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Autore: Nihal    03/09/2009    2 recensioni
“Non mi sembri molto collaborativo.” Kiba guardò male Akamaru, che non sembrava intenzionato a seguirlo, come era solito fare normalmente. Era messo male, non riusciva neanche a convincere il suo cane, figurarsi se stesso. “Akamaru, sei un codardo.” Disse, con tono di sfida.
[KibaHanabi]
[Quattordicesima classificata al contest 'Leggende dal passato' indetto da Red Diablo e Superkiki92]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kiba Inuzuka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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VENTINOVE MINUTI E CINQUANTA SECONDI

VENTINOVE MINUTI E CINQUANTA SECONDI

 

 

 

 

“Non mi sembri molto collaborativo.”

Kiba squadrò con espressione stizzita Akamaru, che non sembrava intenzionato a seguirlo, come era solito fare normalmente. Era messo male, non riusciva neanche a convincere il suo cane, figurarsi se stesso.

“Akamaru, sei un codardo.” Disse, in tono di sfida.

Il quattrozampe inclinò la testa, mostrando il suo totale disinteresse per la questione. Fece per allontanarsi, ma fu bloccato dall’Inuzuka, che lo afferrò, senza troppi complimenti, per la collottola.

“Non se ne parla. Me lo devi. Chi è che ti spulcia di solito, eh? Sei proprio un ingrato.”

Akamaru guaì. Forse era per il senso di colpa. O, più probabilmente, era perché non aveva alcuna via di scampo.

Osservò a lungo il suo povero cagnolino e iniziò a provare pena. Per se stesso, s’intende.

“Ok, forse è meglio rimandare a domani.”

 

 

 

 

 

… domani…

 

 

“Kiba, fatti coraggio…”

Parlare da solo non era una buona cosa. Anzi. Era segno di squilibrio. Quella situazione lo stava logorando. Doveva decidersi, in fondo, non era così complicato. Sarebbero bastati pochi minuti e via; come tirarsi un dente. La parte peggiore era l’attesa. E il dolore che ne seguiva.

Ecco, era proprio quel dolore, che Kiba voleva evitare a tutti i costi; lui era contro gli inutili spargimenti di sangue.

Aveva teso un agguato ad Akamaru, quel giorno. Non aveva la minima intenzione di andare da solo, perché, il suo cagnolino avrebbe dovuto saperlo, si soffre insieme. Probabilmente non lo sapeva, però, in quanto tentava disperatamente di fuggire.

“Non mi fai pena.” Disse, rivolgendosi agli uggiolii incessanti del compagno. Se avesse potuto, avrebbe abbaiato anche lui.

Finalmente si decise.

“Adesso vado eh?”

Si avviò, sicuro, per le strade di Konoha. Nessuno lo avrebbe fermato più, ormai. Se non che…

“Ho dimenticato di farti il bagnetto! Per un Inuzuka, la pulizia del proprio compagno è di fondamentale importanza!” proclamò, solenne.

Akamaru si fece trascinare, rassegnato, nuovamente a casa. Con un po’ di fortuna Kiba avrebbe rinunciato al suo intento.

 

 

 

 

 

… dopodomani…

 

 

“D’accordo, adesso o mai più!”

‘Meglio mai più’ fu il pensiero che gli attraversò, repentino, la mente; ma lui era Kiba Inuzuka, non poteva spaventarsi per così poco. Insomma, se aveva imparato a non temere neanche Shino che, diciamocelo, alle volte era davvero terrorizzante, non poteva avere paura di una cosa del genere. Era ridicolo. Probabilmente sarebbe stato accolto a braccia aperte.

Si avviò. Questa volta era sicuro che ce l’avrebbe fatta. Doveva farcela. Un latrato di Akamaru lo riscosse dai suoi pensieri in stile ‘generale in periodo di guerra’.

“Che c’è? Oggi ci vado, scommettiamo?”

Il cagnolino abbassò la testa sconsolato. Il suo padrone stava perdendo lentamente la testa. Kiba lo guardò interrogativo, non capiva cosa volesse dire Akamaru, continuando ad indicare nella direzione opposta a dove lui stava andando. Il quattrozampe, irritato, afferrò un lembo dei pantaloni ed iniziò a tirarlo. A quel punto, capì.

“Ah, stavo sbagliando strada! Potevi dirmelo, però!”

Il guaito di disperazione che seguì quell’affermazione, fu udito da tutta Konoha.

Una volta orientati i suoi piedi nella giusta direzione, intraprese l’arduo cammino che l’avrebbe portato ad affrontare una della missioni più difficili della sua vita. Forse, non ne sarebbe neanche uscito vivo. Dopo parecchi minuti – perché era normale che un ninja addestrato impiegasse tutto quel tempo a percorrere cinquecento metri – giunse alla meta così poco agognata. Un piccolo passo per il mondo ninja, un grande passo per Kiba Inuzuka. Dopo tre giorni di travagli e sofferenze, si avvicinava al suo intento.

 

 

 

 

 

… diverse ore dopo…

 

 

“Sì, adesso busso! Prima, però… devo prepararmi mentalmente!”

Con un nodo alla gola iniziò ad avvicinarsi all’enorme porta che era l’ingresso di Villa Hyuga.

Strano pensare che, alle volte, è più facile sacrificarsi per qualcuno che stendere un braccio per bussare.

“D’accordo, d’accordo!”

Era troppo impaziente, Akamaru.

Kiba chiuse gli occhi e, con un gesto secco, picchiò le nocche contro il legno.

‘Speriamo che apra lei, speriamo che apra lei…’ era il mantra che continuava a ripetersi mentre attendeva una risposta, che non tardò ad arrivare.

Aprendo lentamente gli occhi, si trovò dinanzi la figura di Hiashi Hyuga, che lo fissava con una certa sorpresa. Anche con un certo disdegno, a dire il vero.

“Tu saresti…” iniziò con tono glaciale.

Kiba si presentò velocemente. Fece un passo avanti, credendo che lo Hyuga l’avrebbe invitato ad entrare, ma quest’ultimo, in tutta risposta, si piazzò di fronte alla porta in modo da bloccare l’entrata.

Si squadrarono per diversi minuti. In realtà Hiashi – che doveva aver intuito il motivo della sua visita – alternava occhiate di disprezzo verso Kiba e occhiate di puro disgusto verso Akamaru. Non aveva mai sopportato quegli esseri pelosi e pulciosi denominati cani.

“Veramente, io sarei qui per parlare con…” Kiba tentò di rompere il ghiaccio, ma fu bloccato.

“Penso che prima di tutto dovresti mostrarmi il tuo albero genealogico. Potresti non essere adatto alle necessità del nostro clan.”

Necessità del loro clan? Non voleva nemmeno sapere cosa intendesse con quel termine. Kiba fece un passo a destra nel tentativo di dribblarlo e guadagnarsi l’entrata nell’edificio, ma il nemico fu più veloce e si spostò prima di lui.

“In realtà io volevo solo…” tentò di ribadire lui, ma fu nuovamente interrotto.

“Inoltre se il tuo pensiero è solo l’eredità, qui non sei ben accetto. Siamo un clan d’antico lignaggio, noi.”

Lignacosa? Non ci capiva niente dei suoi discorsi insensati. Mentre lo Hyuga continuava a parlare di diritti e di doveri, inserendoci ogni tanto – con gran sgomento di Kiba – riferimenti ad un imprecisato futuro matrimonio, lui cercava di trovare il coraggio per parlare.

Ad un tratto, stanco di ascoltare i deliri dell’uomo – adesso stava parlando di nipoti che assomigliano ai cani – disse tutto d’un fiato, nel tentativo di non essere interrotto: “Io ero solo venuto a chiedere a sua figlia di prendere un gelato!”

Lo sguardo di Hiashi si fece circospetto.

“Voi due soli? Senza nessuno che vi tenga d’occhio?” chiese, con tono glaciale.

Kiba iniziò a sudare freddo in cerca un appiglio a cui aggrapparsi.

“Ma no… cosa va a pensare! C’è Akamaru con noi!” disse, indicando il compagno che in quel momento si era accucciato dietro una delle numerose statue che decoravano il giardino di Villa Hyuga.

“Intendi… quell’essere?” chiese, indicando, leggermente schifato, il povero Akamaru.

Dopo ore passate a convincere Hiashi che sua figlia non sarebbe stata traumatizzata, in alcun modo, da quella mezz’ora passata in compagnia sua e di un gelato e dopo aver promesso che Akamaru sarebbe stato a debita distanza, riuscì a strappare il consenso dall’iperprotettivo padre.

“Voglio che sia a casa tra ventinove minuti e cinquantanove secondi, sia chiaro.”

 

 

 

 

 

… ventinove minuti e cinquanta secondi dopo…

 

 

Aveva dovuto penare, ma ne era valsa la pena. Era davvero stata una gran bella mezz’ora. Cioè, ventinove gran bei minuti.

“Sia chiaro, Hanabi. La prossima volta vieni tu da me.”

 

 

 

 

 

 

 

Ehm… salve! Questa è la prima KibaHanabi che scrivo, trovo che la coppia sia carina. Meglio della KibaHina, comunque. Non ce li vedo insieme, quei due. In effetti questa cosa è un po’ una cavolata, ma spero comunque che vi piaccia!

Ditemi cosa ne pensate, io i commenti non li disdegno!^^

Mata ne,

Nihal

 

  
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