Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: coldcatepf98    22/12/2021    0 recensioni
Dopo che Historia decide di rivelare la sua vera identità, Erwin, indagando sulla faccenda, teme delle ritorsioni dal corpo di gendarmeria. Chiede quindi appoggio al comandante Pyxis, ma questo, non potendosi basare su fatti certi, concede al corpo di ricerca uno dei suoi soldati-spia che ha tenuto per sé gelosamente fino a quel momento: Siri, anche detta "il geco".
L'aiuto di Siri sarà fin da subito fondamentale per il corpo di ricerca, già provato dalle perdite dell'ultima spedizione, che avrà bisogno di un aiuto per affrontare il nuovo nemico: gli esseri umani.
Tuttavia Siri è una mercenaria, e non viene vista bene dagli altri soldati del corpo di ricerca, soprattutto dal capitano Levi che si mostra subito diffidente verso la ragazza sfacciata. Presto, però, si renderà conto che Siri non è quella che sembra.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Capitolo 1 - La spia

Sotto l’effetto del crepuscolo, il sole calato da poco lasciava che le ombre si allungassero lungo le strade, tinte dai colori dapprima del tramonto e che adesso invece viravano sul violetto segnando il momento del crepuscolo più vicino alla sera. Levi, prima di entrare nell’edificio in cui Erwin alloggiava, si accertò che nessuno lo stesse seguendo; quindi, mentre percorreva lo stretto e buio corridoio, illuminato dalla fioca luce di una singola finestra che incorniciava l’ormai avanzato crepuscolo, ripensò a tutte le cose successe nelle ultime ventiquattr’ore da riferirgli: non c’erano stati grandi sviluppi in realtà, Eren ancora non riusciva a trasformarsi ripetutamente senza problemi, Hange era una scheggia impazzita come al solito e i mocciosi non facevano altro che assillarlo chiedendogli quando sarebbe finito il loro periodo di vita agreste.
Gli sfuggì una smorfia seccata mentre pensava che anche lui in realtà non vedeva l’ora di mettere fine alla convivenza coi marmocchi. Sono troppo disordinati per i miei gusti.
- Sì? – rispose la voce ovattata di Erwin dall’altra parte della porta.
- Sono Levi.
Erwin aprì la porta, era vestito di tutto punto, come sempre: - Prego, accomodati Levi.
Se Erwin non lo conoscesse bene avrebbe pensato che Levi avesse un diavolo per capello, in realtà il capitano era il tipo a cui non bastava un solo motivo per essere di cattivo umore, ne servivano parecchi e, fortunatamente per la sua nuova squadra, non aveva ancora raggiunto il culmine.
Levi si sistemò sul divanetto accanto alla finestra, sia per vedere la situazione in strada, che anche per stare più comodo mentre aspettava il tè che Erwin aveva iniziato a preparare. Da quando si era ferito nella foresta degli alberi giganti aveva notato che sedere su sedute scomode o stare in piedi per tanto tempo gli causava abbastanza dolore per il momento, tuttavia, fortunatamente, tenendosi in esercizio aveva migliorato la condizione dell’articolazione danneggiata.
- Quale preferisci?
- Il solito andrà benissimo. – rispose Levi piatto.
- Non hai paura di non prendere sonno poi?
- Erwin non c’è bisogno che risponda a questa tua domanda, visto che conosci già la risposta. – in effetti Levi non dormiva più con orari regolari da molto tempo. Non che facesse nulla per porre rimedio, ma quello di cui era convinto era che soltanto nel momento in cui si fosse risolta la questione dei giganti avrebbe iniziato di nuovo a dormire con regolarità.
- Ti ringrazio comunque per la premura. – continuò, sarcastico.
Erwin versò l’acqua bollente in due tazze e mise in infusione il tè in una tazza, nell’altra delle altre erbe, probabilmente ad effetto rilassante per sè. Prese la tazza col te e la offrì Levi che la afferrò dall’orlo. 
- Novità dalla tua squadra? – disse Erwin sistemandosi su di una sedia di fronte a lui.
Levi alzò lo sguardo inespressivo su Erwin: - Tsk, chiaramente non è cambiato molto da quello che ti avevo già riferito ieri, Hange non fa altro che spingere Eren al limite, sembra strano dirlo, ma sono io a chiederle di darsi un contegno coi suoi esperimenti.
- Capisco… Tipico di Hange, è un bene che ci sia qualcuno a metterle un freno ogni tanto.
Erwin tirò un sorso dalla tazza e disse: - Ieri ho avuto un colloquio con il comandante Pyxis.
- Ha accettato la tua proposta?
- Purtroppo no. Come avevamo previsto, non ha voluto rischiare, ha preferito farsi avanti solo nel momento in cui scopriremo qualcosa di concreto.
Levi non sembrava sorpreso, bevve un sorso di tè al gusto del “te l’avevo detto”.
- Tipico di Pyxis. Ti avevo detto di non farci troppo affidamento, al momento chiedergli di schierarsi è totalmente inutile.
- In realtà… - esordì Erwin alzandosi dalla sedia e spostandosi davanti alla finestra: contemplava la strada ormai buia, gli ultimi bambini stavano facendo rientro, alcuni piccoli commercianti si dirigevano a casa mentre altri, assieme ad alcuni soldati, nelle locande, che offrivano piccoli e caldi spicchi di luce nei vicoli tinti dei colori scuri della sera. Levi lo seguì con lo sguardo interessato, corrugò le sopracciglia perché difficilmente si poteva aspettare un esito diverso da quello che aveva proposto.
- … Il comandante Pyxis si è offerto di aiutarci. Certo, indirettamente, ma ha riposto fiducia in noi.
- In che modo?
Erwin si voltò verso di lui: - Ci concede uno dei suoi soldati, in prestito s’intende.
Levi non riuscì a trattenere un ghigno, spostò lo sguardo alla tazza dicendo: - Quale utilità potrà mai avere uno dei suoi soldati ubriaconi? Non hanno mai visto un gigante in vita loro, se non quelli del distretto di Shiganshina e Trost, in più, non sono nemmeno i migliori in fatto di semplice combattimento.
- Non un soldato come gli altri. Una spia.
- Una spia? – Levi gli rivolse lo sguardo sorpreso: immaginava ci fossero delle spie al servizio della corona e dei comandanti stessi, ma Pyxis non gli dava l’idea di avere molti nemici contro cui tramare.
Evidentemente ci sono macchinazioni nelle mura che io e il corpo di ricerca ci siamo risparmiati. Beh, fino ad ora.
- Se ci pensi, nel nostro corpo non è mai servito un soldato con queste mansioni, abbiamo sempre combattuto un nemico contro cui per vincere bastava prevalesse la forza e un minimo d’ingegno, ora ci ritroviamo ad affrontare qualcosa di più subdolo e simile a noi.
Levi cominciava ad essere curioso di vedere il volto di questa spia, ammesso che avrebbe lavorato con la sua squadra: gli sarebbe piaciuto fare mente locale, una volta vista, e cercare di capire se anche il corpo di ricerca fosse stato spiato da Pyxis. Nonostante non credeva fosse possibile, visto che gli interessi del corpo di guarnigione e quelli del corpo di ricerca non si erano mai scontrati, aveva ragione di credere che quello ad essere spiato potesse essere stato proprio lui, considerate le persone con cui aveva relazionato in passato.
La porta si aprì piano. Levi, sorpreso dal movimento improvviso, si alzò di scatto pronto ad agire, mentre Erwin si girò sempre mantenendo le spalle larghe con la sua solita compostezza.
Com’è possibile che non abbia sentito arrivare nessuno?!, Levi era meravigliato, di solito riusciva a sentire i passi e, a volte, anche a distinguerli, capendo di che persona si trattasse (qual ora la conoscesse).
Entrò una figura vestita di viola scuro, quasi nero, aveva pantaloni aderenti e stivali che le arrivavano a metà polpaccio, in cui era stato fatto spazio a delle fodere sottilissime di pugnali, due per gamba; le cosce avevano delle cinghie come quelle della divisa dei soldati ma non sembravano sostenere alcun dispositivo per lo spostamento tridimensionale. Al suo posto, sulla vita, si trovavano due fodere agganciate, da un lato una lunga e cilindrica, dall’altro una più simile ad una piccola sacca, parzialmente coperta dal lembo di un tessuto scuro che le avvolgeva il bacino. Questo tessuto doveva appartenere ad una delle maglie aderenti stratificate sul busto magro e semicoperto dal mantello col cappuccio che copriva la testa dell’ospite. Ciò che Levi poté distinguere erano soltanto i grandi occhi nocciola che spuntavano dalla fessura creatasi dal cappuccio e dalla maschera in tessuto che portava fin sopra il naso.
- Oh, benvenuta. Stavamo per l’appunto parlando di te.
Erwin non sembrava sorpreso. Evidentemente sapeva sarebbe venuta, non è assolutamente possibile che l’abbia sentita arrivare.
La spia entrò e, altrettanto silenziosamente, chiuse la porta alle sue spalle, si sentì appena il click del meccanismo di chiusura della porta.
- Capitano Levi, ti presento Siri, la spia del comandante Pyxis.
La ragazza si tolse il cappuccio, rivelando una lunga treccia di capelli marroni, abbassò anche il tessuto che le copriva il volto, mettendo in mostra le sue mani, fino ad ora rimaste nascoste dal mantello, che erano avvolte in una stretta fasciatura viola scuro, ad eccezione delle dita, tenute scoperte.
- Comandante Erwin, al suo servizio. – disse Siri, che, però, non fece il saluto militare.
Dopodiché spostò il suo sguardo su Levi, ancora in piedi e con la tazza tra le dita: Siri abbassò lo sguardo sul pavimento dove notò una piccola pozza di tè accanto ai piedi di Levi, che si era evidentemente rovesciato dallo scatto, la fissò per pochi secondi quasi a volerlo far presente, dopodiché guardò Levi negli occhi che, nonostante fosse stato preso alla sprovvista dall’entrata della ragazza, aveva comunque mantenuto la sua espressione annoiata.
- Capitano Levi. In realtà conoscevo già il suo nome ma, dopotutto, è difficile che io non conosca il nome di qualcuno, o… beh… tutto ciò che lo riguardi.
- Ti dai troppe arie, spiona – disse Levi freddo.
Siri accennò ad un sorriso, rivolse il suo sguardo ad Erwin: - Comandante Erwin. È un vero piacere conoscerla, lo sarà altrettanto aiutarla come posso
- Ti ringrazio Siri, ma, non sarò io quello che dovrai aiutare, direttamente – Erwin guardò Levi che comprese subito dove voleva andare a parare.
- Bene, quindi ora oltre che fare da balia ai marmocchi, mi tocca anche guardarmi le spalle da una spia, che, tra l’altro, non saluta nemmeno i suoi superiori come si deve.
- Levi… - Erwin si sedette su di una sedia accanto ad un piccolo tavolino vicino la finestra: - Siri non deve starti simpatica. Voglio che sia ben chiaro che è qui per aiutarci a reperire informazioni in situazioni in cui noi non possiamo.
Si prese un momento prima di continuare: - La nostra priorità è capire quali siano le intenzioni della famiglia Reiss e come la gendarmeria sia coinvolta in tutto questo.
La ragazza annuì in silenzio alle parole del comandante, poi a sguardo basso disse: - Mi scusi comandante, ma prima di fare alcune domande fondamentali per il mio lavoro voglio rendere ben chiara una cosa al capitano Levi.
Levi la fulminò con lo sguardo, allo stesso tempo era curioso di sentire i suoi vaneggiamenti. Siri si voltò verso di lui: il sorrisetto di prima non c’era più, il suo viso aveva assunto un’espressione serissima, anche lo sguardo sembrava essersi fatto quasi minaccioso: - Io non sono un soldato. Perlomeno, non sono un soldato come gli altri. Capitano Levi, vedi forse qualche stemma sulla mia divisa? O una divisa, tanto per cominciare? No. Tuttavia il mio nome è ben scritto nel registro dei soldati, ma nei fatti… Risulto un fantasma, un mercenario a servizio della corona. – a questo punto si fermò, probabilmente pregustando le parole che avrebbe pronunciato di lì a poco: - Non ho il privilegio di fare il saluto militare, però, se vuole… – alzò il sopracciglio assieme ad un angolo della bocca e disse, con tono di voce mellifluo: - Posso farlo solo per lei.
Levi non seppe come reagire, sgranò gli occhi e guardò Erwin in cerca di aiuto: - Erwin, credo che il vecchio ubriacone ti ha infinocchiato proprio per bene questa volta. – mai nessuno in vita sua aveva osato rivolgersi a lui così, e se l’aveva fatto, non era finita bene.
Siri lo fissò intensamente, lo stava sondando e il capitano, ignaro, le stava offrendo materiale col quale lei avrebbe tracciato nella sua mente un quadro perfetto della sua personalità per saperlo colpire, al momento giusto, nei punti giusti.
- Come ti ha detto, lei non è un soldato. Beh, ufficialmente. Per cui non aspettarti il rigore militare, considerala “al di sopra delle parti”, tuttavia, Siri, sei tenuta comunque ad obbedire agli ordini.
Levi chiuse gli occhi per un secondo e bevve un sorso di tè per calmarsi, era ormai diventato tiepido.
Adesso anche questo.
- Certo comandante Erwin. Mi sembra di capire che il comandante Pyxis le abbia già spiegato quali sono i termini. 
- Sì, infatti. Stamattina, dopo essersi ripreso da… una lunga dormita, ci ha tenuto a farmi recapitare un messaggio in cui mi spiegava brevemente la tua posizione nel corpo di guarnigione.
Siri annuì con la testa: - Bene, direi che allora possiamo iniziare. Dovreste illustrarmi la situazione, anche se in realtà a grandi linee l’ho ben chiara. – fece un passo in avanti, Levi non le toglieva gli occhi di dosso, sembravano volerla fulminare, lei fece finta di non vedere e quando Erwin le fece cenno di accomodarsi sulla sedia di fronte a lui, Siri si limitò a rivolgergli un breve sguardo, prima di riportarlo concentrata su Erwin e sedersi.
- Mi servirebbe sapere in particolare quali sono i soggetti, per il resto penso a tutto io. 
Levi si sedette sul divanetto, mise una gamba sull’altra e poggiò la tazza sul ginocchio. Ancora non riesco a credere di non averla sentita arrivare, questa sbruffona mi ha sorpreso. Il suo sguardo si posò sulla pozza di tè sul pavimento, non si trattenne e l’asciugò con un fazzoletto che teneva in tasca. D’un tratto, come un flash gli attraversò la mente e si ricordò di aver già visto Siri prima di allora: una ragazza che si allenava in disparte… una lancia roteare… la divisa totalmente nera…
Erwin raccontò a Siri ciò che avevano scoperto su Historia e come la gendarmeria avesse aiutato la famiglia Reiss ad insabbiare tutto uccidendo la madre e falsificando i documenti di Historia, oltre che del reverendo che tenevano come ostaggio in un’abitazione sicura.
- Abbiamo ragione di credere che il culto delle mura sia più che mai coinvolto nella faccenda.
Siri sentì il racconto con attenzione, gli occhi ridotti a due fessure: - Sinceramente non mi sorprende, non avete bisogno di sapere da me quante volte i nobili per nascondere i loro peccati, hanno lasciato lo scotto da pagare a chi aveva meno potere di loro. È da anni che voglio fare luce su una cosa che ho sentito tanto tempo fa, sento che la mia e la vostra questione siano collegate. – incrociò le braccia prima di continuare: - Per farla breve, credo che in tutto ciò non sia coinvolta unicamente la famiglia Reiss, ma anche tutta la classe nobiliare. Oltre che, chiaramente, il corpo di gendarmeria.
Erwin e Levi la guardavano con attenzione.
- Il culto del credo è molto chiuso, come avete potuto constatare dalla cieca fedeltà del reverendo Nick. Purtroppo, non sono mai riuscita a reperire molte informazioni né dal culto né dalla corona, sono impenetrabili e non ho mai goduto di una buona quantità di risorse per un’operazione più elaborata… D’altronde le mie “missioni” sono sempre state altre…
Levi si riscosse: - Aspetta un momento, come fai a sapere il nome del nostro ostaggio?
Siri si voltò verso di lui: - So il suo nome e anche dove lo tenete nascosto.
Erwin e Levi ebbero un sussulto, non fecero in tempo a replicare che Siri a voce un po’ più alta li interruppe sul nascere: - Che lo sappia io è abbastanza normale, quindi calmatevi. Ho notato alcuni vostri spostamenti e strani documenti criptati, quindi ho collegato le cose. Non siete stati abbastanza prudenti e la gendarmeria verrà a conoscenza di questa informazione molto presto.
- Forse allora dovremmo spostarlo di lì, Levi…
- No. – lo interruppe Siri: - assolutamente no. Sono abbastanza sicura che spostarlo adesso causerebbe un po’ di movimento, risulterebbe sospetto e non solo avrete un ostaggio morto, ma dei soldati del corpo di ricerca in prigione per aver rapito qualcuno. Inoltre, se vogliono screditare il corpo di ricerca, sarà automatica un’accusa contro di esso, in particolare col responsabile dei suoi soldati, ossia…
Levi completò la frase per lei: - Ossia Erwin.
Siri annuì.
- Non potete rischiare che Erwin venga arrestato troppo presto, perché succederà. Dobbiamo solo ritardare il processo. 
È una sbruffona però non è completamente stupida, pensò Levi. Evidentemente era la professionista che Pyxis aveva ripromesso loro.
- Va bene. Credo che allora sia tutto. – concluse Erwin, guardando prima Levi e poi Siri.
Siri annuì: - Non appena avrò delle informazioni verrò a riferirvele, o… - Siri guardò con aria interrogativa prima Erwin e poi Levi, Erwin comprese e disse: - Per ora potrai venire da me, sarà più rischioso, ma sei l’unica a cui posso affidare informazioni da passare alla squadra di Levi e Hange senza che qualcuno sospetti di te
- Ma qualcuno potrebbe vederla e seguirla lo stesso. – fece notare Levi.
- Capitano Levi, puoi credermi sulla parola quando dico – Siri spostò lo sguardo su di lui, che, nonostante lo sostenesse bene, ne sentì il peso – quando dico che in pochi riuscirebbero a pedinarmi. Ancora più improbabile sarebbe che non me ne accorgessi.
Dopo un silenzio carico di tensione, Siri sospirò e si alzò dalla sedia.
- Credo sia tutto. Ora ho un gran bel lavoro da fare. Se non le dispiace, comandante, terrei d’occhio anche il reverendo Nick.
- Sì, sono d’accordo. Ci aggiorneremo domani. Conosce già la posizione in cui alloggia la squadra del capitano Levi?
Siri guardò con aria severa Erwin e disse: - Mi dispiace ripetermi, ma, sì, so dove si trovano. Per ora non hanno nulla da temere, l’obiettivo è principalmente lei comandante ma…
Siri guardò Levi, che la guardò dubbioso, poi spostò nuovamente lo sguardo su Erwin: - Se arresteranno lei, il capitano Levi sarà il prossimo. È un elemento troppo pericoloso per lasciarlo in libertà, considerando anche che gli è stato affidato Eren.
- Comprendo perfettamente. Non siamo abituati a questo tipo di… macchinazioni.
Siri si diresse alla porta, sventolando la mano: - Oh non preoccupatevi, presto sarà come se l’aveste sempre fatte.
Si mise il cappuccio sulla testa e aprì la porta: - A presto. – dopodiché alzò la maschera in tessuto sul volto e uscì furtivamente.
Quando Levi scese in strada era ormai passata l’ora di cena e, anche se non tradiva alcunché, nella sua testa vorticavano tanti pensieri, primo fra tutti quello di dover tornare dalla sua squadra, che sicuramente non aveva fatto alcuno sforzo per tenere la casa pulita, poi non riusciva bene ad elaborare tutte quelle novità. La spia, Siri, era davvero affidabile? Lui conosceva bene gli assassini come lei e la loro fedeltà andava a chi offriva loro più denaro per comprarsela. 
A meno che Pyxis non le abbia offerto qualcosa che il denaro non può comprare. Questa era una possibilità, comunque stessero le cose avevano bisogno di un aiuto, con l’ultima spedizione avevano perso parecchi dei loro veterani e, per quanto i cadetti si fossero rivelati abbastanza in gamba, non avevano alcuna esperienza nel combattimento contro gli esseri umani.
Levi si fermò davanti il suo cavallo, rivolse la testa al cielo e osservò la luna: non aveva tante responsabilità come il comandante Erwin ma… a volte si sentiva sopraffatto dalle prove che doveva affrontare, e il pensiero che la spia di Pyxis sapesse tutto su di loro lo rendeva un po’ nervoso. Chiuse gli occhi e assaporò con un profondo respiro l’aria di sera. Si lasciò un attimo trasportare dal vociare e dalle risate delle persone nelle locande, poi la lieve brezza serale lo ridestò. Come era arrivato fin lì, sarebbe andato avanti.
  
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