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Autore: Ciarax    23/12/2021    0 recensioni
Le stelle cadenti hanno un significato positivo e costituiscono un'imperdibile occasione per esprimere un desiderio, quando brillano e illuminano il cielo immerso nell'oscurità, ignari che quello non è che il riflesso pallido della loro esistenza.
Quello che le persone ammirano con tanta adorazione non è che il residuo, la scia di quella che una volta bruciava di passione, la stessa passione che si era lentamente spenta in Alexis. Solo l'ombra di quello che alimentava il suo spirito libero.
Era difficile immaginare un incontro tanto casuale da essere in grado di ribaltare la sua visione della vita, alimentando silenziosamente quella piccola e flebile fiamma nel suo petto.
Dal testo:
'Alexis Nyla Allen. Vent’anni. Studentessa. Questo era quello che chiunque avrebbe potuto leggere sul quel maledetto pezzo di plastica che racchiudeva semplicemente parole. Parole che non dicevano assolutamente niente di lei, di ciò che era o pensava.'
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XIII
 
When you're down down on your luck
Things got tough and you had enough
When you fall down I'mma pick you up
 
 

Finalmente un paio di giorni di pace, un po’ di sonno recuperato e qualcosa che sembrava essere sempre più simile ad un presentimento di buon auspicio. Era quello che Alexis da quasi due giorni stava sperimentando, con una buona dose di incredulità ma anche bisogno di viverlo appieno.

Come si fosse incasinata in quella situazione in meno di un paio di mesi ancora non riusciva a spiegarselo, sarebbe sicuramente risultato assurdo, una storia costruita da qualche ente superiore solo per il mero gusto del tragico. Eppure non avrebbe trovato modo migliore per smuovere quella vita che le stava sempre più stretta. Non ci sarebbe decisamente stato un modo migliore.

Dopo l’attacco alla metro, non ci fu molto di entusiasmante: le solite notizie del Clan del Piede che invadevano ogni canale di informazione televisiva o radiofonica, le voci che si erano diffuse a macchia d’olio di un qualche giustiziere della notte. Dopo i vari e multipli testimoni che avevano assistito allo scontro nella metro, quella voce aveva preso sempre più credito anche se la maggior parte continuava a considerarla come una semplice notizia metropolitana volta al tentativo di intimidire il crescente tasso di criminalità, specialmente quella organizzata.

Alexis non ascoltava le notizie da parecchio tempo, e aveva infatti speso l’intera mattina al telefono con Flynn, abitudine che i due stavano lentamente riprendendo. Ricucendo i brandelli del rapporto quasi fraterno che Alexis aveva reciso senza preavviso due anni prima, lasciando senza motivo o spiegazione Chicago e buttarsi nel centro di New York.

Certo il cambio di tono non era passato inosservato a Flynn, immediatamente inquisitorio su cosa, o meglio chi, avesse provocato quel cambio di atteggiamento in Alexis. Alle volte le risultava come un libro aperto, poco serviva sentire solamente la sua voce, sarebbe stato in grado di replicare la sua mimica facciale a memoria.

Alexis sapeva fin troppo bene quanto l’amico non avrebbe mollato la presa se solo avesse nominato il nome di Raffaello. L’aveva perdonato? Assolutamente no. C’era stata solo una sommaria spiegazione con un breve messaggio su cosa quel giorno avrebbero probabilmente dovuto subire. Hashi. Non si era neanche presa il disturbo di cercare un significato per quella parola, chiaramente straniera. Sarebbe sopravvissuta comunque con il dubbio.

Dopo l’incidente con il Clan del piede, aveva passato una giornata veramente monotona e solitaria. Non che le dispiacesse avere del tempo per sé, ma per la noia aveva finito con il sistemare da cima a fondo il proprio appartamento, puntualmente privo di qualsivoglia eventuale ospite. Che lo avesse fatto inconsciamente sperando che sarebbero riprendesse le visite serali di Raph, non lo avrebbe ammesso neanche alla piccola Faye, pigramente acciambellata sul divano mentre scoccava occhiate di tanto in tanto all’umana che tanto si impegnava a riordinare l’immensa collezione di vinili.

La discreta collezione a malapena aveva trovato una postazione definitiva in quell’ormai già strapieno scaffale, superando di gran lunga la collezione di CD, molto più esigua e circoscritta. Anche le foto, le polaroid scattate e i disegni erano stati raccolti e riordinati, riempivano ancora quasi per intero gran parte delle pareti del soggiorno e della sua camera da letto ma almeno sembravano avere un certo nesso logico. O almeno così sperava Alexis.

Canticchiò a voce bassa mentre a malapena si accorse di quanto già si fosse fatto tardi, distratta dalla modalità casuale di riproduzione sul proprio telefono che l’aveva sorpresa con alcuni brani pop che neanche pensava di aver mai sentito. Un messaggio poi interruppe l’ennesima canzone e la costrinse a guardare il mittente.

Era il numero che usavano le tartarughe per mandarle dei messaggi dal computer di Donatello.

«April?» la domanda sorse spontanea in Alexis che neanche ebbe il tempo di rispondere al messaggio, con una chiamata improvvisa in arrivo.

«Hey, Al! Spero tu non abbia da f- Ahi!» la voce di Michelangelo venne prontamente interrotta da un tonfo sordo prima che qualcun altro prendesse il suo posto.

«Alexis? Mi dispiace per il poco preavviso ma ci servirebbe un favore davvero enorme, -la cordialità di Donatello era risultata per un attimo più di tirata del solito ma non ricevendo alcuna protesta da parte di Alexis riprese quello che stava dicendo, -Dobbiamo portare April O’Neil al sicuro, o meglio, dobbiamo convincerla. Se tu potessi venire con noi sarebbe fantastico, ecco, sai com’è… vedere un altro volto umano forse diminuirebbe le sue probabilità di avere un altro mancamento»

«April O’Neil? La ragazza che vi ha scattato la foto due giorni fa?»

«Quella svenuta sul tetto? Già. Allora, vieni?» domandò nuovamente Donnie, con una nota di impazienza.

Alexis esitò qualche secondo. Qualcun altro oltre a lei aveva scoperto dell’esistenza di quei quattro mutanti, qualcuno che era svenuto la prima volta al loro incontro. Gli sfuggiva il motivo per il quale dovevano di nuovo incontrarla visto che Donatello aveva provveduto la sera stessa ad eliminare qualsiasi prova potesse esserci della loro esistenza.

A quanto pare qualcosa le sfuggiva ancora.

«Si… ci sono» confermò prima di sentire i versi entusiasti di Michelangelo e il sincero ringraziamento di Donatello.

Non ebbe molto tempo per prepararsi e lasciò semplicemente Faye nella propria gabbia prima di uscire dopo aver messo la prima felpa che trovò nella sua camera ed uscì richiudendosi la porta alle spalle con un tonfo secco.

Nonostante il freddo e la neve, il cielo era sereno. Il buio era meno spaventoso e oppressivo se c’era tutta quella morbida coltre di neve ad imbiancare New York, una placida visione che rasserenò Alexis mentre camminava per le strade quasi deserte. Ricordava il luogo prefissato per l’incontro e per una attimo soppesò la probabile idea che Raph non sapesse del suo coinvolgimento.

Se lo sarebbe ritrovato alle costole già dalla porta di casa se lo avrebbe saputo, se Donnie glielo avesse detto. Ma non ci mise molto tempo a raggiungere l’incrocio tra la quarta e la dodicesima strada, se fosse per il freddo o per la voglia matta di tornare a casa non rimase molto a pensarci.

Alexis sperò semplicemente che quella situazione si risolvesse il prima possibile, per nulla intenzionata a fare nuove amicizie in quel momento.

Sbadigliò sonoramente prima di notare con la coda dell’occhio qualche pazzo sgravato inerpicarsi su di una scala antincendio, diretta all’ultimo piano della palazzina alquanto anonima.

Deve essere lei April.

Seguì silenziosamente la ragazza che indossava un giacchetto giallo fin troppo appariscente, certo non il massimo per quelle temperature rigide né per passare inosservati. Non che il mimetismo fosse qualcosa di cui sembrò preoccuparsi la ragazza, una volta raggiunto il tetto infatti iniziò a parlare a gran voce, sperando di attirare l’attenzione di chi era nell’ombra.

Chi era nascosto nell’ombra solo finché non si sapeva cosa si stesse cercando, a quel giochino Alexis era diventata piuttosto brava e, una volta arrampicatasi anche lei, scorse senza troppe difficoltà l’imponente figura di Raph vicino Michelangelo.

«Mi avete detto di venire qui, -continuò April, indecisa esattamente su cosa dire, -Non ho portato nessuno con me…»

«Dovresti stare più attenta allora a quello intorno a te» la voce di Alexis distrasse April che si voltò di scatto. Improvvisamente irrigidita dalla sua presenza lì, faticò appena a ricordarla come quella che l’aveva già seguita una prima volta e che, contro ogni logica o probabilità, già conosceva quelle strane creature mutanti, di cui ancora non ve n’era l’ombra.

«Al, sei venuta! Tu invece sei April O’Neil?» domandò entusiasta Michelangelo, saltando giù dal muretto e prendendo di sorpresa la stessa April, non ancora abituata ai modi espansivi del più giovane degli Hamato.

Donnie fu il secondo ad uscire allo scoperto e, una volta appurato come fosse effettivamente lei la ragazza che stavano cercando, rivolse un cenno di saluto anche ad Alexis. Non era quello esattamente il modo in cui aveva sperato di incontrare April ma non poteva certo lamentarsi, la ragazza non sembrava essere sul punto di svenire nuovamente. Doveva essere un buon segno.

Un sacco in testa. Correzione, un sacco in testa con una faccia sorridente disegnata sopra. Fu un miracolo che Alexis non scoppiò a ridere a quella vista a dir poco ridicola, specialmente dopo che fu Raph a mettere suddetto sacco sulla testa di April. Dovevano impedirle di vedere dove sarebbero passato per portarla nel loro nascondiglio, anche se qualcosa di meglio avrebbero potuto inventarsela.

«Che cosa ridicola» sospirò finalmente Alexis, incapace di trattenere un sorriso quando la testa di April scattò nella sua direzione facendole avere un faccia a faccia con il sacco adornato da un sorriso stilizzato.

«Che ci fai qui?» fu la domanda inquisitoria invece di Raffaello che attirò l’attenzione di Alexis.

La tartaruga era rimasta per qualche attimo sorpreso nel vederla seguire a ruota April, il loro obiettivo sin dall’inizio. Raffaello non aveva minimamente pensato che avrebbe dovuto anche fronteggiare Alexis, dalla sera dell’attacco non l’aveva ancora sentita e difficilmente l’avrebbe perdonato, lo sapeva.

«Mi ha voluta lui. Donatello pensava che avrei impedito ad April di svenire di nuovo, ma se non mi vuoi qui basta dirlo» replicò semplicemente lei indicando con un cenno la tartaruga con gli occhiali.

Raph scosse la testa, rigirandosi per un attimo lo stuzzicadenti, «Non è quello… ti avrei accompagnato. So che non ti piace uscire da sola quand’è buio»

Alexis lo squadrò con attenzione, per un attimo con l’impressione di averlo messo in soggezione nonostante il doppio, se non il triplo, della stazza e del peso. Poteva far uso di tutta la forza bruta e le maniere brusche che voleva ma non aveva possibilità se non era in grado di gestire una semplice conversazione o richiesta silenziosa di spiegazione.

Lui doveva scusarsi e lei meritava un chiarimento. Lo sapeva Raffaello e lo sapeva anche Alexis.

Raph evitò il suo sguardo per tutto il tempo, non l’aveva mai fatto; anzi, solo una volta, quando si era sfogato mentendole solo per allontanarla da loro ed impedirle di finire ancor più nei guai se fosse finita nel mirino del Clan del piede. Non era un tipo da aver paura di fronteggiare qualcuno più grande di lui, con o senza i suoi sai… ma metterlo di fronte una ventunenne con un caratterino, e si rivelava più codardo del proprio cincillà.

Un bambino che va accompagnato per mano, sospirò Alexis rinunciando all’idea che Raph avrebbe mai affrontato l’argomento di sua spontanea volontà. Tutti e quattro grandi e grossi ma rimanevano pur sempre a malapena quindicenni in piena pubertà, con poca se non zero esperienza o maturità emotiva.

«Possiamo rimanere qui tutta la notte ma io ho freddo. Ti comporti come un bambino, mi hai ferita e se non ti trascino tu non ne parlerai mai. Seppelliamo tutto e andiamo? Gli altri ci staranno aspettando»

Raffaello finalmente guardò con attenzione Alexis, aveva il volto rilassato ma l’espressione seria, non c’era traccia di un sorriso sulle labbra. La mano destra tesa nella sua direzione mentre il braccio sinistro circondava il fianco offeso, aveva freddo e la pelle era sensibile a quelle temperature proibitive.

«Si, andiamo» concesse finalmente Raffaello, afferrò la mano di Alexis e la portò rapidamente giù con sé per raggiungere gli altri il prima possibile, diretti al loro nascondiglio.

Alexis aveva un pessimo presentimento.

Tutta quella situazione non le piaceva affatto e non serviva un genio per leggerle in volto il fastidio di essere lì… con April. Non capiva quella ragazza, o meglio, era facile da leggere come un libro illustrato per lattanti ma non era quello il problema. Il motivo della sua presenza lì, qualcosa non tornava e sembrava solo la solita e prevedibile quiete prima della tempesta. Una vera e propria bufera in procinto di scatenarsi su di loro.

L’entusiasmo di Michelangelo era stato difficile da smorzare e persino Leonardo non ebbe il cuore di far tacere il fratello minore, totalmente preso dalla nuova conquista. Non c’era stato alcuno svenimento anche se April non sembrava affatto a proprio agio.

Era quello che non piaceva ad Alexis. Perché si era presentata all’incontro se aveva paura di loro? Aveva colto le occhiate furtive che rivolgeva non appena Michelangelo o Donatello si avvicinavano troppo, spesso cercando un silenzioso sostegno proprio in Alexis che, dopotutto, si era rivelata l’unica altra figura umana su cui avrebbe potuto far riferimento.

Le pupille dilatate e il corpo rigido di April non piacevano affatto a Raffaello. Era un segnale inequivocabile di come non si sentisse a proprio agio, lì, con loro. Un animale braccato che non sa se fingersi morto o provare una disperata manovra di fuga. Ecco come si sentiva e l’impressione che stava dando April a Raffaello.

Splinter al contrario l’aveva accolta, l’aveva ascoltata e l’aveva tranquillizzata così come aveva fatto le prime volte con Alexis. Ci sapeva fare e sapeva come muoversi. Silenzioso e rispettoso ma sapeva quando parlare.
Era lei, la ragazza che aveva salvato le quattro tartarughe e Splinter dal laboratorio dove erano state sperimentate. Era lei quella che li aveva portati fuori e permesso loro di avere un’altra occasione per vivere. Hogosha. Guardiano, custode, la loro protettrice.

«È lei la nostra Hogosha» le parole di Splinter furono un lampo a ciel sereno per Leonardo. Il grande spirito guardiano che aveva vegliato su di loro era lì davanti, una semplice e comune ragazza.

Leonardo si ricompose in fretta, rigido nella postura si inchinò rispettosamente seguito a ruota da Michelangelo e poi Donatello. Raph fu l’unico a non inchinarsi, ancora risentito e silenziosamente a disagio in presenza di April. Voltò di poco la testa quando sentì la piccola mano di Alexis stringere la sua molto più grande, era comunque a poca distanza da lui ma gli aveva preso la mano nonostante tutto.

Non aveva detto nulla da quando erano arrivati ma gli parve chiaro come condividesse in parte i suoi stessi pensieri. Stava tentando di rassicurarlo in modo discreto, non volendo interrompere quel momento nella quale Alexis si sentiva fuori posto e di troppo. Raffaello tornò a prestare attenzione alle parole piene di ammonimento di Splinter, stringendo a sua volta la mano di Alexis quando improvvisamente scattò l’allarme del perimetro di Donatello.

Forse avrebbe dovuto tenere la presa sulla sua mano un po’ più salda.
   
 
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