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Autore: moira78    17/12/2021    4 recensioni
Candy e Albert si conoscono da sempre e, da sempre, un filo invisibile li lega. Ma la strada che li porterà a venire a patti con i propri sentimenti e a conquistare la felicità sembra essere infinita e colma di ostacoli...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La gioia è la nostra fuga dal tempo

(Simone Weil)
 
 
Passi verso la felicità

Patty entrò nel salone dove era stata solo qualche settimana prima con sentimenti di gioia e speranza. Avrebbe rivisto la vera Candy, quella che era stata una cara amica, e soprattutto l'avrebbe vista finalmente felice.

Camminò attraverso i gruppetti di persone, riconoscendo e salutando qualcuno, attraverso le tavole maestosamente imbandite, i camerieri e le cameriere che le offrivano dolci e champagne che lei rifiutò con gentilezza e si beò della vista delle deliziose decorazioni fatte quasi tutte di Dolce Candy intrecciate.

Ma dov'erano i due fidanzati?

Vista l'atmosfera gradevole ma rilassata, capì che ancora non erano arrivati, così si attardò ad ascoltare la musica eseguita da un paio di violinisti in un angolo della stanza. Il resto dell'orchestra sembrava in attesa.

"Patty!". Riconobbe la voce di Annie e si girò per abbracciarla. Notò subito la tristezza sul suo viso smunto e pallido. "Sei arrivata ora?".

"Circa mezz'ora fa. Il treno era un po' in ritardo", ammise. "Ma tu come stai?", chiese sospettando già la risposta.

Annie abbassò gli occhi: "Beh, vedi... io e Archie non ci sposeremo così presto come avevamo immaginato". Le spiegò tutto quello che era successo, conducendola dove c'erano meno persone. Patty era costernata. Davvero la prozia e la madre di Annie avevano cospirato fino a quel punto? E ora che Albert era intervenuto in favore della sua famiglia...

"Tesoro, mi dispiace tanto... però si tratta solo di aspettare che Archie si laurei, no?", chiese mettendole una mano sulla spalla.

"Io ho paura che mia madre possa trovare delle scuse anche dopo, a dire il vero. Inoltre non sono pronta a stare di nuovo lontana da lui per tutto questo tempo". Annie aveva sul viso un'espressione di sofferenza tale che Patty ne fu commossa. "A volte penso che...".

"Attenzione, signore e signori!". La voce forte della zia Elroy le interruppe e lei si accorse di due cose: Archie era dal lato opposto della sala e guardava verso di loro, in particolar modo verso Annie, mentre la signora Brighton era letteralmente a metà strada tra i due, come una sorta di sentinella silenziosa.

E dalla cima delle scale cominciarono a spuntare due figure.

Patty si sentì lacerata in due: da un lato il dolore per la sua amica che era in piedi accanto a lei, dall'altro la felicità che la pervadeva nell'attesa di rivedere Candy al fianco del suo vero amore.

Annie sorrise, guardando nella sua stessa direzione, mentre la matriarca annunciava i nomi del nipote e della sua fidanzata. Non c'era quasi più traccia della sofferenza di poco prima, Annie la mascherò molto bene o comunque doveva essere così lieta per Candy che l'aveva accantonata in un angolo del proprio cuore.

La musica cambiò e divenne un sottofondo delicato, gli archi sembravano accompagnare i passi sulle scale di quella che pareva la coppia perfetta: Albert, nel suo completo bianco, la figura statuaria e affascinante, e Candy, con un abito color rosa antico che le fasciava il corpo e terminava con una gonna larga.

Sul suo volto e nei suoi occhi vide di nuovo la vecchia scintilla, nonostante i capelli più corti morbidamente raccolti con un nastro del medesimo colore del vestito, e sentì le lacrime offuscarle la vista.

"Oh, Candy", mormorò, desiderando correre ad abbracciarla ma attendendo con pazienza.

Annie le prese la mano: "Sono bellissimi insieme, vero? Chi l'avrebbe detto che alla fine si sarebbero fidanzati?".

"Credo che il sospetto lo abbiamo avuto tutti, qualche anno fa", ridacchiò lei asciugandosi gli occhi, scostando un poco gli occhiali.

"Già, penso proprio di sì", ribatté Annie con voce rotta. Anche lei, ora, aveva le lacrime agli occhi.

Mentre i due scendevano, Candy stretta al braccio del suo accompagnatore, con la coda dell'occhio vide qualcosa che la fece trasalire.
Credeva di essersi sbagliata ma no, non era caduta in errore: Terence Grandchester, ora Graham, aveva appena fatto il suo ingresso nella sala. E non era solo.
 
- § -
 
Candy si sentiva sospesa a mezz'aria, sulla classica nuvola rosa di cui si parlava nei romanzi d'amore. Non era da lei essere tanto sdolcinata, ma in quel momento era immersa in una bolla romantica che le offuscava i sensi.

Stretta al braccio di Albert, bello e radioso come non mai, con il viso arrossato per la gioia e l'imbarazzo, lo sentiva parlare e nel frattempo registrava con lo sguardo le persone che aveva intorno.

La sua quasi sorella Annie e il caro Archie, che dovevano nascondere la loro sofferenza, ma sembravano davvero felici per lei; la dolce Patty, che non vedeva l'ora di abbracciare e con la quale voleva scusarsi prima di restituirle qualcosa di molto importante; e Terence, al fianco di Karen, sorridente e sereno come non lo aveva visto il giorno del loro addio.

Candy voleva stringere tutti a sé e trasmettere loro parte della gioia che traboccava dalla propria anima.

"Vi ringrazio di tutto cuore per essere qui oggi, per partecipare a un evento così importante e fondamentale", stava dicendo Albert con la sua voce baritonale eppure dolce.
"Come sapete, sono stato lontano dalla famiglia per molto tempo e anche dopo aver preso le redini abbiamo dovuto affrontare tutti un periodo oscuro e molto complicato. Non sto qui a ricordarvi l'evento che si è svolto poco più di un mese fa in questa stessa casa: allora, gli Ardlay hanno avuto modo di riscattare il loro nome. Oggi, io sono qui per riscattare anche il mio cuore".

Con un movimento fluido, Albert sciolse la stretta solo per avvolgerle un braccio sul fianco, tirandola contro di sé in un gesto persino troppo intimo per essere mostrato in pubblico. Il cuore le arrivò in gola.

"Tutti conoscete Candice White, che per molti anni è stata sotto la mia protezione. E molti di voi sanno che, a causa di un incidente che le è occorso alcuni mesi fa, è stata a lungo senza memoria". Si alzò qualche mormorio: forse Albert aveva fatto in modo che la notizia non trapelasse più di tanto e alcuni non lo sapevano, pur avendola vista di recente. "Oggi Candice ha recuperato completamente i suoi ricordi e mi ha reso l'uomo più felice di Chicago... e del mondo intero accettando di diventare la mia fidanzata e mia moglie entro la fine dell'estate".

Il mormorio divenne un brusio di stupore e si alzò persino qualche applauso, ma Albert alzò la mano libera, senza mai allentare la stretta su di lei, per interromperlo.

"Non voglio che passi un messaggio sbagliato: ho adottato Candice quando ero molto più giovane e volevo proteggerla dalla sua famiglia adottiva di allora, che non la trattava come meritava. Ma tra noi ci sono poco più di dieci anni di differenza e la nostra amicizia è diventata sempre più salda nel tempo. Vi risparmio i particolari dell'evoluzione del nostro rapporto che, se permettete, appartengono solo a noi".

Le fece l'occhiolino e nel mormorio si distinse qualche risatina composta.

"Ma qualche giorno fa i documenti con cui Candice era sotto la mia protezione sono stati firmati perché lei tornasse ad essere libera e indipendente, come si conviene anche alla sua maggiore età. Tornerà ad essere una Ardlay solo quando esprimeremo i nostri voti davanti a Dio".

Stavolta, Albert non impedì all'applauso di partire e la tensione si allentò nel suo petto. Dal sospiro che sentì provenire da lui capì che anche il suo fidanzato si era tolto un peso, vedendo l'approvazione brillare negli occhi di tutti: "Vuoi dire qualcosa?", le chiese accostandosi al suo orecchio.

Lei spalancò gli occhi, in imbarazzo: "Oh, no, io non...".

"Segui il tuo cuore", mormorò.

"Io... io...". Si ricordò il giorno della sua presentazione, quando ancora Anthony era vivo, l'imbarazzo che aveva provato e, nonostante ciò, la spensieratezza con cui si era lanciata. Ma ora era diverso. Adesso sarebbe diventata la nuova matriarca e la responsabilità le gravava sulle spalle come un macigno. Lo sguardo severo della zia Elroy, che incontrò suo malgrado, peggiorò le cose.

Fu Albert a trarla d'impaccio: "Lasciate che ringrazi questa donna così speciale che ho al mio fianco", disse e poi, rivolgendosi a lei direttamente, piantandole gli occhi nei suoi: "Candy, con la tua dolcezza, la tua spensieratezza e la tua devozione mi hai salvato quando credevo di essere perso. Hai portato luce nella mia vita quando pensavo ci sarebbe stata solo oscurità. Hai rimesso ordine dove stava regnando il caos. E mi hai regalato una nuova dimensione legata al concetto di libertà solo rimanendo al mio fianco. Grazie, amore mio, grazie per voler condividere la tua vita con me".

Candy vide i suoi occhi lucidi e sentì pungere i propri, mentre cercava di parlare nonostante il groppo in gola: "Albert", lo chiamò con il suo nome di sempre come lui aveva fatto con lei, "sono io che ringrazio te. Perché tu sei sempre stato lì per me quando ne avevo bisogno, anche da lontano. E la tua voce e le tue braccia mi consolavano e mi sorreggevano quando ero triste. Tu mi hai salvata molte più volte, quando cadevo e mi rialzavo a malapena. E non mi hai abbandonata neanche quando ero più vulnerabile e non ricordavo nulla di te... di noi...". Prese un profondo respiro, scostandosi per stringergli le mani. "Spero di essere all'altezza del mio compito, farò di tutto per essere una moglie degna di te. Il mio cuore ti appartiene già. Ti amo, Albert".

Il sorriso sul volto di lui si allargò e, mentre l'applauso si rinnovava e i commenti entusiastici si sovrapponevano, le asciugò discretamente un paio di lacrime e la baciò sulla fronte. Sapeva che avrebbe voluto la stessa cosa che bramava lei, ovvero baciarla davvero, labbra contro labbra, ma non potevano dare spettacolo fino a quel punto, così cercò semplicemente di riprendere il controllo delle proprie emozioni mentre alcuni membri del clan si avvicinavano per congratularsi con loro.

"Complimenti, William, c'è voluto del tempo ma devo dire che ne è valsa la pena. Lo sapevo, io, che la tua bella infermiera ti aveva rubato il cuore", disse un uomo che riconobbe come mister Campbell: era stato al ricevimento di beneficienza durante il quale Albert le aveva confessato per la prima volta i suoi sentimenti.

"Diciamo che abbiamo avuto modo di chiarirci per bene in questi mesi", rispose lui diplomatico, mentre lei accettava l'elegante baciamano dell'uomo.

Dietro di lui, un uomo più anziano dall'aria severa, con un grosso paio di baffi che le ricordò il signor Mc Gregor e un cilindro in testa a renderlo più minaccioso, si accostò.
"Devo dedurre dalle tue parole, William, che questa signorina che hai intenzione di sposare abbia origini ignote", disse con voce altisonante.

Il brusio intorno a loro cessò: gli avventori che avevano udito quelle parole che nessuno aveva detto ad alta voce, ma che di sicuro molti avevano pensato, si voltarono verso di loro e Candy si rese persino conto che qualche giornalista stava scattando delle foto e prendendo appunti.

D'improvviso, l'atmosfera di felicità e di serenità che l'aveva avvolta si era dissipata e la fredda realtà era piombata su di lei. Cosa si aspettava? Che tutti sarebbero stati contenti di accettarla senza mai menzionare le sue origini? Sapeva che quel momento sarebbe arrivato e ne aveva anche parlato con Albert, ma ignorava che sarebbe accaduto tanto presto.

Come quella volta in cui si era presentato di punto in bianco mentre lei rifiutava Neil, Albert divenne di ghiaccio: gli occhi, la postura, i lineamenti del volto. Non c'era traccia dell'uomo fragile che aveva pianto fra le sue braccia, né di quello spensierato che se ne stava a piedi nudi sul ramo di un albero scherzando con lei.

Quello era William Ardlay, il patriarca potente e sicuro. Sentì di nuovo il suo braccio avvolgerla intorno alla vita e stringerla persino più forte.

Guardò verso il suo interlocutore che, con quel cilindro, era persino più alto di lui di qualche pollice e disse in tono fermo: "Sa, mister Glenn, mi fa piacere che lei abbia sollevato la questione adesso, così posso chiarire le cose una volta per tutte anche davanti a questi gentili giornalisti, oltre che al clan e alla mia famiglia".

Se prima il brusio non si era del tutto placato, ora il silenzio era totale e non si sentiva volare una mosca. Tutti avevano capito che il momento era solenne e che il patriarca stava per dire qualcosa che sarebbe rimasto marchiato a fuoco negli anni.

Candy si distrasse solo il tempo necessario per scorgere il padre di Anthony in un angolo della sala e per ripromettersi che lo avrebbe salutato come si conveniva quanto prima.

Alzò il viso verso Albert, il cui profilo era duro ma al contempo rilassato: "Sì, è vero. Candy non conosce le proprie origini: è cresciuta in un orfanotrofio chiamato Casa di Pony, circondata dall'amore di due donne straordinarie che le hanno insegnato i valori più importanti: umiltà, devozione, amore, rispetto. Accolgono bambini che non hanno avuto la fortuna di avere dei genitori che si occupino di loro e lo fanno con tanta dedizione che ho deciso di supportare quel luogo in ogni modo possibile, perché anche io so cosa significa crescere orfani di madre. E anche di padre".

"Ma nel tuo caso è diverso, William...", il tentativo dell'uomo di interromperlo andò a vuoto, perché lo sguardo di Albert divenne più duro e lo fece tacere senza dire nulla.

"Ritengo che le origini nobili di una persona abbiano un valore molto scarso, se comparate con le qualità che vi ho appena elencato", proseguì come se nulla fosse, "e credo che sia ben chiaro a tutti quanto le differenze tra una famiglia con un buon nome che non possieda il minimo scrupolo e una ragazza che ha affrontato la vita con le sue sole forze siano marcate". Si riferiva ai Lagan, Candy udì persino qualcuno nominarli a bassa voce in tono di consenso.

"Candy non ha mai avuto alcun interesse diverso da quello meramente umano nei miei confronti, mi ha sempre rispettato e ha una nobiltà d'animo tale che poche donne dell'alta società possono vantare. Escluse le presenti, ovviamente, altrimenti non sarebbero qui stasera", concluse con un inchino affascinante, facendo ridacchiare qualcuna di quelle donne. Candy scoccò loro un'occhiata: era invidia quella che leggeva nei loro occhi?

La voce di Albert, però, tornò seria quando aggiunse: "Per cui prego sia lei, mister Glenn, che chiunque altro in questa sala di non sottolineare mai, mai più, le origini di Candy come se fossero qualcosa di cui avere imbarazzo. Quale patriarca degli Ardlay, mi sento orgoglioso e onorato di avere l'amore di una donna con il cuore così grande come il suo, non potevo sperare di meglio dalla vita".

E, così dicendo, le piantò un bacio sulla guancia così vicino alle labbra che fu certa dello scandalo che ne sarebbe seguito. O forse no. Eppure, il flash dei fotografi e le esclamazioni divertite intorno a loro erano la prima dimostrazione delle reazioni della società dell'epoca nei confronti di quel loro amore così fuori dagli schemi.

"Bravo, Albert, ben detto!". Era la voce di Archie.

"Bravo!", cui si unirono le voci di Annie, Patty e l'applauso sincero del signor Brown, di George, di Terence e Karen e persino il lento annuire della zia Elroy. Quest'ultima si schiarì la voce nel momento in cui Albert la baciò, ma sembrava approvare davvero ogni singola parola.

Il signor Glenn s'irrigidì, sentendosi in minoranza, e girò i tacchi senza dire altro, di sicuro travolto dall'approvazione generale.

"Mi dispiace, Candy. Tutto bene?", le chiese Albert, preoccupato. Lei annuì.

"Tranquillo, sono così felice che nulla può intaccare la mia gioia. Va tutto bene, amore mio". Lui le carezzò una guancia e un fotografo chiese loro di rimanere così in posa.

Ridendo come due ragazzini lo accontentarono, il mondo intorno a loro che spariva.
 
- § -
 
Albert sapeva che quella serata sarebbe stata impegnativa sotto molti punti di vista, ma si sentiva sereno. Aveva detto quello che pensava a Glenn e ribadito il concetto più volte.

Ma, soprattutto, aveva ballato con lei davanti a tutti, tenendola stretta con la consapevolezza che, agli occhi della gente, loro erano una coppia e che a breve si sarebbero sposati. Anche se era stato disposto a fuggire fino in Africa con Candy, non poteva negare che avere la possibilità di offrirle una vita più comoda lo rendesse più sereno.

Candy aveva appena salutato Patty, così lui si era ritirato discretamente quando le amiche si erano abbracciate, commosse, e lei le aveva dato un piccolo oggetto per poi vederselo restituire.

"Stair l'ha regalato a te. Continuo a desiderare che lo tenga tu", stava dicendo la ragazza e Albert capì che parlava del piccolo carillon che suo nipote le aveva donato prima di morire.

Con un sospiro, si voltò per incontrare lo sguardo di Terence: i saluti tra loro erano stati un po' frettolosi e anche con Candy c'era stato solo un discreto baciamano. Albert sapeva che, probabilmente, i due avevano bisogno di parlarsi come si conveniva dopo il loro addio e, se da un lato la gelosia irrazionale faceva ancora una volta capolino, dall'altro non voleva negare loro la possibilità di chiarirsi come amici.

"Dove hai lasciato la tua bella fidanzata?", gli chiese Albert portandosi il bicchiere di champagne alle labbra, guardandosi attorno.

"Uno dei tuoi simpatici parenti ha chiesto di ballare con lei e ho dovuto accettare. Perlomeno non c'è il rischio che metta gli occhi su di lei, visto che potrebbe essere suo padre", disse prendendo a sua volta un sorso dal proprio calice.

Albert rise, ricordando come gli fosse accaduto qualcosa di simile con un semplice complimento fatto da Campbell a Candy, qualche tempo prima: "Che effetto ti ha fatto rivederla?", gli domandò con tono leggero.

Terence seguì il suo sguardo per individuare Candy che abbracciava con trasporto Vincent Brown e poi cominciava a ballare con lui: "Sai, Albert, quando mi ha lasciato, qualche mese fa, credevo che ne sarei morto. Pensavo che la mia vita fosse finita perché il suo sorriso e le sue lentiggini erano la cosa più luminosa e importante che potessi concepire nel mio futuro".

Impercettibilmente, Albert strinse le dita sul bicchiere.

"Quando ho saputo che era sparita e che tu eri in carcere non ho potuto fare a meno di precipitarmi qui. Ti ho persino preso a pugni e me ne scuso di nuovo".

"Ti ho già perdonato", ribatté con un sorrisetto sbilenco, ma con i nervi ancora un po' tesi.

"Ma già all'epoca qualcosa stava cambiando, in me", proseguì Terence rilassando ancora di più i lineamenti e voltandosi per individuare Karen. Ancora una volta, Albert si sentì uno sciocco. "Stavo cominciando a innamorarmi di Karen, ma l'affetto che provavo e che provo ancora per Candy rimane immutato, seppur di natura completamente differente. Rimane quell'istinto di protezione, nonché il desiderio che sia veramente felice. Oggi posso dire con certezza che tu preserverai con cura il suo sorriso e le darai quello che io non ho potuto mai offrirle".

I lineamenti ora distesi in un sorriso sincero, Albert si volse verso il suo vecchio amico e gli tese la mano: "E io posso dire con certezza che hai trovato la tua strada e la tua felicità. Non so esprimerti quanto questo mi faccia piacere: anche Candy era in pensiero per te".

Terence ricambiò il sorriso: "La nostra Candy è sempre preoccupata per gli altri, vero?".

"Sì, è così... Terence, credo che voi due abbiate bisogno di parlare un po' da soli, come due vecchi amici. Pensi che la tua fidanzata possa infastidirsi se do il mio consenso a farvi ballare?", chiese indicandola con il bicchiere.

"Non credo, visto che le ho chiesto di sposarmi solo pochi giorni fa". Albert si voltò a guardarlo con aria stupita: non credeva che fossero arrivati già a  quel punto anche loro.
"Farò con lei questo ballo e le parlerò, comunque. Tu controlla che Karen non s'intrattenga con uomini al di sotto dei cinquant'anni", terminò facendolo scoppiare a ridere.
Mentre Terence si allontanava, Albert vide una figura familiare tra gli avventori: con tutta la confusione della serata, non l'aveva individuato prima, ma gli si avvicinò a grandi passi e lo salutò.

"Adrian! Che piacere rivederti!", esordì stringendogli la mano.

"Albert, tu e Candy siete in ottima forma, il piacere è tutto mio. E non solo dal punto di vista medico. Per me è un onore che abbiate pensato anche a me", disse sorridendo e ricambiando la stretta con vigore.

"Avrei voluto invitare anche l'infermiera Hamilton, ma non siamo riusciti a trovare il suo indirizzo attuale: so che si trova in Europa per lavoro, al momento". Inaspettatamente, quelle parole spensero l'espressione di Adrian e nei suoi lineamenti lesse la malinconia. Forse, persino il dolore. Ancora una volta, si chiese cosa gli fosse sfuggito in quel periodo in cui Candy era senza ricordi. Possibile che...

"Sì, credo che la sua abnegazione per il mestiere d'infermiera sia più forte di qualunque ostacolo. È una donna del tutto devota al suo lavoro, che difficilmente metterà radici". Il tono era ammirato eppure cupo.

Albert titubò: poteva approfondire qualcosa di così delicato con un uomo che, pur essendo diventato suo amico di recente, non conosceva certo da tanto tempo? Si limitò a guardarlo e a dirgli: "Anche io ero sempre in giro per il mondo, prima di conoscere Candy. Credo che ognuno di noi debba seguire la sua strada, dopotutto".

Non si stupì quando Adrian quasi sussurrò: "E dire che ho provato a diventare parte di quella strada... ma ho fallito miseramente".

In lui, Albert vide la lotta interna tra l'uomo e il professionista. Capì che anche un medico affermato come lui poteva avere le sue debolezze e non se ne sorprese: d'istinto, gli offrì una spalla amica, comprendendo bene quello che provava: "Non me ne sono mai reso conto, distratto com'ero da Candy, ma sono certo che anche dietro a quell'aria professionale si nasconda il cuore di una donna. Non demordere, Adrian, Frannie potrebbe tornare e cambiare idea".

Lui fece una risatina scomoda: "Prima deve liberare il suo cuore", disse mordendosi subito dopo il labbro come se si fosse pentito di aver parlato troppo.

Albert sbatté le palpebre: l'infermiera dal viso austero aveva davvero sentimenti amorosi per un uomo? Non lo disse ad alta voce, ma stentava a crederlo. Si disse che non era da lui avere quei preconcetti, ma era un po' come immaginare la zia Elroy abbassare le barriere, come pure aveva mostrato di saper fare.

"Io... non sapevo...", cominciò imbarazzato.

"Frannie era innamorata di te", disse secco, scolando d'un fiato il proprio champagne e strozzandogli il respiro in gola.
   
 
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