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Autore: Overwatch_    26/12/2021    3 recensioni
Ma quello che più le piaceva era l'aria che si respirava a Natale. Sembrava quasi un incantesimo, uno per cui tutti diventavano più buoni, più sorridenti, meno arrabbiati con il mondo sotto le feste. Ed Hermione amava osservare tutte le persone intorno a lei soccombere a quella magia. Almeno, questo era successo fino al suo primo anno nell'Accademia Auror.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione Granger era, di fatto, sempre stata innamorata del Natale.

I suoi primi ricordi di quel meraviglioso periodo dell'anno risalivano ai suoi quattro anni, quando aveva scartato totalmente da sola un enorme pacco regalo mentre John Granger la guardava, comodamente appollaiato sulla sua poltrona preferita. Da lì, Hermione aveva cominciato a fare ansiosamente la conta dei giorni che mancavano al Natale, fantasticando sui regali, il cenone e la famiglia riunita per tutto il resto dell'anno.
Da quando aveva saputo di essere una strega ed aveva vissuto il suo primo Natale ad Hogwarts era diventato tutto più magico.
L'albero di Natale a scuola era animato, pieno di luci fatate, decorazioni che scomparivano e ricomparivano in punti casuali della stanza, stelle che spargevano polvere qua e là per la stanza e neve finta che evaporava una volta sul pavimento. I regali sotto l'albero della Sala Comune erano incantati in modo tale da prendere vita e redarguire chiunque prendesse un pacco che non era il suo, canticchiare carole natalizie e scartarsi da soli quando il destinatario li raccoglieva da terra.
Ma quello che più le piaceva era l'aria che si respirava a Natale. Sembrava quasi un incantesimo, uno per cui tutti diventavano più buoni, più sorridenti, meno arrabbiati con il mondo sotto le feste. Ed Hermione amava osservare tutte le persone intorno a lei soccombere a quella magia. Almeno, questo era successo fino al suo primo anno nell'Accademia Auror.
Da quando era entrata, dopo il diploma, quel posto era rapidamente diventato casa sua. Era il posto dove aveva riso e scherzato con Harry fino alle lacrime quando, alla prima lezione, si erano resi conto di sapere già la maggior parte degli Incantesimi che l'insegnante snocciolava. Dove si era stupita quando Pansy Parkinson, i capelli raccolti in una coda di cavallo ed il viso atteggiato ad un cipiglio deciso, le era corsa incontro per porgerle le sue scuse e per chiedere di essere la sua compagna di allenamenti, e che, dopo qualche mese, era diventata una sua amica. Ma era anche il posto dove le era stata recapitata la lettera striminzita con cui Ron la lasciava dicendole che non era colpa sua, ma di lui, e che dopo la morte del fratello non aveva spazio per nessun altro e doveva concentrarsi su sé stesso. Qualche giorno dopo aveva scoperto dalla Gazzetta che Ron aveva accettato un contratto di lavoro per i Cannoni di Chudley e girava il mondo accompagnato da una ragazza spaventosamente somigliante a Lavanda Brown. Dopo quell'evento, Hermione aveva passato due mesi in uno stato spaventosamente catatonico, rintanandosi in camera sua la sera solo per fissare il regalo già incartato e l'origami a mo' di fiocchetto che sarebbe stato destinato a Ron, con dentro il set più costoso di pulizia della scopa che aveva trovato.

A sollevarla da quel momento non era stato Harry, il caro dolce Harry che cercava di non accusare totalmente Ron, pregandola di capire che potesse essere in un momento difficile, ma Pansy. Era entrata in camera sua la sera della Vigilia di Natale e l'aveva tirata giù dal letto senza troppi preamboli, spingendola sotto la doccia. L'aveva lasciata vestirsi con una tuta ed una felpa senza fare troppe storie e poi l'aveva spinta di sotto, dove era stata accolta da un vociare sommesso. Davanti a lei, su cuscini e sgabelli disseminati su tutto il pavimento della Sala Base in quello che era sicura fosse un'infrazione del regolamento, c'erano una decina di Cadetti, anziani e non, con in mano bottiglie di Burrobirra, radunati in cerchio poco distanti dall'albero di Natale dell'Accademia.

«Pansy, se ci beccano...»
«Siamo Auror, Granger, non ci beccheranno. Abbiamo gente di guardia ad ogni ingresso ed una rete di incantesimi protettivi da fare invidia ad Hogwarts.» Pansy l'aveva spinta in avanti ed Hermione si era trovata a terra, in mezzo ad Harry e Michael Corner, e con una bottiglia tra le mani.

«Lieto di vedere che ti sei unita a noi, Granger.» mentre Harry la stringeva in un abbraccio veloce, Hermione aveva la testa per trovare Draco Malfoy a squadrarla, appoggiato al muro di fronte a lei con la schiena, con una gamba ripiegata e l'altra stesa sul pavimento
«Non lieta di vedere che ci sei anche tu, Malfoy.» aveva risposto a tono, e lo aveva visto ghignare lievemente.
«Allora graffi ancora. Pensavamo che questa tua deliziosa qualità fosse sparita tra una prima pagina e l'altra.» le aveva risposto lui, mentre Harry faceva una smorfia.
«Lasciala in pace, Malfoy.»
«Che cosa intendi?» aveva invece chiesto lei, interrompendolo, ma Blaise accanto a Malfoy gli aveva tirato una piccola gomitata che l'aveva messo a tacere.

Hermione aveva alzato un sopracciglio e poi deciso velocemente che qualsiasi cosa Malfoy avesse da dire non valeva il suo tempo.
La serata era stata, contro ogni previsione, straordinariamente piacevole, portandola a rendersi conto di quante cose era in grado di godersi senza pensare a Ron. Aveva cantato, ballato, bevuto, duellato fintamente con Pansy, e alla mezzanotte aveva scartato i regali con Harry, che aveva particolarmente apprezzato l'origami magico a forma di occhiali che aveva appuntato sopra il suo pacco.
Erano tutti concentrati a disfare gli incantesimi protettivi e tornarsene a letto quando le parole di Malfoy le tornarono inspiegabilmente alla mente. La coscienza alleggerita dall'alcol, non ci aveva messo molto nel mentre che tutti uscivano ad inseguirlo ed afferrarlo per un gomito, tirandolo in un angolo vuoto.
«Che cosa intendevi, prima?» gli aveva detto senza troppi giri di parole, incrociando le braccia. Lui l'aveva guardato curioso.
«È tutta la sera che ci pensi e non ci sei ancora arrivata, Granger?»
Certo che ci era arrivata. Non era un'idiota. «Non sei stato sottile.Il punto è il tuo interesse in questa storia.»
«Il mio interesse in quella patetica storia è nullo, Granger. Ed allo stesso livello dovrebbe essere il tuo. È cristallino come l'acqua che Ronald Weasley non valga il tuo tempo, o il tuo dolore.»
«Non venirmi a parlare di persone che mi provocano dolore, Malfoy. Non sei...»
«Almeno io non ho mai preteso di essere tuo amico, o il tuo ragazzo. Sono sempre stato quello che sono, mi pare.»
«Questo non è...» aveva sospirato. «Resta fuori dai miei affari personali, Malfoy.»
«Sono gli affari di mezzo Mondo Magico, ormai.»
Hermione aveva taciuto. «Si.» aveva detto poi. «Si, lo sono. Ma non significa che io e te siamo amici o qualsiasi cosa tu pensi possa essere per darmi consigli su...»
«Non serve un amico per dirti quello che tutti pensano di Ronald Weasley, Granger.» lui l'aveva inchiodata sul posto con uno sguardo straordinariamente tranquillo. «Non ti merita, e questo è quanto. Non perdere il tuo tempo dietro ad uno come lui. Potrà sembrarti strano detto da uno come me, ma... tu vali molto di più di quello che potrebbe valere Weasley in cento anni.» con una semplice scrollata di spalle, se n'era andato, lasciandola impalata in un angolo del corridoio.
Ed eccola, la scintilla di cui aveva bisogno, dalla persona meno adatta e nel momento meno adatto. La consapevolezza.

~~~

L'anno successivo, Ronald Weasley era un lontano ricordo. La media dei suoi esami era alle stelle, la sua salute mentale perfetta, e l'entusiasmo per il Natale ritornato quello di un tempo.
Era il dieci di Dicembre ed aveva già consegnato tutti gli incarichi per le vacanze e finito tutte le ricerche e gli esami scritti.

Con un calcio, aprì la porta di camera sua. 

«Hai già fatto tutti i regali?» Harry sgranò leggermente gli occhi quando la vide barcollare sotto il peso di dieci pacchi di diverse dimensioni e scaricarle sul suo letto. Con un gemito, Hermione ruotò leggermente la spalla che si era lussata la settimana prima e si fece spazio tra i pacchi fino ad inginocchiarsi sul materasso, pronta a spacchettarli tutti e a ridecorarli con attenzione.

«Avevo le idee chiare.» rispose semplicemente.

«Per chi sono? Mi aspettavo, senza offesa, che saremmo stati solo io e Pansy a ricevere dei regali quest'anno...» Harry prese titubante un pacco dal letto e lo agitò leggermente.

«Non farlo, ti prego. Lì ci dovrebbe essere la neve magica per mia madre, e qui...» Hermione ne prese un altro ed ispezionò velocemente l'etichetta. «La cravatta Auto-Annodante di papà. È strabiliante quante cose si possano ricevere tramite Strega Express.»

«Okay, e gli altri?»

«Lì ci sono due set di pergamente per Kingsley e la McGranitt, dei ferri Auto-Sferruzzanti per Molly, una custodia per la scopa per Ginny...per l'amor di Merlino, non fare quella faccia... e poi un pensierino per Pansy, Blaise e Draco.» concluse, sorvolando la smorfia di Harry a sentire il nome della sua ex-ragazza.

«Mi dispiace, sai che è ancora fresca. La supererò prima o poi...hai detto Blaise e Draco?» ripeté poi Harry.

«Si.» Hermione annuì e prese i pacchi in questione. «A Blaise una custodia in pelle per la bacchetta, continua a lamentarsi di quella dell'uniforme, e a Draco un libro su...beh, non importa su cosa.» sventolò una mano in direzione di Harry. «Viene da una delle nostre ultime ricerche, ed è difficile da spiegare.»

L'amico alzò un sopracciglio, scettico. «Non so se mi piace questa tua ritrovata amicizia con Malfoy.»

«Non è ritrovata, Harry. È a malapena cominciata. E spero che anche tu gliene abbia fatto uno, dato che pranzano con noi da quasi un anno ormai, ogni giorno...»

«Penserò a qualcosa.» Harry scrollò le spalle, per niente preoccupato, ma Hermione continuò.

«E mi auguro anche che riuscirai a trovare, insieme al regalo, il coraggio per dire a Pansy che sei pazzo di lei e che vuoi stare con lei. E magari baciarla.» aggiunse, mentre Harry si schiariva nervosamente la voce.

«Come... come hai fatto a capirlo?»

Hermione alzò gli occhi al cielo. «È una domanda seria?» lo schernì, sorridendo appena mentre scartava il pacco di Draco e si assicurava che l'enorme volume sulla genesi dei Grugnocorto Svedesi fosse integro.

«Andiamo, sono molto discreto...»

«Così discreto che ti metti ad implorare un suo sguardo appena entra in qualsiasi stanza. Confesso che una delle poche cose che non capisco al mondo è perché tu non ti sia ancora dichiarato.»

Harry sembrò indignato. «Io e Ginny ci siamo lasciati solo tre mesi fa. Ci vuole tempo e... non sono ancora pronto per qualcosa di nuovo.»

«Con tutto il rispetto, Harry, la tua relazione con Ginny era finita da ben più tempo. Per quanto possa volerle bene, non credo che ci sarebbe niente di male se andassi avanti, come sei evidentemente pronto a fare, con Pansy.»

Lui sbuffò leggermente, giocherellando con la bretella sul petto, ed alzando gli occhi al cielo. «Anche se volessi farlo più della mia stessa vita, non tieni conto del fattore "Pansy" stesso. Non è detto che lei...»

«Ti voglia a sua volta così tanto da cercare scuse inutili per salire qui da te ogni due ore?» Hermione alzò un sopracciglio allusivo. «Andiamo Harry, farai l'investigatore per mestiere. Di cosa hai tanta paura?»

«Non so come diavolo si corteggia una strega, Hermione!» sbuffò lui. «Non l'ho mai fatto, neanche con Ginny, non saprei da dove cominciare o neanche come iniziare a chiederle...»

«Potrei sempre chiederglielo io...»

«Non ti azzardare!» la interruppe Harry, incrociando le braccia al petto. «Non se non vuoi che io vada da Malfoy a dirgli che voi due mi sembrate un po' troppo interessati a...»

Hermione sobbalzò e si voltò, agitata. «Non sembriamo proprio niente!» disse, la voce acuta e stretta. «Non dire idiozie.»

«Gli hai fatto un regalo, Hermione.»

«Sono una persona generosa ed amo il Natale, faccio regali a tutti...»

«A Michael non hai fatto nessun regalo, eppure ha cercato di chiederti di uscire con lui sette volte in questi mesi...»

«Non mi ha mai chiesto niente del genere.» Hermione gli puntò addosso la cravatta del padre che iniziò ad arrotolarsi lungo il suo polso. «Ha solo...»

«Iniziato a farti gli occhi dolci da Gennaio ed arresosi ogni volta che cercava di chiederti di uscire e Malfoy si Materializzava improvvisamente dietro di lui.»

«Questo non è...» Hermione fece per scuotere la testa, cercando di riconnettere il cervello ai giorni a cui si riferiva Harry, e fermandosi di botto.

Il giorno in Sala Allenamento in cui a Michael era volato un cuscino in testa mentre stava per formulare le parole "a cena fuori".

La cena di Pasqua a mensa dove Draco aveva inspiegabilmente rovesciato la minestra nella sua scodella sulla sua testa mentre si sedeva.

L'esercitazione di volo dove Blaise era stato speronato da Draco e finito addosso a Michael nel momento esatto in cui si era avvicinato a lei.

La bocca ancora aperta per finire la frase, si voltò verso Harry che la guardava, un sopracciglio alzato ed un'espressione trionfante in viso.

«Non è...possibile.» concluse poi. «Giusto?» fece ruotare lo sguardo verso il libro sul letto ancora una volta, ricordandosi della ricerca sulla Contro Maledizione per il fuoco magico dei Grugnocorto Svedesi che avevano portato avanti per mesi, solo lei e Draco, chiusi per ore nella Biblioteca con troppo caffè e notti insonni. «Harry...giusto?»

Lui si alzò in piedi e si spazzolò un invisibile granello di polvere dai pantaloni. «Ah, Merlino. Sarò un Auror di talento, davvero.»

~~~

Ci aveva pensato. A lungo. Decisamente a lungo. Il pacchettino contenente il regalo di Draco le era venuto meglio di tutti. La carta blu scuro, colore che sapeva essere il suo preferito e che, a dirla tutta, si abbinava benissimo agli occhi azzurro ghiaccio, era decorata con il nastro argentato, ed un piccolo draghetto di cartone incantato sbatteva pigramente le ali, sbuffando qualche frammento di carta dalle narici. Ci aveva messo tutto l'impegno e la cura possibile, come faceva con tutti, ovviamente. Anche se non aveva rifatto l'origami cinque volte per nessun altro pacco. E quello di Pansy era anche leggermente spiegazzato ad un angolo, essendosi seduta sopra la carta per errore... oh beh, era solo un caso.

Non aveva volontariamente prestato più attenzione al regalo di Draco più che agli altri. Non l'aveva fatto.

Il suo meditare venne interrotto dal suono degli scarponcini da allenamento all'aperto di Pansy che risalivano nella stanza che condividevano da qualche mese, e pochi secondi dopo la sua amica aprì la porta, marciando dentro.

Hermione si rimangiò l'espressione di disappunto che avrebbe voluto fare verso i vestiti grondanti acqua che stavano bagnando il pavimento quando vide l'espressione quasi omicida che le adornava il volto.

«Ucciderò Draco Malfoy, quanto è vero Merlino, lo ucciderò.»

«Cosa?» trasalì, tirando via il regalo e conservandolo velocemente sotto il letto. «Perché? Che è successo?»

«Ci stavamo esercitando sull'impermeabilizzazione, hai presente?» Pansy accennò alla finestra dietro cui infuriava la tempesta. «Draco era in squadra con me, e l'Allenatrice Carter ci ha addirittura requisito le bacchette perché dovevamo fidarci del partner, che grande stronzata

«Qualcosa è andato male?» chiese Hermione, cercando di calmare il battito improvvisamente aumentato.

«Te lo dico io cosa è andato male, il suo cervello! Andava tutto a gonfie vele, ed il nostro era forse l'incantesimo più riuscito, ma quando Draco ha sentito Carter parlare con Kingsley del fatto che il portiere dei Cannoni di Chudley avrebbe fatto capolino all'Accademia questa Vigilia di Natale ha lasciato cadere l'incantesimo come un primino e ci ha fatto inzuppare entrambi oltre a farci prendere una F! Merlino, lo ucciderò!» Pansy si sfilò di dosso la maggior parte dei vestiti in poche mosse meccaniche ed irritate prima di fiondarsi in bagno, armata di accappatoio e rabbia malcelata, troppo incurante, o forse troppo consapevole dell'effetto che quelle poche parole avevano fatto ad Hermione.

Draco si era distratto. E già quello era strano. Era uno dei più meticolosi e dei più attenti Cadetti che l'Accademia avesse mai avuto, ed Hermione lo sapeva perché lo era anche lei, e non erano poche le volte in cui faticava a stargli dietro.

Non solo si era distratto...

Ma l'aveva fatto quando aveva saputo che Ron sarebbe venuto in Accademia.

~~~

Il ritorno di Ronald Weasley, Hermione ne era sicura, era stato mille volte meno trionfale di quello che il rosso si era aspettato. Era entrato in Accademia, da quanto le aveva riferito Harry, con la scopa in spalla ed un sorriso stupido sul viso, come se si aspettasse un comitato di benvenuto, in realtà composto solo da Harry, pronto a fargli una ramanzina per il suo comportamento. 

Hermione sapeva, come sapeva che Harry gliel'avrebbe permesso, che sarebbe andata a cercarla,quindi si era dileguata fino all'ora di cena, dove sapeva non sarebbe potuta sfuggire oltre ai suoi patetici occhi. Il suo atteggiamento verso Ronald Weasley era, da quasi un anno, l'atteggiamento che avrebbe riservato ad un insetto fastidioso che le girava intorno al naso, a malapena tollerante. Aveva disdetto l'abbonamento a tutti i giornali e si informava tramite Harry, per evitare di vedere foto sempre nuove di lui e Lavanda in giro per il globo in sella alla scopa, aveva smesso di rispondere a Molly di non parlarle più di Ron, con il risultato che la maggior parte delle sue lettere non le arrivavano più, e anche Harry sembrava aver capito quanto fosse chiuso per lei quel capitolo. Il tutto era iniziato da quel giorno, da quella scintilla, datale da Malfoy, che si ritrovò a cercare a cena, al tavolo dei cadetti del loro anno, individuandolo quattro posti più distante da Harry, lo sguardo chino sul piatto ed il profilo della mascella duro e serrato. Cercò di non impietrirsi in mezzo alla sala a fissarlo e marciò verso il tavolo, sedendosi di fronte ad Harry, e quindi di fronte a Ron, e salutando l'amico. Quando ripiegò la testa sul piatto senza dar segno di averlo riconosciuto, Ron cominciò a parlare.

«Hermione, ciao.» tentò prima, e lei non fece altra mossa che protendersi verso lo stufato di carne, afferrando il cucchiaio. Dalla sua destra colse appena Draco alzare lo sguardo, e si chiese se non stesse controllando le sue reazioni. Il cuore le batté leggermente più forte. E se...

Harry si schiarì lievemente la voce. «Hermione, forse è il caso...»

«Harry, per favore, passami le patate.» rispose lei senza scomporsi, ed Harry, dopo qualche secondo di silenzio, pensò bene di sollevare il vassoio e porgerglielo. Lei si servì, la rabbia ed il rancore che alimentavano il fuoco scoppiettante dentro di lei che le diceva che sarebbe morta prima di parlare di nuovo con Ron.

«Hermione, possiamo parlare?» la voce di Ron risuonò ancora nel silenzio della Sala, ed Hermione si rese nervosamente conto che, al di sopra del sottofondo di carole natalizie, non c'era neanche un fiato. Si guardò intorno con disinvoltura e sollevò un sopracciglio quando si rese conto che l'intero tavolo li stava guardando. Tutti tranne uno.

«Davvero, Herm, vorrei solo avere la possibilità di parlare con te per cinque minuti, di spiegare...»

Serrando i denti e trattenendosi dall'urlargli contro qualcosa per averla messa, di nuovo, in una posizione orribile ed umiliante, Hermione strisciò indietro la sua sedia, facendo stridere i piedi sul pavimento, e si alzò. Pansy, accanto a lei, si portò una mano alla bocca per trattenere il sorrisetto che le era spuntato. Per qualche secondo, Hermione mantenne la sua posizione, fissando per la prima volta apertamente Ron. Non era cambiato molto, tranne per un piccolo orecchino che gli brillava al lobo sinistro ed un po' di barba. Quando incontrò i suoi occhi lui sembrò improvvisamente riaccendersi di speranza, prima che il sorrisetto che si era stampato sulle labbra si spegnesse.

«Parla con me ancora una volta, e ti butto fuori a calci di persona.» disse Hermione soave, prima di posare il fazzoletto sul tavolo ed afferrare un panino, avvolgendocelo dentro. «Pansy, me ne vado a letto.» le disse poi, poggiandole lievemente la mano sulla spalla. «Ti direi che ti aspetto in camera, ma sono alquanto sicura che dopo cena Harry abbia qualcosa da dirti, quindi...prenditela con comodo. Harry, buona serata anche a te. Buona Vigilia di Natale a tutti, già che ci siamo.»

Nel silenzio generale del tavolo, Blaise sorrise gaio ed alzò il calice. «Non deludi mai, Granger.»

Hermione fece un sorrisetto a Blaise e rimase per un secondo in più a guardare Draco che alzava la testa verso di lei, la mascella ancora serrata. Con un lieve cenno di assenso verso di lui, si voltò e marciò fuori dalla sala, incurante.

Aveva superato il primo corridoio quando il suono di passi pesanti ed affrettati le arrivò alle orecchie. Il cuore le batté più forte. E se...

«Mione, aspetta!» la voce fin troppo familiare di Ron le fece crollare il petto e, senza pensarci troppo, affrettò ancora il passo.

«Andiamo, ti prego, lasciami almeno...» una mano troppo calda le si chiuse intorno al polso, e la tirò indietro, e non esitò troppo a girarsi e spintonarlo indietro, gli occhi socchiusi come un felino.

«Non. Osare. Toccarmi.» digrignò i denti e portò la mano alla fondina dell'uniforme dove teneva la bacchetta.

«Oh, ma che...okay.» esclamò Ron, sgranando gli occhi. Alzò leggermente le mani. «Voglio solo parlare. Solo... spiegare.»

«Non meriti di parlare con me.» sputò fuori Hermione, serrando le dita sulla bacchetta.

«Ho sbagliato, va bene?» ululò Ron, alzando la voce d'un tratto. «Era questo che volevi sentirmi dire? Ho sbagliato, quindi per favore, ora stammi a...»

«Io non voglio sentirti dire assolutamente niente, idiota.» lo interruppe lei. «Niente di quello che dirai o farai potrà...»

«Avevo paura, Hermione, ti prego!» esalò Ron, facendo un passo indietro. «Tu stavi andando avanti con la tua vita ed io mi sentivo sempre uguale, e mi sentivo così poco degno e così poco alla tua altezza che...sono scappato. Ti prego, piccola, ti prego...so che sono stato uno stronzo, ma so anche che abbiamo ancora una possibilità.» concluse quel patetico monologo con le sopracciglia inarcate ad arte.

«Una possibilità...» ripeté Hermione. «Una possibilità che capita, per pura combinazione, nella pausa natalizia di Lavanda dalla vostra proficua vita sociale?»

«Lavanda non è...era solo...andiamo Hermione, lei non è te, non lo è mai stata.» Ron agitò le spalle e fece frettolosamente un passo in avanti. Hermione, di riflesso, uno indietro. «Ti prego...siamo sempre stati noi che...lo so io, lo sai tu, andiamo non...non fare così, potrai essere arrabbiata con me ma sono sempre io, no?»

Era così sconvolta da quelle parole che allentò anche la presa sulla bacchetta. «Ronald Weasley.» sillabò lentamente. «Non credo di aver mai conosciuto una persona più immatura ed immeritevole di te di qualsiasi cosa in più del mio ribrezzo, ma fammi chiarire.» prese un grosso respiro. «Tra me e te non c'è niente. Non ci sarà mai più assolutamente niente. E se sei venuto fino a qui sperando che ti scaldassi il letto finchè non potrai tornare con Lavanda, non esiterò a scagliarti una fattura e buttarti fuori nella neve alta. Sono stata abbastanza chiara?»

Ron lasciò cadere la mascella, l'espressione sconvolta. «Io non...io...tu mi ami.» ripeté. «So che sei arrabbiata, ma questa scenata non ha...Hermione, ehi, ehi aspetta!»

Hermione sbuffò e fece per girarsi per continuare il suo cammino verso il dormitorio, ma la mano di Ron la fermò di nuovo per il polso e, prima che potesse schiaffeggiarlo, le bloccò anche l'altra, tirandola verso di sé e schiacciando prepotentemente le labbra contro le sue.

Lei spalancò gli occhi sconvolta a quell'intrusione tanto scandalizzata e non voluta, divincolandosi dalla sua presa e tirando fuori i polsi con uno strattone, allontanandosi. «Cosa diavolo pensi di fare?»

«Ti prego, Hermione...non puoi dire di non aver sentito niente, so che stai facendo la preziosa ma non ce n'è alcun bisogno...sono qui, tu sei qui, possiamo...» Il respiro affannoso, Ron la guardò speranzoso.

«Tu...» sillabò appena. «Hai un serio bisogno di aiuto, Ron. Non so cosa ci sia che non va in te, ma questo non sei tu. Ed io non...mi fai ribrezzo.» concluse, la mano di nuovo alla bacchetta. «Vattene.»

E, senza aggiungere altro, scappò via.

~~~

Era rintanata a letto, sotto le coperte, quando un forte colpo alla porta la fece trasalire.

Pansy entrò come una furia nella loro stanza e, mentre Hermione si tirava a sedere, si slanciò praticamente verso il suo letto. «Dimmi un po', Granger, sei ammattita?»

Hermione la guardò, stranita. «Che?» disse, confusa.

«Hai baciato Weasley? Hai veramente baciato quella grandissima testa di cazzo che ti ha tradito ed umiliato?»

Lei spalancò la bocca, esterrefatta. «Che cosa?! Chi diavolo te lo ha detto?»

«Lui, ecco chi lo ha detto! A voce alta, a cena, davanti a tutto il tavolo! Merlino, Harry sembrava sul punto di tirargli un pugno! Ma che cazzo ti dice la testa? Come hai potuto tornare a fidarti di quel...di quel...»

«Non sono tornata a fidarmi proprio di nessuno, Pansy! Come puoi anche solo pensarlo?» si indignò Hermione, scalciando via le coperte. «Lui mi ha afferrato e baciato ed io mi sono tirata indietro, minacciandolo di affatturarlo! Non avrei mai potuto ricambiare, sei impazzita?»

Pansy la guardò per qualche secondo. «Oh.» disse poi, atona. «Oh.»

«Oh che cosa?» sibilò Hermione, spazientita.

«Beh, solo...oh, questo è male. È molto, molto, male.»

«Pansy, se non parli in modo...»

«È solo che Weasley è tornato in sala e si è messo a cianciare con Harry sul fatto che ti avesse baciato e...insomma...Draco era lì. E a giudicare dalla sua faccia non...sembrava averla presa bene.»

Hermione sentì il sangue ghiacciarlesi nelle vene.

Fanculo.

Fanculo tutti.

Harry aveva ragione.

Le piaceva Draco.

Voleva Draco.

Ed anche se forse non era ancora pronta ad ammetterlo con sé stessa, o con lui, era certa di non volere assolutamente che Draco pensasse che fosse tornata con Ron.

«Io non...Draco è...io e lui siamo...» mormorò, cercando invano di fare chiarezza nei suoi pensieri.

«Persi l'uno dell'altra, lo so.» minimizzò Pansy, grattandosi una guancia. «Credo che...uh...dovresti andare da lui.»

Hermione smise di cercare di sciogliere i pensieri che aveva in testa e riportò sullo sguardo dell'amica. «D-dovrei?» disse, poi.

«Non sono te, Hermione, quindi non posso suggerirti cosa fare ma...non sembrava per niente...a posto. E non è nella sua stanza, neanche Blaise sa dov'è.»

Il draghetto posizionato sul pacchetto blu di Draco sbadigliò sonoramente, spiegazzando la carta di cui era composto. Quel piccolo rumore la fece girare verso la fonte, e, come un tuono, le indicò la cosa giusta da fare. Senza più parlare, afferrò il pacchetto e calzò le scarpe velocemente prima di correre verso la porta. Sentì a malapena Pansy gridarle "Buona fortuna" prima di sparire, diretta verso l'unico posto dove poteva essersi andato a cacciare.

~~~

«Ti ho portato il mio regalo.» sussurrò nell'oscurità, fissando le stelle nitide nel cielo finalmente sgombro dalla neve che era caduta negli ultimi tre giorni.

Uno sbuffo leggero le rispose e Draco ricomparve dalla colonna dove si era perfettamente Disilluso, facendo un passo avanti. «Non sapevo di averne ricevuto uno.» l'espressione guardinga con cui la accolse le piantò una piccola stilettata nel petto.

«Faccio regali alle persone a cui tengo. È una delle cose che più mi piace del Natale insieme a...»

«L'albero.» rispose lui atono. «Lo so, me l'hai detto tante volte.»

Hermione si morse leggermente il labbro e glielo porse, ma lui rimase immobile. «Hai intenzione di prenderlo?» chiese poi.

«È un regalo d'addio prima di andartene con il tuo ritrovato fidanzato?» disse stentatamente lui, masticando le parole con rabbia a malapena repressa.

«Quindi, hai sentito.» concluse Hermione, sentendo il cuore sprofondare leggermente nel petto.

«Non c'era modo di non sentirlo, dato il volume a cui quel coglione l'ha...»

«Non hai sentito tutto.» rispose lei, interrompendolo.

«Non sono rimasto per i dettagli, se è questo che...»

«Non mi hai sentito dargli dell'idiota, minacciare di Schiantarlo, e dirgli che mi faceva ribrezzo.» Hermione alzò leggermente la voce per sovrastare la sua, e lo vide fermarsi, con gli occhi ancora stretti e guardinghi.

«Non m'interessa dei dettagli più intimi, Granger.»

«Io credo di sì. E credo che ti interessi...si, credo che ti interessi di me.» Hermione fece un respiro profondo e si sforzò di non arrossire mentre Draco rimaneva freddo ed immobile come una statua, nell'arco del terrazzo dove l'aveva portata per la prima volta un mese prima, per farle godere la prima neve con una tazza di cioccolata calda in mano e posandole con disinvoltura un cappotto, il suo, sulle spalle mentre riprendeva il trattato sulle Contro Maledizioni a cui stavano lavorando.

«Non so da dove venga questa tua convinzione ma...»

«E tu interessi a me.» lo interruppe prima che potesse sbatterle in faccia che fosse tutta un'illusione, giocando l'unica carta che ancora aveva a disposizione. «È così. Mi interessi, e mi hai...» sospirò, guardando fermamente un punto sopra la sua spalla destra, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi. «Quella sera, lo scorso anno...quello che mi hai detto mi ha tirato fuori da un tunnel, in qualche modo. Mi sono impegnata, e ci ho messo del mio, ovviamente, ma tu sei stato...una miccia. E non ti ho più guardato allo stesso modo di allora. Ed il modo in cui ti guardo adesso mi ha...mi ha portato ad affezionarmi a te. Più di quanto non sia affezionata agli altri, si intende.» fece una risatina nervosa, poi scrollò le spalle. «E se io non interesso a te, allora è meglio che tu prenda questo regalo, così posso andarmene e...»

«Zitta.» la interruppe lui, alzando lievemente una mano.

Hermione corrugò le sopracciglia. «Non sono un cane, Malfoy.» disse, secca. «Parlo quando mi pare e...»

«Vieni qui.» Draco la interruppe di nuovo, gli occhi indecifrabili e solo un accenno di ghigno sulla faccia.

Hermione sentì un baratro di sollievo aprirsi nel suo stomaco e fece un piccolo passo avanti, superando lo scalino del terrazzo e portandosi un po' più vicino a lui.

«Dillo di nuovo.» le disse lui, sporgendosi leggermente verso di lei.

Suo malgrado, le venne da ghignare. «Oh, non credo che lo farò.» sussurrò appena. «Non vorrai montarti troppo la testa.» lo prese in giro.

«Oh, io credo che lo farai, invece.» Draco alzò una mano per portarla a scostarle lievemente una ciocca di capelli dalla fronte, facendola rabbrividire. Abbassò leggermente la testa e le fece inclinare la sua con un dito sotto il mento.

«Sei sempre stato un presuntuoso.» soffiò Hermione, avvicinandosi di un altro centimetro. Lui la guardò ancora per qualche secondo.

«Non ti è piaciuto il suo bacio.» disse poi, sfiorandole l'esterno dell'orecchio con un dito.

«No.» rispose Hermione, quasi subito. «Non volevo che mi baciasse lui.»

«E da chi vuoi essere baciata, Hermione?» sussurrò lui, lasciando che il ghigno che stava trattenendo gli si allargasse sul viso.

«Sono sicura che lo sai già.» lei si imbronciò leggermente mentre lo guardava ghignare ancora più ampiamente.

«Potrei. Ma voglio sentirlo da te. Per essere sicuro che quello che sto per fare non mi farà cadere giù da questa terrazza.»

Hermione fece un ghigno, poi si avvicinò ancora di più. Lo fece rimanere sul filo del rasoio per qualche altro secondo prima di sussurrare. «Tu.» rispose. «Voglio che mi baci tu

E, prima che potesse prevederlo, le sue labbra erano già sulle sue.

Il bacio di Draco era tutto quello che il bacio di Ron non era e non sarebbe mai stato. Le labbra calde ed esigenti schiusero le sue quasi nell'immediato, portandola a spingere la lingua contro la sua solo per trovarla immediatamente, sfiorandone la punta e poi sentendola affondare nella sua bocca, mentre le cingeva lo zigomo con le dita per tirarla più a sé e le affondava l'altra mano nei riccioli, alzandole ancora di più il riso.

Il regalo ormai dimenticato cadde a terra con un rumore soffice che nessuno dei due sembrò registrare mentre Hermione alzava le braccia sulle sue spalle, affondando nei muscoli tesi e sodi e strappandogli un sibilo. Se l'aria di dicembre era fredda e pungente, Hermione si sentiva andare a fuoco mentre Draco la schiacciava senza troppi complimenti contro il muro, premendo il corpo contro il suo e tirandole leggermente i capelli per angolarle il viso esattamente come lo voleva, per baciarla più profondamente. Con un lieve ansito nella sua bocca, Hermione si staccò solo dopo parecchi secondi, a corto d'aria, guardandolo fare la stessa cosa.

Sorrise leggermente mentre lui la guardava quasi pensieroso, gli occhi attenti e dilatati di eccitazione che le scorrevano sul viso.

«Anche io ho un regalo per te.» disse lui, dopo qualche secondo di silenzio. «Perché si fanno regali alle persone a cui si tiene. Credo solo...che il mio fiocco non sarà all'altezza del tuo.» accennò con il mento al draghetto di carta ormai a terra.

Hermione sentì un calore sbocciarle nel petto. «Ti insegnerò.» rispose poi, prima di passargli una mano sul collo e spingere verso il basso per baciarlo di nuovo. 

Seriously, è solo una miniminiminimi- storia che mi è venuta in mente e che ci tenevo a pubblicare ma... consideratelo come un regalino da parte mia per Natale. TANTI AUGURI A TUTT*!

 

   
 
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