento a favore e la chiglia tagliava l'acqua davanti a noi, ma ci tenemmo a distanza di sicurezza: osservando col binocolo l'altra nave vidi che doveva trattarsi sicuramente di un mercantile; non vedevo soldati, né uomini particolarmente armati. Tutti quanti marinai semplici, alcuni ufficiali, e diversi uomini ben vestiti che osservai per un po' prima di decidere che doveva trattarsi di un bel gruppo di ricchi passeggeri. Non sarebbe stato troppo difficile nel caso avessero deciso di opporre resistenza.
Mentre li stavo scrutando col binocolo, mi accorsi di essere osservata di rimando: un ufficiale ricambiava la mia occhiata, sul cassero di poppa, guardando nella mia direzione con un cannocchiale dorato. Sorrisi e salutai con la mano, ridendo fra me per la faccia sconcertata che fece quello, staccando per un attimo il cannocchiale dall'occhio come a chiedersi se avesse visto bene.
L'inseguimento durò quasi un'ora: la Perla e il brigantino tenevano più o meno la stessa velocità. Saremmo potuti comodamente andare più veloci, ma dovevamo attendere di essere in posizione favorevole: inoltre l'inseguimento era una tattica diversiva; se il brigantino avesse avuto qualche arma nascosta, vedendosi inseguito, avrebbe cominciato a preparare le difese. Invece lo tenemmo d'occhio, e vedemmo la ciurma allarmarsi, ma senza mettere mano alle armi.
Finalmente arrivò il momento che tutti aspettavamo: il brigantino rallentò impercettibilmente, perdendo il vento, e noi, al suo fianco, guadagnammo terreno. Quando pochi bracci di mare ci dividevano, issammo la bandiera nera e tutti gli uomini sul ponte sguainarono le armi e corsero al parapetto preparando la prima parte del nostro spettacolino: l'entrata. Era una parte che alla ciurma piaceva particolarmente, anche quando non era seguita da effettivi spargimenti di sangue.
Qualcuno dal ponte cominciò a suonare un tamburo con colpi cadenzati, violenti: uno dopo l'altro tutti gli uomini cominciarono a battere le armi le une contro le altre, a percuotere il legno del parapetto col calcio delle pistole, seguendo il ritmo del tamburo. Pochi attimi dopo cominciarono a levarsi le urla, sempre più selvagge e feroci, mentre la ciurma agitava le armi su e giù come un sol uomo.
Mi sporsi dal parapetto stringendo la spada in una mano e una fune nell'altra, sentendo il battito del mio cuore accelerare col ritmo frenetico del canto dei pirati. Potevo vedere la ciurma del brigantino correre a caricare i cannoni, ma per la maggior parte quelle che ci guardavano avanzare erano facce spaventate di uomini che se ne stavano immobili, paralizzati sul ponte.
- Colpo d'avvertimento!- sentì gridare Jack, e pochi secondi dopo uno dei cannoni fece fuoco mirando alla prua del brigantino. Ci furono un boato e una voluta di fumo, seguite da un'esplosione di schegge di legno quando la palla di cannone sfondò la polena del brigantino. La nostra ciurma lanciò urla entusiaste, mentre sul mercantile i marinai si armavano frettolosamente. Al suono del cannone i passeggeri si erano messi a gridare e ad agitarsi, e capii che sottocoperta dovevano esserci altre persone, forse perfino donne e bambini.
- Pronti con i rampini!- ordinai, voltandomi verso la ciurma e indicando la nave avversaria: alcuni uomini si armarono degli arpioni di metallo e si sporsero dal parapetto in attesa di scagliarli.
Mi rigirai la spada in mano e lanciai una rapida occhiata attorno a me: Faith si era fatta strada fra la ciurma e si era messa al mio fianco. Poco più sopra di noi, appesa alle sartie, non fui stupita di vedere Valerie dondolarsi come una scimmia. - Pronte?- feci loro, strizzando l'occhio.
Loro annuirono. - Come sempre. - aggiunse Valerie con spavalderia.
Le navi erano una di fianco all'altra: gli uomini lanciarono i rampini, che si impigliarono alle sartie del brigantino per poi trascinarlo di forza contro la fiancata della Perla. I pirati sollevarono le armi, gridando: tutti noi attendevamo un solo ordine, e il mio sguardo corse a Jack, in piedi sul cassero di poppa. Quando vide che lo stavo guardando, gli bastò fare un cenno col capo, ed io gridai con tutto il fiato che avevo: - All'arrembaggio!-
I pirati urlarono ancora più forte e si gettarono nel vuoto appesi alle funi: io mi diedi la spinta per dondolare fino al ponte del brigantino. Per alcuni istanti volai fra le due navi, poi atterrai pesantemente oltre il parapetto della nave nemica. I marinai armati ci corsero addosso, ma i primi pirati piombati sul ponte fecero un fronte compatto contro di loro, urlando come belve rabbiose e agitando le spade. Questo sembrò raffreddare molto in fretta gli animi della ciurma avversaria, e molto marinai esitarono.
Alcuni invece no. Uno degli uomini mi corse incontro con la spada sguainata: parai la sua carica, facendo scivolare di lato la sua spada, e lo attaccai a mia volta per farlo indietreggiare. Non era neanche a metà della mia azione che l'uomo fu improvvisamente urtato da qualcuno che, arrivando in volo con una cima, gli sferrò un calcio volante e lo mandò a ruzzolare a terra.
Ridendo sguaiatamente, Valerie atterrò sul ponte accanto a me.
- Ce la facevo anche da sola!- protestai, scavalcando il marinaio stordito, stringendo la spada in pugno nel caso qualcun altro fosse stato in cerca di guai.
La debole resistenza opposta dai marinai fu troncata sul nascere quando sul ponte cominciarono a cadere i primi morti: almeno tre ebbero la gola tagliata, altri finirono infilzati da più spade contemporaneamente e stramazzarono al suolo, imbrattando le assi di sangue. Davanti a quello spettacolo, gli altri marinai e il resto della ciurma lasciarono cadere le armi e alzarono le mani. Uno dei ricchi passeggeri, un uomo attempato in livrea grigia e parrucchino, arrivò perfino ad inginocchiarsi davanti ai pirati che lo minacciavano con le spade e cominciò a gridare: - Pietà! Pietà! Vi prego, basta, ci arrendiamo! Quello che volete! Prendete quello che volete ma non fateci del male!-
Vedendo come si mettevano le cose, fermammo l'assalto ed io feci segno ai pirati di procedere. Alcuni di loro, capitanati da Ettore che avanzava in prima fila, rinfoderarono le spade e, con le pistole spianate, cominciarono a girare fra i marinai con le mani alzate togliendo loro le armi o calciando fuori dalla loro portata quelle che avevano lasciato cadere a terra.
Jack scese sul ponte col suo consueto passo ciondolante e con l'espressione più rilassata del mondo, quindi andò a raggiungere il capitano del brigantino, disarmato e tenuto sotto controllo da due pirati.
Non doveva essere molto più vecchio di Jack: aveva l'aria di essere un inglese, dai tratti marcati e gli occhi piccoli e scuri che si strinsero quando si posarono sul capitano pirata che gli si fermò davanti. Anche col caldo che faceva indossava una lunga giacca blu: i nostri pirati lo tenevano stretto per le braccia, e anche da dove mi trovavo potevo vederlo sudare copiosamente sotto la parrucca.
- I miei ossequi, signore. - lo salutò Jack con l'accenno di un sorriso. - Avete fatto una scelta saggia e vorrei evitare ulteriori spargimenti di sangue. Che cosa trasporta questa nave?-
- Birra e stoffa per i velaggi. - rispose con riluttanza il capitano, senza incrociare lo sguardo di Jack. - Non abbiamo molto, questa nave è adibita al trasporto di alcuni passeggeri dall'Inghilterra... -
- Vedo. - Jack annuì facendo scorrere lo sguardo sul gruppo di uomini riccamente vestiti che i nostri pirati avevano accerchiato sul ponte. - Bene, al vostro equipaggio non sarà fatto del male: la vostra merce e un piccolo tributo dai vostri eleganti passeggeri sarà sufficiente, comprendete? Su adesso... - fece un cenno ai due che tenevano il capitano, e quelli lo trascinarono via per poi spingerlo in mezzo al resto della ciurma, sotto il tiro delle pistole. - Andate sottocoperta e prendete tutto quello che può servire, in fretta!-
Parte della ciurma rimase sul ponte per tenere sotto controllo i prigionieri, tutto il resto cominciò a sciamare verso i ponti inferiori, ridendo e schiamazzando, chiaramente impazienti di darsi alla razzia. L'operazione non avrebbe richiesto molto, così mi incamminai lungo il ponte, osservando le manovre degli uomini che dalla Perla cominciarono ad allungare passerelle di legno verso il ponte del brigantino per facilitare il trasporto della merce.
Ad un tratto mi accorsi che da sottocoperta proveniva più baccano del dovuto, e mi fermai ad ascoltare: si sentivano le grida dei pirati, colpi violenti sferrati contro il legno... forse c'erano delle porte da abbattere per arrivare alla stiva. Ma poi cominciai a sentire qualcos'altro: urla, tante urla femminili.
- Signora!- uno degli elegantoni di bordo si lanciò verso di me, venendo subito acciuffato e ricacciato indietro dai pirati che li tenevano sotto controllo.
- Tu sta indietro, bellimbusto!- lo schernirono, spintonandolo: quello però continuava ad annaspare nella mia direzione gridando come un disperato: - Signora! Vi prego! Vi prego!-
- Lasciatelo. - mi feci largo tra i pirati e raggiunsi l'uomo che sembrava così ansioso di parlarmi. Quando mi vide avvicinare, si protese verso di me e mi supplicò in un sussurro animato, come se avesse paura di farsi sentire dagli altri pirati: - Signora, ci sono le nostre mogli sottocoperta... vi prego, avete detto che non avreste fatto del male all'equipaggio... -
Oh cielo.
Senza attendere oltre mi lanciai di corsa dietro ai pirati: scesi le scale di sottocoperta e, seguendo il baccano, mi trovai nella parte della nave riservata alle cabine. La spessa porta di legno contro la quale si stava accanendo un nutrito gruppo di pirati doveva condurre agli alloggi delle donne, perché le urla femminili provenivano tutte da lì dietro.
Prima però che potessi fare qualcosa per fermarli, la porta cedette e gli uomini si lanciarono attraverso di essa come un branco di cani affamati, e le urla delle signore si fecero sentire così tanto da rimbombarmi nelle orecchie.
Ebbi il tempo di vedere l'interno degli alloggi riservati alle donne e quello che vi stava succedendo, i visi terrorizzati di almeno una decina di signore che urlarono e si strinsero l'una all'altra quando videro i pirati piombare su di loro. Uno dei pirati agguantò una donna che non doveva avere più dei miei anni e la buttò per terra.
- Fermi!- quasi non riconobbi la mia voce quando lanciai quella specie di ruggito, attraversando quel che restava della porta e allo stesso tempo sollevando la mia pistola sopra la testa per fare fuoco contro il soffitto.
Lo sparo, più che il mio grido, fu sufficiente per calmare quella mandria indiavolata, perché i pirati si bloccarono bruscamente e si voltarono tutti verso di me, lasciando in pace le donne che, vedendo fermarsi la carica, si raggomitolarono sul pavimento piangendo e gemendo.
Una dozzina di uomini dalle facce cupe mi guardavano con aria stupita, offesa perfino.
Rinfoderai la pistola con gesto secco. - Queste donne non vanno toccate. - ordinai, squadrandoli uno a uno come a sfidarli a contraddirmi: effettivamente lo fecero, diversi di loro mugugnarono e imprecarono, ma non andarono oltre. Uno di loro invece, un tipo strano che ricordavo chiamarsi Furey, né vecchio né giovane, con una criniera di capelli biondi e sporchi legati con un fazzoletto e due occhi grigi grandi come scodelle, si voltò verso di me sollevando il mento in un gesto sprezzante e sbottò: - La preda al cormorano, il bottino al pirata e la donna a tutti. - ghignò, sciorinandomi quel detto dei marinai. - E' questo che abbiamo sempre fatto, no? E ora perché non dovremmo farlo? Solo perché ce lo dici tu?-
Mi stava sfidando, ed era evidente dall'espressione strafottente con la quale mi fissava: sapendo di essere sotto gli occhi della mia ciurma non mi permisi di tentennare. - Sì, signor Furey, perché ve lo dico io che sono il vostro capitano. E ora fuori di qui. -
- No. - replicò lui, incrociando le braccia. - So che voi non vi ponete il problema, capitano, ma io non vedrò una donna forse per mesi, e la cosa non mi sta bene. E adesso voglio la parte che mi spetta!- puntò un dito impietoso verso le donne terrorizzate, chiedendo intanto l'approvazione del resto della ciurma che assisteva al nostro scambio di vedute. - E' il mio bottino, me lo sono guadagnato, non me lo potete togliere!-
Il gruppo delle signore rimaneva a guardare, probabilmente senza capire, la nostra discussione: di certo capivano che era in ballo la loro incolumità, e nessuna di loro aveva il coraggio di muoversi dal pavimento, dove restavano accucciate, tremanti, fissandoci ammutolite, oppure piangendo o mormorando frasi sconnesse. Scrutai l'espressione strafottente di Furey ,chiedendomi che cosa dovessi fare adesso: onestamente era la prima volta che mi imponevo a quel modo, come capitano. Fino ad allora mi ero sempre limitata a lavorare spalla a spalla con Jack. Quasi sempre.
In ogni caso, per nessun motivo avrei lasciato che facessero del male a quelle donne: che fosse per solidarietà femminile o per pura e semplice testardaggine.
Proprio accanto alla porta c'era un bauletto portavalori: ignorando Furey mi diressi verso di esso, diedi un'occhiata alla piccola e poco robusta serratura, sfoderai la spada e colpii il baule con un fracasso che fece sobbalzare tutti e spaccò a metà il lucchetto.
Scoperchiai il baule e cominciai a versarne il contenuto sul ponte, proprio fra i piedi dei pirati. - Io vi pago in argento e in oro sonante... - le monete rotolarono dappertutto, sottolineando le mie parole e facendo brillare di avidità gli occhi degli uomini. - ...per ogni nostra scorreria. Pagatevi tutte le prostitute che volete la prossima volta che faremo porto, sarà molto più facile e senz'altro anche più soddisfacente. Contenti? Ma non toccherete nessuna donna contro la sua volontà. -
A dire il vero, Furey sembrava intenzionato a mandare avanti la discussione ancora per un bel pezzo, ma ormai neppure gli altri uomini gli davano ascolto, più interessati alle monete che avevo rovesciato su tutto il pavimento. La maggior parte sembrò considerarlo un buon compromesso per lasciare in pace le donne.
Rimasi lì finché i pirati non ebbero ripulito il ponte da ogni singola moneta, quindi li feci uscire tutti e gridai loro di occuparsi del resto della nave. Quando mi voltai per richiudere quello che restava della porta, mi trovai davanti i visi increduli di una decina di donne che mi fissavano con espressioni che andavano dallo sconvolto all'adorante: tutte quante erano completamente ammutolite.
- Ah, non siate ridicole. - borbottai, chiudendo con una certa fatica i battenti scricchiolanti e augurandomi che quelle là dentro avessero l'accortezza di rimettere la spranga, tanto per sicurezza.
Quando tornai sulla Perla, le operazioni di trasbordo erano quasi finite: avevamo ricavato un gran bel bottino da quel mercantile, fra i barili di birra e la stoffa trasportata, il denaro e le suppellettili preziosi che avevamo requisito dai bauli di bordo. C'era di che essere soddisfatti.
Ad un certo punto la voce di Michael, che durante tutto il tempo era rimasto a prua accanto al bompresso scrutando le acque circostanti, si levò al di sopra del chiacchiericcio con una nota di allarme: - Galeone britannico a tribordo!-
Dai ponti delle due navi tutti quanti ci voltammo quasi all'unisono: perfino il capitano del brigantino e il suo equipaggio allungarono il collo per guardare, forse sperando in qualche colpo di scena dell'ultimo minuto.
Michael aveva ragione, ed era una fortuna che fosse rimasto di guardia: all'orizzonte si stagliava la vela bianca di un galeone, sopra la quale potevamo già vedere sventolare una bandiera coi colori inglesi.
- Via di qui, alla svelta!- ordinò Jack, mentre anche lui risaliva la pedana tesa fra le due navi: la nostra ciurma tornò a bordo con il resto del bottino, quindi gli uomini tagliarono funi, ritirarono rampini e passerelle, e rapidamente ci allontanammo dal brigantino.
Mentre prendevamo velocità, mi sporsi dalla murata per tenere d'occhio il galeone inglese: per quanto si fosse avvicinato nel tempo che avevamo impiegato a sganciarci dal brigantino, se avevano sperato di coglierci con le mani nel sacco mentre eravamo ancora impegnati con la preda avevano sbagliato di grosso.
Ci furono lunghi minuti di tensione, mentre ci chiedevamo se il galeone ci avrebbe inseguiti o avrebbe cercato di fare fuoco, ma non accadde: semplicemente la vela bianca rimase dietro la nostra scia, senza scomparire alla nostra vista.
Pur continuando a lanciarle occhiate circospette, tutta la ciurma si rallegrò per il bottino e per la profumata paga che si prospettava al prossimo sbarco. Tutta quell'allegria non faceva che bene, perché sapevo quanto una ciurma di buon umore fosse anche una ciurma efficiente: la discussione con Furey non mi era piaciuta, ma per il momento passava in secondo piano. Rimasi per un po' ad osservare l'orizzonte dalla murata, e poco dopo Will passò accanto a me guardando nella mia stessa direzione.
- Quel galeone non è lì per caso. - disse, scrutando torvo la nave dietro di noi.
- Pensi quello che penso io?- gli domandai, voltandomi ad incrociare il suo sguardo, e lui annuì.
- Sì. Siamo seguiti. -

*

Quando scese la sera, la vela bianca del galeone britannico si stagliava ancora all'orizzonte.
Era come se non si preoccupasse neanche di non farsi vedere: era lì, a diverse leghe di distanza, eppure sempre perfettamente visibile come un occhio vigile costantemente puntato su di noi. Ad un certo punto avevo anche meditato di attaccare, dato che la ciurma inglese non sembrava intenzionata a fare la prima mossa: Jack però mi aveva convinta a lasciar perdere. Non ci avremmo guadagnato niente ad attaccare per primi, quando il galeone era grosso e armato a sufficienza per poterci tenere testa.
Avremmo dovuto avere pazienza. Per un po'.
C'era poco vento: la parte della ciurma che non era sulle sartie a sbrigarsela con le vele si era radunata a gruppetti sul ponte, a giocare a dadi e a bere alla luce di qualche lanterna, mentre il cielo si scuriva e cominciavano ad apparire le stelle.
Cominciavo ad essere stanca, così mi avvicinai ad un di quei gruppetti per vedere se fosse possibile procurarmi un po' di rum. Gibbs sedeva su di una cassa, voltato di spalle, ma dovette vedermi con la coda dell'occhio, perché si voltò verso di me e richiamò la mia attenzione con la mano: - Capitano!- mi fece segno di sedermi accanto a lui ed io accettai volentieri: un attimo dopo il vecchio Gibbs mi mise in mano un bel boccale pieno di rum.
- Grazie. - gli sorrisi prima di portarmi alle labbra il boccale, ma lo riabbassai un attimo dopo notando una faccia familiare a neanche un passo di distanza da me. Era Furey, seduto sul ponte, e mi stava fissando con un'intensità che non mi piacque per niente.
Vedendo che ricambiavo l'occhiata, le sue labbra si arricciarono in un sorriso per niente amichevole, quindi il biondo fece con voce strascicata: - Signor Gibbs, avete sentito dell'ultima impresa di quella buona samaritana del nostro capitano?-
- Modera il tono, Furey. - lo riprese l'anziano pirata, corrucciandosi. Non mi aspettavo che lo ascoltasse, e infatti non fu così: l'uomo continuò con fare melodrammatico, ben attento a farsi sentire da tutti quelli che erano a portata d'orecchio. - Il nostro dolce capitano deve avere il cuore tenero, perché proprio oggi è venuta a dare una bella lezione di moralismo e buon costume a noi... - accennò a sé stesso e ad alcuni altri pirati che se ne stavano seduti a bere, che dovevano fare parte del gruppo a cui avevo ordinato di saccheggiare il brigantino. - Perché, sentite un po', secondo lei noi non dovremmo toccare le donne! Nossignore, noi siamo dei santi! Ammazziamo pure, rubiamo a volontà, ma quando si tratta di fottere scordatevelo pure: c'è la nostra madre badessa a starci dietro col bastone. -
Gibbs ebbe uno scatto convulso, e per poco non balzò in piedi rischiando di rovesciarsi addosso tutto il rum. - Adesso smettila, hai passato il segno, hai... !- cominciò a gridare, ma io gli misi una mano sul braccio, scuotendo la testa. Poi tornai a fissare Furey, senza parlare, ma sfidandolo a continuare.
- Ah no, dimenticavo... tu non potresti mai essere una madre badessa. - proseguì lui senza tanti complimenti, facendo una smorfia schifata. - A te piace fottere col capitano. -
- Devi aggiungere qualcos'altro o hai finito?- replicai, acida, senza distogliere gli occhi dai suoi neanche per un secondo. Per qualche attimo Furey sembrò dubbioso, forse sperava di avermi già fatta arrabbiare con le sue parole; non sapeva che avrebbe dovuto impegnarsi di più.
- O ti aspetti che io neghi che mi piace fottere col capitano?- la mia ultima battuta particolarmente sfrontata suscitò un coro di risate e ululati da parte degli altri pirati, e parve spiazzare ancora di più Furey. Era un bene che ridessero, avevo imparato che non dovevo avere paura di rispondere a tono; li divertiva, li faceva morire dal ridere. E finché ridevano per me, li avevo dalla mia parte.
- No di certo, è l'unico motivo per cui sei ancora su questa nave. - rispose Furey, ricominciando a scaldarsi. - Perdio, tu sei l'ultima persona che dovrebbe essere capitano in seconda! Che diritto ha, lei, di darci ordini? Eh?!- si guardò attorno, allargando le braccia e cercando l'approvazione della folla, Notai che il nostro battibecco aveva attirato l'attenzione di quasi tutti sul ponte; in molti borbottavano e mormoravano, ma non avrei saputo dire se fossero in mio favore o contro di me. - Signor Gibbs! Se c'era qualcuno che meritava il comando della nave quello eravate voi! Perché vi lasciate scavalcare da una puttana qualsiasi?-
- Sai, quando sono due uomini a litigare, gli insulti di solito sono parecchio fantasiosi, mentre quando si insulta una donna si passa sempre e solo per “puttana”... lo trovo estremamente noioso. -
I pirati scoppiarono a ridere di nuovo, qualcuno batté sulla spalla di Furey dicendo: - Occhio che la piccolina rischia di tenerti testa!-
Gibbs, al mio fianco, mi scoccò un'occhiata preoccupata. Era un sollievo sapere di avere almeno lui dalla mia parte; stavo divertendo i pirati, ma stavo anche esaurendo i miei colpi molto in fretta. Un affronto del genere da parte di uno come Furey a bordo era intollerabile, ma era anche vero che le sue accuse non erano totalmente infondate: volevo negare che la mia elezione a capitano non fosse stata una scelta puramente interessata da parte di Jack? Però adesso qualcosa era cambiato, e ne era la prova l'apparizione della Dama alcune notti prima. Mi ero meritata quel posto. Ero il capitano di quella nave.
Furey non si aspettava tutta quell'ilarità, e vedevo che non era per niente contento. Mi scoccò un ultimo sguardo inceneritore e sbottò: - Sei capitano solo perché vai a letto con Sparrow, né più né meno, e lo sai benissimo. -
- Non è colpa mia; perché non ci hai provato prima tu?- replicai, stavolta senza riuscire a reprimere io stessa una risata. I miei uomini si rotolarono dal ridere e anche l'ultima accusa di Furey cadde nel vuoto. Ero in parte riuscita nel mio intento; dato che ormai non era più tanto facile scandalizzarmi, ero riuscita a sminuirlo, forse perfino ad umiliarlo. Era importante che l'equipaggio ascoltasse me e non lui: quando anche le ultime risate si furono calmate, mi alzai in piedi e gettai uno sguardo attorno. Adesso era il momento delle risposte.
- Ascoltatemi, non è un discorso poco importante quello che ha tirato fuori il signor Furey... e se non fosse stato così odioso, poco fa, gli avrei risposto più che volentieri. - la ciurma si voltò verso di me, ora più interessata. - Ho ordinato di lasciare in pace le donne, su quel brigantino. Non è una cosa così strana, su molte navi pirata la regola di non toccare le donne senza il loro consenso è uno dei Codici su cui si giura prima di essere ammessi nella ciurma. -
- Be', magari noi siamo qui proprio perché da noi non si giura anche su quello!- commentò di rimando un pirata più giovane, anche se lo fece con un tono tanto diverso da quello di Furey che non lo considerai una minaccia.
- D'accordo. - concessi. - Potremmo anche avere meno regole di altre navi pirata. Anzi, potremmo strappare tutti i Codici e infischiarcene, potremmo impiccare i capitani e poi cominciare ad ammazzarci tra di noi... tanto che cosa importa avere delle regole, o un codice d'onore? Tanto siamo solo pirati, quello che ci importa è accumulare e spendere, accumulare e spendere fino a quando non saremo troppo vecchi o troppo ubriachi per stare in piedi e andremo a morire in qualche buco... più o meno è così?-
In quel momento un'altra figura era apparsa sul castello di prua, e molti pirati si erano voltati appena l'avevano visto comparire, forse pensando che fosse lì per mettere fine alla discussione. Quando anch'io alzai lo sguardo, e vidi Jack fermo sulle scale di prua intento a fissarmi con espressione indecifrabile, ebbi un sussulto e sotto sotto davvero sperai che fosse lì per riportare la calma fra la ciurma e togliermi da quella situazione. Ma non era così.
“Eccoti, dannazione!” pensai fra me, perdendo per un attimo il filo del discorso. “Perché hai lasciato che mi cacciassi in questa situazione? Devo sempre fare tutto da sola? Vieni qua e levami da questo pasticcio!”
Com'era prevedibile, lui non lo fece: rimase semplicemente lì a guardare e, ora che lo notavo, non lontane da lui c'erano anche Faith e Valerie. Certo, era confortante sapere di avere degli appoggi sicuri in mezzo a quella ciurma dall'umore mutevole, ma ora ero io da sola a dovermi giocare l'approvazione dei pirati.
- Se il vostro obiettivo è quello, allora credo che abbiate sbagliato nave. - ripresi dopo un attimo, cercando di fare come se niente fosse. - Perché se l'unica cosa che volete è ingozzarvi più degli altri prima di schiattare, è ovvio che nessuna regola avrà mai valore per voi. Ma se volete essere qualcosa di più... - molti uomini drizzarono le orecchie. - ...Se siete diventati pirati perché cercavate qualcos'altro, che il resto del mondo non vi poteva dare... allora, signori miei, sapete che le nostre regole servono e sono preziose, perché tutti possono essere pirati, ma essere gentiluomini di fortuna è una cosa rara! Siete o non siete qualcosa di più di ratti di sentina? Credete o no in qualcosa “di più”? E allora rispetteremo chi non c'entra, ci terremo un po' d'onore. Perché nessuno si farà scrupoli ad uccidere un pirata, ma uccidere un gentiluomo di fortuna... quella è una cosa più impegnativa. -
Il mio discorso sembrò essere piaciuto, perché guardandomi attorno vidi diverse facce compiaciute. Gibbs nascose un sospiro di sollievo e si asciugò la fronte col fazzoletto che portava al collo, scoccandomi di sottecchi un'occhiata che un padre avrebbe potuto lanciare al figlioletto che aveva appena evitato un disastro. Credevo di avere chiuso la bocca anche a Furey, ma un attimo dopo lo vidi che finiva di confabulare con alcuni altri della ciurma: uno di quelli con cui parlava, un ragazzo mulatto di nome Oliver, si alzò per parlare: - Mi piace quello che avete detto sui gentiluomini di fortuna, capitano. Però Furey ha detto una cosa giusta: che non vi siete ancora guadagnata come si deve il posto di capitano. -
Mi chiesi seriamente se ci fosse modo di richiamare la Dama davanti a tutti.
- Ci ha tirati fuori da quella dannata caverna, in Africa!- protestò uno dei pirati.
- Non è vero, era Sparrow che stava al timone!- replicò un altro. Di lì a poco tutti i pirati presero a saltarsi sulla voce l'un l'altro pretendendo di aver ragione, finendo per fare ciò che una ciurma di pirati sapeva fare meglio: un baccano infernale. Ci volle qualche minuto per riportare la calma, e fu allora che Gomez, che conoscevo da quando avevo messo piede sulla Perla, un grasso uomo con una parrucca bianca completamente lercia, si fece avanti e dichiarò: - E' vero, capitano, pensiamo che dovreste provarci che meritate il vostro posto. -
La parola “prova” serpeggiò fra la ciurma come un fulmine, e man mano che veniva ripetuta vidi i loro volti accendersi dall'eccitazione. - Una prova!- - Sì, una prova!- - Dovrà mettersi alla prova!- - Lei dovrà provare... dovrà fare... -
Sembravano a corto di idee... oppure ne avevano troppe. Entrambe le alternative non erano molto confortanti. Infine si fece avanti un altro dei pirati più anziani. - La ciurma vuole una prova del vostro valore... ma che il diavolo mi porti se un capitano pirata, un vero capitano pirata, non tira fuori le palle nei momenti più brutti. Vogliamo fare un accordo: la ciurma sceglierà una prova per voi, e sarà sempre e solo la ciurma a decidere il momento e la natura della prova. Se la supererete, nessuno potrà più mettere in discussione il vostro ruolo. Siete d'accordo?-
Potevo anche rifiutare. Tecnicamente avrei perfino potuto punire Furey per avere messo in discussione la mia autorità, ma era anche vero che era la ciurma ad avere potere decisionale. Era la ciurma a votare per il loro capitano, e rifiutando la sfida non avrei fatto altro che perdere punti ai loro occhi.
- D'accordo, accetto la sfida. - risposi infine, cercando di dare alla mia voce un tono sicuro: i pirati esultarono e brindarono, prima che poco a poco l'euforia scemasse e tutti tornassero alle loro occupazioni. Impedendomi solo a stento di sbuffare sconfortata, ritrovai lo sguardo di Jack sul castello di prua, e lui, con tutta l'aria di starsi trattenendo a stento dal ridere, mi fece un cenno di saluto con la mano come a dire “Auguri!”. Grazie tante, davvero.
Mentre mi allontanavo dal ponte col mio boccale di rum fra le mani, vidi alcuni pirati fare dei cenni verso di me. - Ehi, ehi! Capitano! Capitano!-
Che altro c'era, ancora? Mi fermai e mi voltai a guardarli: fra di loro c'era Gomez. Avevano intenzione di discutere ancora? La mia espressione doveva essere trasparente, perché Gomez rise e in tono più amichevole mi fece: - Per favore, adesso non prendetela nel modo sbagliato. Voi ci piacete, capitano. Ma è una buona cosa che voi diate una prova di quanto valete: piace alla ciurma, li esalta. Superate la prova e quelli vi seguiranno in capo al mondo, capite? Può farvi solo del bene... E non preoccupatevi troppo, è solo una cosa simbolica. - ammiccò, forse sperando di essere rassicurante. - Lo sapete che non vi metteremmo in pericolo, no? -
Mi strinsi nelle spalle. - Voi no, probabilmente. - dissi, accennando però col capo a Furey e agli uomini con cui continuava a parlottare. Potevo dire in tutta franchezza che le loro espressioni non erano rassicuranti, proprio per niente.





Note dell'autrice: E rieccomi. I primi capitoli stanno procedendo bene, quindi forse riuscirò ad aggiornare in tempi decenti. Forse. Grazie a Christine e a Stellysisley per aver commentato, spero che continuerete a seguirmi e che la storia continuerà a piacervi. Ci sono tante novità che bollono in pentola...
PS: Ho citato Angelica. Ohssì!
Wind in your sails.
  
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