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Autore: kbex    15/12/2021    0 recensioni
[Fanfiction ambientata dopo la fine dell'intera trilogia]
Frammenti sulla vita di Mia Corvere e Ashlinn Järnheim
Predilette del dio Anais, che consegnò
nelle loro mani
le chiavi dell’eternità
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Ashlinn Järnheim, Mercurio, Messer Cortese, Mia Corvere
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Attimi di eternità
 
Frammenti sulla vita di Mia Corvere e Ashlinn Järnheim
Predilette del dio Anais, che consegnò
nelle loro mani
le chiavi dell’eternità
 
Scrivere causa dei terribili mal di testa.
Crampi alle mani, occhi infiammati, voglia di gettarsi nell’Abisso.
Mercurio doveva accettarlo.
Sì, era vecchio. Sì, era stanco. Sì, aveva bisogno di una maledetta vacanza.
Mercurio, però, aveva promesso.
Non avrebbe mai dimenticato.
Avrebbe persino ricordato eventi a cui mai aveva assistito. Tutto per amore.
Per sua figlia.
Chissà se Lei si sarebbe mai ricordata di andare a trovare suo padre.
Erano mesi che, ogni due o tre giorni, continuavano a spuntare nella biblioteca della Chiesa Rossa frammenti di libri che non sembravano appartenere affatto a nessuno dei libri de Gli Accadimenti di Illuminotte.
Era vero che stava ancora proseguendo nella stesura dell’ultimo libro, l’unico che non aveva mai letto e che doveva scrivere completamente da zero, ma in questi frammenti Mia respirava, amava, raccoglieva dei maledetti fiori.
Cazzo, era inspiegabilmente viva; la stessa Mia, le cui carni erano state completamente dilaniate per permettere la rinascita di un dio dimenticato.
La sua Mia. La sua bambina.
Ma Mia non era ancora passata a salutarlo. Ashlinn non veniva a trovare Jonnen da mesi.
Dove erano finite, per la Mannaia?
Mercurio, però, sapeva che nella biblioteca apparivano anche libri che non erano mai stati scritti. Si narrava di Imperi mai esistiti, di amori mai sbocciati.
Forse Mercurio desiderava soltanto ingenuamente sperare che Mia fosse viva, felice, anche se così lontana da lui e anche se si fosse persino completamente dimenticata di lui.
Perché Mia meritava di esistere, non solo nel suo cuore e tra le pagine dei suoi libri, ma nel mondo intero da Mercurio conosciuto.
Perché Mia aveva illuminato questo mondo e avrebbe ripreso colore solo con il suo ritorno.
Però, Mercurio, sapeva che doveva ancora aspettare per rivederla. Forse per sempre.
Perciò proseguì nella sua missione: continuò a non dimenticare e raccolse, con gli occhi pieni di lacrime e le mani tremanti, tutti i frammenti che trovò.






 
Frammento ritrovato, in attesa di essere catalogato, n. 1 di …
(Biblioteca della Chiesa Rossa – Direttore: Mercurio di Liis)
 
Alcuni mesi dopo il ritorno di Luna in cielo
Anno 1, principio di estate, ore 8:26
Località Trelaghi
 
 
L’estate era sempre stata opprimente.
Gola riarsa, sudore sulla fronte, voglia irrefrenabile di una bevanda ghiacciata.
È vero, nei momenti più intensi di Soliluce, solo pochi mesi prima, erano tre i soli che risplendevano in cielo. Tre occhi. Il dominio completo di Aa sul mondo. Il dominio del vero Imperatore di una Repubblica ormai in cenere.
Nessuno si era mai lamentato realmente del caldo afoso, prima di allora, come nessuno schiavo si lamenta mai realmente del proprio padrone, finché questi gli riserva un tiepido giaciglio per dormire nelle gelide notti invernali durante il Verobuio.
Non è un mistero, però, gentili amici, che ormai due dei tre occhi di Aa resteranno chiusi in eterno e che quell’estate, che un tempo conoscevate così bene, diventerà presto un lontano ricordo.
 
Non che a Mia dispiacesse dimenticare quelle estati.
Non era mai stata una grande amante del caldo, così come era sempre stata un’eterna nemica della luce dei soli. Capelli arruffati per l’umidità, occhi secchi per mancanza di idratazione, vestiti madidi di sudore… Nemmeno girare completamente nuda sembrava la soluzione ideale. Senza contare che, così facendo, si sarebbe ritrovata ad attirare su di sé fin troppi sguardi che, in un primo momento, l’avrebbero lasciata totalmente indifferente, poi irritata, infine spazientita, con la conseguenza di avere ulteriori fastidi e percepire un calore ancora più intenso di quello reale.
Ora, però, il caldo di questa nuova estate sembrava decisamente più tollerabile; forse tutto ciò era dovuto alla presenza di un unico sole nel cielo, troppo debole e solitario per avere la forza di un tempo, o magari, semplicemente, la rinnovata natura non umana, immortale, Senzafuoco di Mia era particolarmente resistente agli sbalzi di temperatura.
Non aveva mai fatto in tempo a chiedere a Tric se…
Ciaf. Ciaf.
…una volta tornato…
Splash.
…avesse percepito un caldo meno torrido di quello che…
 
<< Cosa cazzo... Ah!! >>.
Pelle improvvisamente gelata. Gocce d’acqua che scivolavano lentamente sulla pelle appena riscaldata dal sole.
Era stato un movimento troppo rapido da decifrare per Mia, che si ritrovava persa tra i suoi pensieri, seduta sul bordo del lago a guardare l’orizzonte. Un naturale cipiglio si formò sulla sua fronte e, dentro di sé, sentì crescere un’insistente fame di vendetta, ma cercò in tutti i modi di fingere indifferenza, facendo trasparire dal suo volto solo un cenno di fastidio.
Non voleva dargliela vinta. Per ora.
Di fronte a lei, capelli biondi sciolti venivano mossi con delicatezza dalla leggera brezza che increspava il lago. Due brillanti occhi neri tempestati di stelle, un tempo di un intenso colore azzurro riarso dai soli, la guardavano intensamente. La ragazza rise di gusto, una risata adorabile e dispettosa, e agitò le braccia, cercando nuovamente di bagnare Mia.
<< Ashlinn, basta! >> Mia la rimproverò bonariamente ed infine sospirò. La brezza le procurava dei brividi leggeri sulla pelle bagnata. Si passò mani tremanti sulle braccia, per cercare di riscaldarsi.
Già. Forse i Senzafuoco non sono poi così resistenti agli sbalzi di temperatura.
Decisamente.
Mia sospirò di nuovo e tornò a guardare l’orizzonte.
 
Ashlinn, che era uscita dalla baita indossando solo gli indumenti intimi, si immerse completamente nelle acque del lago e iniziò a nuotare. Era sua abitudine, ormai da alcune settimane, fare una nuotata mattutina per svegliarsi completamente e ricaricare le energie in vista della giornata.
Trascorreva la mattinata raccogliendo la legna, preparando la colazione, lavando i panni e stendendoli; ogni giorno, un’occupazione diversa.
Con Mia al suo fianco, d’altronde, anche i più banali degli impegni sembravano sempre entusiasmanti. Per lei era davvero impossibile annoiarsi.
La notte precedente, Ash si era addormentata con un pensiero fisso: approfittare del fatto che, da quando Mia si era lasciata alle spalle il suo tremendo destino, la ragazza dormisse profondamente fino a tarda mattina, per sgattaiolare fuori, costruire di nascosto una zattera con la legna raccolta il giorno prima e farle una sorpresa, organizzando una gita pomeridiana dall’altra parte del lago.
Era tutto già perfettamente pianificato: avrebbe raccolto delle solicampanule per abbellire il vaso sul tavolo della cucina, avrebbe spalmato della marmellata di freddolimone, che Mia amava da impazzire, su del pane appena riscaldato, per poi coglierla di sorpresa nel bel mezzo della colazione, prendendola in braccio e trasportandola direttamente sulla zattera.
A quel punto, già la vedeva davanti a sé, si sarebbe trovata una Mia imbronciata, che fingeva di soffocare presa alla sprovvista, ma divertita, che pigramente avrebbe chiesto di tornare in casa per colpa del calore del sole che finiva sempre per rubarle tutte le energie.
Ma Ash, come sempre, non l’avrebbe ascoltata. Per Ash, l’eternità rischiava di non bastare.
Di certo, quindi, non era stata una bella sorpresa per Ash svegliarsi da sola nel suo grande letto di piume quella mattina. La parte in cui aveva dormito Mia era tiepida, segno che la sua ragazza si era svegliata già da diverso tempo. Vedere Mia svegliarsi prima di lei, doveva per forza significare che qualche brutto pensiero stava attraversando la mente del piccolo Corvo.
 
Messer Cortese stava riposando sul suo piccolo cuscino di paglia. Non che un non gatto fatto di ombre avesse bisogno di comodità, ma anche Messer Cortese faceva ormai parte della sua famiglia, perciò Ashlinn era stata felice di creare per lui un piccolo angolo di confort.
Ashlinn lo guardò, accennando un sorriso, finché lui non iniziò a parlare.
<< Ha dormito agitata per tutta la notte. Ha fatto diversi incubi. Si è svegliata sudata, all’apparenza scossa, ma non ha voluto spiegarmi per evitare di svegliarti. Dice che anche tu hai bisogno di riposare. Così si è alzata non appena Luna ha lasciato il suo regno ed è andata vicino al lago. Te ne saresti accorta, se non ti fossi addormentata completamente stremata dopo una notte di rotolamenti >> miagolò lentamente il non gatto, accarezzandosi il muso con la sua non zampa anteriore sinistra.
<< Noto con piacere che sei sempre ben informato sulle nostre notti d’amore, gattaccio senz’occhi >> replicò sibilante Ashlinn.
<< Se non avessi costruito il mio giaciglio nella vostra stanza, non sarei costretto a tediare le mie nottate con i vostri incontri. Mi rendo conto, però, che non hai mai brillato per intelligenza, perciò forse non ci hai pensato. Per questo sei sempre andata così d’accordo con… Eclissi >> Messer Cortese esitò a pronunciarne il nome, timoroso, per una volta nella sua vita, di mancare di rispetto a qualcuno, ma reputò che fosse più giusto continuare a punzecchiare la sua eterna rivale, ovunque Ella fosse, nel ricordo di quanto quella fastidiosa compagna di avventure fosse stata, in realtà, un’amica sincera.
<< Tra simili, ci si intende >> aggiunse, infine, per poi richiudere nuovamente i suoi non occhi e raggomitolarsi nella paglia.
Ashlinn non rispose, preoccupata soltanto di verificare lo stato d’animo di Mia, e realizzando che, almeno per quella giornata, la gita dall’altra parte del lago era saltata.
Si preparò velocemente, indossò i primi indumenti che trovò nel cassetto, e uscì dalla porta sul retro per raggiungere la sua ragazza.
La trovò seduta nei pressi del bordo del lago, dove spesso trascorrevano le serate insieme a osservare Luna, a cui tanto della loro eternità insieme dovevano.
Il sole si stava già stagliando brillante all’orizzonte. Era presto, ma cominciava a fare caldo, segno che le prime settimane dell’estate erano ormai giunte.
Mia non si girò a guardarla, non la salutò nemmeno. Era così immersa nei suoi pensieri da non aver sentito Ashlinn arrivare o, forse, era ormai semplicemente così abituata alla presenza di Ash al suo fianco, da riconoscere perfettamente il rumore dei lievi passi della ragazza.
Ash preferiva pensare che fosse la seconda ragione. Un tempo, anche il solo sentirla avvicinarsi a metri e metri di distanza, l’avrebbe fatta scattare in piedi, all’erta. Adesso, però, Mia si fidava completamente di lei. Capitava spesso, infatti, che Mia si sedesse in riva al lago a osservare l’orizzonte. Ad Ashlinn, invece, non appena la scorgeva, risultava impossibile non guardarla da lontano, come aveva fatto tante volte nei mesi e anni precedenti. Anche se Ash passava minuti interminabili a osservare, da dietro, i suoi lunghi capelli neri e la sua schiena parzialmente scoperta, Mia non si scomponeva minimamente. Spesso, però, si sentiva osservata e si girava, spostava la lunga frangia dagli occhi, e invitava Ash a sedersi a fianco a lei, con un cenno della mano.
Ma non quella mattina.
 
Ash tornò a riva, completamente fradicia. Scrollò vivacemente i capelli, come il migliore dei mastini avrebbe fatto dopo un bel tuffo nel mare. Mia continuava a essere pensierosa e a guardare l’orizzonte.
È vero. Mia avrebbe affidato, senza alcuna esitazione, la propria vita, nelle mani di Ashlinn; ma Ashlinn era pur sempre una vipera. Ogni tanto Mia avrebbe fatto bene a ricordarlo; e quella vipera era pronta a colpire con il suo veleno.
Ancora bagnata, Ash si gettò addosso a Mia per abbracciarla. Mia fu completamente sopraffatta dalla sorpresa e si ritrovò coricata a terra, con Ash sopra di lei che la stringeva forte. Il freddo provato poco prima era nulla di paragonabile a quello che stava provando adesso. Era una sensazione orribile: brividi di freddo causati dall’acqua, dal vento e dai vestiti che si stavano bagnando, eppure Mia provava comunque uno strano calore familiare dentro di sé.
Tentò di liberarsi, ma la presa di Ash attorno alle sue braccia era molto forte e, quindi, si ritrovò a tentare invano. È anche vero, forse, che Mia non aveva poi così tanta voglia di liberarsi, ma questo non le impediva comunque di lamentarsi. Ripetutamente.
<< Ashlinn Järnheim! >> urlò Mia stizzita, provando ancora un’ultima volta a divincolarsi.
Ash era ancora più forte.
<< Si può sapere cosa ti prende stamattina? >> continuò Mia e Ash era tanto così da risponderle allo stesso modo, ma preferì continuare con la sua dose di veleno.
<< Guarda un po’, ancora che trema dopo tutto questo tempo dopo un mio abbraccio! Brrr >> scherzò Ash, stringendola ancora più forte.
Mia accennò un sorriso rassegnato, senza farsi vedere, per poi replicare: << È solo colpa del freddo e della tua cattiveria! >>.
<< Certo! >> disse in modo entusiasta Ash, per poi baciarle delicatamente la guancia.
Mia proseguì:<< E poi non ho mai tremato dopo un tuo abbraccio… >>.
<< Certo… >> le rispose sarcasticamente Ash, baciandole dolcemente il collo.
Nemmeno Mia era convinta delle sue stesse parole, perciò non aggiunse nulla. Inoltre, non sentiva più tanto freddo, come alcuni istanti prima. Si lasciò semplicemente cullare dalla sensazione di calore delle labbra di Ash sul suo collo, dalla stretta forte delle sue braccia che le donava così tanta sicurezza. Il sole, che diventava sempre più caldo, brillava su di loro e non sembrava odiarla quanto un tempo. Nonostante tutto questo, però, non riusciva a smettere di tremare.
<< Quanto ti amo, Mia Corvere… >> sussurrò Ash, chiudendo gli occhi, cercando poi di baciarla sulle labbra.
Mia aveva una voglia ardente di ricambiare quel bacio. Dimenticare tutti gli incubi, tutte le ansie e lasciarsi semplicemente andare. Vivere. Amare. Semplicemente esistere in quel bacio, per sempre.
Mia, però, era sempre stata una ragazza che non riusciva a respirare felicità a pieni polmoni ed era, pur sempre, una persona estremamente vendicativa. A veleno, gentili amici, si sa, si risponde con un veleno ancora più forte.
Il piccolo Corvo, perciò, non tardò a rispondere.
Incontrò dolcemente le labbra di Ash per pochi istanti, un sospiro nel cuore che si sentiva improvvisamente rigenerato, giusto il tempo necessario affinché Ash abbassasse la guardia e Mia riuscisse così ad imprimere la giusta forza per invertire le loro posizioni.
<< IO PER NIENTE! >> urlò Mia tra le risate, la sua vendetta quasi compiuta.
Ora Mia si trovava sopra Ash; la osservava con uno sguardo sornione, che avrebbe fatto impallidire la migliore delle imitazioni feline di Messere Cortese, e le stringeva forte i polsi, per non perdere quell’attimo di vantaggio che aveva con fatica ottenuto.
Soddisfatta di vedere finalmente Ash inerme sotto di sé, proseguì: << Mai abbassare la guardia, Järnheim >>.
Ash avrebbe voluto risponderle che a quella guardia aveva rinunciato già dai tempi delle loro prime missioni insieme, ma ammetterlo in quel momento, con lei inerme sotto quella furia dai lunghi capelli corvini, sarebbe stata una soddisfazione troppo grande per Mia. E Mia, quel giorno, aveva pur sempre rovinato la sua sorpresa e anche Ash era un tipo vendicativo, in fondo, perciò si limitò ad annuire.
Chiuse gli occhi e rispose in modo arrendevole: << Lo so, lo so… ah! >>.
Mia le aveva appena tirato le guance in modo fortissimo. Caspita, se faceva male. Sentire, però, subito dopo Mia ridere di gusto, le faceva capire che avere una guancia arrossata era un sacrificio che poteva decisamente sopportare.
Passò qualche secondo, in cui Ash si limitò ad osservare Mia che rideva a occhi chiusi sopra di lei, ed, infine, le venne spontaneo ammettere: << Se dovessi scegliere un solo momento di eternità da passare insieme a te, sceglierei di passarlo guardandoti mentre ridi così… >>.
Mia aprì immediatamente gli occhi, smise improvvisamente di ridere e ricambiò il suo sguardo.
Occhi neri tempestati di stelle. Occhi un tempo blu riarsi dai soli.
Ash continuò: << Tu non te ne rendi conto, ma il tuo sorriso illumina davvero il mondo. Il mio mondo. E se per vederlo più spesso devo sopportare qualche pizzicotto sulla guancia, e sai quanto ODIO i pizzicotti sulle guance, sono disposta a farlo. Per sempre >>.
A quel punto, Mia si arrese. Ogni tanto era inevitabile perdere qualche battaglia.
Peccato, però, che con Ash perdesse sempre. Anche se, bisognava ammetterlo, quelle sconfitte sapevano sempre di vittoria. Quanto è strana la guerra.
Mia lasciò andare i polsi di Ash e si coricò sopra di lei, appoggiando la testa sul seno della ragazza. La sua ragazza. Passarono qualche minuto in completo silenzio, Mia con gli occhi chiusi, confortata dal petto di Ash che si alzava e abbassava piano, Ash che piegava la testa cercando di guardare il viso di Mia.
Fu Mia a interrompere quel momento di pace: << E pensare che ti facevo un tipo meno romantico, che avrebbe voluto passare l’eternità solo a scopare >>.
Ash rise brevemente: << Si vede che non mi conosci bene Corvere. Per fortuna che hai ancora un numero indefinito di millenni per farlo >>.
Mia sorrise, ancora gli occhi chiusi, beandosi semplicemente della voce di Ashlinn.
Poco dopo, Ash aggiunse: << Anche se… Lo ammetto candidamente, anche questa prospettiva di eternità sarebbe interessante >>.
<< Appunto >> sospirò Mia, con la consapevolezza di chi in realtà conosceva bene la persona che la stava stringendo a sé.
Aspettò qualche istante, cercando di raccogliere la sfacciataggine, che l’aveva sempre caratterizzata, e ammise: << Piacerebbe anche a me >>.
Mia si girò, per guardare Ashlinn dritta negli occhi, con un sorriso ammiccante e complice sul volto.
<< Ah, sì? >> rispose Ash, gli occhi improvvisamente illuminati.
Mia annuì, non distogliendo nemmeno per un secondo lo sguardo, e continuò: << Un mio amico avrebbe detto: Troppe scopate. Troppi pochi secoli >>.
<< Cercheremo di fare del nostro meglio >> replicò Ash sogghignando, dandogli subito dopo un bacio dolce sulle labbra.
Questa volta Mia non si vendicò; visse semplicemente in quell’istante, in quel bacio, di quel bacio, e fu una sensazione indescrivibile.
Il bacio durò a lungo: fu dolce, gentile, attento e, allo stesso tempo, carico di desiderio, forte, adrenalinico. Era una sinfonia di sensazioni in continuo mutamento; un eterno divenire che solo loro conoscevano e solo loro erano in grado di sentire.
Ad un certo punto, mancò il fiato ad entrambe: un ricordo umano della loro natura non più umana, immortale. Da quando era iniziata la loro vita eterna, tutto era così bello, così forte, così intenso, così sconosciuto, ma tanto della loro vita mortale era rimasto comunque impresso nei loro cuori e nella loro mente. Ash lo trovava un punto di forza; Mia, invece, era spaventata da questo.
Se per Ash, ricordare i loro giorni umani, significava vivere ancora più intensamente i loro attimi di eternità, per Mia, invece, significava ricordare le debolezze, le mancanze, la sofferenza, l’impotenza.
Ricordare l’estate opprimente, i tre soli che bruciavano, un tatuaggio che spariva improvvisamente da una schiena.
Eppure l’estate portava con sé anche piacevoli ricordi. Le sabbie delle arene gladiatii, capelli rossi tinti di henné che si stagliavano in lontananza, occhi azzurri più intensi del colore del cielo. Un bacio desiderato in una notte senza passeggeri.
E sì, non c’erano più lottatori del magni da affrontare; Ash era tornata al suo colore naturale già dai tempi della Vergine Sanguinante; Mia non avrebbe potuto rivedere più, probabilmente, quell’azzurro riarso dai soli, perché il sole era ormai uno e gli occhi neri di stelle di Ash, così come quelli di Mia, erano un continuo ricordo del dono che la Madre aveva loro fatto. Si sa, però, che gli dei sono volubili, egoisti, e che la firma di una dea può essere sempre cancellata brutalmente con il bianchetto dalla furia di una divinità più potente.
Chi le garantiva che quel per sempre non sfuggisse dalle loro mani?
Nessuno e Mia lo sapeva perfettamente. Era disposto ad accettarlo, a lottare con tutte le sue forze per resistere non solo per sempre, ma anche oltre, ma quando gli incubi la assalivano di notte diventava più difficile lottare. Mia era così stanca. Adesso, però, era conscia che non doveva più lottare da sola. Lo sentiva nel cuore, nelle ossa, nell’anima; perciò, non nascose ad Ashlinn più nulla e iniziò a parlare: << Ho fatto degli incubi stanotte >>.
Appoggiò di nuovo la testa sul petto di Ash. Il cuore di Ashlinn batteva forte, ma la ragazza era rimasta in silenzio.
Mia continuò: << Mi trovavo qui, seduta di fronte al lago, intenta a leggere un nuovo libro scritto da Mercurio. Non parlava di me, fortunatamente. Tu mi raggiungevi sorridente, tenendo Jonnen per mano. Jonnen si tuffava subito dopo aver fatto colazione nell’acqua e tu lo sgridavi perché avrebbe rischiato così una congestione. Eclissi si tuffava in acqua insieme a lui e iniziavano a giocare. Messer Cortese miagolava una decina di insulti a Eclissi, perché non sapeva riportare la palla d’ombra in modo aggraziato. Ordinaria amministrazione. Eppure ero così felice. Tu avevi ancora i tuoi occhi azzurri e io la mia cicatrice sulla guancia. Ti sei inginocchiata vicino a me e mi hai dato una carezza. Eri bellissima… Ma subito dopo è diventato tutto buio. Mi hai detto che mi avresti aspettata per sempre e improvvisamente sei dissolta. Sono rimasta sola, io e un lago immobile, per non so quanto tempo. Uno specchio e un eterno Verobuio. Ed io ero imprigionata e non potevo raggiungerti >>.
Ash la interruppe solo per un attimo: << È quello che ti è successo prima di venire qui? Non mi hai mai raccontato cos’è effettivamente accaduto quel giorno >>.
Mia sospirò: << Qualcosa di simile. Era come se il lago fosse uno specchio tra la mia vita mortale e quella immortale, ma non è tanto questo il problema >>.
<< Allora qual è? >> chiese preoccupata Ash.
<< Appena mi sono svegliata, ho pensato a quanti sacrifici abbiamo dovuto fare per ottenere forse quello che non meritavamo, ma quello che sicuramente desideravamo a tutti i costi. Perciò mi domando se un giorno dovremo farne ancora e quale sarà il prezzo >>.
Mia esitò, vedendo il volto di Ash turbato, perciò le prese la mano e la strinse forte, prima di proseguire: << Eclissi non potrà mai più giocare insieme a Jonnen. Io non ho più quella cicatrice ed è forse l’unica cosa positiva di tutto questo… ma i tuoi occhi azzurri. A te non mancano nemmeno un po’? Ogni tanto mi capita di vederli, se mi sforzo, non solo nei miei sogni. Ma poi rivedo quegli occhi neri tempestati di stelle e mi domando… e se un giorno gli dei si stancassero di tutto questo? Di questo equilibrio? Questi occhi, che ora condividiamo, sono un eterno ricordo, una firma, di quello che ci hanno donato e, sì, abbiamo sudato per questo dono, per ottenerlo, ma resta pur sempre un regalo. E chi ci assicura che un giorno non verranno a riprenderselo? >>.
Ash rimase in silenzio, pensierosa. Vide gli occhi ludici di Mia, nei quali stavano iniziando a formarsi delle piccole lacrime. Ash ci sapeva fare con le parole, ma non sempre era facile trovare quelle giuste per l’occasione. Mia aveva ragione. Neppure l’eternità era una certezza.
Aelius era riuscito a morire: forse era stato un dono della Madre, che l’aveva ripagato con il suo desiderio più grande per secoli di onorato servizio, ma se, in realtà, si fosse liberata di lui perché semplicemente non le serviva più? La Madre, d’altronde, tiene solo ciò che le serve.
E Mia e Ash, fatte di carne e ossa, che continuavano a respirare e a mangiare in un modo mortale, pur non avendone più bisogno, a cosa servivano? Possibile che tutto questo fosse solo una ricompensa e non una felicità apparente in attesa del loro vero e ultimo compito?
Ash non conosceva la risposta a queste domande, ma non le importava più di tanto. Aveva ucciso il cielo già una volta, nulla le avrebbe impedito di farlo una seconda.
Asciugò le lacrime di Mia con il pollice e le rispose: << No. Non mi mancano affatto i miei occhi azzurri. Ti assicuro che ti vedo perfettamente anche con questi >>.
<< Ashlinn… >> Mia cercò di alzarsi di getto, esasperata, ma Ash le impedì di muoversi.
<< Sto parlando seriamente. Ascoltami. Solo per un momento. Per favore. >> Ash riprese a carezzare il volto di Mia con il pollice. Mia si fermò ad ascoltarla, con gli occhi ancora umidi.
<< È vero che non mi mancano. So benissimo cosa vuoi dire, ma sono solo un colore. Non rimpiango nulla. È vero, una parte di noi ci è stata privata nel momento in cui siamo morte. Ancora ci capisco poco di questa natura Senzafuoco, ma probabilmente non avremo mai ciuffi di capelli bianchi e rughe sulla fronte. Non sentiremo il peso della vecchiaia sulle spalle. Eppure vedremo morire, una dietro l’altra, ogni persona che amiamo. Non solo Mercurio che è a due passi dalla fossa già da decenni, ma tanti altri. Sid. Cantalame. Persino Jonnen >>.
Ash respirò più profondamente, per poi proseguire: << Finché non resteremo solo noi due. E come dici sempre, non si è soli in due. Ma sappiamo il sapore che ha la solitudine. Per un periodo, tu mi hai persa. Ed io ho perso te. Ti assicuro che ho ipotizzato tutti i modi possibili per farla finita, ma ogni cosa era inutile. Ero nella stessa gabbia del tuo sogno e tutto ciò era reale… Ma ora siamo qui >>.
Una pausa, poi Ash continuò. Iniziò a spettinare Mia, come a infonderle energia positiva:<< E io non potrei essere più felice di essere qui, insieme a te. Sentire il calore della tua pelle, quando ci addormentiamo, con la brezza del lago che ci coccola dolcemente, entrando dalla finestra. Strapparti un libro di mano, per attirare la tua attenzione. Guardarti cucinare, intenta nel provare una nuova ricetta. Ridere vedendoti correre alla ricerca di un bicchiere d’acqua perché la salsa è venuta troppo piccante >>.
Mia scrollò la testa: << Era davvero troppo piccante quell’estratto di peperbronzo >>.
Ash continuò: << Questa è vita, Mia. La migliore vita che potessi desiderare. Non ho più gli occhi azzurri? Ho sempre il ricordo di un dono sul mio volto? Non sono mortale nel vero senso della parola? Non mi importa! Sono pur sempre viva e, persino, immortale. E sarà per sempre, lo sai, ce lo siamo promesse. E Anais mi sembra abbastanza affidabile. Non preoccuparti. Arriverai al punto di stancarti di me e rimpiangere un po’ di solitudine >>.
Mia pensò che fosse impossibile; ne era certa, ma rimase in silenzio.
<< E sai che ti dico, Mia? Forse, un po’ ce lo meritiamo >>.
A quel punto Mia non ebbe più dubbi. Anche lei pensava di meritarselo, almeno un po’.
Mia adorava quella vita ed era proprio per quel motivo che aveva così paura che fosse solo un sogno, pronto a sfumare da un momento all’altro. Temeva di non aver fatto abbastanza per ottenerlo. Ashlinn, però, aveva ragione: era tutto reale e lo sarebbe stato per sempre.
Si lasciò tutto il peso degli incubi alle spalle. Si alzò e porse la mano tesa ad Ashlinn.
<< Facciamo un bagno insieme? >>.
Mia sorrise in un modo liberatorio che la fece sentire di nuovo viva. Spaventata, sì, ma pur sempre viva.
<< Sì! >> rispose entusiasticamente Ashlinn, vedendo finalmente Mia più serena.
Mia si avvicinò lentamente al bordo del lago, aspettando che Ash la raggiungesse.
<< Non vai a cambiarti? >> le chiese Ash, spaesata.
Mia si voltò, tutta la sfacciataggine che l’aveva sempre caratterizzata di nuovo sul suo volto. Guardò Ash negli occhi, in quegli occhi neri tempestati di stelle, così belli, come mai prima di allora, e si spogliò. Completamente. Infine, sprofondò nell’acqua del lago, per rigenerarsi.
Allora Ash fece lo stesso; si spogliò velocemente e si gettò di corsa nel lago, felicissima.
 
Passarono ore mortali, per loro millesimi di secondo di eternità. Le ragazze scherzarono, giocarono, nuotarono; una continua danza di emozioni in un turbinio di armonici movimenti.
Rimasero abbracciate per un po’, vicino alla riva, immerse nell’acqua, finché Mia non fece la fatidica domanda, che Ash ormai conosceva così bene: << Solo per sempre? >>.
Ash stava per rispondere, come ogni singola volta aveva fatto prima di allora e come avrebbe sempre fatto da lì all’eternità, ma Mia la zittì con un bacio, intenso come il loro sentimento.
La risposta fu in quel bacio. Una risposta all’unisono.
Per sempre e oltre. Come era e sarebbe sempre stato.
 
Il sole stava per tramontare. Le due ragazze decisero, quindi, di uscire dall’acqua per rientrare in casa. Si tenevano per mano, il volto di Mia completamente rilassato e sereno.
Ash pensò che fosse arrivato il momento giusto per chiederlo:<< Mi prometti che domani ti svegli intorno a mezzogiorno, come tuo solito? >>.
<< Perché? >> rispose Mia, incuriosita.
Ash era stremata. Le mancavano le forze persino per pensare. Figuriamoci per trovare una scusa per nascondere la sua sorpresa.
<< Allora? >> insistette Mia.
<< Te lo spiego domani… >>.
 
Ma Mia continuò a svegliarsi presto. Per giorni e giorni.
Il piano di Ash dovette, perciò, essere rimandato a data da destinarsi, ma ci guadagnò, in compenso, qualche bella colazione portata a letto di prima mattina.
Insieme a una miriade di sorrisi, troppi da riuscire a tenerne il conto.
  
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