Anime & Manga > Candy Candy
Segui la storia  |       
Autore: moira78    24/12/2021    4 recensioni
Candy e Albert si conoscono da sempre e, da sempre, un filo invisibile li lega. Ma la strada che li porterà a venire a patti con i propri sentimenti e a conquistare la felicità sembra essere infinita e colma di ostacoli...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Di confidenze e risate in cucina

"Ho conosciuto Frannie qualche anno fa, al Santa Joanna".  Adrian stava fissando il bicchiere che aveva in mano, seduto al tavolo della cucina assieme ad Albert. Gli era estremamente grato per averlo voluto ospitare, quella notte: dopo avergli accennato di lei, durante la festa, non era sicuro di potersi rimettere alla guida, specie dopo che improvvisi nuvoloni avevano cominciato a oscurare la luna e le stelle.

Ma l'insonnia doveva aver colpito anche il patriarca e Adrian dovette ammettere di esserne quasi lieto, perché poteva concedersi, una volta tanto, uno sfogo con qualcuno che lo capisse, smettendo i panni di medico.

"Poi lei è partita come crocerossina e non ci siamo più visti", continuò, "ma io non ho mai smesso di pensare a quegli occhi di ghiaccio dietro le lenti. La postura severa, il portamento rigido ma professionale. Tutto in lei mi affascinava: c'era una parte di me che voleva disperatamente sciogliere quel ghiaccio per scoprire la donna che si nascondeva sotto a tanta freddezza".

Albert si limitò a guardarlo in silenzio, con aria incoraggiante, sorseggiando il suo succo d'arancia fresco di frigorifero.

"Quando finalmente abbiamo avuto la possibilità di stare un po' vicini per via della vicenda di Candy, all'inizio ero troppo concentrato su di lei per accorgermi dei segnali che stavano portando al mutamento di Frannie. Ma, alla fine, non ho potuto fare a meno di notarli: qualcosa nella sua armatura si era incrinato. E non per merito mio", concluse chiudendo gli occhi e chinando la testa.

Albert si alzò all'improvviso, con un sospiro, e andò ad armeggiare in una credenza alta finché non ne tirò fuori una bottiglia che riconobbe come whisky. La poggiò sul tavolo e disse: "Visto che parliamo di donne direi che dobbiamo correggere questo succo. Di solito sono contrario all'alcool, specie dopo quello che mi è successo, ma non disdegno di assaporare il distillato scozzese di mio padre, quando è necessario".

Adrian accettò la generosa correzione, sorridendo e vedendolo fare lo stesso. Era certo che la sua sortita in piena notte avesse delle motivazioni di cui l'avrebbe messo al corrente a breve.

"Mi dispiace", disse all'improvviso, mettendo la bottiglia da un lato.

"E di cosa?", chiese Adrian, alzando un sopracciglio.

Lui si strinse nelle spalle: "Di aver indirettamente portato scompiglio... nei tuoi piani".

"Non è colpa tua e lo sai", ribatté prendendo un sorso della bevanda. "Penso che per uno come te fare strage di cuori sia all'ordine del giorno e non mi stupisce che Frannie si sia sciolta proprio davanti a William Albert Ardlay".

"Oh, no, ti prego! Apprezzo il complimento ma non dirmi che tu pensi di essere da meno! E comunque non limitiamoci a relegare l'innamoramento di una donna al mero aspetto fisico: anche se siamo entrambi dotati di un fascino irresistibile, mi piace pensare che si guardi anche a quello che abbiamo dentro...", si schernì lui ridendo di gusto.

"Accidenti, e io che speravo che invece lei si fosse soffermata proprio su quello, tanto da non vedere che anima buona sono io!", scherzò lui facendo tintinnare il bicchiere contro quello di Albert in una sorta di goffo brindisi.

"Hai ragione", disse lui bevendo un sorso, mordendosi il labbro come se stesse riflettendo, "in effetti non ha potuto conoscere molto di me. Questo significa che il mio fascino l'ha abbagliata tanto da renderla cieca ai tuoi pregi interiori".

La serietà di quel momento sospeso venne interrotta da una risata collettiva, che abbassò la tensione e contribuì a rilassare l'atmosfera, complice anche il whisky.
"Comunque, scherzi e autocelebrazioni a parte... avete mai parlato?", chiese Albert, tornato serio.

"Sì", rispose Adrian, asciutto, "e l'ho persino baciata. Ma non c'è stato nulla da fare. Alla fine è semplicemente scappata pur di...". S'interruppe, maledicendosi perché aveva davvero parlato troppo.

Infatti, il senso di colpa si dipinse sul volto del suo interlocutore, misto allo stupore: "Vuoi... vuoi dire che è andata fino in Europa... a causa mia?!", chiese esterrefatto.

"Ti ho già detto che non è colpa tua. Casomai sua. Mia. Insomma, potevo pensarci prima ad avvicinarla e a corteggiarla, non limitarmi a confessarle qualcosa che non ho mai avuto il coraggio di dirle proprio in quel periodo", spiegò gesticolando.

"Se avessi saputo che sarebbe finita così non le avrei chiesto di occuparsi di Candy. Ma era una sua collega e la conosceva bene e, come hai rimarcato tu, la sua professionalità è ineccepibile. Però io ho avuto modo di stare a contatto con voi per poco tempo a causa di quella vacanza fuori programma", concluse Albert con una smorfia.

"Il cuore di una donna è un mistero che neanche uno psichiatra come me può risolvere con facilità. Ho sempre pensato che i sentimenti prescindano più spesso di quanto pensiamo dal cervello umano... ne è la conferma che Candy, pur essendo smemorata e associandoti al suo trauma, alla fine avesse cominciato a innamorarsi di nuovo di te", spiegò tamburellando con le dita sul tavolo.

"Già... e dire che mi ha fatto letteralmente impazzire con quel suo comportamento ambivalente. Sembrava volersi gettare fra le mie braccia e il momento dopo mi respingeva come se fossi il diavolo in persona. Non mi sono mai sentito così destabilizzato in vita mia. Con Candy ho perso me stesso", ribatté lui guardando verso la finestra, sui vetri della quale le gocce di pioggia s'infrangevano sonoramente.

La luce delle candele tremò e Adrian si risolse infine a chiedere: "Cosa è successo per farti fuggire dalla tua stanza ed esitare davanti alla sua? Per un attimo, prima di vederti andare verso le scale, ho temuto persino di aver interrotto qualcosa...".

Lui ridacchiò, in imbarazzo: "No, figurati. Ho solo... ho spesso questi incubi...". Si interruppe, come se fosse indeciso o impacciato.

"Albert, hai mai sentito parlare dei disturbi dovuti ai traumi?", chiese lui, sapendo che si trattava di un uomo che amava leggere e documentarsi, specie su ciò che lo riguardava da vicino.

"Sì", ammise riluttante, "ma so anche che si tratta di qualcosa che hanno riscontrato nei reduci di guerra. Io ho vissuto tanti momenti terribili nella mia vita: non ho mai conosciuto mia madre, ho perso mio padre quando avevo solo otto anni e mia sorella qualche anno dopo. Per non parlare dei miei nipoti... Anthony, Stair... Ho avuto un incidente quasi mortale e ho perso la memoria per due anni. Ma mi sono sempre rialzato e ho combattuto persino quando ero un ragazzino con una responsabilità enorme sulle spalle. Rischiare di perdere Candy mi ha devastato, certo, però...".

"Fermati un secondo", lo bloccò lui con una mano alzata. Aveva sospettato che Albert non avesse avuto vita facile, ma non certo fino a quel punto! In realtà era quasi senza parole. "Pensi forse di essere invincibile? Di avere poteri soprannaturali o persino doti onnipotenti?".

Albert sbatté le palpebre: "No, certo, ma...".

"Ascoltami: tutti noi abbiamo i nostri alti e bassi nella vita e chi, come te, ha un carattere forte ed è abituato a forgiarsi fin da piccolo ha di certo una tolleranza maggiore. In psicologia viene chiamata resilienza. E tu hai sicuramente avuto sempre questa dote, da quanto mi racconti. Ma esiste un punto di rottura per tutti. E quale momento peggiore se non quello in cui siamo più vulnerabili? Innamorarti di Candy, abbassare le difese e poi subire tutta una serie di situazioni così pesanti ti ha senz'altro provato ed ecco comparire effetti collaterali come disturbi alimentari, incubi... e debolezze che prima non avevi, suppongo".

Albert lo ascoltava con grande interesse, annuendo lentamente: "Avevo immaginato qualcosa del genere, ma non l'avevo mai sentito espresso ad alta voce... in questi termini. In pratica sono come una diga rotta?", disse alzando un sopracciglio e col fantasma di un sorriso sulle labbra.

"Oh, ti stai ricostruendo molto bene. Vedo che hai ripreso peso e il fatto che tu possa essere più sensibile agli incubi o ad altri sentimenti che prima affrontavi con serenità fa parte del cambiamento che c'è stato. Non si è mai quelli di prima, dopo uno o addirittura più eventi traumatici, ma l'importante è continuare ad affrontare la vita dosando forza e debolezza", spiegò muovendo le mani come i piatti di una bilancia.

Albert si passò una mano tra i capelli: "Sai, quando ho lasciato Candy alla Casa di Pony credendo che non l'avrei più rivista, mentre era ancora senza memoria... pensavo di aver toccato il fondo. La mattina dopo, però, stavo già tentando di rialzarmi. Era come se, avendola avuta accanto per tanti mesi, la speranza di riaverla non mi consentisse di concentrarmi mai su me stesso. Ma, una volta fatto il salto, fossi più consapevole di dover semplicemente andare avanti con la mia vita. Poi lei è tornata... ma questa è un'altra storia", finì di raccontare con un sorrisetto.

"E allora a maggior ragione perdona te stesso per le tue debolezze. Hai degli incubi? Ti capita di commuoverti come una ragazzina davanti a cose che prima non ti sfioravano nemmeno? Accettalo. Accettalo e affrontalo. Lavora su quello che davvero ti pesa e inficia sulle tue attività quotidiane, ma non ti punire per ogni piccola debolezza. La sensibilità umana è delle donne come degli uomini. Non giocare anche tu a fare l'uomo di ghiaccio, come fa la mia Frannie". La sua Frannie... era la prima volta che la chiamava così e fu lui a sentire un'emozione calda e intensa salirgli al cuore.

Albert circondò il bicchiere con entrambe le mani, fissando il liquido al suo interno: "Per anni sono stato io quello a cui Candy si appoggiava quando era triste. Ho asciugato le sue lacrime anche alla morte di Anthony e quando ha lasciato Terence... ero abituato a seppellire in fondo al mio cuore qualunque sentimento egoistico. Ma ora che finalmente siamo insieme sento di desiderare tutto: la felicità, i suoi sorrisi, i suoi sguardi...". Albert si fermò, forse conscio di essere sul punto di dire qualcosa di imbarazzante.

"Ti capisco bene, credimi. Anche se so dare ottimi consigli io sono il primo a essere un idiota". In un paio di sorsi, Adrian finì il suo drink e incontrò lo sguardo stupefatto di Albert: "Sai una cosa? Mi ha sempre affascinato l'idea di lavorare in Europa. Penso che partirò, un giorno di questi!", disse puntando l'indice, con cui ancora teneva il bicchiere, contro di lui.

Albert sbatté le palpebre e poi scoppiò a ridere: "Questa sì che è una grande notizia!", esclamò alzandosi e riprendendo la candela.

Adrian lo imitò: era ora di dormire, l'indomani avrebbe preso decisioni davvero importanti. Ma, mentre si avviavano verso le rispettive stanze, non resistette all'impulso di dirgli un'ultima cosa: "Oh, per quanto riguarda gli incubi... sono certo che spariranno quando ti addormenterai abbracciato a tua moglie".

Gli fece l'occhiolino e gli parve di cogliere un leggero rossore sulle guance. Ridendo sommessamente, Adrian gli augurò la buonanotte e tornò nella sua camera.
 
- § -
 
Candy scese al piano di sotto sbadigliando: aveva dormito proprio bene, tuttavia le emozioni della sera prima le avevano fatto prendere sonno molto tardi. Mentre era ancora in dormiveglia, tra l'altro, le era parso di udire dei passi nel corridoio, ma poteva benissimo trattarsi di un sogno.

Giunse al piano inferiore strofinandosi un occhio con la mano e stava per recarsi nella sala della colazione quando vide una piccola folla davanti alla cucina: la zia Elroy borbottava animatamente dietro al suo ventaglio, mentre il cuoco e alcune cameriere sembravano profondersi in scuse tra inchini e mani giunte.

Sbatté le palpebre e si avvicinò: "Che sta succedendo?", chiese d'impulso.

"Buongiorno anche a te, Candice!", rimbeccò la zia squadrandola con severità.

Arrossendo, rispose: "Mi scusi... buongiorno a tutti", s'inchinò profondamente.

Quando si rialzò, la donna rispose alla sua domanda: "Pare che il tuo fidanzato si sia messo in testa di cucinare la colazione al posto del cuoco e di farsi aiutare persino da un ospite. Che indecenza! Che disonore!".

Mentre lei alzava gli occhi al soffitto, quasi sull'orlo di una crisi di nervi, Candy cercò di soffocare la risata che le solleticava la gola. Si tirò su le maniche e si avvicinò: "In questo caso non posso stare con le mani in mano!".

Fece qualche passo per entrare, tra gli sguardi sconvolti della servitù e quello quasi assassino della zia Elroy, ma una voce alle sue spalle fece la stessa domanda che aveva posto poco prima. Si volse per sorridere a Patty e augurarle il buongiorno, quindi la prese per mano trascinandola all'entrata: "Ti ricordi quando cucinavamo tutti insieme alla Casa della Magnolia?".

"Certo che me lo ricordo!", disse con le labbra a sua volta incurvate in un sorriso.

"Bene, preparati a rivivere l'atmosfera!", disse enigmatica, facendole l'occhiolino ed entrando con lei, senza lasciarle il polso.

Dietro di loro, la zia Elroy tuonava contro una futura matriarca che a malapena dava il buongiorno, contagiava con la sua maleducazione persino ospiti di solito impeccabili e si abbassava a cucinare come il suo stolto fidanzato.

Il mio fidanzato... Albert.

La cucina della villa era piena di profumi e di pentole in ebollizione e gli chef di eccezione erano due uomini. Quello del suo cuore aveva un grembiule intero, bianco ma macchiato di qualcosa che sembrava marmellata: stava spalmando con un coltello su alcune fette di pane collocate in diversi piatti posti in fila. Dietro di lui, di spalle, c'era una figura che sembrava proprio il suo psichiatra, con cui la sera prima aveva ballato una sola volta. Girava con un mestolo il contenuto di una pentola e stava assaggiando.

"Insomma, volevate divertirvi da soli, voi uomini, vero?", esordì, accigliata e con le mani sui fianchi.

Albert alzò gli occhi e Carter si voltò di scatto. Lei, però, fu irresistibilmente attratta verso quei due spicchi di cielo e udì solo la sua voce pronunciare il proprio nome, mentre faceva il giro del tavolo e si avvicinava per baciarla, un braccio avvolto intorno alla vita.

Nonostante fossero fidanzati e di fronte a due persone amiche, Candy si sentì in imbarazzo: era la prima volta che la baciava in pubblico e rispose a malapena.
"Albert, ti prego!", sibilò divertita, ridacchiando mentre lui si staccava con espressione delusa.

"No, ma fate pure! Qui posso cavarmela anche da solo", disse in tono sagace Carter, mentre Patty ridacchiava.

"Sei solo invidioso perché non ti ho salutato allo stesso modo", ribatté Albert scusandosi con la sua amica e facendole un elegante baciamano.

"Oh, Cielo!", imprecò Adrian guardando in aria come la zia Elroy e riprendendo a cucinare. Candy gli si avvicinò e sbirciò i fornelli per capire come muoversi per aiutare.

"Dai, Albert, lasciate che vi aiutiamo!", propose Patty tirandosi su le maniche.

"Beh, ma...", fece lui portandosi una mano alla nuca e scoccandole un'occhiata.

"William Albert Ardlay, continui ad aver paura della mia cucina?", sbottò Candy impettendosi e gonfiando le guance.

"No, amore mio, ma non vorrei che sporcassi il tuo bel vestito", tentò lui fingendo imbarazzo.

"Bugiardo, non ti fidi di me, ammettilo!".

"Beh, ti ricordo che quando vivevamo insieme hai persino sostenuto di essere stata attaccata da una padella, o era una pentola?".

Patty e Carter li stavano guardando, spostando il capo da uno all'altra come se stessero assistendo a una partita di tennis.

"Mi ha attaccata davvero!", quasi gridò Candy.

Albert alzò un sopracciglio, la squadrò per qualche secondo e poi scoppiò a ridere fragorosamente, seguito dagli altri due. "Bene, se sei convinta allora metti un grembiule e spalma la marmellata sui toast già imburrati, io controllo il pudding. Adrian, come procede con le frittelle?".

"Non ho ancora avuto modo di sbattere le uova", si scusò lui alzando il mestolo.

"Ci penso io", si propose Patty afferrando un grembiule dalla spalliera di una sedia.

Candy rimase, ancora una volta, affascinata da come Albert si muoveva in cucina: sembrava immerso nel suo ambiente naturale, come nel verde e decisamente più che nel suo ufficio. Emanava un carisma da capo chef con la sua solita camicia nera a maniche arrotolate e il grembiule allacciato in vita: non c'era nulla di ridicolo in lui, né c'era stato quando quello stesso grembiule era rosa confetto.

Invece gli ho detto proprio qualcosa del genere, un giorno, quando ero una smemorata.

Cominciò a pensare che voleva solo saltargli al collo e baciarlo, poi avvertì una fitta di senso di colpa. Se in passato Albert cucinava per farle piacere, di recente aveva ricominciato a farlo per uscire da un tunnel che gli impediva di alimentarsi a sufficienza. Non avrebbe mai dimenticato il loro incontro dopo la sua uscita dal carcere quando, in quel corridoio, gli era quasi caduta fra le braccia e lo aveva visto ancora più magro di quando occupava la stanza numero zero del Santa Joanna.

Né avrebbe scordato il loro scambio nella cucina di Lakewood, durante la tempesta, quando Albert le aveva detto che l'avrebbe lasciata libera, ma poi le aveva anche confessato di volerla riportare indietro, sulla sua personale strada di ritorno a Oz...

Discretamente, si asciugò una lacrima dall'angolo dell'occhio, mentre raccoglieva altra marmellata di lamponi dal vasetto con il coltello e la disponeva sui panini.

Patty, che era accanto a lei a sbattere rumorosamente le uova, le mormorò con il suo solito tono dolce: "Candy, tutto bene?".

"Sì, scusa, stavo solo ricordando il passato con un po' di malinconia", mentì. "Mi spiace che Annie non sia qui con noi".

Il viso dell'amica s'intristì: "Già... poverina, mi dispiace tantissimo per lei e Archie. Spero che possano tornare insieme al più presto".

Avevano parlato piano e quasi non sentì la presenza alle sue spalle: "Candy, cara, sono davvero felice di conoscerti finalmente per quella che sei, ma credo che tu abbia da correggere ancora qualche aspetto legato... uhm... alle quantità".

"Eh?". Si girò per incontrare lo sguardo perplesso del dottor Carter e poi tornò a guardare i suoi toast: aveva messo almeno metà vasetto di marmellata su uno solo. "Oh, povera me!".

Le risate di tutti la raggiunsero di nuovo e lei li imitò con gioia. Era davvero bello poter vivere spensierata come una volta.

"Il problema di Candy è che si distrae, ma secondo me se non lo facesse sarebbe bravissima", spiegò Albert mentre soffiava sul pudding per assaggiarlo.

"Oh, allora non è nulla per cui io possa aiutarla", ribatté Adrian ridacchiando e tirando fuori il bacon da tagliare.

Lavorarono tutti insieme, tra battute e risate, e lei riuscì a mostrare con orgoglio i suoi panini con la marmellata, mentre Albert sfornava un pudding che strappò un applauso a tutti e Patty e Adrian terminavano frittelle e bacon spadellando come due professionisti.

Candy si portò una mano al viso, delusa: "Non arriverò mai ai vostri livelli, sono proprio una frana! Persino Adrian è più bravo di me", commentò sporgendo il labbro inferiore.
Lui fece spallucce: "Beh, vivendo da solo mi piace arrangiarmi in cucina, è solo questione di abitudine".

"Credo che sia la stessa cosa che mi ha detto Albert... eppure anche io ho vissuto lontana da casa per un mucchio di tempo", ribatté contando i piatti e cercando un vassoio.

"Sì ma non mi risulta che alla Saint Paul School fossi tu a cucinare", disse il fidanzato facendole l'occhiolino.

"Oh, Albert, sei impossibile!", lo redarguì dandogli un colpetto sul torace.

"Bene, piccioncini, mentre voi vi divertite noi chiediamo alle cameriere di aiutarci con queste pietanze, che ne dice, dottor Carter?", intervenne Patty guardandolo con un sorriso.

L'uomo annuì e le porse il braccio. Uscirono insieme dalla cucina e un'idea cominciò a farsi strada nella mente di Candy: "Quei due starebbero proprio bene insieme. Dio solo sa quanto Patty meriti di essere felice! E se Carter vive da solo...", disse a bassa voce.

"Hanno entrambi il cuore occupato, Adrian perlomeno", confessò Albert usando lo stesso tono, accostandosi a lei mentre si asciugava le mani con uno strofinaccio.
"Come?", alzò gli occhi su di lui.

La guardò seriamente per qualche istante, come se stesse decidendo se parlarle o meno: "Archie mi ha riferito di alcune lettere che si sono scambiate con Annie: pare che Patty abbia conosciuto un bravo ragazzo all'università dove studia per diventare insegnante, ma per ora si tratta di una frequentazione solo amichevole. Per quanto riguarda Adrian, invece... beh, è innamorato di Frannie".

Candy si portò una mano alla bocca.

"Ne parliamo più tardi, va bene? Ora andiamo a fare colazione prima che si freddi tutto e che la zia Elroy si metta a urlare davvero!".

Prendendo a braccetto Albert, Candy si chiese quante altre cose le erano sfuggite durante il periodo in cui era stata senza memoria. Le sembrava di dover recuperare una vita intera e non solo pochi mesi.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Candy Candy / Vai alla pagina dell'autore: moira78