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Autore: mangagirlfan    03/09/2009    2 recensioni
...Ritrovandosi ammaliata da quell’insieme così intenso di sensazioni non poteva fare altro che lasciarsi investire, come una dolce pioggia che lentamente si trasformava in tempesta, fino a diventare un naufragio così intenso da avvolgerla completamente. E lei si sarebbe lasciata affogare in quel mare di sensazioni, cullata da certezze che in realtà non erano altri che un misero sogno...
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Shiba Kaien
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco la mia prima KaienxRukia, ispirata dalla fiction di Raxilia_Runnig “CLOVER”. Io adoro quella raccolta di shot. Perché quella ragazza riesce a rendere i sentimenti di Rukia in un modo così perfetto da farmi venire da piangere ogni volta.

Sulle note (se così le posso chiamare) di una canzone che ho in mente di scrivere, ho deciso di creare questa fiction. Purtroppo il finale non è esattamente come  mi aspettavo ma pazienza.

Senza contare il titolo sono 500 parole esatte. Non chiedetemi come ho fatto. È capitato per puro caso XD

Ed ora vi lascio alla lettura.

I commenti sono ben accetti.

p.s. Il titolo è una parola tedesca e significa sogno. Un modo come un altro per essere originale senza risultarlo veramente XD

 mangagirlfan

 

~Traum~

 

 

Rukia lo sapeva benissimo che quello era solo un sogno. Perché Kaien-dono era morto e soprattutto non avrebbe mai potuto, nella realtà, sfiorarla in quel modo. Poiché lui la vedeva come un’amica, un sottoposto da proteggere ed aiutare. Non come ciò che  in realtà avrebbe tanto voluto essere, nel profondo del suo cuore. Perché per Rukia Kaien-dono era come una stella e per quanto avesse voluto sfiorarlo le sue mani non sarebbero mai state in grado di raggiungerlo lassù, in cielo.

Per quanto si sforzasse, per quanto ci provasse, lui era troppo lontano, nonostante fosse così vicino.

E così si accontentava di vederlo sorridere, lì accanto a lei, anche se lo sapeva benissimo che quell’assurda visione l’avrebbe fatta solamente soffrire. Perché Kaien-dono era morto e quello era soltanto un sogno. Come i suoi baci. I suoi sguardi. Le sue carezze.

Ritrovandosi ammaliata da quell’insieme così intenso di sensazioni non poteva fare altro che lasciarsi investire, come una dolce pioggia che lentamente si trasformava in tempesta, fino a diventare un naufragio così intenso da avvolgerla completamente. E lei si sarebbe lasciata affogare in quel mare di sensazioni, cullata da certezze che in realtà non erano altri che un misero sogno.

Faceva meno male sognare e  lasciarsi trasportare per poter raggiungere quella misera felicità che tanto anelava e mai sarebbe arrivata.

E così, ogni sera, alzava il viso verso il cielo, perdendosi in quell’infinito manto fatto di stelle tra cui, ne era certa, avrebbe visto brillare lui.  Perché Kaien-dono, così vivo, così forte, così brillante, non poteva diventare altro che un astro del firmamento.  Ed a lei bastava vederne una più splendente delle altre per convincersi che fosse il suo tenente e che di lì a poco si sarebbe intrufolato all’interno dei propri sogni.

L’avrebbe toccata, voluta e riscaldata come solo lui sarebbe stato in grado di fare. E quel tocco, quando si sarebbe risvegliata, avrebbe continuato a bruciare, facendola sentire viva. Cosicché la morte non le avrebbe fatto più così tanta paura.

Avrebbe aspettato la notte, ancora ed ancora, bruciante di desiderio e di aspettativa.

Perché se il suo amore era come fiamma, mai  si sarebbe spenta, lasciandosi consumare, poiché Kaien-dono era il suo tutto. Quel calore necessario per continuare ad andare avanti.

E col tempo Rukia si logorava realmente, come quel fuoco che le invadeva il cuore. Consumata da un desiderio che comunque l’aiutava a vivere, in un’eterna contraddizione di vita e morte. Speranza e dolore.

Non le restava altro che aspettare la notte per poterlo poi sognare ancora ed averlo solo per sé.

Rukia avrebbe continuato ad osservare quel suo amore ormai senza speranza alcuna,come al di là di uno specchio. Un’immagine riflessa così lontana eppure così dolorosamente vicina…

Corrosa da un desiderio che mai si sarebbe spento, lasciando un vuoto così doloroso da impedirle di respirare normalmente.

Come una folle avrebbe continuato ad aspettare che giungesse la notte, per vederlo e sentirlo solo e soltanto suo.

Lasciandosi morire in un sogno che mai si sarebbe potuto avverare veramente.

   
 
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