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Autore: Striginae    18/12/2021    4 recensioni
[Ineffable Husbands]
Ancora assetati di vendetta, Inferno e Paradiso elaborano un piano ai danni di Crowley ed Aziraphale. I due non ne sanno nulla e mai potrebbero immaginare che qualcuno trami qualcosa alle loro spalle. Una sola cosa è certa: le conseguenze saranno devastanti!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg
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Era raro che angeli e demoni si riunissero intorno ad un tavolo a parlare. Quando ciò accadeva, significava che qualcosa di particolarmente grave era accaduto... e per spingerle a collaborare, doveva essere qualcosa di talmente grosso che non poteva essere gestito da una sola delle due fazioni.

Infatti, quello di cui stavano discutendo Gabriele, Belzebù, gli altri demoni e gli altri angeli era qualcosa di così importante da spingere l’arcangelo stesso a richiedere quell’incontro straordinario.

«Mi chiedo perché siamo ancora qui a discuterne, mi sembra chiaro che non possiamo fare niente altro.»
Stava dicendo Belzebù, decisamente di pessimo umore.

«Mi stai dicendo che vuoi davvero lasciare perdere? E lasciarli andare via così?!»
Aveva esclamato Gabriele, portandosi una mano sul petto con aria drammatica, incurvando le labbra all’ingiù e scoccando un’occhiatina sdegnata a Belzebù che, al contrario dell’arcangelo, restò impassibile.

«E che dovremmo fare secondo te? Abbiamo già provato con le cattive e non hanno funzionato, non è che abbiamo molte altre idee.»
Aveva ribattuto con voce piatta Belzebù, aggrottando suo malgrado le sopracciglia. La recente disfatta era ancora bruciante, era insopportabile il pensiero che Crowley e Aziraphale avessero vinto contro Inferno e Paradiso, in qualche maniera ignota. Ma stare riuniti intorno ad un tavolo da conferenze insieme a Gabriele non avrebbe portato da nessuna parte lo stesso. Ammetterlo non era facile, ma avevano giocato le loro carte migliori e adesso si ritrovavano con in mano un pugno di mosche.

E il fatto che la Signora delle Mosche fosse coinvolta non c’entrava affatto questa volta.

«Dovrà pur esserci qualcosa!»
Si lagnò Gabriele con lo stesso tono di un bambino viziato che non aveva ottenuto ciò che voleva.  

«Effettivamente... forse qualcosa potremmo ancora fare.»
Disse Hastur, inserendosi nel discorso. Per la prima volta da quando si erano riuniti, Gabriele degnò di uno sguardo l’altro demone.

«Parla.»
Ordinò l’arcangelo, sollevando un sopracciglio.

«Non ti permettere, solo io posso dare degli ordini ai demoni.»
Sottolineò con stizza Belzebù, lanciando un’occhiataccia a Gabriele. Poi, rivolta ad Hastur:

«Quindi cosa sarebbe questa cosa?»

Hastur si schiarì la gola con un colpetto di tosse.

«Il parto. Ne ho sentito parlare e si dice che causi indicibili sofferenze per ben nove mesi.»

«Nove mesi di sofferenza sono comunque meglio che niente.»
Rifletté Gabriele, tutto sommato soddisfatto. Quasi gli veniva da ridere al pensiero, una creatura soprannaturale che partorisce! Dopo aver dato l’annuncio alla Vergine, gli sarebbe tanto piaciuto fare lo stesso con quei due fessacchiotti, chissà che facce avrebbero fatto!
Sarebbe stato uno spasso.

«Come sei ingenuo! I nove mesi non che saranno i primi. È dopo il dolore fisico subentrerà quello vero
Esclamò Belzebù, sfoggiando uno dei suoi ghigni demoniaci migliori.
«Un bambino significa moltissime responsabilità e i demoni ne sono spaventati a morte. Crowley partirà per l’Alaska, il Pakistan, una galassia sperduta e del suo caro angelo non ne vorrà sapere più nulla! La voglia di fraternizzare gli passerà del tutto.»

«Un piano geniale, senza dubbio.»
Convenne Michele, annuendo. Poi inclinò il capo lateralmente, come se continuasse a non capire qualcosa.
«Ma come facciamo a...»

«Ti prego, non dirmi che ancora non ci arrivi.»
Commentò Dagon, roteando gli occhi.
«Quei due potrebbero star facendo sesso proprio adesso mentre noi siamo qui a parlare. Decidiamo quando mettere in atto il piano ed è fatta. Poi sarà solo una questione di tempo.»

«Allora è deciso! Paradiso ed Inferno uniranno le loro forze per punire i traditori.»
Tagliò corto Gabriele, che non vedeva l’ora di mettersi all’opera.

Ah sì, la loro sarebbe stata una rivincita con i fiocchi.


 
* * *



«Crowley, caro... mi sento un po’ strano.»
Sospirò Aziraphale, che davvero non riusciva a capire che cosa gli stesse succedendo. Era già da due settimane che qualcosa non andava in lui: nausea, sbalzi d’umore e uno bizzarro senso di gonfiore. Eppure si era attentamente osservato allo specchio e si era pure pesato, non risultava che fosse ingrassato! Era solo questione di tempo prima che mettesse qualche chilo comunque, visto che ultimamente non faceva altro che mangiare.

«Definisci strano.»
Crowley scrutò per bene il suo amato angelo, cercando di fare del suo meglio per non apparire preoccupato. Neppure al demone, infatti, era passato inosservato l’atipico comportamento di Aziraphale. Purtroppo, neppure Crowley aveva trovato una spiegazione a qualsiasi cosa stesse succedendo, ma era davvero in ansia per il suo angelo. Magari era qualcosa di grave e loro la stavano sottovalutando!

Crowley si stava proprio scervellando. Che Aziraphale avesse contratto qualche virus? Ma due creature soprannaturali come loro non erano a rischio di beccarsi malattie umane! E se al contrario si fosse trattato di qualche malattia angelica? Era abbastanza improbabile, dato che in seimila anni non aveva mai sentito nulla del genere.

«Non lo so... strano! E ho fame.»
Gli rispose Aziraphale, in uno strano misto di irritazione e avvilimento. Ciò non fece altro che aumentare la preoccupazione di Crowley: da quando in qua Aziraphale si irritava? Vedere il suo angelo in quelle condizioni era una pena pure per il demone, che non sapeva più come fare per rallegrare il suo amato.

«Che ne dici di fare colazione insieme? Ti offro tutte le crêpes che vuoi!»

Senza dare ad Aziraphale il tempo di rispondere, Crowley con un sorriso accattivante aveva già aperto la porta della libreria, per invitare il suo angelo ad uscire.

Aziraphale accennò un risolino civettuolo alla proposta. I dolci riuscivano sempre a fargli tornare il buon umore!


* * *


Crowley capì che la questione era davvero seria quando Aziraphale, dopo aver mangiato le sue tanto amate crêpes, si era alzato di corsa dal loro tavolo e con la mano davanti la bocca era corso verso il bagno, dove aveva dato di stomaco.

Il demone si era subito precipitato al suo fianco, per sostenere il compagno in quel brutto momento. Da che se ne ricordasse, Aziraphale non aveva mai vomitato nulla! Tanto meno uno dei suoi cibi preferiti!

Crowley era sempre più convinto che sotto ci fosse qualcosa, gli puzzava tutto troppo. E se qualcuno gli avesse fatto un malefico, buttato il malocchio o chissà che altro?
Certamente Crowley gliela avrebbe fatta vedere a quell’incauto che aveva osato fare del male al suo angelo, ma santo cielo, come poteva trovarlo? Beninteso, il demone era pronto a dare la caccia a chiunque fosse, ma aveva pur sempre bisogno di un punto di partenza!

Ad ogni modo, decise di non far parola delle sue convinzioni con Aziraphale. Gliene avrebbe parlato quando si sarebbe ripreso.

Quando si sentì meglio, Aziraphale stesso propose di fare quattro passi. Un po’ d’aria fresca e una breve passeggiata non potevano che fargli bene e Crowley era stato ben disposto ad accontentare quella richiesta.

«Angelo, non pensi che sia tutto molto... sospetto?»
Si decise finalmente a chiedere il demone, mentre passeggiavano per un’affollata via di Londra.

«Non so cosa mi stia succedendo... non mi sono mai sentito così!»
Aziraphale, accanto al suo demone, scosse la testa. Quanto gli sarebbe piaciuto possedere la risposta per tutti gli interrogativi che aveva in mente. Più ci pensava però e meno ne veniva a capo, ed era davvero snervante!

«Sì be’, dobbiamo fare qualcosa, non puoi continuare così e... Aziraphale?»
Crowley arrestò di colpo il suo incedere ondeggiante, per squadrare confuso Aziraphale che si era fermato all’improvviso davanti ad una vetrina di un negozio per bambini e neomamme.

«Oh caro... non trovi che quel completino sia adorabile?»
Chiese Aziraphale con aria sognante, indicando al demone una tutina su un manichino.

«Carino.»
Commentò Crowley, seguendo lo sguardo dell’angelo.
«Perché me lo chiedi?»

Aziraphale scosse le spalle, con gli occhi improvvisamente lucidi.

«Non lo so, ma è così tenero

Crowley sollevò un sopracciglio, interdetto. Poi, senza alcun preavviso, Aziraphale entrò all’interno del negozio.

«Angelo! Ma dove vai?»

Il demone si affrettò a seguirlo all’interno ma, ancora più inaspettatamente, Aziraphale gli si parò davanti, impedendogli di fare un altro passo all’interno del negozio.

«Caro, penso di aver capito!»

«Capito... cosa

Aziraphale accennò una risatina dispettosa.

«Prima di dirtelo devo esserne certo!»

«Ma...»

«Niente ma! Ci vediamo questa sera da me, va bene, caro?»

Crowley, che non aveva assolutamente idea di cosa girasse nella mente di Aziraphale, si ritrovò a sbuffare ma nondimeno ad annuire.

«E sia!»

«Grazie per la tua pazienza, vedrai che ne varrà la pena!»
Aziraphale rivolse infine un sorriso a Crowley e gli stampò un bacio sulle labbra, per ringraziarlo della sua buona volontà nell’attendere.

A quel punto, Crowley non ebbe più nulla da ridire.


 
* * *


Aziraphale stava contando i minuti, Crowley sarebbe arrivato da un momento all’altro e ormai l’angelo non stava più nella pelle per comunicargli la lieta novella.

L’angelo aveva già aperto la porta quando vide Crowley posteggiare la Bentley di fronte alla sua libreria e, non appena il povero demone scese dall’auto, praticamente Aziraphale si catapultò da lui per trascinarlo all’interno.

Una volta dentro, aveva coinvolto il demone in uno bacio lungo ed appassionato che aveva lasciato Crowley di stucco. In senso positivo, ovviamente.

«Ehi angelo. A che cosa devo questa accoglienza?»

Aziraphale allargò un sorrisone.

«Crowley, caro, ho capito il perché del mio insolito comportamento!»

«Eh! Di che si tratta? Hai scoperto chi ti ha lanciato la maledizione?»

Aziraphale inclinò il capo.

«Maledizione? Di che cosa stai parlando?»

Crowley indicò Aziraphale.

«Sto parlando del tuo comportamento! Per stare così male non può essere che un maleficio, un sortilegio, chiamalo come vuoi, ma ti assicuro che non gliela farò passare liscia, a chiunque sia!»
Sibilò Crowley. Mortalmente serio com’era perciò, quando sentì la risata di Aziraphale, si trovò ancora più confuso di prima.

«Non esiste nessuna maledizione! Infatti...»
Aziraphale lasciò la frase in sospeso, giusto il tempo di fare apparire un test di gravidanza e mostrarlo al suo amato demone.
«... aspetto un bambino!»





«Aspetto un bambino.»
Scimmiottò Gabriele che dal Paradiso stava osservando la scena insieme a Belzebù.

«Non credo proprio che ti divertirai ancora tanto quando dovrai farlo uscire, imbecille.»
Rise Gabriele, rivolto ad Aziraphale sebbene quest’ultimo non potesse neppure sentirlo.

«E proprio come avevo previsto, ecco che Crowley scappa via.»
Lo interruppe Belzebù, riportando l’attenzione dell’arcangelo sulla scenetta familiare a cui stavano assistendo, un po’ all’agguato come due avvoltoi che si aggirano intorno alle loro prede.  

Crowley infatti era appena corso via senza dare nessuna spiegazione ad Aziraphale.

«E pensare che bastava un bambino per porre fine a questo sciocco teatrino!»
Considerò Gabriele che in vita sua non si era mai sentito più felice di così a vedere qualcuno soffrire.

«In verità, i figli non voluti sono una delle cause principali di matrimoni falliti.»
Si premurò di sottolineare Belzebù, che aveva una certa dimestichezza con queste faccende. Era sempre un piacere vedere una coppia separarsi, soprattutto quando era formata da un angelo e da un demone che avevano voltato le spalle alle loro rispettive fazioni.

Vedere Aziraphale disperato era talmente divertente che i due nemmeno si resero conto di quanto tempo fosse effettivamente passato, ma spiare l’angelo che con gli occhi lucidi si aggirava nella libreria lo spettacolo più spassoso a cui entrambi avessero mai assistito. Tutto stava procedendo secondo i piani, quando...

«Aspetta... cosa sta succedendo là?»

Sia Gabriele che Belzebù osservarono in silenzio la scena: Crowley era tornato con un passeggino e all’interno di esso vi era tutto ciò che dei neogenitori potessero desiderare: giocattoli, pannolini, biberon e chi più ne ha più ne metta!

«Che significa questo?!»

Chiese Gabriele a Belzebù, inviperito.

Belzebù scosse il capo, non sapeva davvero cosa pensare. Il comportamento di Crowley non aveva alcun senso!

«Non lo so! Forse è tutta una tattica per illuderlo, così quando lo lascerà definitivamente sarà ancora più doloroso!»

Gabriele lanciò un’occhiatina scettica a Belzebù. Poi si incupì.

«Spero proprio che sia come dici tu.»

Non sopporterei proprio un altro fallimento, pensava Gabriele mentre si augurava con tutto se stesso che Belzebù avesse ragione.
 
* * *


Azirapahle non era mai stato più felice di così in vita sua. Si sentiva prontissimo a diventare genitore e vedere che Crowley condivideva il suo stesso entusiasmo lo riempiva ogni giorno di gioia.

Il demone infatti, si stava rivelando un ottimo futuro papà e ad ogni piccolo capriccio di Aziraphale non mancava mai, sempre pronto ad accontentare il suo amato in qualsiasi modo.

«Crowley, caro... posso farti una domanda?»
Aveva chiesto Aziraphale, steso di fianco a Crowley nel loro comodo letto, nel pieno di un’intensa sessione di coccole.

«Dimmi pure, angelo.»

«Vorresti un maschietto o una femminuccia?»

«Un maschietto.»
Affermò Crowley, senza nessuna esitazione. Accanto a lui, Aziraphale incurvò gli angoli della bocca all’ingiù e, per tutta risposta, Crowley si accigliò.

«Che c’è?»

«Niente!»

«Angelo...»

«Uffa, Crowley! A me piacerebbe tanto una femminuccia invece.»

Crowley non ebbe il tempo di rispondere, perché Aziraphale scattò su col busto, osservando il compagno negli occhi con aria imbronciata.

«Quindi se avessimo una femminuccia tu non le vorresti bene?»

«Cosa?!»

A sua volta, anche Crowley si raddrizzò.

«Non ho mai detto questo! Da dove ti è saltato in mente.»

«Vorresti un figlio, quindi hai una preferenza

«Anche tu hai una preferenza, vorresti una bambina!»

Gli rinfacciò Crowley, cercando di portare pazienza. Aziraphale aveva gli ormoni in subbuglio, per questo era tanto suscettibile... quindi toccava a Crowley comportarsi bene, come ogni tanto gli ricordava l’angelo.

«Sì, ma sono io che metterò al mondo il piccolo, gli vorrò bene a prescindere!»

«Ah, e io no?!»

«Ma è diverso!»

«Non lo è affatto!»

«Invece sì!»

«Sai cosa, angelo? Ho io la soluzione!»

Aziraphale spalancò gli occhi quando vide Crowley schioccare le dita. Sapeva che gli aveva fatto qualcosa ma mantenne la calma, sapeva che il suo amato non gli avrebbe mai fatto del male.

«Che cosa hai fatto?»

Crowley allargò un ghigno.

«Avremo dei gemelli. Un bambino e una bambina, così siamo tutti contenti!»

«Ma... Crowley! Già dare alla luce un bambino è spaventoso... darne alla luce due lo sarà il doppio!»

«Certo, angelo. Ma io sarò con te a darti tutto il sostegno di cui hai bisogno.»

E quando Aziraphale gli gettò le braccia al collo per riempirlo di baci, Crowley seppe di aver detto la cosa giusta.
 

* * *
 

Il peggio però non era ancora passato.

Infatti, tralasciando il momento del parto, c’era un'altra cosa che non seminava zizzania tra di loro: la scelta dei nomi.

Per il maschietto era stato semplice: James, come il tanto amato St. James Park. Non poteva esserci nome più adatto per loro figlio, considerando quanti bei ricordi avessero del parco. Era un po’ il loro luogo, ed era semplicemente perfetto.

Ed era proprio sulla loro panchina a St. James Park che si trovavano mentre affrontavano l’ennesima discussione. Certo, era stato semplice trovare un nome al maschietto. Tuttavia, non avevano ancora deciso il nome della bambina... sebbene Aziraphale non mancasse nel proporne, anche dei più bizzarri.

«Per l’ultima volta angelo, non chiameremo nostra figlia Tickety-Boo!»

«A me sembra carino, caro.»

«Ti ricordo che a te sembrava carino anche Sushi.»

Aziraphale gonfiò le guance, offeso, e Crowley non riuscì a non pensare a quanto fosse adorabile il suo amato. Anche se era arrabbiato, in quel caso era doppiamente adorabile.

«Allora proponi tu qualcosa!»
Aveva esclamato Aziraphale che, in verità, era abbastanza curioso nel sentire le idee di Crowley

Il demone si concentrò, perdendosi profondamente nei propri pensieri. Poi, un sorriso... diabolico.

«Ho trovato!»

«Dimmi tutto!»

Aziraphale si fece tutto orecchi, curiosissimo e speranzoso che Crowley avesse trovato il nome adatto alla loro bambina.

«Angelo, sai quanto io ci tenga a lei perciò che ne dici di...»

Ed ecco che anche il morbido viso di Aziraphale si illuminò di un sorriso radioso. Non c’era bisogno di aggiungere altro.

Aveva già capito.

«Oh caro, non potrebbe essere più perfetto di così!»
 

 
* * *

 
Bentley e James.

Rispettivamente una piccola angioletta paffutella dai capelli biondi e gli occhi dorati e un demonietto magrolino, rosso di capelli e con gli occhi celesti. Entrambi, gioia dei loro genitori.

Abbastanza ironicamente tra i due, la piccola peste si era rivelata Bentley che ne combinava sempre di tutti i colori. Ad esempio, ogni qual volta che i due gemelli facevano il bagnetto, la piccola non mancava mai una volta di trasformare l’acqua della vasca in acqua santa per poterla schizzare addosso al fratellino.

La prima volta che era successo, sia Crowley che Aziraphale avevano quasi avuto un mancamento per la paura ma, fortunatamente, avevano scoperto che il piccolo demone ne era immune. Era stata certamente una sorpresa, così come lo era stata scoprire che James era in grado di miracolare delle fiamme infernali che alla sorellina non facevano neppure il solletico.

Molto più divertente invece, era stato scoprire quanto al piccolo James desse fastidio il disordine creato dalla sorella. Infatti, il demonietto, non faceva altro che miracolare e miracolare per poter sempre mantenere il massimo ordine nella loro stanza. Neanche a dirlo, il passatempo preferito di Bentley era proprio creare quanto più casino possibile per poi osservare in tutta tranquillità il fratello intento a sistemare tutto.

In poche parole, la vita dei due neogenitori non si poteva dire che fosse noiosa.

Tuttavia, c’era ancora qualcosa che i due dovevano provare.


«Devo proprio?»

Si lamentò Crowley, decisamente restio a provare le pazze idee di Aziraphale.

«Devi assolutamente.»

Infatti, sembrava proprio che qualcosa fosse cambiato in loro. Quando Aziraphale aveva visto James e Bentley immuni all’acqua santa e al fuoco infernale, gli era venuto spontaneo chiedersi come mai una cosa del genere fosse possibile. Essendo i figli di un angelo e di un demone, condividendone il sangue, dovevano essere diventati immuni alle debolezze tipiche delle due specie.

E se anche loro, Crowley e Aziraphale, fossero diventati immuni? In un certo senso, anche loro si erano amalgamati l’uno all’altro... quindi valeva la pena fare un tentativo.

Aziraphale non era rimasto affatto deluso: quando aveva toccato una fiamma infernale creata da Crowley non ne era rimasto scottato.
 
Adesso però, era arrivato il turno di Crowley che di mettere un dito nell’acqua santa non ne aveva alcuna voglia.

«Non mi piace quella roba!»

Sbuffò Crowley, indicando l’acqua santa che aveva miracolato Bentley.

«Crowley, fidati di me. Le fiamme infernali non mi hanno fatto nulla, vedrai che lo stesso accadrà con te. Ma dobbiamo esserne sicuri.»

Davanti al buonsenso di Aziraphale, Crowley scosse il capo.

«No!»

«Suvvia caro... fallo per me.»
Quasi tubò Aziraphale, sfarfallando le ciglia.

Crowley si corrucciò. Non era valido, non sapeva resistere agli occhi dolci che gli stava facendo Aziraphale.

«E va bene! Ma lo faccio solo perché me lo chiedi tu.»

Cercando di non darlo troppo a vedere, Aziraphale gongolò soddisfatto.

Con riluttanza Crowley immerse un dito nell’acqua e... non accadde nulla.

«Non fa male! Funziona, angelo, avevi ragione!»

E così mentre un angelo e un demone si abbracciavano felici insieme ai loro bambini, altri angeli ed altri demoni non riuscivano a credere ai loro occhi.

Per l’ennesima volta, Inferno e Paradiso uscivano sconfitti dall’ineffabilità dei piani che loro stessi avevano involontariamente fatto sì che si compissero.


Note finali
Ciao! Come dico sempre, è sempre bello tornare a scrivere in questo fandom, soprattutto sugli Ineffabili <3 
Inoltre, prima di tutto, ringrazio tantissimo MusicAddicted. Il titolo e l'idea della storia sono suoi, per me è stato un vero piacere seguirne le linee guida. Mi sono davvero divertita un mondo! :) 
Infine, ringrazio chiunque abbia letto questa storia e sia arrivato fino a qui! E, visto che siamo a ridosso di vacanze, ne approfitto per augurare buone feste <3 
Ci vediamo alla prossima! 
   
 
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