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Autore: GiuliaOngaku    24/12/2021    2 recensioni
- Ramen!
- Ramen? Anche a Natale, usuratonkachi?
- E allora? Il ramen è buono sempre, anzi, soprattutto a Natale. A Natale e nel giorno del mio compleanno! [...]
A Konoha il Natale era la festa che celebrava il fuoco, ovvero l’elemento che dava il nome al Paese in cui era situato. Quando il sole calava dietro le alture dei volti degli Hokage, venivano accese le tipiche fiaccole, una per ogni casa abitata e migliaia sparse per le vie del villaggio, poiché tradizionalmente si credeva che il buio nella notte di Natale portasse maledizioni. Gli abitanti si riversavano nelle strade e nelle piazze principali, dove venivano allestiti chioschi di ogni tipo. Natale a Konoha, infatti, voleva dire mangiare, ridere e ballare, per tutta la notte.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Coppie: Naruto/Sasuke, Sakura/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Terzo e ultimo racconto che ho scritto sul Natale! Dopo Yuri on Ice e Dragon Ball, come poteva mancarne uno su "Naruto"?! In questa storia ho deciso di rendere il Natale una festa un po' diversa a quella a cui siamo abituati noi, rifacendomi a vari festival giapponesi. Mi sembrava che si addicesse meglio all'universo di Naruto :3 Anche gli altri si intitolano "Buon Natale!", dategli un'occhiata! 
Buona lettura e...



 

Buon Natale!
 



 

- Ramen!

- Ramen? Anche a Natale, usuratonkachi?

- E allora? Il ramen è buono sempre, anzi, soprattutto a Natale. A Natale e nel giorno del mio compleanno!

Naruto incrociò le braccia dietro la testa sorridendo come un idiota e le maniche del suo kimono arancio scesero fino a metà bicipite. Invece Sasuke scosse il capo, rinunciando a far cambiare idea a quel testone.

- Guarda che di sicuro anche il signor Teuchi stasera lavora al chiosco - gli fece sapere Naruto - Quindi è mio dovere di cliente abituale andare a mangiare il suo ramen!

Sasuke non lo guardò neanche, e tantomeno gli rispose. Uno di fianco all’altro, stavano camminando verso il centro città.

Le strade erano ricolme di colori, addobbi scintillanti e fiaccole delle più svariate dimensioni. A Konoha il Natale era la festa che celebrava il fuoco, ovvero l’elemento che dava il nome al Paese in cui era situato. Quando il sole calava dietro le alture dei volti degli Hokage, venivano accese le tipiche fiaccole, una per ogni casa abitata e migliaia sparse per le vie del villaggio, poiché tradizionalmente si credeva che il buio nella notte di Natale portasse maledizioni. Gli abitanti si riversavano nelle strade e nelle piazze principali, dove venivano allestiti chioschi di ogni tipo. Natale a Konoha, infatti, voleva dire mangiare, ridere e ballare, per tutta la notte. Il fuoco aveva quindi anche il compito di guidare gli abitanti per le vie del villaggio e rendere i festeggiamenti all’aperto meno freddi. Era una festa popolare, da passare in compagnia di colleghi, amici, familiari. Originariamente si scrivevano dei biglietti da donare alle persone care per ringraziarle di ciò che avevano fatto nell’anno giunto al termine. Per questo Natale era chiamato anche “la festa della riconoscenza”.

Naruto e Sasuke giunsero sul viale principale. Il primo non poté fare a meno di sbarrare gli occhi dalla meraviglia: i cibi offerti dai chioschi erano decine e il suo stomaco brontolò rumoreggiando per la ricchezza di odori, tutti invitanti.

- Cavolo, ho l’imbarazzo della scelta! Ma prima il ramen. Vieni, Sas’ke?

Lo prese per mano, spinto dall’entusiasmo di iniziare a festeggiare con il cibo.

- Chi ti ha detto che anch’io voglio mangiare ramen? - chiese l’Uchiha, senza strattonare però la sua mano e facendosi invece trascinare verso il posto abituale del Ramen Ichiraku.

- Non vorrai mica abbandonarmi proprio all’inizio del tour gastronomico? - gli fece di rimando Naruto tutto sorridente. Sasuke sospirò: era stata una cattiva idea accettare di andare alla festa insieme. In fondo era stato inevitabile, dato che vivevano in due appartamenti vicini.

- Ti prometto che dopo andiamo dove vuoi tu - disse Naruto, per poi salutare il signor Teuchi e ordinare “il solito”. Le strade si stavano a mano a mano riempiendo di gente e presto scesero nelle vie di Konoha i musicisti, alcuni professionisti altri improvvisati, che suonavano insieme le melodie più famose.

Dopo il ramen dell’Ichiraku, Naruto chiese a Sasuke cosa voleva mangiare.

- Non ho preferenze.

- Di sicuro non andremo al chiosco di dango, a te non piacciono i dolci, vero?

Sasuke arrestò per un attimo i proprio passi e Naruto tornò a guardarlo incuriosito.

- Perché ti stupisci? Pensi che ti conosca così poco?

Neanche Sasuke capiva perché si sorprese. In fondo erano stati più di un anno insieme nello stesso team quando erano ancora genin e in varie occasioni aveva espresso il suo astio per le cose dolci e la sua preferenza per quelle salate e acide. Forse credeva che dopo gli anni di lontananza Naruto non avrebbe potuto ricordare un dettaglio tanto insignificante.

- Voglio dei gyōza - annunciò, per chiudere l’argomento.

- E gyōza sia!

 

*

 

- Naruto, Sasuke! - salutò Sakura dall’altra parte della strada. Indossava un kimono verde acqua che s’intonava alla perfezione con i suoi occhi e il simbolo sulla fronte, mentre l’obi era fucsia. Naruto oscillò energicamente la mano di rimando. Erano arrivati nel punto centrale del villaggio, ovvero la piazza in cui la famiglia Yamanaka aveva il negozio di fiori e che a Natale veniva allestito come una sorta di ristorante all’aperto. Ogni anno cambiavano la disposizione dei fiori che incorniciavano l’edificio e i posti a sedere, con lo scopo di vincere il concorso di “miglior chiosco natalizio dell’anno”. Presto apparve anche Ino, che al posto del kimono invernale indossava indumenti più comodi per servire e aiutare in cucina. Mise un braccio intorno alle spalle di Sakura e lei le prese con delicatezza la mano ciondolante.

- Allora, ragazzi, avete voglia di un okonomiyaki? - propose Ino. Naruto accettò anche per conto di Sasuke e quando si misero a un tavolo notarono che lì vi erano molti dei loro compagni. Un intero tavolo era occupato da Shikamaru e Chōji, che stava accumulando piatti su una colonna traballante. Accanto a Shikamaru sedeva Temari, la quale neanche in quel giorno di festa aveva rinunciato a portarsi dietro l’enorme ventaglio, e poco più in là Rock Lee sedeva al fianco di Gaara. Naruto si chiese cosa ci facessero Temari e Gaara al Villaggio della Foglia per Natale. In ogni caso, si ripromise di salutarli prima di lasciare il locale.

- Hey, li avete visti? - domandò Sakura sedendosi al loro stesso tavolo. Ormai era di famiglia in casa Yamanaka, probabilmente stava anche aiutando a servire ai tavoli.

- Chi?

Sakura indicò un angolo più appartato del locale e Naruto riconobbe l’inconfondibile chioma argentea del loro…

- Maestro Kakashi?!

- Guarda accanto, Naruto…

A sedere di fianco a Kakashi c’era un altro jōnin della Foglia. Quel codino era chiaramente di…

- Maestro Iruka! - sbraitò Uzumaki.

- Non urlare! Guardali, piuttosto.

Allora Naruto li osservò meglio: le loro spalle si toccavano e Kakashi teneva una mano sul ginocchio di Iruka. Per non parlare del fatto che stava sorridendo in un modo che i loro tre ex allievi non lo avevano mai visto fare da quando aveva smesso di portare la maschera. Anche un tonto come Naruto non poteva non accorgersi che c’era qualcosa tra loro due. Si girò verso Sakura con uno sguardo eloquente, mentre Sasuke si limitò a bere l’acqua che gli era stata portata.

- Stanno sicuramente insieme! - gridarono Sakura e Naruto all’unisono, ridendo.

- Cavolo, è incredibile - aggiunse Naruto - i nostri due maestri, insieme…

- Già - assentì la ragazza. Avrebbe voluto aggiungere “è come se fossero i nostri genitori adottivi”, ma le sembrava una mancanza di tatto nei confronti di Naruto e Sasuke. Ino la chiamò dalla cucina, quindi salutò i suoi compagni e tornò a lavoro.

Era già mezzanotte, ma la festa sarebbe durata fino all’alba. Naruto e Sasuke avevano già fatto il giro delle strade principali e assaggiato varie specialità. Dopo l’okonomiyaki dei Yamanaka avrebbero fatto una pausa. Naruto si era seduto di fianco a Sasuke, quindi per vederlo dovette voltare vistosamente la testa.

- Che vuoi? - interrogò minaccioso l’Uchiha. Ma Naruto non gli rispose per le rime e il suo tono fu tranquillo: - Questi posti affollati non fanno per te, eh?

Sasuke fece spallucce: di certo non li amava, ma non poteva neanche evitare una festa come quella per un motivo tanto banale.

- Almeno c’è da mangiare a volontà! - sentenziò il biondino.

- Io non sono mica ingordo come te - replicò Sasuke. Naruto sbuffò indispettito, anche se non aveva il coraggio di negarlo. Sakura portò loro le ordinazioni e i due iniziarono a mangiare il quinto pasto della serata. Verso la fine Naruto propose: - Perché dopo non andiamo sull’altura degli Hokage?

Si riferiva alla cima del rilievo che ospitava i volti degli Hokage, che quella sera era illuminata dalle fiaccole. Sasuke si chiese se quella fosse un’idea per allontanarlo dalla calca o se volesse semplicemente vedere Konoha dall’alto. In ogni caso acconsentì e dopo aver pagato e salutato alcuni dei loro colleghi ninja, si avviarono per la lunga camminata.

 

A Konoha l’inverno era mite, ma si trattava comunque di dicembre, il mese più freddo. Naruto si strinse nel proprio kimono e a ogni fiaccola che incontravano si fermava qualche secondo per scaldarsi le mani.

- Naruto, così non arriveremo mai.

- Che t’importa, tanto abbiamo tutta la notte!

- Non ho nessuna intenzione di rimanere fuori fino all’alba. Anzi, appena scendiamo voglio prendermi un tè caldo in un locale riparato.

- Vaaa bene.

Anche Sasuke aveva freddo, infatti teneva le mani rinchiuse nelle maniche del kimono blu oltremare. Avanzarono per una decina di minuti, giungendo poi alla fine del villaggio. Il sentiero che portava al colle era in salita e solo in alcuni tratti aveva i gradini. Le fiaccole illuminavano il viale sterrato, seguendone le curve. A poco a poco le voci degli abitanti e le musiche divennero solo un eco indistinto. Ogni cento metri Naruto si voltava per vedere il villaggio rimpicciolirsi sempre di più insieme al suo schiamazzo festoso. Sasuke doveva ammettere che nel silenzio stava molto meglio e quello che era il principio di un mal di testa scomparve insieme alla gente. Non glielo avrebbe mai detto, ma Naruto aveva avuto una buona idea a suggerire di salire sull’altura.

Su quel sentiero c’erano solo loro due. Veniva illuminato tutti gli anni, ma pochi andavano effettivamente fin lassù per vedere il villaggio dall’alto. Inoltre, era quasi l’una di notte e al massimo a percorrere il viale erano coloro che volevano vedere il sorgere del sole il 26 di dicembre.

Finalmente arrivarono in cima all’ultima scalinata e appena Naruto toccò il suolo con i geta corse verso il centro della collina, proprio al di sopra del volto di suo padre.

- Wow! Sas’ke, hai visto? Che spettacolo!

Là in alto si vedeva tutta Konoha e a Natale il panorama era magnifico soprattutto a causa dell’effetto di luci con cui era stata decorata.

- È come una lucciola nel cuore della notte - disse Sasuke, che intanto lo aveva raggiunto con passi lenti. Naruto posò gli occhi azzurri sul suo volto: le fiamme di una fiaccola vibravano al vento debole ma freddo, e lo stesso tremolio si rifletté sui lineamenti di Sasuke, creando un gioco di luci e ombre che lo rendevano ancora più bello.

Si misero a sedere vicino a una fiaccola e tesero le orecchie al vociare smorzato sottostante. Sulla cima non arrivavano neanche gli odori dei chioschi, attutiti dalla lontananza. La piccola torcia non bastava a tenerli al caldo, perciò Sasuke soffiò del fuoco producendo una sfera di calore che sarebbe durata fino a che lui lo voleva. L’unico suono distinto era il sussulto delle fiamme delle fiaccole e della sfera di fuoco. Il resto era un borbottio sconnesso nel cuore della notte.

Naruto, ora che non sentiva più freddo, allungò le braccia e si appoggiò sui palmi delle mani.

- Insomma, Natale… è la festa della riconoscenza, eh? - abbozzò. Sasuke sentì un brivido lungo la schiena, anche se ormai aveva quasi caldo.

- Ora non ti metterai mica a fare il sentimentale?

L’altro grugnì: - Ma figurati! Come se io dovessi ringraziarti per qualche motivo, non fai che crearmi problemi! - e scattò la testa dalla parte opposta di Sasuke, indispettito. Poi però tornò a guardare il villaggio pieno di luci e si dispiacque per l’atmosfera rabbiosa che si era venuta a creare.

- Dai, Sas’ke… almeno per Natale non litighiamo.

Fece una breve pausa. Sasuke, seduto all’indiana e con la schiena dritta, osservava la notte al di là di Konoha, senza aggiungere altro.

- Lo so che sei allergico a queste cose, ma ogni tanto ci vogliono anche i sentimentalismi - riprese Naruto, in tono scherzoso. In effetti, se quella fosse stata un’altra circostanza, un altro luogo, un’altra atmosfera, Sasuke avrebbe fatto di tutto per interrompere il discorso.

- Non c’è qualcuno qui a Konoha a cui vorresti dire “grazie”?

Sasuke sapeva di essere in debito con molti dei suoi compagni, eppure la prima persona che gli venne in mente fu suo fratello Itachi. Ormai non poteva più ringraziarlo, però Sasuke era sicuro che prima di andarsene per sempre Itachi avesse sentito tutta la riconoscenza che aveva voluto esprimere. E oltre a Itachi? A chi doveva gratitudine a Konoha? Si voltò e vide Naruto sorridere incuriosito.

- Va bene, comincio io… - disse lui di fronte al silenzio dell’altro. Si schiarì la gola, puntò gli occhi dritti sul villaggio e con estrema serenità pronunciò: - Grazie per essere diventato mio amico, Sas’ke.

Una brezza leggera spostò di qualche centimetro la palla di calore, che fluttuava all’altezza dei loro busti. In un attimo nella mente di Sasuke comparirono le scene dei due combattimenti della Valle dell’Epilogo: il copri-fronte, la pioggia, le enormi statue, la cascata, il rosso e il viola dei loro chakra, le braccia mozzate, il sangue. Quelle parole, prima fredde come il gelo, poi calde come il fuoco. Quella lacrima nascosta. Ripensarci adesso, di fronte al villaggio rifiorito, in un giorno di festa, seduto accanto a Naruto, faceva apparire i ricordi molto più lontani di quanto non fossero realmente.

- Grazie per avermi riportato a casa, Naruto.

Naruto alzò le sopracciglia, ma non tese lo sguardo su di lui. Fissò gli occhi sorpresi su un punto casuale dello sfondo. Poi sorrise, rincuorato.

- Di niente, anche se mi hai fatto penare parecchio! Ok, allora tocca di nuovo a me… grazie per avermi aiutato a ricostruire il villaggio.

- Pensavo avessimo finito.

- Beh, io volevo dirti anche questo, problemi? Forza, tocca a te.

- Non voglio dire altro.

- Stronzo. Sono sicuro che vuoi ringraziarmi per qualcos’altro.

- Sei tu che dovresti ringraziare me per tutta la pazienza che serve per sopportarti.

- Che faccia tosta! Sono io che non ti sopporto!

- Ma se mi vieni sempre a cercare. Per ogni minima cosa suoni al mio campanello.

- Non è colpa mia se finisco il latte quando la bottega non è ancora aperta! E poi anche tu fai finta di niente ma si vede lontano un miglio che preferisci andare in missione con me!

- Stai scherzando, vero? Chi è quello che s’imbuca costantemente nell’ufficio dello hogake sbraitando “vado anch’io, maestro!”? Se non ce la fai a stare lontano da me, almeno abbi la discrezione di non darlo a vedere quando lavoriamo.

- Io? Stare con te? Ma quando mai? Se mi offro per le missioni è solo per lavoro!

- Sì, certo. Ed era lavoro anche quando sei venuto a cercarmi in capo al mondo...

- E tu, che te la sei sempre tirata di volermi fare fuori e alla fin fine trovavi sempre una scusa per tirarti indietro?

- Devo ricordarti che ci siamo mozzati le braccia nell’ultimo scontro?

- Non parlare come se mi odiassi dal profondo del cuore, altrimenti non saresti qui, ora!

- E invece ti odio, usuratonkachi, non sai quanto!

- Vaffanculo, Sas’ke!

- Vaffanculo tu, Naruto!

I volti, che si erano a poco a poco avvicinati durante il battibecco, si scontrarono definitivamente. Le labbra urtarono con una passione che si fingeva rabbia, in quello che era il loro secondo bacio. Stavolta, però, non era per sbaglio, malgrado poco prima di congiungersi avessero avuto lo stesso, identico sguardo di sfida di allora.

Naruto interruppe il bacio per riprendere fiato. La mano si era mossa da sola e ora sostava gelosa sui capelli corvini di Sasuke, caldi e morbidi nonostante il freddo. Tennero gli occhi chiusi, le fronti a contatto, gli archi nasali vicini e le labbra in procinto di unirsi un’altra volta.

- Sapevi che prima o poi sarebbe successo - esalò Sasuke. Naruto rise contro le sue labbra roventi:

- Sì, ma non credevo oggi. Direi che è un buon Natale.



 

   
 
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