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Autore: pampa98    15/12/2021    2 recensioni
[Questa storia partecipa al "Calendario dell'Avvento" indetto da Cora Line sul forum "Ferisce la penna"]
Il rapporto tra Draco e Luna, esplorato attraverso i loro anni a Hogwarts.
«Aspetti anche tu una cioccolata calda?»
Draco aggrottò le sopracciglia, voltandosi completamente verso di lei che invece aveva lo sguardo perso davanti a sé. Un ghigno divertito comparve sul suo volto: Lunatica Lovegood non stava certo parlando con lui. Probabilmente aveva visto una di quelle strane creature di cui lei e suo padre si ostinavano a difendere l’esistenza e aveva colto l’occasione per iniziare una conversazione.
Poi i suoi occhi blu puntarono su di lui.
«Trovo che sia perfetta con la tristezza che si respira là fuori.»
«La cioccolata calda è per bambini» rispose stizzito Draco, distogliendo lo sguardo da quel volto gioviale.
«Dici? In effetti, ha senso.»
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Prompt: Cioccolata calda
Una dolce amicizia
 
A Maria ❤



Se la ritrovò a fianco mentre aspettava il suo ordine al bancone di Madama Rosmerta. I lunghi capelli biondi le scendevano lungo il volto parzialmente coperto dalla sciarpa di Corvonero.
«Aspetti anche tu una cioccolata calda?»
Draco aggrottò le sopracciglia, voltandosi completamente verso di lei che invece aveva lo sguardo perso davanti a sé. Un ghigno divertito comparve sul suo volto: Lunatica Lovegood non stava certo parlando con lui. Probabilmente aveva visto una di quelle strane creature di cui lei e suo padre si ostinavano a difendere l’esistenza e aveva colto l’occasione per iniziare una conversazione.
Poi i suoi occhi blu puntarono su di lui.
«Trovo che sia perfetta con la tristezza che si respira là fuori.»
«La cioccolata calda è per bambini» rispose stizzito Draco, distogliendo lo sguardo da quel volto gioviale.
«Dici? In effetti, ha senso.»
«Che intendi dire?» Si pentì immediatamente di quella domanda. Perché stava parlando con lei, tanto per cominciare? E come accidenti gli era venuto in mente di chiedere spiegazioni a quella ragazzina lunatica?
Luna sorrise e prese a dondolarsi sul posto, riflettendo sulla risposta da dare.
«Ha senso perché la cioccolata è dolce e anche i bambini lo sono. L’hai mai assaggiata?»
Rosmerta arrivò in quel momento con un vassoio pieno di bicchieri: tre burrobirre e una cioccolata calda. Draco prese quest’ultima e la posò malamente davanti a Luna. Estrasse la bacchetta e sollevò il vassoio, dirigendosi al suo tavolo. Non rispose alla domanda e lei tornò al suo tavolo senza tentare di proseguire la conversazione.
«Era la Lovegood quella con cui parlavi?» gli chiese Tiger, sorpreso.
Draco rise di lei con i suoi compagni, ma più volte si ritrovò a spostare lo sguardo verso il tavolo a cui era seduta, intenta a sorseggiare la sua bevanda in solitudine.
 
* * *
 
La vide seduta in Sala Grande, le gambe incrociate sotto il suo corpo, intenta a leggere il Cavillo – rigorosamente al contrario. Sapeva che anche lei faceva parte del gruppetto messo su da Potter. Non se ne sarebbe dovuto stupire: un branco di Mezzosangue, filo-Babbani e traditori desiderosi di sovvertire la purezza del sangue magico. Si era chiesto, per un folle momento, se sarebbe stato possibile farle tornare il lume della ragione e portarla dalla parte giusta, lei che, dopotutto, era una Purosangue.
«Ciao, Draco» lo salutò mentre le passava davanti. Lo chiamò per nome, come se fossero vecchi amici, e gli sorrise. Frequentavano la stessa scuola da cinque anni e si erano parlati in un’unica occasione, escludendo le rare e obbligate interazioni che avevano luogo durante le loro lezioni congiunte. Ma come era accaduto ai Tre Manici di Scopa, Draco non riuscì a ignorare la sua voce. Avrebbe dovuto considerarla invisibile, come saggiamente faceva gran parte degli altri studenti; invece si fermò.
«Forse lo leggeresti meglio girandolo dalla parte giusta» le fece notare Draco, indicando il giornale che teneva tra le mani, gli angoli della bocca sollevati in un sorriso divertito.
Luna abbassò lo sguardo sulle pagine e poi lo rialzò su di lui, impassibile.
«Oh, tranquillo, questo verso è perfetto.»
Draco si chiese se non lo fosse davvero. Suo padre gli aveva mostrato una copia del Cavillo per evidenziare il marciume che si stava diffondendo sempre di più tra i Purosangue. Lo avevano letto con le lettere dritte e tutto ciò che ne avevano ricavato era stato disgusto e qualche risata. Forse guardando da un’altra prospettiva assumeva un diverso significato – se eri abbastanza pazzo, naturalmente.
All’improvviso, Luna chiuse il Cavillo e si alzò. Draco vide che portava al collo una lunga collana fatta di tappi e si trattenne a stento dal ridere.
«Vieni a fare merenda con me?»
Draco sbatté le palpebre un paio di volte, domandandosi se avesse sentito bene.
«Come?»
Luna fece il giro del tavolo e lo raggiunse. Lo prese per mano, gesto che fece avvampare Draco – per la vergogna di star toccando una Lovegood, per lo strano piacere che quelle dita calde gli provocarono a contatto con la sua pelle.
«Vieni.»
«Aspetta un attimo!» esclamò, piantando i piedi per terra. «Cosa stai tramando?»
Luna inclinò la testa di lato, guardandolo con i suoi occhioni spalancati.
«Mi è venuta voglia di cioccolata calda» rispose, la voce bassa e priva di particolari inflessioni. «Tu non l’hai mai provata, giusto? Potrebbe essere l’occasione giusta per farlo.»
Draco si chiese come facesse a saperlo, dal momento che lui non ricordava di averle risposto – sapeva di non averlo fatto: suo malgrado, il ricordo della loro breve interazione davanti al bancone di Madama Rosmerta aveva messo radici nella sua mente ed era sempre lì, pronto a ricomparire più vivido che mai ogni volta in cui si imbatteva nella ragazza.
Ma non aveva importanza. Il calore della pelle di Luna sulla sua e il modo in cui sembrava riuscire a scrutargli l’anima fecero desiderare a Draco di mettere quanta più distanza possibile tra di loro. Non voleva che lei riuscisse a vederlo.
Si liberò dalla sua presa con uno strattone che la fece barcollare all’indietro per un istante, ma la sua espressione non si smosse.
«Non ci tengo a insozzare il mio organismo con una simile brodaglia dolciastra. Fai la bambina per conto tuo, Lunatica!»
Le diede le spalle e uscì dalla Sala Grande prima che lei potesse ribattere. Temeva davvero che avrebbe potuto trovare il modo di convincerlo a seguirla in un’idea tanto stupida.
 
* * *
 
Stavano pranzando quando lo venne a sapere. Dovette richiamare a sé tutta la sua forza per non rovesciare il contenuto del bicchiere che si stava portando alle labbra nell’apprendere che la figlia di Xenophilius Lovegood era rinchiusa pochi metri sotto di lui.
«Frequenta il tuo stesso anno, Draco» gli disse suo padre, posando lo sguardo su di lui. Forse credeva di risultare intimidente, ma Lucius Malfoy era divenuto ormai solo l’ombra di ciò che era stato. «La conosci?»
Draco bevve un lungo sorso d’acqua. «Abbiamo… L’ho vista ogni tanto. Avevamo alcune lezioni condivise.»
“Trovo che sia perfetta con la tristezza che si respira là fuori.”
Le mura della sua casa non davano accesso a una felicità maggiore di quella che avrebbe offerto un esercito di Dissenatori. Chiese il permesso di incontrare la prigioniera – «È pur sempre una Purosangue e gli ostaggi sono meglio da vivi che da morti.» Sua madre non esitò ad accettare e gli preparò un piatto con qualche avanzo con cui la ragazza potesse cenare.
Draco non era mai sceso nei sotterranei di Villa Malfoy da solo. Si respirava aria di morte e dolore là sotto – e Luna, sempre sorridente, sempre piena di vita, si trovava lì da sola. La vide attraverso le sbarre, seduta con la schiena appoggiata a una colonna, intenta a rigirarsi i tappi della sua collana tra le dita.
«Ciao, Draco» lo salutò quando lui aprì la porta. Non c’era paura nella sua voce, né rabbia: solo la quiete di un cielo senza nuvole. La morte della professoressa Burbage gli aveva fatto dubitare, per qualche momento, della giustizia della loro causa. La voce di Luna gli fece credere che non ci fosse niente di giusto in ciò che stavano facendo.
«Ho visto la tua casa dall’esterno» gli disse, alzandosi in piedi. «Sembra molto bella.»
«Normale» tagliò corto Draco, prima che gli venisse in mente di proporle una visita guidata. Allungò il piatto verso di lei, cercando di eludere i suoi occhi. «Mangia. Devi restare in forze.»
«Oh, ti ringrazio.» Le loro dita si sfiorarono mentre lei gli sfilava il piatto di mano e Draco si sorprese che fossero ancora calde. «Mi fai compagnia?»
Si sedette di nuovo contro la colonna. Draco restò in piedi, ma non si mosse. Temeva che avrebbero iniziato a parlare se si fosse seduto accanto a lei. Luna sembrava non rendersi conto di cosa stesse accadendo, lo trattava come se fossero ancora a scuola, nella Sala Grande addobbata per le imminenti feste natalizie.
«Non devi avere paura» le disse a un tratto, portandola a sollevare il volto dal piatto.
«Non ne ho.»
Draco aggrottò le sopracciglia. «Perché?»
«Perché ci sei tu» rispose, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Draco avrebbe voluto ridere o ignorare qualunque machiavellico piano stesse tramando il Signore Oscuro e portarla via da lì. Scappare da tutto quello, andare ovunque lei volesse, insieme. Ma non era abbastanza coraggioso per farlo. Si limitò quindi a scuotere la testa.
«Lascia il piatto per terra quando hai finito» le disse. «Torno a prenderlo dopo. E ti porto anche qualcosa da bere» aggiunse, rendendosi conto che era stata rinchiusa senza nemmeno una brocca d’acqua con sé.
«Va bene.»
Draco si voltò e uscì dalla prigione, richiudendosi la porta alle spalle. A metà della scalinata, però, tornò indietro. «Non abbiamo la cioccolata calda» le disse, «ma posso chiedere che ti venga procurata, se la vuoi.»
Luna sbatté le palpebre, nell’espressione più stupita che le avesse mai visto fare.
«Se dovete prenderla solo per me, non è necessario. Non voglio disturbare.»
Draco sospirò, scuotendo la testa. «Non sei un’ospite qui, Luna.»
Invece di prendere atto della realtà della situazione o cominciare a capire di essere prigioniera dei Mangiamorte – tra i quali, suo malgrado, rientrava lui stesso – lei gli rivolse un sorriso radioso.
«Finalmente mi hai chiamata per nome.»
«Dovresti imparare a rivedere le tue priorità, Lovegood» le disse. Riprese il suo cammino verso la casa, quando udì la voce di Luna che lo fermò in cima alle scale.
«Un giorno prendiamo una cioccolata calda insieme?»
Non rispose a parole, né si voltò. Ma il suo capo si abbassò per poi rialzarsi in un silenzioso cenno di assenso. Una promessa a se stesso perché quel giorno arrivasse – e non fosse troppo lontano.
 
* * *
 
«Scusa per il ritardo.»
«Tranquilla, sono qui da poco.»
Teneva le mani sotto le ascelle e si era coperto per metà volto con la sciarpa dei Serpeverde. Credeva che Luna non avrebbe avuto un aspetto più strano del suo – che pensiero stupido: stare con lei lo stava facendo diventare lunatico a sua volta.
Luna era imbottigliata in un piumino rosa e della sua faccia si vedevano solo gli occhi, racchiusi tra la sciarpa di Corvonero e gli enormi paraorecchie che si era cucita lei stessa.
«Non fa così freddo» le disse Draco, ma forse sarebbe stato più convincente se avesse smesso di tremare come una foglia.
«Tu hai freddo però.» Luna si tolse i paraorecchie e li porse a lui. «Hai troppi pochi capelli per tenere la testa al caldo. Usa queste.»
Draco le guardò. Conosceva bene quei paraorecchie, Luna glieli aveva mostrati appena li aveva terminati.
“Tifo anche per i Serpeverde ora” gli aveva detto un giorno a colazione, sedendosi con totale disinvoltura accanto a lui.
“Niente cappello a forma di serpente gigante stavolta?” le aveva chiesto, con un sorriso sincero sul volto.
Luna aveva sbattuto le palpebre. “Perché dovrei mettermi un serpente in testa?”
Draco si era trattenuto dal farle notare che nemmeno mettersi un leone in testa aveva senso, ma erano state sufficienti poche settimane di amicizia – come osava definirla lui – insieme ad alcuni anni di incontri e conoscenze fugaci per fargli capire che era inutile cercare una logica nei pensieri di Luna. Una logica c’era, naturalmente, ma non tutti erano in grado di capirla. In cuor suo, Draco sperava di diventare un’eccezione.
Tuttavia, per quanto apprezzasse l’appoggio di Luna verso la sua casa e il nome dei Malfoy fosse ormai decaduto, conservava ancora abbastanza dignità da rifiutare di andare in giro per la strade di Hogsmeade con dei paraorecchie viola da cui sbucavano due teste di serpenti di pezza.
Scosse la testa e portò le braccia lungo i fianchi, sperando di sembrare meno infreddolito in quel modo.
«No, ti ringrazio. Allora, vogliamo andare?»
Luna annuì e si rimise i paraorecchie in testa. «Dove ti piacerebbe andare?»
Draco arrossì e sperò che lei desse la colpa al freddo – o che semplicemente non lo notasse.
«Ti va una cioccolata calda?» le chiese, fissando la sua sciarpa per non dare l’impressione di non essere in grado di sostenere i suoi occhi di fronte a una richiesta così sciocca.
«Molto volentieri» rispose lei e dal suo tono Draco capì che era davvero felice. Sorrise e si incamminò verso i Tre Manici di Scopa. Dopo pochi passi, sentì la mano di Luna sul suo braccio e si fermò, credendo che volesse dirgli qualcosa. La ragazza sbatté le palpebre.
«Perché ci fermiamo?» chiese, innocente.
«Volevo solo controllare che riuscissi a stare al mio passo» mentì Draco e ripresero a camminare insieme.
Un piacevole tepore li avvolse entrando nel locale. Fu strano vederlo quasi vuoto e Draco sentì comparire quel groppo alla gola che gli ricordava sempre il motivo per cui Hogwarts e tutto ciò che la circondava erano cambiati.
Si sedette nel tavolo all’angolo, accanto all’albero di Natale pieno di palline e luci colorate, mentre Luna andò a ordinare le loro bevande. Un paio di minuti dopo ricomparve con due tazze di fumante cioccolata calda e un piatto di biscotti.
«E quelli?» chiese Draco, mentre Luna prendeva posto davanti a lui.
«Sono biscotti. Con la cioccolata calda si abbinano alla perfezione.»
«Dolce su dolce» disse, ma forse un po’ di dolcezza in più non avrebbe guastato. Rimase immobile, in attesa che Luna facesse qualcosa, ma nemmeno lei mosse un muscolo.
«Non mangi?» le chiese.
«Voglio godermi il momento della tua prima cioccolata calda.»
Draco scosse la testa. «Spera che sia speciale, Lovegood.»
Prese la tazza con entrambe le mani e si portò il bordo alle labbra. Subito la sua bocca fu invasa dal calore e dalla dolcezza del cioccolato, ammortizzata da quella punta amarognola che la rendeva, semplicemente, perfetta. Quando rimise giù la tazza trovò Luna che lo fissava con intensità. La sua domanda inespressa era assordante.
Draco sbuffò. «È buona, va bene?»
Luna sorrise. Bevve un sorso dalla sua tazza e poi gli porse un biscotto. Draco provò anche quella combinazione – di nuovo perfetta – e di nuovo disse che non era male.
I due rimasero per tutto il pomeriggio seduti uno di fronte all’altra, con le dita che talvolta si sfioravano sopra il tavolo, a raccontarsi, a parlare del futuro e fare progetti insieme. Fu il giorno più felice nella vita di Draco Malfoy.




Note: Ringrazio LadyPalma per aver letto in anteprima questa storia e avermi dato il suo parere.

 
   
 
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