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Autore: Futeki    25/12/2021    1 recensioni
"C'era qualcosa di inaspettatamente banale in quel ragazzo che era cresciuto con ideali a cui, in quel momento, sembrava pronto a rinunciare con facilità. Aveva portato avanti con orgoglio il credo della famiglia senza mai preoccuparsi della labilità delle sue fondamenta, e ora era lì, sconfitto e in attesa di giudizio, incapace di aggrapparsi a quelle stesse ragioni perfino nella riservatezza dei propri pensieri. Era soltanto un guscio, una persona che era riuscita a svuotarsi degli insegnamenti di una vita, forse per timore o forse, come credeva lei, perché non c’era niente, nei principi che aveva ereditato, che lo rendesse diverso da un fantoccio nelle mani di qualcun altro. Era come se Draco Malfoy non fosse mai esistito, sbiadito com’era nell’ombra di ciò che avevano plasmato altri per lui."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'A metà strada'
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La dedica di questa storia

è divisa in tre modi.

 

A Legar,

la mia compagna di Casa.

 

 

 

La tua banalità

“Non era stupido, era semplicemente senza idee. Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee, possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell'uomo.”

(Hannah Arendt, La banalità del male)

 

 

***

 

 

Insignificante

(La tua paura)

Un processo assomiglia a un dramma in quanto che dal principio alla fine si occupa del protagonista, non della vittima.

 

 

L’atmosfera nella sala sotterranea era soffocante. L’illuminazione fornita dalle torce disposte lungo le pareti non bastava a schiarire l’ambiente e il chiacchiericcio accusatorio che correva tra le file del Winzegamot alimentava l’espressione terrorizzata dell’imputato incatenato alla sedia al centro della stanza.

Hermione osservava il volto deformato dalla paura di Draco Malfoy, il ragazzo con cui aveva condiviso sei anni di scuola. Accanto a lei, Harry era in piedi e lo stava difendendo, raccontando di come Draco avesse finto di non riconoscerlo quando erano stati catturati e portati a casa sua. Lei non avrebbe saputo dire quanto ci fosse di intenzionale nel modo in cui aveva agito, ma era d’accordo con Harry nel sostenere che non meritasse una condanna a vita ad Azkaban per delle scelte che, invero, erano state compiute da altri per lui.

Non stava ascoltando le parole dell’amico, perché non aveva alcun desiderio di riportare alla mente il ricordo di quei momenti trascorsi a Villa Malfoy. Hermione si limitava a guardare Draco, cercando in lui traccia di qualsiasi emozione che non fosse paura.

Non ne trovò. Teneva i pugni serrati, quasi fosse incapace di trattenere la ribellione suscitata dalle catene che gli inchiodavano le braccia alla sedia. Perfino l’istinto irrazionale di provare a liberarsi sembrava dettato dal panico. Non sarebbe servito a molto, alla presenza di duecento persone la cui attenzione era tutta rivolta verso di lui.

Dall’inizio del processo, Draco non aveva ancora incrociato il suo sguardo. Ascoltava Harry parlare, mentre gli occhi grigi saettavano continuamente tra lui e punti indistinti della stanza, senza mai fermarsi su di lei.

C’era qualcosa di inaspettatamente banale in quel ragazzo che era cresciuto con ideali a cui, in quel momento, sembrava pronto a rinunciare con facilità. Aveva portato avanti con orgoglio il credo della famiglia senza mai preoccuparsi della labilità delle sue fondamenta, e ora era lì, sconfitto e in attesa di giudizio, incapace di aggrapparsi a quelle stesse ragioni perfino nella riservatezza dei propri pensieri. Era soltanto un guscio, una persona che era riuscita a svuotarsi degli insegnamenti di una vita, forse per timore o forse, come credeva lei, perché non c’era niente, nei principi che aveva ereditato, che lo rendesse diverso da un fantoccio nelle mani di qualcun altro.

Era come se Draco Malfoy non fosse mai esistito, sbiadito com’era nell’ombra di ciò che avevano plasmato altri per lui. Tutto ciò che restava era il terrore privo di significato che lei gli vedeva in volto. Non che non avesse ragione ad essere spaventato, ma a cosa serviva, ormai? Per quale vita temeva, adesso che doveva aver realizzato che non c’era nessuna esistenza da difendere, in quella personalità che non gli era mai appartenuta?

Harry finì di parlare; qualcuno le domandò se lei avesse qualcosa da aggiungere.

Per la prima volta quel giorno, Draco Malfoy incrociò il suo sguardo e la vide scuotere il capo.

La paura nei suoi occhi parve aumentare.

 

Ne comprese la ragione qualche ora più tardi, quando lo incrociò dopo il processo. Era legato da un Incarceramus e scortato da due Auror, che lo stavano conducendo lungo un corridoio. Hermione si figurò quella stessa scena come sarebbe apparsa fino a un anno prima: i suoi carcerieri sarebbero stati i Dissennatori e il terrore sul suo viso sarebbe stato ancora più evidente – e giustificato.

Draco la vide e inspirò di colpo. In quel momento, Hermione realizzò per la prima volta che sembrava avere paura di lei.

Non aveva parlato in suo favore di fronte al Winzegamot, ma soltanto perché lo aveva fatto Harry, e lei era troppo stanca per rievocare dettagli orribili senza che fosse realmente necessario. Eppure, si disse, lui doveva aver creduto che lei non desiderasse la sua assoluzione.

«Ciao», lo salutò, cercando di mostrarsi meno fredda di come gli era probabilmente apparsa.

Gli Auror, riconoscendola, si fermarono, costringendo Draco a fare altrettanto. Lui le rivolse un esitante cenno del capo.

Hermione gli lesse in viso la convinzione di essere odiato – e non avrebbe avuto ragione, lei, a provare disprezzo per uno come lui? – ma cosa lo spaventasse, di preciso, non le era chiaro. Aveva forse il timore che il risentimento di lei lo avrebbe portato a una condanna più severa? O gli importava davvero dell’opinione di quella ragazza che lui aveva schernito e tormentato per anni sulla base del nulla? Decise che non aveva realmente bisogno di una risposta. Era troppo facile ripagare l’odio con l’odio, e lei non voleva essere quel genere di persona. Con sua sorpresa, si rese conto di desiderare che anche Draco lo sapesse.

«Spero che ti perdonino», gli disse con sincerità.

Lui sussultò. Hermione mantenne lo sguardo fermo, cercando di trasmettergli l’intensità con cui credeva nelle parole che aveva appena pronunciato. «Lo spero davvero.»

L’espressione di Draco si distese appena, lasciando intravedere un velo di confusione.

Lei annuì, più a se stessa che a lui. «Io l’ho fatto.»

La paura nei suoi occhi si affievolì.

 

 

 

Note: La citazione in apertura e quelle che introducono i singoli capitoli sono di Hannah Arendt. Il titolo della storia mi è stato proposto da Legar in occasione di un contest, “Titoli a catena”, indetto da Freya sul forum di EFP, a cui non riuscii a partecipare per mancanza di ispirazione. Mi piaceva l’idea di regalare a Legar una storia che era nata proprio da un suo prompt. Buon Natale, amica!

E buone feste a tutti voi!

Futeki

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