Giochi di Ruolo > Pathfinder GDR
Segui la storia  |       
Autore: Ikki_the_crow    23/12/2021    1 recensioni
SERIE MOMENTANEAMENTE IN IATO: in quanto basata su una campagna in corso, devo aspettare che gli eventi procedano prima di andare avanti...
Momenti di vita quotidiana di alcuni avventurieri, quando non sono impegnati a salvare il mondo o esplorare dungeon. A volte le avventure più emozionanti sono quelle che vivi tutti i giorni...
0) Istantanea n.0: come tutto ebbe inizio.
1) Istantanea n.1: una serata in accampamento, per iniziare a conoscerci meglio.
2) Istantanea n.2: anche i più duri dei duri hanno bisogno di qualcuno (in collaborazione con The_Red_Goliath)
3) Istantanea n.3: alcune ferite iniziano a guarire
4) Istantanea n.4: un’uscita tra amiche. O forse no.
5) Istantanea n.5: la conclusione di una giornata memorabile.
6) Istantanea n.6: un arrivederci che suona quasi come un addio.
7) Istantanea n.7: una splendida giornata e una terribile nottata.
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ISTANTANEE DI VIAGGIO 2
In cui si hanno conversazioni intorno al fuoco, una certezza viene scardinata e per qualcuno inizia una nuova avventura.

21-08-1373. Sera. Westgate.
 
Edmund Gemmel, Divinatore per la compagnia commerciale Jorgen & Borgen, amava la propria vita tranquilla. Intanto, in quanto mago, poteva lavorare da casa: il che significava vestiti comodi e ciabatte tutto il giorno, e poche occasioni sociali per cui fosse necessario l’utilizzo di un pettine. Poi, la routine: un corriere gli portava una lista delle spedizioni previste per la settimana seguente, lui faceva le sue predizioni e le rimandava indietro non appena pronte assieme a suggerimenti su quali merci acquistare nel prossimo futuro. In quanto Divinatore, Ed detestava le sorprese: una vita regolare e prevedibile era esattamente quello che faceva per lui.
Per questo, quando al tramonto qualcuno bussò alla porta della sua villetta, andò ad aprire con un misto di fastidio e preoccupazione. Nessuno passava mai a quell’ora.
Al di là della massiccia porta di legno, un paio di grosse borse in ciascuna mano, c’era Johan.
“Ehi, Ed. Come te la passi?”
“Johan?” Il mago sembrò colto in contropiede. “Cosa ci fai qui?”
“E questo che significa? Non posso più passare a trovare un vecchio amico?”
“No, intendo: cosa ci fai alla porta? Di solito ti teletrasporti direttamente dentro casa e ti servi dall’armadietto dei liquori.”
La donna parve vacillare. “Non è… È successo solo… Tu hai detto che potevo!” balbettò.
Ed scoppiò a ridere. “È vero, l’ho detto. Accomodati.” Si fece da parte per farla entrare. “Che porti?”
“Sono passata da Garnet’s prima di venire qui. So che a quest’ora devi ancora mangiare, così ti ho preso…”
“I fagottini ripieni di carne di Mama Ruby?” A Ed venne istantaneamente l’acquolina in bocca. Erano il suo cibo preferito quando ancora studiava alla Scuola di Taumaturgia di Miresk. C’erano state settimane, soprattutto in periodo esami, in cui praticamente non aveva mangiato altro.
Johan annuì. “Speziati per te e molto speziati per me. Credo di averli mischiati durante il viaggio, quindi occhio al primo morso,” aggiunse con un sogghigno.
Ed si fece avanti con gli occhi che brillavano, ma qualcosa lo fece esitare.
“Johan, va tutto bene? Non è da te essere così… così.”
La donna sollevò un sopracciglio. “Certo che va tutto bene. Voglio solo fare quattro chiacchiere, ecco tutto.”

Qualche giorno prima. Sera. Accampamento nel mezzo del nulla.
 
“Senti, avrei una domanda da farti.”
Senza aspettare una risposta, Johan si sedette accanto al fuoco. Dall’altra parte delle fiamme, lo sguardo assonnato, Felix le rivolse un cenno. Era stata una giornata pesante. Il pasto abbondante che si erano concessi, in via del tutto eccezionale, aveva sicuramente aiutato, ma non poteva certo cancellare la stanchezza mentale che tutti si sentivano addosso. Ma i turni di guardia erano turni di guardia, non si scappava.
La donna parve esitare per qualche istante, poi raccolse il coraggio a due mani e si gettò.
“Senti. Tu e tua moglie, Rebecca... Qual è il tuo problema?” Una pausa. “Merda. Scusa. Volevo dire: l'hai vista, vi siete conosciuti, ma com'è che hai deciso che basta, lei sarebbe stata la persona con cui avresti passato tutta la vita? L'unica che avresti baciato da quel momento in poi, con cui saresti andato a letto, con cui avresti messo su casa eccetera? Per gli dei, avete pure un figlio in cantiere!”
Felix parve rifletterci un momento, grattandosi i capelli sulla tempia con aria pensierosa.
“Effettivamente, il figlio non me lo aspettavo così presto. Specie dopo quello che ha passato Rebby.” In un attimo, il suo sguardo si indurì. “Il suo primo marito, lo schifoso di Cyric, quello che ora sta in un barattolo, l'aveva messa incinta. Ma lei non ha mai accettato quella gravidanza. Si è fatta rimuovere il bambino... Oh non pensare male. Sta bene. Uno strano... Trapianto, diciamo. Pare ci sia una magia apposita. Ora vive con una druida del mare e il suo marito capitano e la loro figlioletta con aspirazioni da esploratrice marina su una bella nave... Ma Reb non vuole sapere nulla di lui. Non sa nulla di lui. Se n'è fatta cancellare il ricordo. Per questo non pensavo...”
Johan non aprì bocca. Sapeva che Felix tendeva ad essere un po’ logorroico nelle sue risposte. In una sera normale lo avrebbe interrotto per chiedergli di venire al punto, ma quella non era una sera normale.
“Sinceramente? A volte ho paura che vivendo assieme, tutti i giorni, come una coppia normale, senza mostri, avventure, nemici, nani alcolizzati, druidi pignoli, changeling dalla morale elastica e archeologhe molto molto cazzute... Beh, temo non dureremmo.”
Il pensiero parve rattristarlo, ma poi qualcosa cambiò nel suo atteggiamento. Divenne serio, solenne e autoritario. Per un attimo, parve un elfo fatto e finito, non un mezzosangue.
“Eppure... Quel giorno, quando la vidi in quella stanza della torre... Non posso spiegarlo razionalmente. Era bellissima. Era radiosa. Era lei. Era... È quella giusta. E se sopporta questo essere così sciocco” indicò sé stesso, “penso sia anche la donna più forte del mondo.”
Come era arrivata, l’aria solenne e composta svanì per lasciare il posto ad un finto stupore.
“Ed anche la più pericolosa... Cioè... La testa dell'ex in un barattolo... Corellon... Secondo me è un po' pazza... Ma mi piace anche per questo.”

Westgate. Presente.
 
“Dannazione, Johan. Dev’essere stato terribile.”
“Abbastanza.” La donna si passò il braccio sul mento sporco di sugo e allungò la mano per afferrare un altro fagottino. Aveva appena finito di raccontare dello scontro che avevano avuto con il drago scheletrico prima e l’Inevitabile dopo. “Ma alla fine ce la siamo cavata. Nessuno è morto. Non a lungo, quanto meno.”
“Ho capito, ma in ogni caso… Non mi stupisce che avessi voglia di rilassarti un attimo.” Ed si alzò e si diresse ad un mobiletto con le antine di vetro: nel giro di qualche secondo aveva piazzato un bicchiere pieno per metà di un liquido ambrato di fronte a Johan. Tra le mani teneva un bicchiere identico: lo accostò alle labbra e lasciò che un sorso di alcol gli scorresse sulla lingua e nella gola.
“Stai cercando di farmi ubriacare, Ed Gemmel?” Johan gli rivolse uno sguardo divertito. “Sai che reggo molto meglio di te.”
“Questo è poco ma sicuro. Serve mezza distilleria per farti perdere conoscenza. Ma stasera hai credito illimitato dal mio mobile bar. Te lo sei meritato.”
La donna scoppiò a ridere. “Attento a quello che offri, vecchio mio. Rischi di pentirtene amaramente!”
 
Accampamento. Passato.

 
“E come fai ad essere sicuro che un giorno non ti stancherai, o che lei non si stancherà di te, o che non farai qualche cazzata e andrà tutto a rotoli?”
Di nuovo, Felix si prese qualche secondo prima di rispondere.
“Già... È come affrontare l'ennesima missione. Come facciamo a sapere che questa non sarà l'ultima? Ce la siamo vista male... Siamo quasi morti, per gli dei! Eppure siamo qui, andiamo avanti. Perché sinceramente, l'altra opzione, darcela a gambe e dimenticarsi del tutto del problema, non penso faccia per me...”
Mentre parlava, il suo tono divenne sempre più sicuro. “Posso ritirarmi da uno scontro. Posso scappare per sopravvivere e riaffrontare la cosa un altro giorno. Ma ecco... Questa relazione... È come una missione troppo importante: qualcosa di cui non posso stufarmi. Di cui non voglio stufarmi.”
Un pensiero parve coglierlo alla sprovvista.
“Potrebbe sempre stufarsi lei... Certo... E allora accetterò la cosa. Ma non senza capire perché...”
Continuò a parlare ancora un po’, riferendosi al padre assente e a come secondo lui essere un grande mago non abbia senso se poi non si è in grado di affrontare le proprie responsabilità. Ma la mente di Johan si era fissata su un punto in particolare.
Come una missione troppo importante…
“Avere una relazione sembra un lavoro a tempo pieno. Non dovrebbe essere una cosa piacevole?” domandò, approfittando di una pausa nello sproloquio dell’altro.
“Se cerchi di razionalizzarlo, certo. Ma la parte più piacevole è quella irrazionale. Oltre che quella… Orizzontale, se capisci cosa intendo.” Il guerriero tentò un occhiolino, con risultati dubbi. Johan represse una risposta caustica, e Felix tornò serio.
“Comunque non pensare che la paura che un giorno mi dica «Sai ho incontrato un mago guerriero molto più fico e intelligente e meno - molto meno - rozzo di te; mi prendo il bambino e ciao» non mi svegli ogni tanto la notte.”
La professoressa sospirò. “In pratica, uno fa del proprio meglio e spera che non vada tutto a puttane. E si fa le paturnie nel frattempo.”
Felix annuì. “Pressappoco.”
“Speravo davvero in un'altra risposta. Questa è terribile.”

Westgate. Presente.
 
Ed gettò la testa all’indietro, ridendo come un matto e battendosi una mano sulla coscia.
“Oh, questa è bella!” sghignazzò con le lacrime agli occhi. “Gli hai risposto davvero così?”
All’altra estremità del divano su cui erano seduti, anche Johan stava ridendo.
“Ehi, puoi essere anche il nobile rampollo della casata di Stocazzo, non me ne frega niente. Pigliami per il culo e ti sei prenotato una strigliata!”
“Sei stata fortunata che l’università non ti abbia sbattuto fuori a calci in quel preciso momento.” Cercando di ricomporsi, Ed allungò una mano verso il tavolino basso di fronte a loro. Era ingombro di bottiglie vuote e carte unte. I resti di una cena tutt’altro che salubre, e di un dopocena ancora meno salubre. Per fortuna che il cottage del mago era circondato da un piccolo giardino; con il casino che stavano facendo, qualunque vicino avrebbe già perso la pazienza da un pezzo.
Il mago tastò un po’ in giro, poi aggrottò le sopracciglia.
“Mi pareva ci fosse ancora una bottiglia mezza piena da queste parti...” borbottò, strascicando appena le parole. Nonostante le battute di Johan, Ed Gemmel reggeva bene l’alcol. Durante i suoi giorni da studente, aveva dovuto imparare in fretta.
Una risata che conosceva fin troppo bene lo fece voltare. Johan aveva la bottiglia in mano, e la faceva oscillare lentamente, l’imboccatura vicino alle labbra. Il liquido ambrato all’interno si agitava prima da un lato e poi dall’altro come un’onda.
“Cerchi questa?” lo schernì lei.
Ed fece una faccia offesa. “Andiamo Johan! È di importazione! Lasciamene un sorso!”
La donna fece un verso di diniego. “Mi hai detto tu che avevo credito illimitato stasera,” aggiunse con tono petulante.
“Non te la sto portando via, voglio... solo... un sorso...” Gettandosi sul divano, Ed stava allungando le braccia cercando di raggiungere la bottiglia, che Johan teneva appena fuori portata con un sorriso divertito. La donna era di dieci centimetri buoni più alta di lui, e anche stando mezza sdraiata riusciva ad evadere gli sforzi del mago di afferrare la bottiglia.
Ad un certo punto, nei suoi maldestri tentativi, Ed si ritrovò praticamente sdraiato su Johan, il viso ad un soffio da quello dell’altra. Entrambi si bloccarono. Non era la prima volta che si trovavano in una situazione simile. Sapevano tutti e due cosa stava per succedere.
Johan si trovò a fissare le labbra dell’altro. Sapranno di sugo e alcol. E quel sapore indefinibile che è solo Ed. Sentì il sangue rombarle nelle orecchie.
Il mago sembrò pensare qualcosa di simile. Entrambi avvicinarono lentamente i visi, ma all’ultimo Johan ebbe uno scatto indietro.
“No!”
Per la sorpresa, Ed rinculò. “Scusa, io non... Non pensavo...” balbettò mortificato.
Johan scattò in piedi. Sembrava turbata, il che non era da lei. Lentamente, anche il mago la imitò. Fece per tendere una mano nella sua direzione, poi ci ripensò e la lasciò cadere.
“Perdonami, Johan. Non intendevo...”
La donna scosse la testa. La bottiglia era finita a terra, ma nessuno dei due se n’era accorto.
“Non è colpa tua. Ma avevi ragione, sai? Non va tutto bene. Ho bisogno di dirti una cosa.”

Passato.
 
“Magari tu sei per una coppia mooolto aperta,” stava dicendo Felix. “Fissate un giorno, un luogo, un'ora e poi chi si è visto si è visto. Sarebbe paradossale chiamarlo rapporto di coppia, ma forse esistono anche di questo genere.”
“È quello che ho fatto finora. Ed è sempre andato bene.” Johan sospirò. “Però ultimamente... non lo so, starò diventando vecchia.”
 
Presente.
 
“Ascolta, Ed. Mi conosci, sai come sono fatta. Non mi sono mai ritirata da un combattimento, non importa contro chi o cosa. Pirati, demoni, scheletri, abomini... Ma questa... cosa, che sento dentro... non se ne andrà con un pugno ben assestato.”
Il mago, in piedi a un passo di distanza, deglutì. Conosceva Johan da quasi quindici anni, erano stati insieme quando erano all’università e anche dopo erano rimasti amici con qualche benefit. L’aveva vista così solo una volta, ben prima che si mettessero insieme. Non era stata una serata piacevole.
“Io... mi ero anche preparata un discorso, sai?” La donna ridacchiò. “Ma ogni volta che lo ripetevo mi sembrava sempre più una cazzata, così ho detto fanculo, andrò a braccio. E ora sono qui che balbetto e non riesco a dire quello che voglio.”
Ed scosse la testa. “Non ho fretta. Vuoi un bicchiere d’acqua?”
“Sì. No. Voglio solo togliermi questa cosa dal petto. Le emozioni non fanno per me, quindi lo dirò e basta.” Johan prese un paio di respiri profondi. “Ti amo, Ed.”
Il mago sbatté le palpebre.
“Lo so, sono stata io a dire di non usare quella parola. Di non complicare le cose, di tenerla semplice, che avremmo proseguito finché fossimo stati bene e quando ci fossimo stancati saremmo andati ognuno per la propria strada, niente drammi e niente scartoffie.” Johan sollevò lo sguardo. Aveva gli occhi lucidi. “Non so cosa mi prenda, Ed. Non lo so davvero. Forse sto diventando vecchia. Ma avevo bisogno di dirtelo, di farti capire qunto sia importante per me sapere che tu ci sei sempre, che nonostante il mio carattere di merda e tutta l’oscurità che mi porto dentro tu sei sempre nel mio angolo. Sei importante per me, Ed Gemmel. Sei la persona più importante del pianeta, e non volevo rischiare che tu non lo sapessi. Non volevo andarmene senza dirtelo.”
Lentamente, Ed si avvicinò. Normalmente arrivava a malapena al naso della donna, ma Johan sembrava essersi in qualche modo rimpicciolita negli ultimi minuti. Delicatamente, le avvolse le braccia intorno alla vita. Quasi in automatico, lei gli appoggiò il viso sulla spalla.
“Ti amo, Johan” mormorò lui. “Sono quindici anni che ti amo, e avrei continuato ad amarti per almeno altri centocinquanta. Anche se non avrei mai potuto dirtelo, non importava. Perché tu eri con me, in quel tuo modo assurdo e ruvido, e a me andava bene. Non ti avrei mai forzato in qualcosa che tu non volevi. Ma ho sempre sperato che un giorno qualcosa cambiasse.”
Johan tirò su col naso e tentò un mezzo sorriso. “Dì la verità, avevi fatto una Divinazione. Sapevi che sarebbe successo, mi hai sopportato e sei rimasto con me per tutto questo tempo solo perché sapevi che a un certo punto avrei ceduto.”
Ed le colpì la fronte con la punta dell’indice. “Non è così che funziona, te l’ho già spiegato.” Sorrise. “E anche se lo fosse, non lo farei mai. Tu prendi le tue decisioni, Johan, e fanculo il destino. Non è quello che dici sempre?”
La donna annuì. “E se stessi sbagliando? Se facessi un errore e mandassi tutto a puttane? Tutto quello che abbiamo? Quello che siamo?”
“In quel caso, faremo come – orrore orrore – tutte le persone normali di questo mondo. Affronteremo il casino e ne verremo fuori. Insieme.”
Ed le prese il viso tra le mani con delicatezza ma decisione. “Dopo così tanto tempo, non lascerò che sia una qualche cazzata a separarci. A meno che non sia una cazzata bella grossa. Tipo, non so... Un’orda di draghi infuriati. La peste. L’apocalisse.”
Suo malgrado, Johan rise. “In quel caso temo avremmo altri problemi.” Lentamente, si abbassò e sfiorò le labbra del mago con un bacio. “Grazie di essere tu.”
“Non saprei come essere nessun altro.” Ed Gemmel sorrise. “E aspetta a ringraziarmi. Potresti pentirtene.”
“Probabile.” Johan si risollevò e tirò un pugno scherzoso sul braccio dell’altro. Ed emise un gemito. “Adesso però non farti venire strane idee. Non diventerò una massaia tutta casa e merletti solo per questo. E soprattutto, niente –”
“Niente bambini, lo so.” Ed si mise a ridere. “Hai chiarito la tua posizione abbondantemente negli ultimi quindici anni.”
“Dannazione. Mi conosci troppo bene, Ed Gemmel.”
“Vero. Forse dovremmo prenderci una pausa, vedere altre persone.”
Johan afferrò l’altro per il colletto e lo tirò a sé. “Non dirlo neanche per scherzo. O non ti basterà un incantesimo per sapere cosa ti farò. Sarà comunque peggio.”
“Mmmh. Qualche idea su cosa ti farei io adesso, invece?”
“Qualcuna. Ma potrei sbagliarmi.”
“Che ne dici di controllare di essere guariti completamente?” Era la frase con cui, anni prima quando ancora erano studenti, lei lo aveva invitato nella sua stanza al termine del loro periodo passato in riabilitazione insieme.
Johan sorrise. “Beh, non vorremmo rischiare una ricaduta, vero?” ribatté, ripetendo la risposta di Ed parola per parola. Dopo un attimo, entrambi scoppiarono a ridere.
“Ti amo, Johan.”
“Ti amo, Ed.” Un sospiro. “Non è strano come pensavo. Sembra quasi...”
“Naturale?”
“Giusto."


[Felix Finnegann è un personaggio di The_Red_Goliath]
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Pathfinder GDR / Vai alla pagina dell'autore: Ikki_the_crow