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Autore: My Pride    24/12/2021    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Can't help falling in love with you Titolo: Can't help falling in love with you
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [ 2416 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Fluff

Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort, Slash
Advent Calendar: 28. Un favore


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Imbronciato come un bambino che non aveva ricevuto il giocattolo desiderato a Natale, Jon se ne stava a braccia conserte sul divano mentre, in compagnia della sua famiglia, guardavano Die Hard, film che Conner insisteva a considerare natalizio.
    Era tornato a Smallville dai suoi nonni per le vacanze natalizie e sarebbe dovuto essere felice dato che non li vedeva da un po', ma il nervosismo gli si leggeva perfettamente in viso, anche se nessuno gli aveva domandato nulla. Prima di partire era andato di pattuglia con Damian come al solito, riuscendo a catturare quei trafficanti prima di tornare alla villa insieme; lì Jon, provando a raccogliere tutto il suo coraggio, aveva provato ad invitare Damian a casa per passare il Natale insieme a loro... ma era stato a quel punto che l'amico aveva sbuffato, replicando che non aveva tempo per quelle sciocchezze come quando era un ragazzino.
    Quando Jon gli aveva domandato cosa gli fosse preso, però, era stato colto di sorpresa dal cambiamento repentino di Damian: era diventato stranamente freddo e distaccato e avevano cominciato ad urlarsi contro come due idioti senza nemmeno sapere perché, e alla fine Jon era volato direttamente a Smallville, sfondandogli la finestra con rabbia. E adesso si trovava alla vecchia fattoria Kent, malamente sdraiato sul lato sinistro del divano e con il cellulare abbandonato sul tavolino. Non aveva mandato nessun messaggio a Damian né ne aveva ricevuti da lui, e la cosa lo rendeva ancora più arrabbiato. Non era stato lui a sbagliare, dannazione. Era stato Damian a fare lo stronzo senza alcuna ragione. 
    Jon si morse il labbro inferiore, affondando metà faccia nel cuscino mentre continuava a guardare il film. Perché si era innamorato di un idiota del genere che non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti? Da quando aveva fatto coming out con famiglia e amici nel giorno del suo diciassettesimo compleanno, Damian aveva cominciato ad avere uno strano atteggiamento nei suoi confronti, e Jon non aveva ben capito se fosse a causa del suo essere bisessuale o meno. Ma era stata una cosa passeggera, poiché la situazione si erano ristabilizzate abbastanza in fretta, visti gli standard di Damian. Allora perché due giorni prima aveva reagito in quel modo? Che diavolo gli era preso?
    Fu a quel punto che riconobbe il battito proveniente da fuori, sbattendo le palpebre come se non lo credesse possibile. Prima ancora che qualcuno potesse chiedergli qualcosa, Jon si precipitò in volo all'ingresso - ignorando l'ammonimento di sua madre riguardo l'uso dei poteri in casa, tra l'altro -, spalancando la porta così forte che quasi rischiò di scardinarla; osservò incredulo la figura incappottata di Damian che, in piedi in mezzo al vialetto, se ne stava immobile con dei grossi cartelloni sotto il braccio destro e col viso contratto in una maschera di assoluta concentrazione. Che ci faceva lì quell'idiota?
    Senza dire una parola, Damian afferrò il suo i-pod dalla tasca sinistra e premette un tasto, e ben presto le note di “Silent Night” echeggiarono nel silenzio della fattoria imbiancata sotto lo sguardo sconcertato di Jon. Fece per aprire bocca ma, prima ancora che potesse replicare qualcosa, Damian afferrò i cartelli che reggeva e li rivolse verso Jon, il quale poté immediatamente leggere la prima frase scritta in stampatello con la calligrafia ordinata di Damian.
    “Lasciami prima dire mi dispiace
    Jon arcuò un sopracciglio nel leggerlo, sollevando poi lo sguardo sul volto di Damian. Seppur parzialmente nascosto dalla grossa sciarpa verde, Jon riusciva benissimo a scorgere il rossore sulle sue guance, difficile dire se fosse causato dal freddo o semplicemente dalla situazione imbarazzante in cui si era messo da solo, visto che girò l'ennesimo cartello.
    “Non sono mai stato bravo con queste cose
    Recitava il secondo, facendo sbuffare ironicamente Jon. Quello sarebbe stato un eufemismo, se proprio dovevano essere sinceri con loro stessi. Damian si vantava di essere bravo in tutto, ma nello scusarsi con qualcuno? No, si sarebbe piuttosto tagliato letteralmente la lingua anziché farlo, e forse il motivo per quelle stupide scuse alla “Love Actually” era proprio quello.
    La rabbia rimontò all'improvviso e Jon fu quasi sul punto di dargli le spalle ed entrare - mollando quell'idiota lì al freddo, sì, in quel momento non gli importava affatto -, ma fu proprio a quel punto che Damian fece un piccolo passo avanti, gettando a terra il secondo cartello per mostrargli il terzo.
    “E so di essere stato uno stronzo
    «Puoi dirlo forte, D», sbottò Jon, incrociando nuovamente le braccia al petto. La sua fisionomia kryptoniana non gli permetteva di sentire il freddo, ma aveva cominciato docilmente a nevicare e sentiva qualche fiocco di neve sciogliersi fra i suoi capelli. «Piantala e dimmi che ti è preso».
    Come se si fosse aspettato una risposta del genere, Damian fece un breve cenno col capo e lanciò dietro di sé quel cartello, sollevandone un altro quanto bastava per nascondere metà del suo viso.
    “Mi spaventa esprimere i miei sentimenti
    Lo sguardo scettico che gli venne rivolto non lo fermò, per quanto Damian, al di sotto di quel grosso pezzo di cartone, si umettò le labbra. Aveva passato due giorni ad arrovellarsi il cervello per rimediare alla sua stronzata, al modo in cui aveva allontanato Jon solo perché il suo cuore aveva rischiato di battere all'impazzata al pensiero di passare il Natale con lui - non erano più due ragazzini, e aveva visto il modo in cui quell'idiota aveva cominciato a ricambiare i suoi sguardi, convinto che lui non lo notasse -, e che durante quel periodo si sarebbe reso conto che non lo vedeva più come un amico. Ma, così facendo, aveva solo rischiato di perderlo e adesso stava quindi cercando di fargli capire che provava lo stesso... per quanto fosse stato Grayson a dargli l'idea, seppur fosse troppo sdolcinata e fuori dalle sue corde. Ah, dannazione. Gli doveva un grosso favore. 
    Traendo un lungo sospiro, Damian fece cadere anche quel cartello per mostrarne un quinto, resistendo all'impulso di socchiudere le palpebre per fissare invece Jon dritto negli occhi. Doveva guardare la sua espressione. Doveva sapere.
    “Ma questo segreto mi sta uccidendo
    A quel punto Jon assunse un'aria stranita, sgranando gli occhi mentre faceva scorrere lo sguardo sulle parole scritte stavolta con una calligrafia un po' tremolante, come se Damian, in quel frangente, si fosse emozionato nello scriverle. “Silent Night” continuava ad intonare le sue note e a riempire quell'atmosfera fatta per lo più di silenzi, anche se Jon si imbarazzò nel sentire dei passi provenienti dall'interno della casa e suo padre parlottare coi presenti per spiegare chi era. Sperava vivamente che non si impicciassero.
    “E volevo dirtelo prima di rischiare di perderti
    Stavolta il cuore di Jon perse un battito, prima che cominciasse a palpitare all'impazzata esattamente come stava facendo quello di Damian. Lo sentiva tamburellare nelle sue orecchie come se si fosse trovato con la faccia premuta sul petto dell'amico, e deglutì un po' nel rendersi conto che stava arrossendo proprio nell'esatto momento in cui l'ennesimo cartello si parò davanti ai suoi occhi.
    “Perché non ho potuto fare a meno di innamorarmi di te
    Jon aveva cercato di non mostrare le sue emozioni, ma il suo volto era un libro aperto. Per quanto fosse stato arrabbiato con Damian fino a quel momento, adesso stava cominciando a capire la ragione per cui negli ultimi tempi si era comportato in modo così strano, incrementando quelle sue stranezze proprio pochi giorni addietro. Damian provava esattamente le stesse cose che provava lui... ma non era mai stato capace di esprimerlo. Ciò che aveva fatto non era da Damian, non era assolutamente da Damian, eppure il modo in cui si era dichiarato era assurdamente tenero e imbarazzante.
    Sghignazzando, Jon gli volò incontro per quei pochi metri che li dividevano e lo afferrò bellamente per i fianchi per stringerlo a sé in un abbraccio, sollevandolo di qualche centimetro dal terreno; preso alla sprovvista, Damian diede vita ad un'esclamazione soffocata e, lasciandosi sfuggire quell'ultimo cartello, afferrò saldamente le spalle larghe di Jon per fissarlo con tanto d'occhi.
    «Hai chiuso la tua dichiarazione con una canzone del Re, D? Sul serio? Sei completamente pazzo...» sussurrò Jon in risposta a quello sguardo, ma stava sorridendo come un vero cretino e gli veniva da ridere al borbottio imbarazzato di Damian su quanto Elvis fosse l'unica icona che meritava di essere citata. «Come diavolo ci sei arrivato fin qui?» gli venne spontaneo chiedere, al che Damian arricciò un po' il naso.
    «...in moto».
    «Hai guidato tutto il giorno con questa neve?!»
    «Le persone fanno sempre cose pazze quando sono innamorate», bofonchiò Damian di rimando, e Jon non poté fare a meno di ridere sonoramente, avvolgendo maggiormente le braccia intorno ai suoi fianchi mentre scendeva verso il terreno.
    «Idiota...» mormorò nel chinare il viso verso di lui, ma fu proprio nel farlo che sfiorò la sua fronte, sgranando gli occhi. «Ma tu scotti!»
Damian mugugnò qualcosa, avendo la decenza di guardare altrove. «Mhnr... già. Capita quando fa troppo freddo».
    Imprecando tra sé e sé, Jon afferrò quell'i-pod dalla tasca di Damian e mise fine alla musica, prima di caricarsi sulle spalle quello scemo senza dar perso alle sue lamentele e gettare uno sguardo a quei cartelli. Gli veniva ancora da sorridere, ma Damian era stato davvero uno stupido ad andare fin laggiù e ammalarsi sotto quella neve. Scosse la testa e, passando le braccia sotto le cosce di Damian, tornò in casa col viso dell'amico premuto contro la sua schiena, sentendo qualche fruscio proveniente dal soggiorno.
    «Chi era alla porta, tesoro?» si fece sentire sua madre, e Jon roteò gli occhi mentre imboccava le scale.
    «Ho anch'io il super udito, mamma. Lo so che papà ti ha già detto che è Damian!» esclamò con un piccolo sbuffo, ignorando la risatina della donna a cui fece eco anche quella di Conner e di sua nonna. Accidenti a loro. «Porto questo stupido a letto, ha la febbre», soggiunse, e a quel punto le risate cessarono. 
    «Ti serve una mano?»
    «No, grazie... ce la faccio da solo», rassicurò col sorriso nella voce, avvertendo il modo in cui Damian stava strofinando il naso contro la stoffa della sua felpa, stringendosi a lui. Doveva stare davvero male se si stava comportando in quel modo, ed era stato davvero stupido a forzare il suo corpo e starsene tutto quel tempo sotto la neve. 
    Jon si scusò quindi con la sua famiglia e si affrettò a salire di sopra con Damian, spalancando la porta della propria stanza per adagiarlo sul letto senza nemmeno togliergli il cappotto. Damian aveva il viso arrossato, e adesso capiva che non era stato solo per imbarazzo o freddo... era febbre.
    Fu Damian stesso a togliersi tutto per restare solo in pantaloni e dolcevita, strofinandosi un occhio col dorso della mano; fissò Jon per attimi interminabili, distogliendo poi lo sguardo nel momento esatto in cui gli venne gettato un plaid sopra la testa con un borbottio. Vide Jon dirigersi verso il bagno, tornando poi con quelle che avevano tutta l'aria di essere delle medicine. Era ancora una situazione un po' imbarazzante, ma si conoscevano da una vita... avrebbero potuto affrontarla come sempre.
    «Non potevi aspettare un giorno migliore per dichiararti?» chiese Jon nell'afferrare la bottiglietta d'acqua sulla scrivania, ma Damian scosse debolmente il capo, cominciando a sentire la testa pesante.
    «Non sarebbe stata la stessa cosa».
    Anche se lo guardò un po' scettico, il modo in cui Damian proferì quelle parole fu così calmo ed eloquente che Jon gli credette, poiché sapeva che l'amico non diceva mai niente tanto per dirlo. E adesso eccoli lì, con una nuova consapevolezza tra loro e un'amicizia che aveva cominciato a diventare qualcosa di più.
    «Sei proprio un idiota, D», disse infine Jon, ignorando il reclamo indignato a cui l'altro diede vita solo per sistemarsi al suo fianco, porgendogli quella bottiglietta d'acqua e le medicine. «Prendi queste, e non fare storie come tuo solito».
    Seppur aggrottato la fronte dopo averlo fulminato con lo sguardo, Damian trasse un lungo sospiro e stappò quella bottiglietta, buttando giù quelle medicine con un sorso d'acqua tutto d'un fiato; Pennyworth li costringeva sempre ad imbottirsi di antibiotici visto che insistevano a comportarsi come se fossero d'acciaio, e Damian non si era meravigliato poi molto se anche Jon si stesse assicurando che le prendesse.
«Immagino di doverti dire di nuovo scusa», disse d'un tratto Damian con un borbottio, poggiando la testa contro la testata del letto, imbronciandosi. «Non era così che avevo pianificato la cosa».
    Jon gli lanciò uno sguardo curioso, azzardandosi ad avvolgergli le spalle con un braccio nonostante il lieve irrigidimento di Damian. «Che intendi?»
    «Mi sono ammalato...»
    «...come un idiota», soggiunse subito Jon, ridacchiando nel venir fulminato.
    «Mi sono ammalato», ripeté Damian con uno sbuffo, «e ti sto costringendo a stare qui quando potremmo essere entrambi di sotto con la tua famiglia».
    «Tranquillo, D... capiranno. Anzi, scommetto che adesso Conner sta ascoltando tutto quello che stiamo dicendo». Jon arricciò un po' il naso, e con la coda dell'occhio vide Damian passarsi una mano sul viso bollente. 
    «Voglio sperare di no», grugnì, provocando una sonora risata a Jon che, con maggiore dimestichezza, lo strinse maggiormente contro di sé. Damian si beò di quel contatto, di quella pelle che contro la sua sembrava molto più fresca e gli dava un po' di refrigerio, e fu quasi inconsciamente che si accoccolò contro di lui, sentendo le palpebre pesanti.
    Era stato stupido guidare fin laggiù sotto la neve, ma ammetteva a se stesso che l'avrebbe rifatto altre dieci, cento, mille volte, pur di far capire a Jon che non era lo stronzo che cercava sempre di essere. Era sempre stato un suo caro amico e non glielo aveva dimostrato abbastanza, ed essere riuscito a chiarire le cose con lui era la decisione migliore che avesse mai preso in vita sua.
    In quello strano torpore che si era impossessato di lui, Damian borbottò qualcosa che non seppe lui stesso dire bene che cosa fosse, ma sentì ben presto le labbra di Jon affondare fra i suoi capelli e poggiare un bacio fra di essi, mentre una mano gli carezzava dolcemente un braccio.
    «Riposati. Presto starai bene», mormorò Jon fra le sue ciocche ancora in parte umide. «E... D?»
    «Mhn?» mugugnò in quel dormiveglia, sentendo il sorriso di Jon allargarsi contro il suo capo.
    «Buon Natale»
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Anche questa storia è stata scritta per l
' #adventarcalendar indetto sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia, e allo stesso modo anche per la #tictactoechallenge con i prompt: "Il sick ha un segreto", "Fluff" e "Un favore"
Il titolo prende spunto - come viene accennato anche nella storia dalle parole di Jonno stesso - da una canzone del Re in persona, Elvis Presley. E si tratta ovviamente di questa canzone Can't help falling in love with you
. Inoltre la frase di Damian «Le persone fanno sempre cose pazze quando sono innamorate» è un'ovvia citazione a Hercules della Disney.
Con questa storia, che ha praticamente diabete puro nelle vene, voglio augurare a tutti (soprattutto a Shun e a Angel) un Buon Natale! Che possiate passarlo in allegria insieme alla vostra famiglia e alle persone a voi care
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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